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La “mediatizzazione” del sostegno alla genitorialità Definizione dell’oggetto di indagine

2.4 La televisione italiana

2.4.1 La Paleo-televisione

“C’era una volta la Paleo-telvisione81 …” così esordiva Umberto Eco, nel 1983, dinnanzi alla constatazione dei profondi mutamenti che avevano investito la televisione italiana, nonché del ruolo, da questi giocato, nel sancire, da una parte la fine di un epoca e dall’altra l’inizio di una nuova: la Neo-televisione.

Dopo un breve periodo di sperimentazione, il 3 gennaio 1954 nasce in Italia, con la prima programmazione ufficiale, la televisione. Sorta in un momento storico particolare, gli anni che precedono il boom economico, su una base tecnologica assai rudimentale e arretrata e facendo proprio il modello comunicativo inglese che assumeva forma nel servizio pubblico offerto dalla Bbc, la prima televisione italiana và configurandosi come un opportunità comunicativa nazionale con precise finalità pedagogiche.

Consapevole del suo potenziale e del ruolo che sarebbe andata assumendo nel tempo, agli esordi della sua esistenza, la nostra televisione si scorge impegnata nella realizzazione di una programmazione che, nel miscelare e “travasare” importato (soprattutto statunitense) e tradizionale (generi già conosciuti dagli italiani attraverso la radio, ad esempio la musica o il quiz), risponde a determinate esigenze sociali, assumendo i caratteri di un vero e proprio strumento di mediazione culturale. Mediazione tra i valori di un Italia agricola e tradizionalista e modelli culturali in grado “di liberare il comportamento di consumo, dai suoi vincoli tradizionali82”, … tra una scuola di Stato debole e insufficiente e la profonda piaga dell’analfabetismo che, nel piegare l’interno Paese, raggiungeva dimensioni maggiori sopratutto nel meridione.

Il palinsesto, struttura temporale della programmazione, assume le forme di una vera e propria griglia, rigida e verticale, declinata in poche ore di trasmissione e suddivisa in tre macrogeneri (informazione, cultura e intrattenimento), atta a rispondere, rispettosamente, alla domanda di costruzione e di formazione di un pubblico di telespettatori.

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U.Eco, Sette anni di desiderio, Bompiani, Milano, 1983

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e Alcuni programmi che, nel ribadire quanto fino ad ora tematizzato, possono configurarsi emblema di questa fase iniziale sono: “Lascia o raddoppia”, il “Musichiere” e “Carosello”. E se, soffermarsi su “Lascia o raddoppia” e il “Musichiere”, infatti, ci permette di individuare sia quell’operazione d’importazione intrapresa dalla televisione italiana ( esso si ispira al quiz statunitense “The $64000 Questions”), anche se diviene doveroso, visto l’esempio, evidenziare il fatto che il direttore, Romolo Siena, apporta delle modifiche considerevoli al programma, italianizzandolo e dando il via a quel processo di “rivisitazione” e di “accomodamento” che l’importazione determina; sia quell’azione promozionale e rivalutatrice del tradizionale, che vede nel “Musichiere” il fondersi di due generi già conosciuti agli italiani attraverso la radio: il quiz e la canzone. “Carosello”, dall’altro canto, è la prima forma di pubblicità televisiva che nel mettere insieme, all’interno di un'unica cornice, personaggi, storie, vicende e prodotti commerciali, promuoveva quel processo di rivisitazione di simboli e di significati che, possiamo affermare aver dato origine e diffusione a una moderna cultura del consumo.

Questi sono anche gli anni in cui la Tv cerca di sostituirsi alla scuola attraverso veri e propri programmi educativi, quali per esempio, “Telescuola” (1958). Una trasmissione finalizzata all’avviamento professionale di giovani residenti in luoghi in cui la scuola secondaria era ancora una chimera.

Ma non solo, attraverso una più attenta analisi è possibile notare come il “Musichiere” si configuri quale risultato di un altro procedimento che, successivamente, andrà a caratterizzare la Neo-televisione, e che oggi, probabilmente, esaspera la Nostra televisione: l’ibridazione. Quel meccanismo di fusione di forme e di generi che, nell’originalità e nella specificità di una proposta televisiva, confluisce in un più generale abbattimento di quei confini e di quelle differenze (di genere) che, un tempo, conferivano rigidità e definizione al palinsesto Paleo-televisivo.

Il 1961 segna una data importante nella televisione italiana non solo perché la Rai raddoppia il canale ma perché esso designa la nomina alla direzione di Ettore Barnabei.

Il nome di Barnabei, infatti, è legato a un periodo di produzione e di programmazione televisiva fiorente e innovativa. Egli porta avanti un progetto

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e politico e culturale che nel porsi ulteriormente al servizio del cittadino, andando oltre il soddisfacimento dei bisogni e protraendosi verso il raggiungimento e l’affinamento dei gusti, non rinunciava ad affermare e confermare in ogni suo prodotto, quella mission pedagogica, che da sempre aveva contraddistinto la televisione italiana declinandola a vero e proprio servizio pubblico, in grado di dotare lo spettatore di strumenti culturali. Il secondo canale consentiva la sperimentazione del nuovo, la differenziazione, la frammentarizzazione di un pubblico in grado di scegliere.

Un pubblico disposto ad essere educato alla narrativa della seconda metà dell’ottocento, e così và assumendo forma il cosiddetto “romanzo-sceneggiato”(“La Cittadella”, “I Miserabili”, “Mastro Don Gesualdo”, “David Coperfield”, “Il fantasma del Louvre”, ecc..) totalmente concentrato sui dialoghi e sulle vicende riguardanti i personaggi e caratterizzato da un forte controllo sulla moralità. Dal sceneggiato, inoltre, si passa ai telefilm, alcuni prodotti in Italia come “I ragazzi di Padre Tobia”, e altri importati dagli USA, come“Lessie” e “Rin Tin Tin”.

Sempre in questi anni, si assiste alla sperimentazione di un nuovo linguaggio televisivo, in un certo senso possiamo sostenere, il prototipo dell’odierno reality. Nel 1964, và in onda “Specchio segreto” un programma nel quale il mondo reale si fonde con il racconto; la programmazione procede in un processo di televisivizzazione della realtà che la conduce a costruirla e modificarla a suo piacimento, adeguandola agli obiettivi ad essa sottesi. Pedagogicamente orientato all’analisi e alla comprensione dei fenomeni che contraddistinguono la realtà italiana, stimolando la differenziazione e il discernimento, nei telespettatori, di ciò che è realtà e di ciò che è finzione, “Specchio Segreto” anticipa quell’insieme di peculiarità e tendenze che successivamente andranno a caratterizzare la Tv-verità della Neo-televisione.

La tensione pedagogica è presente e profonda in ogni diramazione. L’intrattenimento da una parte, con un varietà che non alfabetizza esplicitamente ma che inserisce nel piacere per lo svago, una forma di cultura fruita e percepita come un bene sociale e la programmazione culturale vera e propria, dall’altra, con le sue trasmissioni esplicitamente didattiche e alfabetizzanti (“Vita di Michelangelo”, “Libri per tutti”, “Orizzonti della tecnica e della scienza”, “L’approdo”, “La tv dei ragazzi”), divengono due facce della medesima medaglia: cioè di un vasto progetto culturale sotteso alla nascita e allo sviluppo della tv italiana.

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e Negli ultimi anni della Paleo-televisione (1969-1974) iniziano a percepirsi flebilmente quell’insieme di cambiamenti e variazioni sui quali andranno strutturandosi quelle peculiarità e quei caratteri che conferiranno forma a nuova epoca televisiva. Anche il palinsesto và assumendo nuove connotazioni: l’articolazione della programmazione su due canali conduce la temporalità televisiva ad influenzare pesantemente il tempo sociale degli spettatori, determinando la realizzazione di veri e propri appuntamenti. Come ci ricorda Sorice, il palinsesto “diviene filtro comunicativo fra la televisione e il suo pubblico: come cornice dei contenuti della programmazione ma anche come cornice interpellativa dell’intera esperienza di produzione e frizione televisiva83”. In altri termini, il palinsesto và muovendo i primi passi in quel cammino di rinnovamento, ancora implicito, che lo condurrà, con la Neo-televisione, a divenire un’interfaccia tra broadecaster e audience. Tutta la televisione nel suo complesso và modificandosi. Nell’informazione i giornalisti vanno acquisendo un maggiore protagonismo configurandosi quali filtri cognitivi, in grado di stabilire un rapporto comunicativo con lo spettatore. La fiction discostandosi dall’orientamento pedagogico và esplorando nuove sensibilità. Il varietà pur scovando i propri interessi nella vita sociale và acquisendo una funzione tranquillizzante e consolatoria.

La tv và sperimentandosi … si allontana da quei generi e da quella rigida suddivisione che la caratterizzava, per promuovere l’elaborazione di nuovi prodotti culturali mediatici di massa. Si allontana dalla rigidità, dalla coerenza, da un consumo rituale e festivo, … da una modalità di fare televisione monodirezionale, che coglie i suoi interlocutori come dei cittadini da educare e da informare.