La “mediatizzazione” del sostegno alla genitorialità Definizione dell’oggetto di indagine
2.5 Tv, educazione e famiglia: nuove prospettive di incontro
2.5.1 La dimensione educativa del sostegno alla genitorialità
Dedicare uno spazio specifico alla definizione del “sostegno alla genitorialità” diviene un momento propedeutico per il procedere dell’indagine. Se nel primo capitolo, infatti, si è dato largo spazio alla definizione e tematizzazione di una pedagogia della famiglia e di un’educazione familiare, cogliendole, rispettivamente, come il momento teorico e pratico, di un medesimo processo di analisi scientifica che pone al centro della sua attenzione la famiglia, il ruolo che essa esercita e la sua complessa evoluzione, per ciò che concerne l’analisi, ho ritenuto opportuno utilizzare la locuzione “sostegno alla genitorialità” piuttosto che quella di educazione familiare.
Una scelta che scova le sue ragioni nell’ampiezza e nell’indeterminatezza del termine sostegno che, colto nella sua accezione positiva, si manifesta adatto anche ad accogliere, al suo interno, quel complesso dibattito che vede l’educazione e la formazione, a momenti molto vicine tra loro e a tratti lontanissime e dai contorni ben definiti.
Con il termine “sostegno alla genitorialità”, infatti, andiamo indicando quell’insieme di interventi promozionali, colti nei loro aspetti pedagogici, che vengono rivolti a quelle famiglie che si trovano immerse, e alle volte sommerse, dalla problematicità quotidiana. La formulazione di riposte specifiche e adeguate ai bisogni educativi espressi da genitori che, sempre più spesso, si trovano ad affrontare problemi inediti e a sperimentare equilibri relazionali del tutto nuovi. Un sostegno che acquisisce forme e contenuti particolari, oltrepassando quel suo configurarsi come un supporto scevro finalizzato al soperimento della mancanza, per fare propri i caratteri della propositività e dello sviluppo. Una forma di sostegno che, nel discostarsi dal campo della staticità e dell’assistenza, approda nella dinamicità della dimensione educativa.
Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e In particolare, con l’espressione “sostegno alla genitorialità”, andiamo indicando un aspetto specifico di quell’educazione familiare prima accennata. Il supporto educativo e/o formativo (questo è ancora da chiarire) di cui i genitori usufruiscono nel momento in cui si trovano a vivere situazioni particolarmente complesse, accrescendo e potenziando le loro competenze e responsabilità pedagogiche. Un educazione familiare, quindi, che non getta il suo sguardo sull’azione educativa esercitata dai genitori nei confronti dei propri figli, ma che confluisce in un altro tipo di situazioni in cui ad apprendere sono proprio i genitori in quanto tali105. Due sguardi che ricadono sulla medesima medaglia, quella dell’educazione familiare “ … due versanti […] che risultano strettamente interconnessi e non separabili, proprio perché sostenere i genitori nei loro compiti significa promuovere contesti familiari adeguati ai bisogni di cura e di educazione dei bambini106”.
Chiarito questo concetto, per definire ancora meglio, cosa noi andiamo intendendo con il termine “sostegno alla genitorialità” diviene necessario domandarsi, se l’educazione familiare appena delineata si configura come un azione educativa o formativa nei confronti di genitori, momentaneamente, disorientati.
L’elaborazione di un tale interrogativo, ci conduce in quel vasto dibattito, prima accennato, sollecitando la scelta di una prospettiva con cui intendere il rapporto che lega l’educazione alla formazione, in grado di orientarci, in sede di analisi e dinnanzi ai dati raccolti, verso la definizione di questa o di quella tipologia di azione o di intervento esaminata.
Solitamente il termine formazione va delineando una forma di intervento finalizzata all’acquisizione di determinati contenuti, abilità, nonchè competenze, che assume le forme di un percorso chiaro e lineare, dagli obiettivi ben definiti, corredato da un preciso modello relazionale e dotato di momenti di verifica e di valutazione prestabiliti. Esso, “sintetizza in un unico termine due modalità di trasmissione del sapere: quella educativa, attinente per convenzione il mondo dei valori, dei comportamenti, delle finalità e quella istruttiva e addestrativa. Modalità apparentate da un comune tramite, costituito dall’apprendimento e dalle fenomenologie del
105
Cfr. P.Durning, Education Familiare. Acteur, processus et enjeux, Paris, PUF, 1995.
106
C.Sità, Il sostegno alla genitorialità. Analisi dei modelli di intervento e prospettive educative, Editrice La Scuola, Brescia, 2005, p. 42.
Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e cambiamento107”. La formazione, dunque, andrebbe a delineare l’unione fra l’educazione e l’istruzione e, nonostante, questa locuzione potrebbe sembrare la prospettiva più ampia e idonea dalla quale protendersi verso l’analisi di una forma di sostegno dalle molteplici sfaccettature, concordando con la posizione di Duccio Demetrio, preferiamo discorrere di “Educazione degli adulti” (o di Educazione permanente, o Educazione in età adulta) piuttosto che di “Formazione degli adulti”. Il termine educazione, a differenza di quello di formazione, si affranca dall’ambito della prescrizione e della normatività, per assumere le forme di un processo complesso ed eterogeneo, non riducibile esclusivamente all’intenzionalità di azioni e capacità, espletate e attese; essa “è frutto di una coniugazione fra casualità e causalità, tra decisionalità e accidentalità, tra imponderabilità e coscienzialità108”. La sua processualità entra in collisione con la razionalizzazione e la quantificazione, per andare in contro ad una eterogeneità fatta di stimoli e di sollecitazioni sottese a potenziare e rispettare l’autodeterminazione del singolo. Se la formazione fa proprie le modalità di scelta e di selezione, esercitandole nei confronti di un destinatario bisognoso e carente in qualcosa, l’educazione fa leva su una forma di partecipazione e di dialogo che scova la sua utilità e adeguatezza nel consenso e nel riconoscimento del cambiamento. “Se la formazione prescinde dall’ascolto di chi si va formando, l’educazione ne fa un obiettivo esplicito e di per sé già educativo. L’educazione in quanto processo dialettico che trae alimento tanto dalla dimensione emotiva quanto da quella intellettuale […] si rivolge in funzione di un cambiamento profondo e non solo di influenzamento effimero.109” Nella formazione, il destinatario (adulto) diviene l’utente, il cliente, … colui che abbisogna e usufruisce di un qualcosa; per l’educazione, invece, l’adulto è una compagine di elementi, è il prodotto di un processo incessante e complesso che, spesso, acquisisce i caratteri della contraddittorietà110 (in esso c’è maturità e immaturità, debolezza e forza, sicurezza e
107
D.Demetrio, Manuale di educazione degli adulti, Editori Laterza, Roma-Bari, 1999, p.39
108
Ivi, p.43
109
Ivi, pp. 43-44
110
L’uomo della domanda e l’uomo della riposta come ci suggerisce Lengrand. L’uomo della riposta è l’immagine di un uomo sicuro di sé, un uomo che possiede differenti risposte ai molteplici interrogativi che corredano la sua vita; invoca la logica e si ascrive al campo della verità. L’uomo della risposta, invece, è l’uomo che non ha certezze in quanto non si serve di esse per affrontare la quotidianità, ma fa leva sulla sua forza d’animo. Sulla sua capacità relazionale e comunicativa con se stesso e con il mondo in cui vive. Questi due uomini non che sono che due facce della stessa medaglia-uomo che ora necessita di sicurezze e ora si butta nell’imprevisto, ora possiede certezze e
Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e fragilità), altre volte, esige definizione e rivisitazione continua in virtù di una forma di consapevolezza, altre ancora, si manifesta in atteggiamenti, comportamenti e ruoli sociali.
Con il termine educativo si possono aggettivare, dunque, tutti quei momenti in cui il soggetto coglie se stesso e la sua realizzazione nelle modalità che le sono consentite (cognitivamente, emotivamente, razionalmente, …) conferendo spessore a quel cammino che lo conduce, giorno dopo giorno e anno dopo anno, a definire il proprio essere e la propria esistenza nel mondo. Per questo motivo, l’educazione è un intervento processuale che non può essere totalmente progettato ma solo condiviso e negoziato con il destinatario.
Nonostante, le differenze che abbiamo evidenziato tra formazione ed educazione, diviene doveroso ammettere che non è possibile in realtà distinguere nettamente i due ambiti e affermare ora di promuovere solo educazione e, ora, di fare solo formazione, in quanto uno può essere artefice o elemento dell’altro. Ciò che è possibile fare e che per gli obiettivi della nostra indagine si configura importante evidenziare, è delineare contesti e situazioni in cui si predilige l’apprendimento, da altre in cui emerge prepotentemente, come elemento caratterizzante l’intervento, la negoziazione e la condivisione nelle decisioni e nelle scelte. “Nell’approccio
formativo all’educazione si tratterà di selezionare gli obiettivi, di accertarne alcuni
e di escluderne altri; nell’approccio educativo alla formazione, invece, gli obiettivi saranno sempre incerti perché dovranno essere precisati con chi è coinvolto in un momento speciale della propria vicenda umana soprattutto utile ad un autoriconoscimento adulto111” .
Concludendo, dunque, nel ricordare le motivazioni che ci hanno condotto a tale dissertazione, e quindi alla necessità di chiarire la scelta e l’utilizzazione della locuzione “sostegno alla genitorialità”, diviene doveroso accennare la modalità con la quale si procederà nell’articolazione della definizione dell’oggetto d’indagine. Quanto tematizzato poc’anzi, scova la sua ragion d’essere nell’esigenza di definizione insita in ogni procedura di analisi. Il “sostegno alla genitorialità” nella sua genericità e nell’abbracciare la molteplicità degli interventi di supporto rivolti
ora è in preda all’insicurezza più profonda, … un uomo che ora esige confronto e ora solitudine e chiarezza interiore: in altri termini, un uomo adulto.
111
Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e alle famiglie, ben si presta nell’approccio alle due tipologie di intervento, “messe in scena” dai programmi presi in esame, esplicitando la loro tendenza ad assumere prevalentemente un approccio “educativo alla formazione” o un approccio “formativo all’educazione”, nonché la filosofia educativa che li ha infusi e il loro rapporto con le logiche produttive delle emittenti che li hanno trasmessi. Definita tale dimensione educativo-formativa, non rimane che procedere in questo primo cammino di definizione, chiedendosi quale aspetto, di quel rapporto, tra televisione italiana ed educazione familiare, che già altri studi hanno delineato, conferendogli forma e spessore, venga indagato e delineato in tale sede.