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1.10 L’educazione familiare in Italia: metodologie, strumenti e mezzi.

1.10.1 Esperienze in atto

In generale, possiamo affermare che la maggior parte di queste esperienze articolano la propria metodologia49 su tre differenti piani di azione che, spesso, vanno ad indicare i tre differenti livelli cronologici di attuazione degli interventi: ƒ Informativo e di sensibilizzazione: riguardante quell’insieme di attività che si

prefiggono principalmente l’acquisizione, da parte dei genitori, di nozioni, principi, teorie educative, psicologiche, sociologiche, … insomma relative a quell’insieme di discipline riguardanti l’ambito delle scienze umane. Questo tipo di apprendimento nel riproporre la tradizionale lezione frontale, in cui lo specialista insegna e dispiega le proprie conoscenze ai discenti, è sicuramente la più criticata e la più temuta, soprattutto a causa della condizione di passività e del livello d’inferiorità che, implicitamente, nel suo evolversi conferisce ai discenti. Al tempo stesso essa rimane un attività importante e basilare per la comprensione.

ƒ Autoeducativo: relativo a quegli interventi in cui ogni genitore o ogni coppia viene guidata a riflettere sulla propria situazione, sulla propria storia, identità,

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D’Angela S., Il genitore competente, Erip Editrice, Pordenone, 1997, pag.67

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Milani P., Progetto Genitori, op.cit. pp.17-18, M.L.De Natale, Adulti in Cerca di Educazione, op.cit., pp. 159-160

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e esperienza familiare. Ogni intervento si propone di promuovere una crescita e uno sviluppo funzionale a quella particolare modalità in cui una coppia esperisce e progetta il proprio percorso esistenziale.

ƒ Eteroeducativo: raggruppa quell’insieme di occasioni di incontro che i genitori, soddisfatti del loro percorso educativo, attuano nella convinzione di poter persuadere e coinvolgere, in programmi simili, genitori irraggiungibili o diffidenti.

L’organizzazione degli interventi, naturalmente, dovrà rispettare le fasce d’età dei figli dei genitori che vi partecipano, o la peculiarità che potrebbe caratterizzare alcuni genitori, come per esempio l’handicap dei propri figli, la multiproblematicità del nucleo familiare, il disagio o altro ancora. Questo risulta di estrema importanza per la formazione dei gruppi: di gruppi eterogenei, per esempio, nel momento in cui esso rappresenta la “classe scolastica” dei genitori, o omogenei, prendendo come criterio di realizzazione del gruppo una peculiarità, come l’handicap, per esempio, il disagio o la tossicodipendenza. Inoltre, in fase di progettazione diviene essenziale l’individuazione dei luoghi e la programmazione dei tempi, affinché ogni coppia o singolo genitore sia in grado di organizzare armonicamente la propria quotidianità, rubando non troppo tempo alle altre innumerevoli attività che connotano la sua esistenza e il suo ruolo di padre e di madre, partecipando attivamente e, da vero protagonista, agli incontri. Ciò spiega perché è meglio che i gruppi non siano molto numerosi e, soprattutto, che l’attività non si svolga in ambienti eccessivamente grandi e dispersivi.

Ritengo doveroso, inoltre, spendere alcune parole sui differenti modelli di socializzazione che in essi trovano sviluppo. L’analisi delle dinamiche relazionali che hanno luogo, in tali incontri, ha permesso, generalizzando, di individuare tre modalità caratterizzanti il tipo di relazione che il genitore insatura con il professionista, durante il percorso formativo, definiti modelli50:

ƒ Umanistico-esistenziale: in cui la famiglia, i genitori con il loro vissuto, le loro perplessità, convinzioni, abitudini e interpretazioni acquistano una posizione centrale. Si caratterizzano quali veri ed unici protagonisti di un intervento

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e mirato alla comprensione e al potenziamento delle risorse in essi presenti. L’operatore, nel fornire ascolto empatico, diviene guida e sostegno in un processo di espansione e di incremento che ogni singolo individuo (o ogni singola coppia) percorre autonomamente.

ƒ Razionale: la relazione si connota di forte asimmetricità e l’operatore si configura come esperto limitandosi ad impartire il suo sapere ai genitori.

ƒ Simbiosinergico: in tale dinamica l’incontro diviene occasione di crescita e di sviluppo per tutti gli attori. La relazione operatore-genitori acquista i caratteri della reciprocità e dell’interdipendenza; l’ascolto e la comprensione fornita dall’operatore, che cede le vesti da esperto, per indossare quelle di partner rispettoso e propositivo, favorisce una crescita comune. Il confronto diviene occasione di crescita personale e professionale (di ruolo nel caso del genitore) per entrambi.

L’operare, il relazionarsi, il confrontarsi con i genitori naturalmente presuppone rispetto, consenso e ricognizione da entrambi le parti. L’umiltà diviene una dote essenziale, che conduce l’operatore a spogliarsi di un camice che fisicamente non ha mai indossato (ma mentalmente potrebbe correre il rischio) e posizionarsi su una dimensione di apertura e di flessibilità che lo indirizza, continuamente, verso l’ignoto. Solo l’aggiornamento continuo e la capacità di intraprendere dialoghi fecondi con altre discipline (multidisciplinarità) gettano le basi per una buona prassi.

Gli strumenti e i mezzi utilizzati sono svariati e molteplici: dal semplice supporto cartaceo contenente racconti che la lettura traduce in veri e propri imput, per la riflessione individuale e la discussione collettiva, alla vasta produzione cinematografica concernente tematiche familiari.

I diversi incontri in cui si articola un intervento, solitamente, presentano una medesima procedura; in alcuni casi definita dialogica e che, generalizzando ma ricordando che ogni incontro si costruisce nella sua specificità, può dirsi suddivisa in quattro fasi51:

ƒ L’introduzione: l’operatore introduce l’incontro spiegando l’attività e spesso utilizzando particolari strumenti, quali racconti, favole, filmati … in grado di

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Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e dare avvio alla riflessione e alla discussione. La durata dell’incontro và misurata e programmata con cura in quanto, se da una parte è meglio lasciare alla fine del “colloquio” una spiegazione più esaustiva e sicuramente più completa, dall’altra una breve introduzione potrebbe lasciare perplessi e intimorire i genitori che subito dopo dovrebbero partecipare attivamente ai lavori.

ƒ La proposta di lavoro: Il conduttore invita i genitori a riflettere sulla tematica proposta attraverso tutta una serie di attività, che vanno adeguatamente programmate e mutate all’occasione. La maggior parte delle Scuole preferiscono costruire una cartellina, all’interno della quale ogni genitore, o coppia di genitori, vi raccolgono tutto il materiale utilizzato e avere così una visione più chiara del tutto e la possibilità di una maggiore e casalinga revisione. Solitamente questi incontri offrono ai genitori la possibilità di riflettere singolarmente, come genitore o coppia, e di confrontarsi attivamente in gruppo.

ƒ Lo scambio con il conduttore: L’operatore conduce i genitori ad esprimere ciò che è emerso dai singoli lavori: ascolta, pone quesiti, rielabora con rispetto e accettazione, conducendo i genitori a raccontarsi e farsi comprendere. L’atteggiamento e le capacità dell’operatore in questa fase sono fondamentali: egli deve essere in grado di esprimere verbalmente e non, accettazione, rispetto, comprensione; deve essere in grado di stimolare la comunicazione spogliandosi di ogni pregiudizio o presunzione.

ƒ La conclusione-sommario: in fase conclusiva l’operatore cerca di fare il punto della situazione, riassume i concetti o le tematiche ritenute maggiormente importanti, individua e promuove l’analisi di alcuni contenuti emersi durante la discussione collettiva: fornisce di significato e di forma l’incontro, eliminando ogni possibilità di smarrimento o confusione “genitoriale”.

L’educazione familiare, dunque, si identifica quale supporto dinamico, esterno alla famiglia, che ponendo l’enfasi sulla qualità dell’educazione, conduce la coppia genitoriale ad acquisire una maggiore consapevolezza di se stessa e del ruolo da essa ricoperto.

Dott.ssa Maria Francesca Ghiaccio, Programmazione televisiva e sostegno alla genitorialità. Strutture, processi e Offrire occasioni di incontro e di confronto parentelare, attivo e dinamico (come accade nei differenti interventi di educazione familiare), significa promuovere la “trasformazione”; favorire il passaggio e, dall’essere genitori qualificati, divenire e percepirsi genitori competenti52.

1.11 La formazione di genitori competenti e l’educazione