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Un' alternativa: la Scuola di Bath e il programma empirico del relativismo

A partire dalla metà degli anni Settanta, grazie alla Scuola di Bath, diventa prevalente nella sociologia della scienza la tendenza ad analizzare i processi interni alla comunità scientifica. Il centro dell'analisi, in questo caso, è rivolto alle interazioni e negoziazioni fra scienziati ed alle pratiche discorsive ed interpretative che occorrono nei vari contesti della produzione scientifica. L'orientamento prevalentemente micro-sociologico distingue la Scuola di Bath dal Programma Forte di Edimburgo, il cui modello esplicativo è decisamente macro- sociologico nella sua impostazione originaria ed orientato più al problema della determinazione sociale della conoscenza che alla ricostruzione dettagliata del processo della sua produzione.

Il programma di Bath si differenzia da quello di Edimburgo anche sotto un altro profilo. Esso prende infatti le distanze da due dei quattro principi metodologici avanzati da Bloor nel suo manifesto programmatico. Si tratta del primo e del quarto principio (causalità e riflessività). Collins, ad esempio, li considera una non necessaria deviazione dall'impegno principale del programma e, al peggio, un vero e proprio ostacolo115. Per lui il linguaggio

causale è un residuo della vecchia sociologia della conoscenza che considera le idee come determinate da fattori sociali. Il Programma Forte riduce le determinanti sociali della conoscenza scientifica alla dimensione macro-sociologica degli interessi sociali, ma è assai poco in grado di chiarire quali processi trasformano queste forze esterne nei meccanismi e nelle procedure della scienza. Questo punto di vista, secondo Collins, costituisce un ostacolo alla specificazione di come esattamente i contenuti della scienza vengono generati nel processo sociale di produzione delle conoscenze scientifiche116. Pur condividendo con il

Programma Forte una concezione "modellistica" delle teorie scientifiche117, la Scuola di Bath

preferisce dedicarsi alla ricostruzione del processo di produzione della conoscenza

115 Cfr. Collins (1981a).

116 Questa critica accomuna Collins ad altri importanti esponenti della sociologia della scienza, come M. Mulkay e S. Woolgar. Cfr. Mulkay (1979b), Woolgar (1981).

scientifica. Il principio della causalità infatti, così come è stato proposto da Bloor e da Barnes, sembra considerare le reti concettuali solo quando sono già ''istituzionalizzate'', cioè solo quando il loro processo di produzione è definitivamente terminato. Per Collins questo modo di procedere si rivela fin troppo retrospettivo, e valido solo per una società ''statica''. In sostanza, esso non ha alcuna presa sul processo che determina nuove generalizzazioni, non si attaglia al mutamento di ordine, al mutamento di conoscenza. Anche riguardo alla tesi della riflessività, il punto di vista della Scuola di Bath si differenzia da quello della Scuola di Edimburgo. Mentre per Bloor si tratta di un ovvio requisito di principio, perché altrimenti la sociologia sarebbe una confutazione permanente delle sue proprie teorie, Collins invece, sostiene che il principio della riflessività conduce a difficoltà paralizzanti per l'analista e dunque deve essere rifiutato118.

Le differenze fra le due scuole non eliminano tuttavia i rilevanti punti di contatto che riguardano le assunzioni centrali del Programma Forte: l'approccio simmetrico-imparziale nel considerare le conoscenze scientifiche. Per Collins sono infatti il secondo ed il terzo dei principi enunciati da Bloor – quello della imparzialità e quello della simmetria – a rappresentare il vero nucleo genuino di ogni programma di sociologia della conoscenza scientifica. Questi due principi, che vengono ulteriormente radicalizzati, sono strettamente collegati all'approccio relativistico nei confronti della conoscenza scientifica; e ciò che caratterizza la Scuola di Bath è che essa adotta nella maniera più esplicita questo punto di vista, qualificando il suo programma come "programma empirico del relativismo".

Secondo Collins il principio della simmetria dovrebbe essere applicato in modo differente da come lo intendono i sociologi del Programma Forte.

Ad esempio […] una implicazione [del principio] della simmetria è che il mondo naturale deve essere trattato come se esso non influenzasse la nostra percezione nei suoi confronti119.

Da un punto di vista metodologico quindi, è necessario sospendere la nostra natural attitude. Approdare ad una forma di relativismo significa studiare le scienze come se il mondo naturale fosse irrilevante. Piuttosto che come una pericolosa trappola da evitare, il relativismo è consapevolmente utilizzato da Collins e dai suoi collaboratori come una

118 Cfr. Collins (1981a). 119 Cfr Collins (1983), p. 88.

euristica, cioè come una risorsa metodologica per lo studio sociale della scienza. Nel compiere questa mossa Collins cerca di chiarire ciò che distingue il suo dichiarato relativismo metodologico da quello di origine filosofica che, come è noto, incorre in incoerenze e circoli viziosi che sono stati messi in luce a più riprese nel corso della storia della filosofia occidentale. A differenza del relativismo filosofico, il relativismo della Scuola di Bath non intende scendere direttamente sul terreno dei problemi ontologici o epistemologici; esso è epistemologicamente agnostico, e le questioni che riguardano la realtà del mondo naturale, così come verità, razionalità, successo o progressività delle nostre conoscenze, sono messe tra parentesi. Relativismo metodologico e principio di simmetria diventano uno strumento per sospendere il giudizio sulle categorie e sui metodi della scienza, e aprirle in tal modo all'analisi sociologica.

Anche per Collins e collaboratori lo studio delle controversie scientifiche in una varietà di aree della scienza moderna e contemporanea (ma anche di settori che si collocano ai margini della scienza, come ad esempio la parapsicologia) costituisce un soggetto privilegiato di indagine. Tuttavia, assai più della Scuola di Edimburgo, quella di Bath entra direttamente nell'esame dei dettagli tecnici delle controversie e dei processi che conducono alla formulazione delle valutazioni degli scienziati120. Le analisi sociologiche dei membri della

Scuola di Bath cercano di evidenziare, prima di tutto, la flessibilità interpretativa delle evidenze empiriche. Molte interpretazioni rivali sono possibili e, per questo motivo, il sociologo può indagare i fattori sociali che influenzano la scelta delle interpretazioni e alimentano le controversie. In sostanza il processo di generazione (o di esclusione) di nuove (pretese di) conoscenze scientifiche non è spiegabile solo in base a logica ed esperienza. Chiusura e pronunce di validità nelle controversie non vengono decise utilizzando quello che Collins chiama il "modello algoritmico" (algorithmical model) della conoscenza scientifica121: non vi sono una serie di istruzioni formali non ambigue in grado di controllare

e replicare le prestazioni sperimentali. Collins avanza un modello alternativo che egli chiama di "acculturazione" (enculturational model)122: le interpretazioni vengono negoziate dagli

scienziati, ed è attraverso meccanismi sociali di acculturazione basati sulla condivisione di

120 Una raccolta indicativa di studi che si rifanno a questo indirizzo la si può trovare in un numero speciale di

Social Studies of Science, vol. 11 (1981), n. 1. Tale numero contiene scritti di Collins sulle onde

gravitazionali, di Pinch sul neutrino solare, di Travis sul trasferimento chimico di memoria dei vermi planaria, di Harvey su alcuni test sperimentali della teoria quantistica, di Pickering sui monopoli magnetici. 121 Cfr. Collins (1975), p. 206.

assunzioni implicite e di una comune conoscenza tacita123 che è possibile limitare la deriva

potenzialmente senza fine dell'interpretazione delle istanze empiriche ed arrivare al consenso124.

La critica al modello algoritmico ha fatto sì che che le ricerche di Collins e della sua scuola abbiano enfatizzato il carattere informale, tacito, "artigianale" di molta parte della conoscenza scientifica. L'insufficienza del sistema di comunicazione "formale" (fonti scritte, paper, specificazioni tecniche ecc.) nella creazione e nella trasmissione delle conoscenze scientifiche, è messa in luce in una ricerca che analizza i tentativi di replicare uno speciale modello laser chiamato TEA-laser125. Sebbene conosciuto nei suoi dettagli tecnici generali

attraverso la letteratura, nessuno dei gruppi impegnati riesce a riprodurre un laser funzionante sulla base di semplici fonti di informazioni scritte. Il successo nella replicazione, e cioè del riuscito trasferimento delle conoscenze, si rivela dipendente da interazioni dirette e prolungate con chi ha già costruito e reso operativo un laser di quel tipo, ad esempio attraverso scambi di visite di personale di laboratorio, contatti regolari, telefonate, ecc. La ricerca sul TEA-laser ci mostra che anche in un episodio di scienza "normale" – giusto per utilizzare un termine caro a Kuhn – il trasferimento di conoscenze è molto più complicato di quanto ci si potrebbe aspettare, ed in ogni caso avviene più facilmente (o solamente) attraverso una abilità che si acquisisce con la pratica; in questo senso il comportamento scientificamente competente non può essere stabilito sulla base di criteri formalizzabili. Per quanto complessa, la replicazione del TEA-laser è tuttavia resa meno intricata dal fatto che gli scienziati sanno bene quali debbano essere i risultati che ci si deve aspettare da un laser funzionante.

Il tema della replicazione è ripreso da Collins in una ricerca successiva con degli intenti più radicali, e cioè mostrare il carattere non decisivo della replicazione sperimentale come strumento di accertamento della validità scientifica. In questo caso126 la questione che suscita

la controversia è un esperimento per rilevare l'esistenza di una particolare radiazione cosmica, le onde gravitazionali. Collins inizia la sua ricerca in un momento – il 1972 – in cui ancora non è stata data una risposta definitiva alla controversia. Una ulteriore discesa sul campo viene effettuata nel 1975 quando la vicenda è ormai conclusa. Una caratteristica di

123 In questo senso il riferimento filosofico fondamentale della Scuola di Bath è sicuramente Polanyi. Per una trattazione sistematica della "conoscenza tacita", cfr. Polanyi (1967).

124 Cfr. Collins (1981b), p. 7.

125 Cfr. Collins (1974). Questa ricerca è riportata anche in Collins (1985), pp. 51-78.

questo episodio scientifico è che la controversia sulle onde gravitazionali si realizza attorno ad un fenomeno che, sebbene considerato da molti scienziati come teoricamente previsto nella teoria generale della relatività di Einstein, non rappresenta un vero e proprio episodio di scienza "normale"127. Come mostra lo studio di Collins il gruppo di scienziati interessati,

sebbene impegnato ad estendere al nuovo campo teorie e tecniche usate altrove, non è in grado di raggiungere un accordo su ciò che rappresenta uno standard tecnico adeguato per la soluzione del problema. In mancanza di chiare aspettative su ciò che può costituire un risultato adeguato all'esperimento (a differenza di ciò che accade nel caso del TEA-laser), non è neppure possibile individuare criteri oggettivi per valutare la validità dello strumento rilevatore e per giudicare se l'esperimento è stato condotto in modo competente.

Nel 1969 il fisico americano J. Weber, che in precedenza aveva messo a punto un apparato per rilevare le onde gravitazionali, dichiara di avere ottenuto risultati positivi a riguardo. Tuttavia le sue pretese vengono rifiutate. In parte ciò accade a causa di discordanze tra la quantità di onde rilevate (high fluxes of gravity waves) e le previsioni attese sulla base delle correnti teorie cosmologiche. In parte il rifiuto segue i risultati negativi dichiarati da altri scienziati che agli inizi degli anni Settanta cercano di replicare l'esperimento nei loro laboratori. Tuttavia da interviste effettuate da Collins con membri dei gruppi di scienziati impegnati in quest'area di ricerca, emerge che dei sei esperimenti negativi eseguiti fino a quel momento solo uno sembra ottenere da tutti – eccetto Weber ed un altro scienziato vicino alle sue tesi – la qualifica di valida confutazione dell'esperimento originale di Weber. Gli argomenti e le evidenze presentate in tutti gli altri tentativi sono considerati "meno che soddisfacenti" da uno o più degli stessi critici ed uno di questi esperimenti è considerato da molti addirittura incompetente. Inoltre nessuno degli scienziati intervistati sostiene di essere stato convinto in modo negativo unicamente dalle proprie risultanze sperimentali, ma in base ad una opinione formata sulla base di diverse risultanze sperimentali non direttamente confrontabili.

In breve, secondo Collins, le ricerche di Weber sono rifiutate quasi universalmente, ma fra il gruppo di scienziati impegnati in questo fronte di ricerca non sembra esservi accordo sulla interpretazione di questi esperimenti e neppure su quali criteri gli esperimenti debbano soddisfare per dimostrare l'esistenza o la non esistenza delle onde gravitazionali. Queste conclusioni indirizzano legittimamente ad indagare i processi sociali come fattori ultimativi

che determinano il risultato del dibattito e la chiusura della controversia.

Questo episodio di scienza "straordinaria" dimostra, secondo Collins, che in mancanza di un quadro di riferimento comune, cioè di un repertorio condiviso di cultura tecnica e di aspettative circa i fenomeni indagati, le conclusioni degli esperimenti si prestano ad interpretazioni divergenti rendendo impossibile la replica o la falsificazione ultimativa di risultati sperimentali. Paradossalmente il risultato sperimentale può essere usato come test solo se c'è un certo consenso preliminare circa la natura del fenomeno indagato, ovvero su ciò che l'esperimento dovrebbe chiarire. Questo determina quello che Collins chiama "regresso degli sperimentatori" (experimenters' regress): in mancanza di un certo grado di consenso la correttezza dell'esperimento può essere sempre messa in discussione; un nuovo esperimento si rende necessario, ma i suoi risultati possono essere nuovamente contestati e così via all'infinito128.

Nel caso dell'esperimento di Weber la situazione è piuttosto diversa da quella di uno studente di una scuola superiore o dell'università alle prese con una prova sperimentale. Lo studente infatti può valutare personalmente il corretto svolgimento di un esperimento facendo riferimento al risultato previsto dai manuali. Se il risultato giace entro i limiti di validità, allora l'esperimento è stato eseguito in maniera appropriata, ma se il risultato non giace entro questi limiti allora c'è qualcosa di sbagliato. Nel caso dell'esperimento di Weber invece, non si può valutare il corretto svolgimento dell'esperimento facendo riferimento al risultato. Il risultato corretto è la rivelazione delle onde gravitazionali o il suo contrario? Dal momento che l'esistenza delle onde gravitazionali è il punto in questione, è impossibile conoscere la risposta all'inizio. Il corretto svolgimento dell'esperimento quindi, dipende dal fatto che vi siano o no onde gravitazionali che colpiscono la terra attraverso flussi rivelabili. Per scoprirlo, dobbiamo costruire un buon rivelatore di onde gravitazionali e guardare. Ma non sappiamo se abbiamo costruito un valido rivelatore fino a che non lo abbiamo messo alla prova e ottenuto il risultato corretto. Ma non sappiamo il risultato corretto fino a che... E così via, ad infinitum.

La conclusione di Collins è che non esistono prove veramente ultimative che possono in maniera inequivocabile forzare gli scienziati ad accettare o a negare l'esistenza del "nuovo" fenomeno. In mancanza di criteri oggettivi per interpretare la validità dei risultati sperimentali, la valutazione di ciò che deve contare come conoscenza si determina come

risultato di fattori o meccanismi sociali.

Dal momento che la replicabilità di qualcosa non può essere chiaramente rivelata dai test sperimentali, è necessario rivolgersi alla domanda su come questi ultimi e l'esistenza dei fenomeni corrispondenti siano stabiliti in pratica129.

Ciò che sembra essersi rivelato decisivo nel corso del dibattito sulle onde gravitazionali fu la critica tagliente, l'analisi accurata e lo stile comparativo di uno dei più potenti membri della comunità scientifica, R. Garwin. L'esperimento di Garwin in realtà, come fu rivelato da molti scienziati, era piuttosto semplice e triviale. Tuttavia esso convinse gran parte degli scienziati a criticare l'esperimento di Weber dando vita ad una valanga di critiche e di esperimenti negativi.

L'impressione di Collins è che la certezza dell'inattendibilità delle scoperte di Weber si consolidò solamente dopo che una massa critica di resoconti sperimentali aveva contribuito a costruirla. La costruzione di questa massa critica fu avviata proprio da Garwin. Quest'ultimo attuò una vera e propria strategia di confutazione. Tale strategia prevedeva l'annientamento della scoperta di Weber nel minor tempo possibile. L'esperimento fu organizzato nell'intenzione di sviluppare una posizione che potesse efficacemente distruggere la posizione di Weber. Garwin non si limitò ad agire tra le quattro mura del suo laboratorio costruendo nuove antenne rilevatrici, ma anzi attaccò pubblicamente, durante una conferenza, l'esperimento di Weber, facendo leva su un errore di programmazione che uno scienziato che partecipava al congresso aveva scoperto poco tempo prima. Quanto influì sulla confessione dello scienziato che aveva scoperto l'errore di programmazione l'autorità di Garwin? Stando alle dichiarazioni dello scienziato, egli non si era recato al congresso con l'intenzione di menzionare l'errore di sistema; tuttavia, dopo che ebbe dato un'occhiata ai resoconti che Garwin avrebbe di lì a poco presentato, si decise a menzionare l'errore nel suo intervento. Successivamente Garwin inviò una lettera che parlava proprio di questo errore di programmazione e delle conseguenze che questo errore avrebbe avuto sull'esperimento di Weber ad una rivista divulgativa di scienze fisiche, e di lì a poco l'esperimento di Weber fu travolto da una valanga di critiche.

Attraverso questo esempio si vede bene come le valutazioni degli scienziati si basano sovente su criteri non scientifici. Questi criteri tengono conto di caratteristiche che riguardano l'autore o l'istituzione nella quale è eseguito l'esperimento. Collins cita, tra le altre cose, la riconosciuta capacità e onestà dello sperimentatore, la sua reputazione, la dimensione e il prestigio dell'università o del laboratorio, la precedente storia di successi e fallimenti, e così via130. In molte occasioni, come nel caso delle onde gravitazionali, Collins

sottolinea il ruolo esercitato dalla difesa degli interessi della comunità scientifica nell'accettare le interpretazioni che maggiormente ne tutelano lo status quo professionale, nonché l'importanza della leadership scientifica che partecipa alla controversia (core set) nella formazione del consenso scientifico. Quest'ultima sembra avere un ruolo decisivo nell'interrompere il "regresso sperimentale" ed orientare i ricercatori verso l'accettazione di una interpretazione dei fenomeni naturali che chiude la controversia.

I processi che portano alla "cristallizzazione" di una evidenza empirica presentano una logica informale: sarebbe impossibile stilare analiticamente una lista dei passi compiuti dagli scienziati vincenti. Tuttavia si può facilmente individuare una "regola di condotta" (si tratta di un principio piuttosto vago che può essere declinato in vario modo): coinvolgere quanti più strumenti è possibile, purché siano strumenti ammessi dalla comunità scientifica, al fine di distruggere la posizione dell'avversario.

Il programma empirico del relativismo in sociologia della scienza è composto da tre stadi131:

1. Documentazione riguardo la flessibilità delle interpretazioni dei risultati sperimentali. Riguarda il ruolo dei dati sperimentali nella prassi scientifica ed il ruolo della certezza in relazione alla replicazione.

2. Modi in cui i dibattiti illimitati resi possibili dalle illimitate interpretazioni giungono ad una conclusione (problema della chiusura).

Riguarda i dispositivi retorici ed istituzionali che determinano e limitano i dibattiti, stabilendo vittorie e sconfitte.

3. Analisi delle relazioni tra meccanismi di chiusura delle controversie e strutture politiche e sociali all'interno delle quali tali controversie hanno luogo.

130 Cfr. Collins (1985), p. 87. 131 Cfr. Collins (1983).

Il primo stadio si sforza di certificare, attraverso una ricerca condotta "sul campo", quella elasticità delle reti concettuali già avanzata dai sociologi del Programma Forte. Dal momento che le reti concettuali sono aperte132, gli scienziati hanno a disposizione due strade: scegliere

la via rischiosa del cambiamento rivoluzionario, oppure scegliere la via più agevole del cambiamento graduale. Essi sono consapevoli che la prima strada li porterà allo scontro con alcuni colleghi, tuttavia potrebbero comunque sceglierla. In questo caso lo scienziato si fa carico di elaborare strategie che, unendo ambizione personale e rielaborazione interpretativa dei dati empirici, riescano a coinvolgere un numero consistente di alleati. Una volta certificata la flessibilità delle interpretazioni dei risultati sperimentali, il sociologo deve rivolgersi ai dispositivi sociali capaci di chiudere definitivamente le controversie. In questo secondo stadio, l'obiettivo principale del sociologo è quello di individuare gli interessi che guidano la rielaborazione interpretativa dei dati empirici e che sono in grado di formare quel gioco di alleanze essenziale nella formazione del consenso scientifico. Il terzo stadio riguarda i legami tra interessi preposti alla formazione di alleanze "interne" alla comunità scientifica e interessi operanti in una sfera sociale e politica più ampia, in un gioco di relazioni che ricorda molto da vicino il tipo di dimensione sociale della scienza propugnato dal Programma Forte. In questo senso però, si deve rilevare una importante differenza. Anziché utilizzare un modello esplicativo basato sul principio della spiegazione causale, i sociologi della Scuola di Bath adottano un modello interpretativo. Tale modello – che allo