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Il paper e le trasformazioni di asserzioni in fatti

3. Il laboratorio come luogo strategico di ricerca: implicazioni teoriche

3.4. Il paper e le trasformazioni di asserzioni in fatti

Lo scopo di questa seconda filiera di operazioni di laboratorio è quello di produrre asserzioni che abbiano valore di fatti. Poiché per i costruttivisti la "fatticità" degli asserti scientifici non ha sostanzialmente a che fare con l'adeguatezza descrittiva – cioè non è data dalla corrispondenza con caratteristiche della realtà naturale – il carattere oggettivo delle nostre conoscenze viene attivamente costruito attraverso un processo che Latour chiama di "traslazione". In pratica si tratta del processo attraverso il quale far guadagnare ad una asserzione congetturale uno statuto di obiettività: qualità che contraddistingue le asserzioni che si cristallizzano come costrutti stabili della nostra conoscenza, e che come tali sono assunte in maniera non problematica – come una black box – all'interno di una data cultura scientifica.

Le operazioni che riguardano iscrizioni letterarie intervengono direttamente nel processo di trasformazione di asserzioni in fatti. Questo processo può dare luogo a risultati più o meno stabili ed è transitivo nel senso che, attraverso operazioni su iscrizioni, è possibile procedere sia alla costruzione che alla decostruzione di fatti scientifici. Attraverso l'uso di iscrizioni possiamo "influenzare le trasformazioni di tipi di asserzioni in modo da farle avanzare o farle regredire nello status di 'fatti' scientifici"43. Il destino di una affermazione può dunque

essere letto su di un continuum che va dallo stato di semplice affermazione soggettiva circa un determinato oggetto – una semplice pretesa di conoscenza – fino al riconoscimento della sua piena corrispondenza a quell'oggetto, a venire cioè assunta come quell'oggetto.

Un indice, collegato al processo di trasformazione di asserzioni in fatti, sul quale Latour e Woolgar attirano la nostra attenzione è quello che essi chiamano "l'eliminazione delle 'modalità'"44. Asserzioni del tipo: "A ha una certa relazione con B" non contengono

"modalità" e si presentano come asserzioni incontrovertibili. Frasi di questo tipo si possono facilmente trovare in libri di testo, cioè laddove si depositano le conoscenze comunemente accettate. A questo tipo appartiene ad esempio la seguente asserzione: (1) "le proteine ribosomiali iniziano a collegarsi al pre-RNA subito dopo l'inizio della trascrizione". Essa è contenuta in un famoso testo di biologia molecolare, e non intende lasciare dubbi sulla propria veridicità. Semanticamente l'asserzione (1) è priva di modalità, cioè non contiene riferimenti che richiamano il tempo, lo spazio, l'autore e le condizioni di contesto in cui è

43 Cfr. Latour e Woolgar (1979), p. 151. 44 Cfr. Latour e Woolgar (1979), p. 77.

stata scritta o pronunciata, il grado in cui è tenuta per vera. Proviamo ora ad aggiungere a questa asserzione un qualsiasi operatore modale e la trasformeremo in qualcosa di più incerto e soggettivo. Ad esempio: (2) "Watson asserisce che [(1)]". Oppure: (3) "Vi sono evidenze che [(1)]". O ancora: (4) "Un ricercatore dell'università di Cambridge asserisce che [(1)]". Queste asserzioni contengono tutte la frase (1) ma l'aggiunta di operatori modali modifica (in gradi diversi) lo statuto di fatticità che viene assegnato all'asserzione stessa. Cambiamenti ed abolizione di riferimenti di tipo modale sono pertanto importanti segnali di modificazione nei valori di oggettività di una asserzione scientifica. Secondo Latour e Woolgar la costruzione di un "fatto" è scandita in cinque fasi, ad ognuna delle quali è associata una asserzione di diverso tipo. Essi vogliono offrire una tipologia delle caratteristiche possedute da una asserzione scientifica a seconda dei diversi contesti in cui essa appare. Come abbiamo visto, nella prima fase l'asserzione ha la natura di una speculazione che compare nelle discussioni private o alla fine di un articolo; nella seconda fase l'asserzione contiene suggerimenti che si riferiscono alla generalità dell'evidenza disponibile; nella terza fase l'asserzione rappresenta l'affermazione di un "fatto" che compare per lo più in bozze di articoli che circolano all'interno del laboratorio; nella quarta fase l'asserzione diventa un "fatto" stabilito, che entra così a far parte della conoscenza accettata e diffusa attraverso i manuali; nella quinta fase l'asserzione rappresenta un "fatto" dato per scontato e perciò neanche citato nelle discussioni scientifiche. Come essi scrivono "l'attività del laboratorio [ha] l'effetto di trasformare le asserzioni da un tipo all'altro. Lo scopo del gioco [è] creare il maggior numero possibile di asserzioni del quarto tipo"45.

Per i costruttivisti dunque, caratteristica di un "fatto" è che quando esso è costruito scompaiono le tracce degli elementi circostanziali che lo hanno prodotto. Secondo Latour e Woolgar i fatti scientifici emergono da un processo di splitting and inversion, una sorta di paradossale rovesciamento. Il passo cruciale che spiega questi concetti è il seguente:

All'inizio i membri di un laboratorio non sono in grado di determinare se le asserzioni sono vere o false, oggettive o soggettive, altamente verosimili o abbastanza probabili. […] Quando l'asserzione comincia a stabilizzarsi, tuttavia, ha luogo un importante cambiamento. L'asserzione diventa un'entità scissa. Da un lato, è un insieme di parole che rappresentano

un'asserzione su un oggetto. Dall'altro lato, corrisponde all'oggetto stesso che assume una sua vita propria. È come se l'originaria asserzione avesse proiettato una sua immagine virtuale che esiste al di fuori dell'asserzione. […] Dopo non molto, viene sempre più attribuita realtà all'oggetto e sempre meno all'asserzione sull'oggetto. Conseguentemente, avviene un'inversione: l'oggetto diventa la ragione del perché l'asserzione fu in origine formulata. All'inizio della stabilizzazione l'oggetto era l'immagine virtuale dell'asserzione, successivamente, l'asserzione diventa l'immagine specchiata della realtà "fuori dal mondo"46.

Da un lato i fatti scientifici vengono socialmente costruiti attraverso una sequenza di atti e di decisioni di cui gli studi di laboratorio hanno evidenziato il carattere locale e contingente; dall'altro proprio questo risultato si realizza attraverso un meccanismo che occulta queste circostanze facendo scomparire ogni riferimento al tempo, al luogo, agli autori, e ad ogni altro riferimento contestuale. Questo processo ha come effetto quello di rafforzare l'impressione che gli scienziati basino le loro asserzioni su fatti che mantengono una relazione diretta con la natura, indipendentemente da ogni circostanza particolare di produzione. Solo così la natura può essere invocata come causa delle nostre credenze scientifiche.

La produzione di un articolo dipende in modo critico da vari processi di scrittura e di lettura che possono essere sintetizzati come iscrizioni letterarie. La funzione dell'iscrizione letteraria consiste nel persuadere con successo i lettori, ma i lettori sono pienamente convinti solo quando tutte le fonti di persuasione sembrano scomparse. In altre parole, le varie operazioni di scrittura e di lettura che sostengono un argomento sono viste dai partecipanti come ampiamente rilevanti per i "fatti", che emergono in virtù solo di queste stesse operazioni. […] Un testo o una asserzione sono perciò letti come "contenenti" oppure "attinenti ad un fatto" quando i lettori si sono sufficientemente convinti che non c'è alcuna discussione su di essi e i processi di iscrizione letteraria vengono dimenticati47.

46 Cfr. Latour e Woolgar (1979), p. 176-177. 47 Cfr. Latour e Woolgar (1979), p. 76.

Il processo di trasformazione che occulta la logica situazionalmente contingente del laboratorio, si realizza compiutamente attraverso la stesura dell'articolo scientifico, il paper, anche se, come osserva Knorr-Cetina, questo processo "inizia molto prima che il manoscritto sia concluso"48. Alla base di questo meccanismo di inversione vi sono le tecnologie che

producono iscrizioni (inscription devices) e le operazioni che utilizzano e trasformano iscrizioni. Latour e Woolgar osservano che una caratteristica dell'uso di documenti o iscrizioni nell'attività scientifica è che "non appena […] una iscrizione è disponibile, tutti i passaggi intermedi che hanno permesso questa produzione sono dimenticati"49.

Consideriamo, per esempio, un segmento dell'attività che si svolge nel laboratorio di fisiologia di La Jolla dove si cerca di isolare delle sostanze peptidiche prodotte dall'ipotalamo che i neuroendocrinologi chiamano realising factors. Si considerino le complicate operazioni sperimentali per allestire, poniamo, un bioassay, che nel caso possono coinvolgere ratti, grandi quantità di frammenti di ipotalamo conservati in condizioni adeguate, complessi processi di purificazione per ottenere frazioni di sostanze purificate, inoculazione di prodotti chimici ad alta specificità, abilità tecniche nonché complicati e costosi apparati sperimentali. Tutto ciò viene messo tra parentesi quando otteniamo il risultato: una traccia in uscita da un apparato, per esempio da un miografo. Ciò che conta a questo punto è solo "il diagramma o la curva finale che fornisce l'oggetto della discussione circa le proprietà della sostanza"50 che si cerca di isolare.

Le tracce scritte in uscita dagli apparati, trasformate in diagrammi, tavole o curve, ed infine convertite in asserzioni, rappresentano risorse direttamente utilizzabili in un testo scientifico. Le iscrizioni letterarie costituiscono la materia prima del paper. Se ora passiamo alle operazioni testuali che traducono le attività e le iscrizioni di laboratorio in un articolo scientifico, ci imbattiamo in altri meccanismi di modificazione e trasformazione della realtà del laboratorio.

Lo studio di Knorr-Cetina a Berkeley è forse il primo ad analizzare in maniera dettagliata il processo attraverso il quale viene costruito un paper scientifico51. La Knorr-Cetina

esamina, dalla prima stesura fino alla versione definitiva destinata alla stampa, sedici versioni di un articolo che ha come oggetto la determinazione di un nuovo metodo di

48 Cfr. Knorr-Cetina (1981), p. 130. 49 Cfr. Latour e Woolgar (1979), p. 63. 50 Cfr. Latour e Woolgar (1979), p. 51. 51 Cfr. Knorr-Cetina (1981), pp. 94-135.

precipitazione delle proteine della patata che utilizza cloruro ferrico (FeCl3) come coagulante. Il risultato principale del suo studio è quello di sfatare la definizione ufficiale del paper come "rapporto di ricerca", cioè come resoconto fedele e dettagliato dell'attività di laboratorio. Al contrario, il legame tra testo scientifico e laboratorio è alquanto debole. Il paper, secondo le osservazioni di Knorr-Cetina, dimentica molto di ciò che è accaduto in laboratorio e addirittura nasconde più di quanto non dice. Non si tratta solo del fatto che la stesura definitiva mette insieme in un discorso, più elaborato e coerente, ciò che in maniera disordinata e approssimativa è accaduto nel laboratorio. Si tratta di un vero e proprio processo di trasformazione e ricontestualizzazione che modifica la realtà della ricerca.

L'articolo analizzato da Knorr-Cetina rispetta la forma standard del paper di ricerca. Esso include un Abstract e le sezioni intitolate: Introduzione, Materiali e Metodi, Risultati e Discussione, seguiti da Bibliografia, Riconoscimenti e gli Annessi che includono tavole e figure. In tutte le sezioni le differenze tra ragionamento di laboratorio e la sua presentazione scritta sono rilevanti. Nell'Introduzione vengono discusse le ragioni e gli scopi della ricerca, ma non vi si trova traccia della molteplicità spesso confusa di interessi e di preoccupazioni di laboratorio. Scompaiono gli interessi personali, la ricerca di risultati per giustificare i fondi ricevuti, le strategie di carriera e le opportunità collegate alla nuova linea di ricerca. Laddove la dinamica della attività di laboratorio mostra che più che scegliere il ricercatore sembra incappare in un problema, spesso sulla base di possibilità percepite casualmente e dettate da condizioni locali di ricerca (per esempio l'efficacia del FeCl3 come coagulante), l'introduzione vi sostituisce un ragionamento lineare che sembra mosso dalla domanda di un nuovo metodo al quale al quale segue il tentativo di una risposta: "lo scopo di questo lavoro è di trovare un metodo alternativo di precipitazione […]". Il problema che si intende risolvere è creato nel testo "mediante una organizzazione gerarchica di argomenti attraverso i quali la soluzione appare derivata piuttosto che originale"52.

Le due sezioni che seguono (Materiali e metodi, e Risultati) costituiscono il cuore "tecnico" del paper. Il loro scopo ufficiale è quello di specificare operazioni e risultati dell'attività di laboratorio, ma ciò che compare è un rapporto quantomeno lacunoso. Manca, in particolare, ogni riferimento all'indeterminatezza, al procedere per tentativi, al carattere contingente che guida molte delle scelte di laboratorio. Knorr-Cetina per dimostrarlo può sfogliare le sue note, che registrano operazioni e conversazioni di laboratorio. Alcuni

esperimenti, non riusciti, per rimuovere ferro dai concentrati di proteine sono semplicemente scomparsi. Né nel testo si possono trovare ragioni per la scelta di un particolare agente di assorbimento (all'inizio non previsto e i cui agenti contaminanti non sono chiari) utilizzato semplicemente perché al momento dell'esperimento manca l'assorbente previsto. Molti dettagli tecnici sono mancanti; e qualsiasi problematizzazione di possibilità alternative viene evitata: il metodo impiegato è presentato in maniera stereotipata come una sequenza di passi che discendono in maniera naturale dalle premesse tecniche della ricerca.

La conclusione di Knorr-Cetina è che il paper non rappresenta semplicemente un resoconto lacunoso, ma costituisce una vera e propria trasformazione del ragionamento scientifico che viene prodotta dal meccanismo del testo. Compare un linguaggio ostentatamente neutrale ed impersonale53 che esclude autori e circostanze dall'organizzazione

testuale. In sostanza il processo di produzione letteraria che articola il testo del rapporto di ricerca, "decontestualizza" gli accadimenti del laboratorio per "ricontestualizzarli" entro una scena differente nella quale le asserzioni compaiono come interamente determinate dalla natura e dalla ragione. Solo in questo modo il paper può tracciare un'equivalenza tra fatti della natura e prodotti del laboratorio. È lo stesso processo di splitting and inversion analizzato da Latour e Woolgar, questa volta visto attraverso il processo di produzione di un articolo scientifico. In tal modo il paper rappresenta un passo decisivo del processo attraverso il quale asserzioni vengono trasformate in fatti, cioè acquisiscono uno statuto di "obiettività", ma non rispecchia in alcun modo ciò che è accaduto in laboratorio. Ha piuttosto a che fare con come la nostra cultura scientifica si autopresenta e si autocertifica.

Knorr-Cetina sembra escludere nei meccanismi testuali una deliberata volontà mistificatrice – anche se il termine da lei usato per descrivere il divorzio fra testo scientifico e realtà di laboratorio è piuttosto forte: "perversione"54. Indubbiamente però il paper appare

costruito attorno a strategie retorico-letterarie ed a espedienti stilistici che gli scienziati utilizzano per persuadere, ottenere consenso e facilitare l'inserimento dei suoi risultati nel corpus delle conoscenze accettate.

Alla luce di tutto ciò, per i costruttivisti non può essere la realtà a spiegare perché si ritiene che ad una certa asserzione corrisponda un "fatto". Essi tendono così a rovesciare i termini del problema: una controversia non si risolve perché viene scoperto un "fatto", al

53 Alcuni sociologi che hanno approfondito l'analisi del discorso scientifico chiamano questa strategia letteraria il "repertorio empirista". Cfr. Gilbert e Mulkay (1984).

contrario è perché una controversia si è risolta che che si può affermare la scoperta di un "fatto". Questa impostazione di fondo determina una importante distinzione analitica tra la scienza in azione e la scienza fatta. Con il primo termine si intendono i processi costruttivi che determinano la trasformazione delle asserzioni in fatti; con il secondo termine si intende quella forma finale "ripulita" nella quale i fatti si presentano. Nonostante il lavoro dei costruttivisti riesca a coprire entrambi i poli, essi sembrano principalmente interessati ai processi legati al primo termine, e si può dire così che le analisi di questa corrente di studi esprimono quel carattere descrittivo diffusamente propugnato dalla nuova filosofia della scienza di stampo storicista.

Gli studi di laboratorio non evitano di considerare che la conoscenza scientifica è il risultato di un processo di consenso intellettuale e soprattutto di accettazione e di uso che va ben al di là del singolo laboratorio e coinvolge gruppi più ampi di scienziati e anche di non scienziati. Abbiamo visto che indubbiamente alcuni di loro ci presentano il risultato finale del lavoro di laboratorio, il paper, proprio come una interfaccia che collega il laboratorio al suo estremo. Resta tuttavia il fatto che che il punto forte di questi studi è l'efficacia con cui indagano la costruzione della conoscenza scientifica nella routine ordinaria della ricerca; in questo senso, sottolineando il localismo della pratica e della cultura di laboratorio, essi non sembrano particolarmente ben attrezzati per analizzare come un risultato scientifico sia trasferito fuori dal contesto immediato della sua produzione. Come vedremo Latour, nel corso dei suoi studi, si prenderà cura di elaborare un modello capace di interpretare ed analizzare il trasferimento dei fatti costruiti in laboratorio al di fuori del suo ambiente artificiale e strettamente scientifico. Prima di esporre tale modello ci pare doveroso tentare una critica filosofica delle tesi costruttiviste, al fine di rintracciarne i limiti e le confusioni concettuali; ciò ci permetterà di smascherare un artificio retorico dei costruttivisti, e di affrontare in modo consapevole gli ultimi sviluppi di questa corrente intellettuale.