2. Incommensurabilità
2.1. Una visione d'insieme
2.1.1. Feyerabend
L'idea dell'incommensurabilità nasce e si sviluppa in Feyerabend in contrapposizione all'idea neopositivista di un linguaggio osservativo neutrale. Secondo Feyerabend le dottrine neopositiviste si basano su due assunti: in primo luogo che la spiegazione e la riduzione avvengano per derivazione logica; in secondo luogo, e di conseguenza, che i significati dei termini osservativi che compaiono nelle teorie coinvolte nei processi di spiegazione e di riduzione siano invarianti rispetto a tali processi. Da questi assunti derivano due restrizioni circa l'ammissibilità, in un certo dominio, di teorie alternative a quella correntemente accettata: in primo luogo la condizione di coerenza, secondo cui in un dato dominio sono ammissibili, ai fini della spiegazione e della previsione, solo teorie che contengono le teorie già utilizzate in quel dominio, o almeno siano coerenti con quelle; in secondo luogo la condizione di invarianza di significato, secondo cui tutte le teorie che vengono introdotte in un certo dominio devono essere espresse in modo che il loro uso nelle spiegazioni non muti il significato delle teorie già presenti nel dominio o dei resoconti fattuali da spiegare46.
La critica di Feyerabend si muove su un doppio binario: innanzitutto cerca di dimostrare che le due norme metodologiche in questione sono "in disaccordo con la pratica scientifica"47, inoltre si sforza di argomentare che le due norme, anche se fossero in accordo
con la pratica scientifica, non sarebbero comunque desiderabili. Per i nostri scopi tralasceremo quest'ultima linea argomentativa e ci concentreremo sulla prima. Feyerabend sviluppa la propria posizione critica discutendo il caso storico della transizione dalla teoria – di ascendenza aristotelica – dell'impetus (T) alla meccanica newtoniana (T')48. Se le teorie
neopositiviste della spiegazione e della riduzione descrivessero adeguatamente questo esempio storico, allora dovrebbe esservi una relazione deduttiva tra T e T'; più specificamente, T' dovrebbe implicare T. Secondo Feyerabend, nel caso in questione, è impossibile scorgere una relazione deduttiva tra T e T'. Per introdurre la sua argomentazione, Feyerabend ricostruisce brevemente la teoria dell'impetus. Essa è la teoria più importante fra quelle che furono escogitate per risolvere alcuni problemi incontrati dalla teoria aristotelica del moto. Secondo la teoria di Aristotele, ogni moto è dovuto all'azione di una forza, detta
46 La fonte classica di questo modello è Nagel (1961). 47 Cfr. Feyerabend (1962), p. 57.
48 Feyerabend utilizza lo stesso schema argomentativo anche per un altro esempio, quello che riguarda il passaggio dal concetto di massa in Newton al concetto di massa in Einstein. Cfr. Feyerabend (1965a), pp. 168-69.
"motore", sul corpo che si muove. La teoria aristotelica incontra tuttavia alcune difficoltà nella spiegazione dei moti detti "violenti"; consideriamo ad esempio il moto di un proiettile: come si può spiegarlo, in assenza di un contatto diretto con un motore?
La teoria dell'impetus, pur mantenendo l'impianto generale della teoria aristotelica, si differenzia da questa proprio per il modo in cui spiega i moti violenti. Infatti, secondo la teoria dell'impetus il motore trasferisce al proietto una forza motrice interna – l'impetus, appunto – che è responsabile della continuazione del suo moto, e che viene progressivamente diminuita dalla resistenza dell'aria e dalla gravità del proietto. In sostanza la teoria dell'impetus implica una "legge d'inerzia" (L'T) che Feyerabend così enuncia: "L'impetus di un corpo che, in uno spazio vuoto, non è sotto l'influenza di alcuna forza esterna, rimane costante"49. Se le teorie della spiegazione e della riduzione descrivessero in modo adeguato
la pratica scientifica, in questo caso bisognerebbe attendersi che ogni futura teoria del moto T' la cui portata sia più ampia di quella di T, contenga L'T. Dovrebbe cioè essere possibile derivare L'T da T' in modo che i significati dei termini basilari di L'T rimangano nella derivazione immutati; in questo caso infatti, verrebbero rispettate sia la condizione di coerenza sia la condizione di invarianza di significato.
Feyerabend si oppone fermamente alla pretesa che nel caso in questione, dove T' è la meccanica newtoniana, ciò sia potuto avvenire; nello specifico, a suo avviso, il concetto di impetus non può essere formulato nell'ambito della teoria newtoniana.
Una legge quale [L'T], che, come ho sostenuto, è empiricamente adeguata e in accordo quantitativo con la prima legge di Newton, non può tuttavia essere ridotta alla teoria di Newton, e dunque non può essere spiegata nei suoi termini. [Ciò dipende dal] carattere incommensurabile di parte dell'apparato concettuale di [L'T], da un lato, con parte della teoria di Newton, dall'altro50.
Feyerabend sostiene che, quando ha luogo una transizione da una certa teoria T ad una più ampia teoria T', si verifica "qualcosa di molto più radicale dell'incorporazione dell'immutata teoria T nel più ampio contesto di T'"51. Il mutamento teorico, infatti, determina una
49 Cfr. Feyerabend (1962), p. 64.
50 Cfr. Feyerabend (1962), p. 67. Corsivo mio. 51 Cfr. Feyerabend (1962), p. 68.
sostituzione dell'ontologia di T con quella di T', ed un corrispondente cambiamento dei significati di tutti i termini descrittivi di T. A causa di questo cambiamento, le teorie non intrattengono alcuna relazione logica; ed in virtù dell'assenza di relazione logica tra le teorie, risulta impossibile compararne direttamente i contenuti.
Dal momento che l'apparato concettuale delle teorie può variare, i termini definiti all'interno di una teoria possono risultare indefinibili all'interno di una teoria differente: tali teorie non possono condividere alcuna asserzione. Quindi, per Feyerabend, le teorie sono incommensurabili nel senso che tra di esse non sussiste alcun rapporto deduttivo, ed esse "non possiedono alcuna comparabile conseguenza, osservazionale o di altro tipo"52.
Come si può facilmente notare, la tesi dell'incommensurabilità si fonda su una concezione contestuale del significato dei termini che compaiono nelle teorie scientifiche53. Nella sua
formulazione ordinaria essa consiste nell'affermazione che "il significato di ciascun termine dipende dal contesto teorico in cui tale termine compare. Le parole non 'significano' qualcosa prese isolatamente: assumono i loro significati in quanto parte di un sistema teorico"54.
Questa particolare teoria del significato – che è stata talvolta definita "teoria contestuale del significato" – si presta a due interpretazioni. Nell'interpretazione debole essa stabilisce che il significato di alcuni termini che compaiono in una teoria scientifica muta al mutare del contesto teorico in cui essi sono inseriti; nell'interpretazione forte – difesa dallo stesso Feyerabend55 – essa stabilisce che il significato di tutti i termini che compaiono in una teoria
scientifica muta al mutare del contesto teorico in cui tali termini sono inseriti.
La teoria contestuale del significato, nella sua versione interpretativa forte, presenta – come è stato osservato da P. Achinstein56 – svariate conseguenze poco attraenti. Se
accettiamo la radicale teoria del significato di Feyerabend ogni cambiamento in ciò che normalmente penseremmo essere una singola teoria equivarrebbe niente di meno che a un cambiamento sostanziale, un cambiamento da una teoria ad una teoria diversa. La storia di una teoria non consisterebbe nelle modificazioni da essa subite nel corso del tempo, ma in una successione di segmenti di teoria, nessuno dei quali ha alcun rapporto logico con
52 Cfr. Feyerabend (1962), p. 93.
53 Per un'analisi approfondita delle concezioni semantiche di Feyerabend, cfr. Preston (1997), pp. 41-59 e pp. 130-139.
54 Cfr. Feyerabend (1965a, p. 180). Questa formulazione non compare nella traduzione italiana del testo. Il numero di pagine si riferisce perciò all'edizione inglese.
55 "Le osservazioni – i termini osservativi – non sono semplicemente cariche di teoria – la posizione di Hanson, Hesse e altri – bensì completamente teoriche: le asserzioni osservative non hanno un nucleo osservativo". Cfr. Feyerabend (1981a), p. X.
qualsiasi altro. Dal momento che due teorie diverse non potrebbero contenere termini aventi gli stessi significati i fautori delle due diverse teorie non potrebbero né contraddirsi né trovarsi d'accordo gli uni con gli altri; ciascun gruppo di teorici parlerebbe, rivolto solamente ai suoi stessi componenti, di cose delle quali nessun altro teorico potrebbe dire nulla. Questo però rende piuttosto difficile capire come farebbero due teorie a fornire spiegazioni alternative e in competizione dello stesso dominio. La teoria contestuale del significato, sostiene Achinstein, giunge al punto di rendere privo di senso il concetto di 'negazione'.
Secondo questo modo di affrontare la questione, se io asserisco p e voi asserite non-p non siamo e non possiamo essere in disaccordo, perché i termini della mia asserzione sono p-carichi, mentre quelli di non-p sono non-p-carichi, e perciò significano altro. Non-p, dunque, non è la negazione di p. In breve, la negazione non è possibile!57
La critica di Achinstein mette in luce i limiti della teoria contestuale del significato: se leghiamo il significato di un termine alle teorie in cui esso è citato, dobbiamo fornire criteri per stabilire quando un cambiamento di credenze determina un cambiamento di teoria, e quando un cambiamento di teoria determina un cambiamento dei significati dei termini in questione.
Feyerabend rispose alle critiche di Achinstein, ripudiando l'interpretazione forte della teoria contestuale del significato e proponendo alcuni criteri di mutamento del significato58.
Consideriamo tre teorie: T = la meccanica celeste classica, T' = la teoria generale della relatività e T* = T modificata da una leggera variazione della costante gravitazionale. L'interpretazione forte della teoria contestuale del significato esigerebbe che già un mutamento da T a T* – del tipo di quelli che avvengono regolarmente nel normale sviluppo di qualsiasi teoria scientifica – implichi un cambiamento di significato di tutti i termini descrittivi della teoria. Feyerabend, per contro, insiste sul fatto che mentre T e T* sono sicuramente teorie diverse (le loro previsioni non coincidono), la transizione dall'una all'altra lascia intatti i significati, perché non vi è ragione di asserire che i diversi valori quantitativi delle loro forze siano dovuti all'azione di diversi generi di entità. Questa insistenza riflette la differenza intuitiva tra concetti che Feyerabend aveva precedentemente distinto: la massa
57 Cfr. Achinstein (1968), p. 93. 58 Cfr. Feyerabend (1965b).
newtoniana e la massa relativistica sono "entità di genere diverso". In base a queste considerazioni delinea i suoi criteri della stabilità e, rispettivamente, del cambiamento di significato:
Questo esempio mostra che una diagnosi di stabilità di significato implica due elementi. Anzitutto si fa riferimento a regole in base alle quali oggetti o eventi vengono raccolti in classi. Possiamo dire che tali regole determinano concetti o generi di oggetti. In secondo luogo, si nota che i cambiamenti introdotti da un nuovo punto di vista avvengono all'interno dell'estensione di questi classi e, perciò, lasciano immutati i concetti. Viceversa, diagnosticheremo un cambiamento di significato o se una nuova teoria implica che tutti i concetti della teoria precedente abbiano estensione zero, oppure se introduce regole che non possono essere interpretate come regole di attribuzione di specifiche proprietà a oggetti all'interno di classi già esistenti, in quanto esse semmai mutano proprio il sistema delle classi stesse59.
Come si può vedere Feyerabend propone nuovi criteri per individuare il mutamento e la stabilità del significato. Tali criteri introducono nella discussione sulla tesi dell'incommensurabilità un nuovo elemento: l'idea di regole di classificazione dei concetti che compaiono nelle teorie. I criteri di stabilità e di mutamento, come è stato osservato60,
sollevano almeno altrettanti problemi di quanti ne risolvono. Ad esempio, perché i criteri di cambiamento di significato funzionino, ciascuna teoria deve incorporare un insieme univoco e determinato di regole di classificazione; infatti se le regole non fossero determinate non saremmo in grado di discernere se il sistema delle classi è cambiato, o se c'è stato solamente un cambiamento nell'estensione delle vecchie classi. Se le regole non fossero univoche, potremmo trovarci in una situazione in cui un mutamento di significato è avvenuto in rapporto a un insieme di regole di classificazione, mentre relativamente ad un altro insieme non è avvenuto alcun mutamento!
Il tentativo di specificare la teoria contestuale del significato rimarrà, per Feyerabend, un episodio isolato. A partire dalla metà degli anni Sessanta, infatti, Feyerabend perderà
59 Cfr. Feyerabend (1965b), p. 98. 60 Cfr. Shapere (1966).
progressivamente interesse per quello che si era rivelato il suo principale campo di indagini: Per quel che mi riguarda, persino le più dettagliate discussioni sui significati fanno parte dei pettegolezzi e non trovano posto nella teoria della conoscenza. Questo è vero persino nei casi in cui i significati vengono invocati per imporre una decisione riguardo qualche altro argomento diverso. Perché anche qui la loro sola funzione è di nascondere qualche asserzione dogmatica che non verrebbe accettata se venisse presentata per se stessa e senza il chiacchiericcio della discussione semantica61.
Sebbene Feyerabend rinunci ad impegnarsi, a partire da questo momento, nell'esplicita difesa della teoria contestuale del significato, bollando come irrilevanti le discussioni relative al problema del significato, di fatto non rinuncia mai alle proprie posizioni in materia. Una parte sostanziale della celebre analisi del caso storico di Galilei pubblicato in Contro il metodo poggia infatti su una riesposizione delle idee di Feyerabend riguardo l'indissolubile legame tra teorie, osservazioni e significati; idee che vengono ricapitolate con il termine "interpretazioni naturali". Un'interpretazione naturale consiste nell'osservazione di un dato fenomeno alla quale si accompagna, inseparabilmente, un'asserzione osservativa che descrive tale osservazione. Come afferma Feyerabend, infatti, "non ci sono due atti distinti – l'osservazione di un fenomeno, e la sua espressione con l'aiuto di una formulazione verbale appropriata – ma soltanto uno, consistente nel dire ad esempio, in una certa situazione di osservazione: 'la luna mi segue', oppure 'la pietra cade a perpendicolo'. È ovvio che possiamo suddividere astrattamente questo processo in due parti, e possiamo cercare di creare una situazione in cui espressione verbale e fenomeno sembrano essere psicologicamente distinti e in attesa di essere messi in rapporto fra loro […] In circostanze normali, però, una tale divisione non esiste; la descrizione di una situazione familiare è, per chi parla, un evento in cui espressione verbale e fenomeno sono saldati assieme"62.
Non stupisce allora che la tesi dell'incommensurabilità, anche nel contesto dell'anarchismo epistemologico63, venga esposta facendo riferimento agli stessi argomenti
61 Cfr. Feyerabend (1965c), p. 113. Per altre considerazioni simili cfr. Feyerabend (1965a), trad. it. p. 27; Feyerabend (1965b), p. 97.
62 Cfr. Feyerabend (1975), trad. it. p. 60-62. 63 Cfr. Feyerabend (1975), pp. 185-238.
avanzati più di dieci anni prima. Certo, la teoria contestuale del significato viene sostituita da un'analisi piuttosto approfondita del rapporto tra linguaggio, realtà e percezione64; tuttavia
alla base di tale analisi sembra permanere l'idea, su cui ci siamo lungamente soffermati, che il significato dei termini di una teoria, siano essi di tipo teorico o di tipo descrittivo, è determinato dal contesto teorico in cui essi si trovano. Ciò che sembra una novità, in questa ulteriore esposizione della tesi dell'incommensurabilità, è la matrice costruttiva del linguaggio impiegato dalle teorie. Lo scienziato che inventa nuove teorie, giocando con il linguaggio, introduce un mutamento concettuale fondamentale – che potrebbe essere definito di tipo ontologico – il quale "presuppone nuove concezioni del mondo e nuovi linguaggi capaci di esprimerle"65. La costruzione di nuove teorie, sostiene Feyerabend, ha bisogno di
tempo:
I termini del nuovo linguaggio diventano chiari solo quando il processo è abbastanza avanzato, così che ogni singola parola è divenuta il centro di numerose linee che la connettono con altre parole, frasi, frammenti di ragionamento, gesti, che dapprima appaiono assurdi ma che diventano perfettamente ragionevoli una volta stabilite le connessioni. Argomenti, teorie, termini, punti di vista e discussioni possono perciò essere chiariti in almeno due modi diversi: a) nel modo già descritto, che riconduce il nuovo alle idee già familiari, e lo tratta come un caso speciale di cose già comprese, e b) attraverso l'assunzione di un linguaggio del futuro, cosa che significa che si deve imparare ad argomentare con termini non spiegati e a usare frasi per le quali non sono ancora disponibili regole d'uso chiare66.
La matrice costruttiva del linguaggio estremizza le caratteristiche dell'incommensurabilità, ma ne mantiene intatte le linee guida. Due teorie incommensurabili possiedono contenuti incomparabili; ciò significa che il rapporto di incommensurabilità involve un mutamento ontologico che ostacola la formulazione di una teoria nei termini della teoria ad essa incommensurabile. In sostanza, se le teorie T e T' sono incommensurabili, non è possibile
64 In questo caso Feyerabend riprende e reinterpreta una serie di spunti intellettuali provenienti da B. Whorff, J. Piaget, E. Gombrich, la psicologia della gestalt, e li applica ad un caso storico che non riguarda la storia della scienza, bensì l'arte. Nello specifico i modi di rappresentazione usati durante il periodo protoarcaico ed arcaico in Grecia.
65 Cfr. Feyerabend (1975), trad. it. p. 212. 66 Cfr. Feyerabend (1975), trad. it. pp. 212-213.
tradurre il linguaggio della teoria T nel linguaggio della teoria T' (e viceversa). Anche in questo caso l'incommensurabilità si configura come assenza di un qualsiasi rapporto logico tra gli elementi linguistici di T e gli elementi linguistici di T'.
Si è parlato finora di teorie incommensurabili, tuttavia rimane da spiegare quali teorie stanno tra loro in un rapporto di incommensurabilità, e che cosa Feyerabend intenda per "teoria". Dal momento che le teorie scientifiche rivestono un ruolo fondamentale all'interno della teoria contestuale del significato, ci si aspetterebbe che Feyerabend fornisca dei chiarimenti circa il significato da lui attribuito alla parola "teoria". Le caratterizzazioni della nozione di teoria proposte da Feyerabend sono invece piuttosto vaghe; esse infatti comportano l'inclusione, sotto la comune etichetta di "teoria", sia di teorie fisiche sia di teorie squisitamente filosofiche. Nel medesimo contesto in cui viene esposta per la prima volta la tesi dell'incommensurabilità Feyerabend afferma che le teorie "sono modi di guardare il mondo; la loro adozione influenza le nostre credenze generali e le nostre aspettative, e quindi anche le nostre esperienze e la nostra concezione della realtà. Si potrebbe perfino affermare che quello che, in un certo momento, viene considerato 'la natura', è un nostro prodotto, nel senso che tutte le caratteristiche attribuitele sono state in un primo momento inventate da noi, e in seguito usate per mettere ordine nell'ambiente che ci circonda"67. La presente caratterizzazione, se da un lato mette bene in risalto l'influenza che
le teorie scientifiche possono esercitare sulla mente umana, dall'altro non sembra individuare un tratto peculiare delle teorie scientifiche, poiché qualsiasi sistema di credenze sufficientemente ampio e coerente determina un particolare modo di guardare il mondo, influenzando così le nostre aspettative, le nostre esperienze e la nostra concezione della realtà. Feyerabend si esprime negli stessi termini anche in alcuni scritti successivi:
Nelle seguenti pagine userò il termine "teoria" in senso lato, includendovi credenze comuni – per esempio, la credenza nell'esistenza di oggetti materiali –, miti – per esempio, il mito dell'eterno ritorno –, credenze religiose ecc. In breve, designerò come 'teoria' qualsiasi punto di vista concernente questioni di fatto68.
67 Cfr. Feyerabend (1962), p. 45.
68 Cfr. Feyerabend (1965a), p. 219, nota 3. Il passo non compare nella traduzione italiana del testo. Il numero di pagina si riferisce pertanto all'originale inglese.
Parlando di 'teorie', includerò miti, idee politiche e sistemi religiosi, e pretenderò che ogni punto di vista così chiamato sia applicabile almeno ad alcuni aspetti di tutto ciò che esiste69.
Con il termine "teoria" Feyerabend pare quindi riferirsi ad un punto di vista filosofico, ad un modo di vedere il mondo. Di conseguenza due teorie T e T' risultano incommensurabili se e solo se sono abbastanza generali da essere applicabili ad "almeno ad alcuni aspetti di tutto ciò che esiste"70. Purtroppo i criteri di generalità che Feyerabend fornisce si limitano ad una
caratterizzazione intuitiva, di modo che risulta impossibile andare oltre l'illustrazione di alcuni esempi concreti di teorie incommensurabili, ovvero di teorie onnicomprensive di "alto livello".