2. Il Programma Forte in sociologia della scienza
2.2. Il carattere scientifico del Programma Forte Una critica dello statuto
tale scientificità si riverbera nei quattro principi precedentemente presi in esame.
Si può dire che il programma forte possiede un certo tipo di neutralità morale, precisamente quello che abbiamo imparato ad associare a tutte le altre scienze. Esso impone inoltre a se stesso il medesimo tipo di generalità delle altre scienze. Sarebbe un tradimento di questi valori, del metodo della
scienza empirica, scegliere di adottare la concezione teleologica39.
Egli suggerisce che "se la sociologia non potesse essere applicata senza limitazioni alla conoscenza scientifica, significherebbe che la scienza non potrebbe conoscere se stessa scientificamente"40. Non solo, "se non adottiamo un approccio scientifico riguardo alla
natura della conoscenza, la nostra comprensione di tale natura non sarà altro che una proiezione dei nostri interessi ideologici"41. Nella conclusione de La dimensione sociale
della conoscenza Bloor riassume così i modi attraverso cui è giunto all'elaborazione del Programma Forte:
La strategia dominante è stata quella di collegare il più possibile le scienze sociali ai metodi delle altre scienze empiriche. E questo, come ho detto, nel modo più ortodosso: basta procedere con le altre scienze e tutto andrà bene42.
Come chiariscono questi passaggi, la motivazione e la giustificazione centrale del Programma Forte è che esso, al contrario delle prospettive epistemologiche, si configura come un programma metodologico di analisi scientifica della scienza.
In accordo con il punto di vista di Bloor, ci si può porre a questo punto una domanda del tutto ovvia: il Programma Forte ricalca veramente il metodo delle scienze? Detto altrimenti: cosa hanno di scientifico i quattro principi metodologici?
Innanzitutto Bloor sembra assumere senza alcuna giustificazione che le scienze condividano una serie di principi metodologici che le distinguono dalle forme cognitive non- scientifiche. Ovviamente si può essere più o meno d'accordo con la possibilità di formulare un "criterio di discriminazione" tra scienza e non-scienza, tuttavia sarebbe opportuno fornire delle ragioni in sostegno della posizione che si vuole adottare. Bloor non solo si rifiuta di fornire tali ragioni, ma incorre anche in un problema di ordine logico. Come abbiamo avuto modo di vedere la conoscenza, per il sociologo, "è qualsiasi cosa venga ritenuta tale"43. Ci si
aspetterebbe pertanto che una definizione della scienza possa essere fornita solo attraverso
39 Cfr. Bloor (1976), trad. it. p. 20. 40 Cfr. Bloor (1976), trad. it. p. 67. 41 Cfr. Bloor (1976), trad. it. p. 113. 42 Cfr. Bloor (1976), trad. it. p. 219. 43 Cfr. Bloor (1976), trad. it. p. 9.
un'analisi empirica e sociologica di quest'ultima. Bloor però, sembra avere in mente fin dall'inizio i caratteri distintivi dell'indagine scientifica – altrimenti non sarebbe possibile giustificare la plausibilità del Programma Forte in virtù del suo statuto di scientificità – e ciò proietta la riflessione metodologica in una sorta di circolo vizioso. Come ha giustamente osservato Laudan, "c'è qualcosa di paradossale nel sostenere che stiamo mostrando in modo scientifico le caratteristiche fondamentali della scienza"44.
Un altro problema riguarda la legittimità dei metodi delle scienze. Bloor, come abbiamo accennato, si oppone con forza alla sacralizzazione e alla reificazione delle credenze scientifiche45. Ma come può – al medesimo tempo – assumere questo punto di vista e
affermare la validità di un metodo scientifico di analisi della scienza? Non rischia forse egli stesso di porsi in una prospettiva reificante?
Passiamo adesso ai quattro principi metodologici: sono veramente principi condivisi dalle scienze?
Dal momento che il principio dell'imparzialità, come abbiamo visto, risulta essere ridondante, ci concentreremo esclusivamente sugli altri tre principi.
Consideriamo il principio della causalità. Si può forse ammettere che tutta la conoscenza scientifica sia di tipo causale? Rispondere affermativamente è impresa piuttosto ardua. Il principio della causalità, per quanto condivisibile nella spiegazione delle credenze scientifiche, non sembra essere responsabile del carattere scientifico del Programma Forte. Vi sono infatti alcuni campi del sapere scientifico – ad esempio la meccanica quantistica, la meccanica statistica e la cinematica classica – in cui non sembrano essere all'opera processi di tipo causale. Inoltre anche alcune forme di conoscenza non-scientifica – come la metafisica o la teologia – possono utilizzare principi di spiegazione causale.
Anche Il principio della riflessività non sembra essere responsabile del carattere scientifico del Programma Forte. Questo perchè ogni teoria esplicativa della formazione delle credenze, scientifica o non-scientifica che sia, risulta essere – in quanto credenza essa stessa – auto-referenziale.
Veniamo adesso al principio della simmetria. Al contrario degli altri tre principi, la procedura simmetrica di spiegazione sembra porsi in aperto contrasto con il senso comune scientifico. In quale scienza, infatti, ci si propone di spiegare tutti i fenomeni utilizzando meccanismi causali dello stesso tipo? I fisici, ad esempio, non invocano lo stesso tipo di
44 Cfr. Laudan (1981), p. 183.
cause per spiegare fenomeni di natura gravitazionale e fenomeni di natura elettrica. E lo stesso si può dire – giusto per fare un altro esempio – dei chimici: di certo non invocano modelli del medesimo tipo per spiegare i processi di sintesi e di osmosi. Quando gli scienziati scoprono differenze tra i nessi causali, essi non esitano ad utilizzare modelli e meccanismi di spiegazione differenti.
Il principio della simmetria quindi, può assumere uno statuto scientifico solo dopo aver stabilito che la formazione delle credenze deriva da cause omogenee. Ma dal momento che Bloor non fornisce alcuna evidenza in favore di tale omogeneità, il principio della simmetria produce l'effetto di risolvere una questione empirica attraverso presupposizioni di tipo aprioristico. In sostanza il Programma Forte assume preventivamente che la formazione delle credenze vere e false, razionali e irrazionali, dipenda dal medesimo tipo di cause, senza fornire alcun supporto in favore di tale posizione.
In questo paragrafo la nostra analisi si è concentrata sulla scientificità del Programma Forte. In primo luogo ci siamo soffermati su alcuni problemi di ordine generale che riguardano la "coerenza interna" del programma scientifico elaborato da Bloor. In secondo luogo si è cercato di dimostrare che i principi metodologici del Programma Forte non hanno alcun carattere scientifico. Se la nostra analisi è corretta, il Programma Forte, da un punto di vista metodologico, non è plausibile.
Adesso rimane da affrontare una ulteriore questione, quella che riguarda le conseguenze filosofiche dell'applicazione del programma forte alla storia della scienza. Per farlo avremo bisogno di allargare il campo di indagini, prendendo in considerazione alcune alcuni case studies di sociologia della scienza, e le riflessioni di B. Barnes, un altro sociologo del Programma Forte.