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Alvaro Uribe Vélez, il narcotrafficante numero 82.

Nel 2002 arrivò alla presidenza della Repubblica di Colombia un ex dirigente liberale con una mentalità conservatrice e autoritaria, Alvaro Uribe Vélez.

In una delle sue prime conferenze in pubblico in veste di presidente affermò di voler distruggere definitivamente la «narco-guerriglia» delle FARC con la sua «Politica di Sicurezza Democratica»193; subito dopo aver preso il potere decretò lo stato di emergenza e proclamò la «guerra al terrorismo» contro le FARC. Con l'arrivo di Uribe alla presidenza quindi, venne accantonata ogni possibilità di dialogo con la guerriglia per fare spazio a una politica di scontro con la stessa, dovuta in primo luogo al fallimento degli accordi precedenti e in seconda analisi a una politica di sicurezza divenuta cruciale dopo gli attentati avvenuti il giorno 11 Settembre del 2001. A questo scopo venne creato un esercito di informatori sia nelle aree rurali sia in zone urbane, che sarebbero ricompensati una volta avessero fornito informazioni utili sulla guerriglia. Si pensi che nel 2004 la rete di informatori di Alvaro Uribe era costituita da 1.600.000 persone194. Molti vennero imprigionati a causa di indicazioni false fatte avere solo per ricevere la ricompensa. Ebbero luogo numerosi arresti di difensori di diritti umani e leader di movimenti sociali, che niente avevano a che fare con la guerriglia e la lotta armata.

Nel frattempo le forze armate reclutavano contadini per combattere la guerriglia senza addestrarli. Erano i cosiddetti “soldados campesinos”. Questi servivano per proteggere le popolazioni rurali dove erano cresciuti di fronte agli attacchi della guerriglia. Il problema fu che non essendo addestrati, né preparati psicologicamente divennero « carne da macello ».

Tutto era pronto per il lancio del Plan Patriota, da avviare intorno alla metà del 2002. Questo era parte del Plan Colombia e prevedeva l'occupazione militare, congiuntamente con le forze armate statunitensi di 242.000 km², che includevano i dipartimenti del Caquetà, Meta, Putumayo e Guaviare. Fu una politica diretta a distruggere completamente la guerriglia delle FARC.

193 H. Calvo Ospina, op.cit., p.295. 194 Ivi,p.298.

Vennero utilizzati aerei, forze della marina e più di 18.000 militari esperti in tattiche antiguerriglia. Molti provenivano direttamente dagli USA. Alvaro Uribe, paragonandosi al Libertador Símon Bolivar affermò: «E' la liberazione del XXI secolo».

Le FARC, sentendosi attaccate si rifugiarono all'interno della selva; fu una mossa molto intelligente poiché i militari non fecero i conti con la foresta Amazzonica. Essendo abituati ad aree urbane, l'incontro con la giungla causò malattie e stati di stress tali da abbandonare il campo di battaglia per recarsi dallo psichiatra « La selva nos está volviendo locos!»195

Il Plan Patriota non riuscì nell'intento che si era prefissato, ma causò l'aumento degli sfollati, dei morti tra i contadini e della mancanza di sicurezza. Secondo una pubblicazione di CINEP (Centro de Investigación y Educación Popular) dal 2002 al 2011 le violazioni di diritti umani da parte dell'esercito e della polizia superano i 10.000 casi, mentre le violazioni perpetrate dalla guerriglia delle FARC e dell'ELN non arrIváno ai 4.000 casi196.

Il secondo mandato di Uribe ( 2006-2010 ) si caratterizzò per la «Politica di consolidamento della Sicurezza Democratica »197. Questa prevedeva la spesa di sei miliardi di dollari destinati alla difesa: si pensi che dal 2002 al 2010 la Polizia Nazionale colombiana passò da 110.000 membri effettivi a 160.000 e l'esercito da 203.000 a 270.000198. Lo scopo principale fu quello di combattere direttamente contro i guerriglieri per riprendere il controllo su territori completamente sotto l'amministrazione delle FARC. Ma se da una parte Uribe tentò con tutti i mezzi a sua disposizione di combattere il terrorismo delle FARC, dall'altra iniziò una conversazione per un processo di negoziazione con i paramilitari delle AUC dei fratelli Castaño e di Salvatore Mancuso. Il 15 Luglio del 2003 il governo colombiano e le AUC firmarono un patto di smobilitazione, con il quale 32.000 membri di questa organizzazione armata ed i suoi comandanti dichiararono la fine delle operazioni paramilitari nella regione di Santafé de Ralito nel dipartimento di Cordoba e il 1

195 Ivi,p.299.

196 Rios Serra, op.cit., p.95. 197 Ivi, p.86.

Luglio dell'anno successivo venne creato il primo Comitato di negoziazione per la pace. Il presidente Uribe ordinò di sospendere gli ordini di cattura contro tutti i capi paramilitari concentrati nella zona di Santafé e il 21 Giugno del 2005 venne accordata la Legge di Giustizia e di Pace (o legge 975), con la quale il governo colombiano proclamò una pena dai 5 agli 8 anni di carcere per i paramilitari che avessero abbandonato le armi senza l'obbligo di una piena confessione. Il problema fu che dei 32.000 che effettivamente abbandonarono le armi, solo 3.600 si presentarono davanti a un giudice e di questi solo 600 furono condannati199. I

paramilitari continuarono a compiere atti disumani e violenze atroci nei confronti della popolazione colombiana: nel 2004 ci fu un incremento delle violenze sessuali perpetrate dalle forze armate e dai paramilitari del 250% rispetto all'anno precedente200. Tra il 2003 e il 2004 commisero 2350 omicidi in tutta la Colombia201. La domanda sorge spontanea. Perché Alvaro Uribe promosse gli Accordi di Pace con i paramilitari? La risposta deve essere ricercata nella figura stessa dell'ex presidente. Alvaro Uribe Vélez fu dal 1980 al 1982 direttore dell'Aereonautica Civile. Si pensi che le licenze di volo distribuite dal 1954 al 1981 furono in totale 2339; Uribe, nei due anni sopracitati, ne distribuì 2242 e 200 di queste a membri del Cartello di Medellín202. Nel 1982 divenne sindaco di Medellín e si fece promotore di una politica populista molto vicina a quella di Pablo Escobar, a quel tempo membro del Congresso203. L'elicottero trovato in Tranquilandia apparteneva al padre di Uribe e la sua famiglia era molto vicina alla famiglia degli Ochoa, membri importanti del Cartello di Medellin. Nel 2004, la CIA rivelò un rapporto che aveva tenuto segreto per molti anni, in cui si affermò che l'ex presidente era un collaboratore stretto del Cartello di Medellin, stretto amico di Pablo Escobar e che suo padre venne assassinato dalle FARC per la sua relazione con i narcotrafficanti204. Secondo la giornalista colombiana e amante di Pablo Escobar Virginia Vallejo, Alvaro Uribe era

199 http://www.operazionecolomba.it/colombia/1120-la-legge-di-giustizia-e-pace-quale- giustizia.html

200 H. Calvo Ospina, op.cit., p.331. 201 Ivi, p.330.

202 Ivi, p.315. 203 Ibidem.

204 S.Camargo, El narcotraficante n 82, Alvaro Uribe Velez, Presidente de Colombia, Bogotá, Universo Latino, 2008, p. 67.

idolatrato da “el Patrón”205, perché gli concesse decine di licenze per le piste di

atterraggio e centinaia per pilotare aerei, in cambio di cinquemila dollari per ogni chilogrammo di cocaina trasportato206. Da come possiamo facilmente dedurre attraverso le varie testimonianze, l'ex presidente Alvaro Uribe era un importante collaboratore dei narcotrafficanti prima e dei paramilitari successivamente. Si servì della loro violenza per conquistare varie zone del paese con il fine di sottrarle alla guerriglia e per coltivare piante di coca da esportare nel mercato statunitense. Con Alvaro Uribe alla presidenza il paramilitarismo si sviluppò e si consolidò come strategia di Stato per assicurare gli interessi dei centri di potere politici ed economici, e con la Legge di Giustizia e Pace, la struttura paramilitare venne istituzionalizzata come strumento per imporre un modello di società contro la giustizia e la democrazia207.