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Prima parte dell'intervista, realizzata il 22 Marzo 2016 via collegamento Skype dallo studio di Yezid a Barcellona.

Chi era Yezid Arteta prima di entrare nelle FARC?

Prima di entrare nella guerriglia delle FARC ero un dirigente del movimento studentesco colombiano e militante della «Gioventù Comunista Colombiana», la JUCO. Durante gli anni Settanta divenni rappresentante del movimento studentesco universitario rivendicando i diritti degli studenti universitari. Tieni conto che in quel periodo entrare nella lotta armata significava entrarvi per una decisione politica, cioè di carattere ideologico. Io avevo capito che in questo momento, siamo agli inizi degli anni Ottanta, le possibilità di lottare legalmente a livello istituzionale erano chiuse. Non vi erano possibilità quindi di cambiare le sorti del paese per via legale, così decisi di entrare nella guerriglia.

Quando e perché entrasti nella guerriglia?

Entrai nella guerriglia agli inizi degli anni Ottanta, precisamente verso la fine del 1983. Vi entrai perché le circostanze politiche in Colombia portarono a un modello di «democrazia ristretta» a causa della «Dottrina di Sicurezza Nazionale» che inquadrava un nemico interno nell'ideologia comunista. Ti sto parlando di un contesto di Guerra Fredda, dove vi era un mondo bipolare diviso tra Stati Uniti e Unione Sovietica. Dentro questa bipolarità, l'America Latina rappresentava un laboratorio per contenere tutti i progetti politici, che, in una maniera o nell'altra avevano una base ideologica socialista, ma non solo, venivano repressi tutti i movimenti di sinistra insomma. In qualche paese vi era una dittatura di carattere aperto, come nel caso del Cile, Uruguay, dei colpi di stato in Bolivia e di Somoza in Nicaragua. Nel caso colombiano i governi gestivano il loro potere attraverso lo

“Estado de sitio”, vale a dire un restringimento della libertà pubblica e nazionale. Reprimevano e osteggiavano qualsiasi forma di opposizione politica della sinistra. Questo “status” veniva impiegato di solito solo per difesa della sicurezza nazionale. In Colombia no, era permanente. Ciò comportò che molte persone, soprattutto militanti di sinistra, per rompere questo status di cose, svilupparono un progetto politico-militare.

Io ricordo un momento in cui nel governo di Turbay Ayala applicò un legge, precisamente un decreto chiamato «Statuto di Sicurezza», il quale implicò che i civili potevano essere giudicati da tribunali militari. Io, durante questa epoca, ricordo di aver organizzato uno sciopero studentesco, però mi arrestarono. Bene, dopo la mia cattura gli studenti organizzarono una grande manifestazione per fare pressione sul governo affinché mi liberasse. Questo perché sarei stato giudicato da un tribunale di guerra. Fortunatamente la manifestazione riuscì nel suo intento.

Durante il periodo della tua entrata nelle fila della guerriglia, siamo quindi agli inizi degli anni Ottanta, quali erano gli obiettivi politici delle FARC?

Durante questo periodo le FARC erano un'organizzazione abbastanza marginale, di stampo rurale e senza alcuno impatto urbano. In questo momento le FARC subivano molto l'influenza del Partito Comunista Colombiano, che aveva una strategia di lotta chiamata «combinazione di tutte le forme di lotta», cioè, ti spiego, il PCC considerava in questo momento che anche la lotta armata in Colombia doveva essere giustificata, era perciò ammissibile, però l'attività politica del PCC si concentrò nella mobilitazione sociale e nel processo elettorale, la lotta armata rappresentava una specie di riserva, significava essere pronti a combattere contro una dittatura militare. Vedi, in Colombia la minaccia di un colpo di stato era continua, perenne, vivevamo ogni giorno con questo timore. La guerriglia delle FARC era una carta da giocare nell'eventualità di un colpo di stato. In questo momento la guerriglia più forte era il M-19, che irruppe con molta forza grazie alla sua strategia di propaganda armata e di urbanizzazione, era un movimento di stampo urbano formato da intellettuali e da settori della borghesia colombiana. Le FARC invece erano composti da contadini e in

questo momento erano al margine della lotta armata in Colombia.

Come era organizzata la vita delle FARC nella foresta?

Era un'organizzazione politica-militare, pertanto la sua azione si concentrava in attività di formazione politica e di formazione militare. Si diede un'impostazione di carattere verticistico, come in qualsiasi esercito statale, però era un esercito di carattere rivoluzionario dove vigevano sanzioni di carattere punitivo come la sospensione del proprio ruolo all'interno della guerriglia oppure, per altri tipi di errori commessi, riunioni per fare autocritica e per fare capire in che modo è stato commesso lo sbaglio così da non ripeterlo, ma non vi erano le sanzioni tipiche di un esercito regolare. L'attività cominciava dalle quattro e cinquanta di mattina e durava fino alla notte. Alle 04:50 della mattina bisognava svegliarsi, alzarsi e preparare lo zaino, perché la guerriglia, come diceva giustamente Che Guevara, è come la lumaca, deve andare sempre con la sua casa sulle spalle perché il principio base della guerra di guerriglia è la mobilità costante e continua, quindi bisognava stare sempre pronti a muoversi in qualsiasi circostanza.

Ovviamente, un'unità guerrigliera ha un'organizzazione interna di attività: prestare il servizio di guardia, realizzare esplorazioni per contenere o prevenire un eventuale attacco delle forze militari poi c'è chi si incaricava di trovare il cibo e chi di cacciare. Quest'attività veniva svolta a turno. Tutto si compiva sotto degli ordini. C'era un gruppo di comandanti che ordinava i vari compiti: lavare i vestiti per esempio. Con questo voglio dirti che nessuno restava con le mani in mano, tutti lavoravano e avevano i loro compiti da svolgere.

C'erano due tipi di ordini, quello «chiuso» e quello «aperto». Il primo si riferiva alla formazione militare e all'insegnamento delle tecniche di combattimento, cioè come sparare, come camminare, come attaccare fisicamente l'avversario o difendersi. L'ordine aperto invece riguardava le tattiche di guerriglia, vale a dire come attaccare un contingente militare e come organizzare imboscate.

Per quanto riguarda la formazione ideologica c'era un documento, un piccolo libro che ogni guerrigliero doveva portare sempre con sé. Questo opuscolo è diviso in tre

parti: lo Statuto, il Regolamento Interno e le Norme di comando. Lo statuto definisce l'organizzazione, quali sono i suoi obiettivi e la sua ideologia. Definisce i principi sui quali il movimento si fonda a livello politico e ideologico. Il regolamento disciplinare è distinto, rappresenta tutti i codici, i diritti e i doveri dei guerriglieri, come si applicano in seno all'organizzazione e inoltre vengono stabiliti i delitti. Qui si stabilisce che cos'è un errore grave, o un errore leggero. E soprattutto le pene che comportavano. Un delitto grave, come un omicidio o uno stupro, poteva comportare la fucilazione. Infine le norme di comando costituiscono le regole della vita all'interno dell'organizzazione. Tutti i procedimenti che l'unità guerrigliera doveva realizzare durante tutto il giorno. Quest'ultimo documento è stato studiato a fondo perché rappresenta le basi del movimento. Questi documenti sono la base per capire le FARC.

Quali azioni intrapresero le FARC per finanziarsi?

Tenere un esercito implica molte risorse, e un esercito guerrigliero consuma molto, ma non produce. Serve comprare tutti gli elementi per combattere, le divise, gli esplosivi, le munizioni, i medicamenti per i guerriglieri feriti e ciò impone la necessità di molto denaro e di molte risorse. Una prima fonte di finanziamento è la rapina in banca, cioè un assalto all'attività bancaria, poi venivano realizzate raccolte di denaro nei municipi e infine la cosiddetta «imposta di guerra», che le FARC applicavano a imprenditori o a persone che avevano un patrimonio molto alto. Una delle pratiche più usate fu il sequestro, pratica che io personalmente rifiutai. Si trattava di rapire una persona per negoziare un riscatto economico e spesso anche politico. Le FARC lo utilizzeranno moltissimo come fonte di finanziamento e questo ebbe un costo politico molto elevato. Sai che la Colombia, per la condizione fisico- chimica del suolo, è un paese tra i principali al mondo per quanto riguarda l'esportazione e la produzione di coca, o più in generale, di quelli che si conoscono come “cultivos illicitos”, coca, marijuana e “amapola”4. Molte di queste coltivazioni, specialmente la coca, coincidevano con le aree di influenza delle FARC,

quindi, chiaro, tieni conto che è un fenomeno economico che si basa su offerta e domanda e che non dipende dall'attività guerrigliera perché il consumo di cocaina è indipendente dalle FARC; cioè anche se la guerriglia non fosse presente in queste zone le persone continuerebbero a drogarsi e in questi territori a crescere piante di coca. In queste aree però le FARC applicarono anche un sistema di tassazione, cioè obbligavano i narcotrafficanti a pagare una tassa su ogni quantitativo di pasta di coca comprata. Questa tassa si chiamava “gramaje”.

Perché la tua opinione in merito al sequestro è negativa da un punto di vista politico?

Bene, io penso che sequestrare una persona è un atto che attenta alla libertà di un individuo, mantenere prigioniera una persona contro la sua volontà, obbligarlo a vivere la stessa situazione di durezza dei propri guerriglieri è un atto che va contro i miei principi e ideali politici. Molto spesso questa persona doveva essere sottomessa, per esempio, alle scalinate e a tutta quella pressione costante con cui dovevano convivere ogni giorno gli stessi guerriglieri e perciò correva rischi molto gravi, anche quando, per essere liberata, incorreva in operazioni di carattere militare, incluso morire, quindi realmente è un atto instabile che attenta ai principi stessi dell'organizzazione: libertà e umanità. Fu uno dei fatti che più logorò la politica e la credibilità della guerriglia. Le FARC rinunciarono a questa pratica solo negli ultimi anni , ma secondo me ormai era troppo tardi, aveva generato un rifiuto in importanti settori del paese.

Seconda parte dell'intervista, realizzata il 15 Aprile 2016 nel