• Non ci sono risultati.

5.4 UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA AD INFRAROSSO

5.4.2 Ambito medico

In ambito medico, è ormai accertato che esista una stretta relazione tra temperatura corporea interna e stato funzionale dell’organismo, la correlazione viene considerata ormai assodata (Figura 18).

Figura 18: Immagine termografica del corpo umano di uomo, donna e bambino (17).

Essendo organismi omeotermi, i mammiferi sono in grado, in condizioni di salute, di mantenere una temperatura corporea costante, indipendentemente dalle variazioni subite dalla temperatura dell’ambiente esterno.

La termografia permette di rilevare le variazione della temperatura esterna del corpo intesa come temperatura superficiale.

Inoltre, tale tecnologia, permette di rilevare tutti quei processi patologici nei quali sia presente una variazione della temperatura: infiammazioni, flogosi, traumi, alterazioni metaboliche e dei sistemi di termoregolazione, modificazioni del microcircolo. La termografia, non permette di indagare patologie a carico degli organi interni, in quanto consente di rilevare la temperatura nei primi centimetri di spessore cutaneo. È stato possibile associare flogosi, aumento della perfusione locale, aumento del tasso metabolico a zone calde; mentre a zone fredde sono state associate ischemia, ipoperfusione, necrosi ed infarto (Redaelli et al., 2011).

Ogni volta che si esegue uno studio termografico, sia in ambito medico sia in ambito veterinario, è opportuno potersi avvalere di termografie di soggetti sani, in modo da poter realizzare studi comparativi e poter eseguire valutazioni adeguate in caso di processi patologici (Purohit et al.,

Il circolo ematico è il maggior responsabile della variazioni di temperatura, di conseguenza, una vasocostrizione a livello di un distretto dell’organismo, potrà determinare una riduzione della temperatura, mentre una vasodilatazione, produrrà al contrario, un incremento della stessa.

La presenza di un processo infiammatorio, può essere evidenziata come una variazione della temperatura superficiale. Tali processi, possono essere messi in evidenza anche con discreto anticipo rispetto alla comparsa della sintomatologia clinica (Mancuccini et al., 1998).

Alcuni ricercatori, eseguirono uno studio su pazienti affetti da artrite reumatoide giovanile ed uno su pazienti affetti da osteoartrosi, il risultato di entrambi gli studi condotti fu che, negli individui esaminati, fu possibile rilevare una modificazione della distribuzione della temperatura nelle aree colpite dai processi infiammatori (Salisbury et al., 1983; Arnold et al., 1989).

Di grande importanza, l’utilizzo della termografia nella diagnostica delle neoplasie mammarie. Gli studi condotti in merito, sono partiti dal presupposto che i tessuti tumorali, che costituiscono i carcinomi mammari, sono caratterizzati da una notevole proliferazione cellulare, accompagnata da neoangiogenesi. Ciò ha consentito di rilevare immagini termografiche, caratterizzate da un aumento della temperatura delle aree colpite. Tuttavia, la tecnica termografica, applicata in queste indagini, non consente di poter effettuare diagnosi precise, in quanto suscettibile di variazioni anche in conseguenza a fenomeni fisiologici come: temperatura ambientale, lattazioni precedenti, periodo mestruale, ecc. (Borten et al., 1984).

Figura 19: Termografia che mostra la presenza di un tumore mammario localizzato al seno destro (18).

Tale tecnica, infatti, non possiede una sensibilità tale da permettere di soppiantare l’attuale mammografia (Osma et al., 1984). Recentemente però, effettuando correlazioni tra termografie e mammografie, eseguite su diversi pazienti, è stato possibile concludere che una diagnosi, effettuata sfruttando entrambe le metodiche diagnostiche, risulta più attendibile e precisa di una effettuata sfruttando esclusivamente la mammografia (Gautherie et al., 1982, Keyserlingk et al., 1998) (Figura 19).

La termografia, è stata utilizzata in passato, anche per eseguire diagnosi differenziale tra gozzo tiroideo e neoplasia tiroidea. I ricercatori furono in grado di eseguire diagnosi di carcinoma tiroideo in 59 pazienti su 66 nei quali fu utilizzata la termografia (Gardani et al., 1983).

La termografia venne ampiamente utilizzata anche durante l’epidemia di SARS, tale tecnica permetteva di mettere in evidenza individui che presentavano ipertermia, ciò consentiva una

corporee individuate furono quelle dell’occhio e della fronte, fu anche possibile rilevare un valore soglia, oltre il quale, i soggetti, venivano valutati come ipertermici. Tale valore fu rilevato cercando di evitare le possibili interferenze prodotte dalla temperatura esterna e da fattori legati all’ambiente (Chiu et al., 2005).

Ming e collaboratori nel 2005, condussero altri studi termografici in pazienti affetti da patologia del tunnel carpale ed anch’essi rilevarono modificazioni nella distribuzione della temperatura a livello dei tessuti patologici.

Valutando la temperatura del seno al momento dell’ovulazione, altri ricercatori, cercarono di evidenziare il periodo di maggior fertilità di alcune donne (Shah et al., 1984). In realtà la termografia permise di evidenziare i prodromi del carcinoma cervicale.

Eseguendo scansioni termografiche in donne in corso di travaglio e parto, fu possibile rilevare un aumento della temperatura a livello addominale. La temperatura, presentava dei rialzi ancora più accentuati in corrispondenza delle contrazioni. Quanto rilevato, venne in seguito sfruttato per mettere appunto un metodo che consentisse di predire il sopraggiungere delle contrazioni durante il travaglio (Yang et al., 1990; Beinder et al., 1990; Yang et al., 1991).

Un altro campo della medicina in cui è stata testata ed utilizzata la termografia, è quello che si occupa della fertilità maschile, alcune patologie come il varicocele, possono essere causa di un aumento della temperatura a livello testicolare, con ripercussioni sulla funzionalità degli spermatozoi e conseguente infertilità. La termografia può rilevare queste modifiche della temperatura (Amiel et al., 1976; Coppola et al., 1984; Coulter et al., 1988).

In ambito chirurgico, la termografia viene utilizzata per valutare la zona migliore in cui effettuare un’amputazione: valutando la vascolarizzazione dei tessuti, la termografia, permette di distinguere i tessuti più freddi e quindi necrotizzati da quelli più caldi cioè ancora vascolarizzati (Lee et al., 1979; Luk et al., 1986).

Stess e collaboratori (1986), eseguirono studi termografici in pazienti affetti da diabete, vennero scansionate con termocamera le piante dei piedi di individui che presentavano ulcere diabetiche e fu possibile rilevare un aumento della temperatura nelle aree colpite.

Ulteriori studi vennero condotti su pazienti ustionati, lo scopo era quello di poter valutare, tramite termografia, la gravità delle ustioni. I risultati furono piuttosto deludenti, in quanto, la presenza di vescicole e l’abbassamento della temperatura indotto dall’evaporazione, contribuirono a falsare i risultati (Anselmo et al., 1977).

Infine, Milano e collaboratori (1982), misero in evidenza modificazioni della temperatura e quindi alterazioni termografiche, in soggetti colpiti da scoliosi.