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Le funzioni cognitive sono le singole operazioni di trattamento dei dati, che rendono possibile la processazione delle entità informative (Marchesini, 2008). In altre parole, consentono di fare un lavoro sull’input, in modo tale da rendere il report fruibile, ossia coerente al bisogno di conoscenza e quindi di orientamento del soggetto (Marchesini, 2007). Per valutare la struttura di un problema sono necessarie più funzioni logiche. Le diverse funzioni logiche permettono al soggetto di orientarsi nella complessità della realtà esterna operando salienze, creando relazioni di causa- effetto, costruendo insiemi o enfatizzando differenze (Marchesini, 2008). E’ sbagliato cercare una corrispondenza tra la performance finale della mente e la singola funzione cognitiva, giacché quest’ultima è solo una delle diverse operazioni che in sequenza o in gerarchia compongono un’attività cognitiva; essa, infatti, necessita di appoggiarsi in modo composizionale ad altre componenti mentali (rappresentazioni, metacomponenti, motivazioni ed emozioni) (Marchesini, 2007).

Si riportano, di seguito, alcuni esempi di funzioni cognitive:

- Addizione: aggiunta di nuovi dati non presenti nel proprio repertorio al fine di completarlo nelle parti mancanti e renderlo significativo (Marchesini, 2008).

- Ricorrenza: estrazione di caratteri comuni a diverse situazioni, tali caratteri ricorrenti rendono un ente riconoscibile al di là dei cambiamenti. Ciò consente al soggetto di muoversi in uno spazio che, anche se muta continuamente, presenta comunque degli elementi che mantengono delle regolarità e che pertanto fungono

da punti di riferimento (Marchesini, 2008).

- Generalizzazione: riconoscere un ente nella sua globalità e mantenere fisso il suo significato nonostante esso possa manifestarsi in modo differente e con molteplici sfumature; permette, quindi, di traslare dei repertori comportamentali anche insituazioni nuove (Marchesini, 2008).

- Focalizzazione: selezionare determinati elementi su cui concentrarsi, offuscando tutto il resto, in modo da semplificare la realtà esterna e risparmiare le proprie risorse cognitive. Le attività cognitive che si basano sulla scelta chiedono al soggetto di focalizzarsi su attributi specifici e in seguito di manipolarli per somiglianza o differenza (discriminazione), per classificazione (categorizzazione) oppure per astrazione prototipica (concettualizzazione). Focalizzare significa ridurre la sovrapposizione di più report, eliminando quelli non importanti (Marchesini, 2008).

- Salienza: estrazione di un ente da un complesso anche in assenza di differenze significative, enfatizzandolo. In altre parole, consiste nel far emergere un report

mediante un processo di magnificazione di un suo carattere. Esistono salienze di ordine filogenetico per esempio, i cosiddetti segnali-chiave e salienze che si sviluppano durante il processo ontogenetico (Marchesini, 2008).

- Pertinenza: mettere in relazione un ente con un particolare bisogno o stato del

soggetto. Attraverso tale funzione il report viene investito di una certa soggettività (Marchesini, 2008).

- Categorizzazione: definire dei contenitori su base funzionale, all’interno dei quali inserire enti che possono anche non presentare alcun attributo in comune, ma che hanno comunque lo stesso valore per il soggetto (Marchesini, 2008). Ne consegue che l’animale consideri stimoli distinti come equivalenti, rispondendo sulla basedella loro categoria di appartenenza piuttosto che delle loro caratteristiche specifiche. In particolare, la capacità di classificare gli stimoli sulla base delle loro proprietà fisiche può avere una grande importanza dal punto di vista adattativo perché consente di organizzare una grande varietà di stimoli riducendo la complessità e la variabilità dell’ambiente fisico e sociale. Studi recenti dimostrano che diverse specie animali hanno la capacità di classificare e raggruppare stimoli complessi anche sulla base di concetti astratti (Poli e Prato Prevede, 1994). - Discriminazione o distinzione: individuare le differenze esistenti tra enti molto simili tra loro, in modo tale da manifestare una risposta diversificata per ciascuno di essi. Si dice che la distinzione sia il processo inverso alla categorizzazione: se, nel caso della funzione categoriale si attribuiscono medesime risposte a report differenti, nel caso della distinzione si esprimono risposte differenti a

report simili (Marchesini, 2008). Ricerche di laboratorio dimostrano che gli animali sono in

grado di discriminare in modo efficiente tra stimoli complessi sia visivi sia uditivi (Poli e Prato Prevede, 1994).

- Concettualizzazione: capacità di costruirsi delle rappresentazioni prototipiche di entità. Ciò consente di riconoscere un ente sulla base della riconducibilità al prototipo: per esempio, un cane ha un prototipo di palla, pertanto riesce a riconoscere tutte le palle indipendentemente dalla loro dimensione, colore, consistenza, etc. La definizione di entità concettuali può essere fatta sulla base di requisiti necessari e sufficienti (appartenenza piena o non appartenenza) o per somiglianza al prototipo. Attraverso l’astrazione concettuale è, peraltro, possibile costruirsi nuovo concetti, per esempio attraverso assemblaggio di più entità concettuale e quindi di dare una risposta di competenza, anche se non è detto che risulti adeguata, a entità esterne che si presentano per la prima volta (Marchesini, 2008). E’ stato dimostrato sperimentalmente che gli animali non sono solo in grado di acquisire concetti percettivi visivi, ma anche di formare concetti astratti e apprendere relazioni astratte tra stimoli ed eventi (Poli e Prato Previde, 1994). In particolare, studi condotti sui piccioni e sui primati non umani, rivelano che questi animali comprendono bene il concetto astratto di uguale/differente (Zentall e Hogan, 1976; Edwards et al., 1983; Wright et al., 1984; Zentall et al., 1984; D’Amato et al., 1985; Oden et al., 1990).

- Correlazione: mettere in relazione due report che si presentano in modo sincrono. È interessante osservare che la correlazione si oppone alla funzione di causazione, cioè quanto più un animale è abituato a un’esposizione sincronica di due report tanto più difficilmente egli, successivamente,

tenderà a legare i due report in relazione causale, anche nelle situazioni sfasate da un punto di vista diacronico (Marchesini, 2008).

- Opposizione: individuare un rapporto di esclusione tra due enti. Si realizza tra duesituazioni di cui una nega la presenza dell’altra. Già negli studi sul condizionamento classico si era osservato che se a uno stimolo neutro non si faceva mai seguire lo stimolo incondizionato, il primo non rimaneva affatto neutro, ma diveniva uno stimolo condizionato negativamente: come a significare che quello stimolo era la negazione di quello stimolo incondizionato (Marchesini, 2008).

- Previsione: si basa su un debole scarto diacronico tra due eventi collegati, tale per cui l’evento che precede assume un significato previsionale rispetto all’evento che lo segue (Marchesini, 2008). - Causazione: individuare un nesso causale tra due enti. In genere, gli animali tendono a dare un’attribuzione causale alle correlazioni diacroniche, soprattutto se il lasso di tempo tra la prima variabile e la seconda è debole (Marchesini, 2008).

- Congiunzione: mettere insieme diversi enti attraverso modalità di ordine temporale, spaziale, assimilativo e affiliativo, per realizzare una terza entità. In altre parole, più enti si strutturano in un complesso che ha un significato nella misura in cui è compreso nella sua interezza (Marchesini, 2008).

- Permanenza: capacità di mantenere un report attivo anche quando questo non è accessibile direttamente nella realtà. Ne è un esempio il predatore che insegue un report/preda in una foresta (Marchesini, 2008).