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Le metacomponenti sovraintendono a più processi elaborativi. Esse sono:

3.10.1 La memoria

La memoria è il codice segreto che tiene insieme gli infiniti frammenti delle esperienze di vita e dei ricordi che hanno partecipato alla costituzione della nostra identità personale (Rose, 1994; Cestari e Brambilla, 2001; Laroche, 2002; Ghirardi e Casadio, 2002).

Negli animali si può parlare di memoria quando si evidenzia una stretta correlazione tra il comportamento osservato in una data situazione e le esperienze precedenti di quel soggetto. Se gli eventi passati non influenzassero almeno in minima parte quelli presenti, un individuo si comporterebbe sempre allo stesso modo di fronte alla medesima situazione (Poli e Prato Previde, 1994).

E’ importante sottolineare il legame esistente tra memoria e apprendimento: l'apprendimento è il processo grazie al quale si acquistano nuove informazioni relative al mondo che ci circonda, mentre la memoria è il processo che garantisce l'archiviazione di quelle informazioni. Nei processi di memorizzazione si possono distinguere almeno quattro fasi, indicate con i termini encoding (codifica), consolidation (consolidamento), storage (immagazzinamento) e retrieval (recupero). Il termine codifica si riferisce al processo iniziale di riconoscimento ed elaborazione dell'informazione appena appresa. Il termine consolidamento corrisponde al processo di trasformazione della memoria appresa in forma stabile. Il termine immagazzinamento riguarda i meccanismi, poco noti, di mantenimento dell'informazione appresa. Infine, il termine recupero è fondamentale per richiamare allo stato di coscienza l'informazione immagazzinata (Cestari e Brambilla, 2001). Nella fase di registrazione degli eventi, le componenti di una forma vengono associate in un ricordo se esse vengono percepite in modo più o meno simultaneo: certe forme possono evocare altre forme (Alkon, 1989).

James (1890) propose, per primo, l'esistenza nell'uomo di una memoria primaria e di una memoria secondaria. Solo dopo la metà degli anni cinquanta, numerose ricerche di neuropsicologia hanno fornito un supporto sperimentale all'intuizione di James, cioè che la memoria non è una entità unica, ma è frazionabile in memoria a breve termine e in memoria a lungo termine, in funzione del tempo di permanenza dell’informazione. La memoria a breve termine è associata alle prime fasi dell'apprendimento: nell'uomo permette di ricordare, per periodi di tempo brevi, quantità limitate di informazioni. Il contenuto della memoria a breve termine può avere due destini: essere dimenticato subito o avviato alla più durevole memoria a lungo termine se lo stimolo è ripetuto più volte o prolungato nel tempo. La memoria a lungo termine assicura il ricordo di quantità maggiori d'informazione per periodi di tempo molto lunghi, senza limiti ben definiti (anni o addirittura tutta la vita). Questo tipo di memoria è, a sua volta, scomponibile in due sistemi di base, la memoria

esplicita o dichiarativa e la memoria implicita o non dichiarativa. Quando si acquisisce un'esperienza e la si ripete ulteriormente, la memoria implicita facilita la prestazione senza che sia necessario fare appello ad un ricordo cosciente (Laroche, 2002). Questa memoria si esprime, normalmente, tramite l'esecuzione di determinati comportamenti che, una volta acquisiti, vengono realizzati in modo automatico. L'esempio di memoria implicita più noto è quello associato al cosiddetto condizionamento classico (o pavloviano). Garzia (2002) ritiene che gli animali possiedano un particolare tipo di memoria implicita, la memoria procedurale, la quale permette di immagazzinare abilità motorie e abitudini. Mammiferi più evoluti e in particolare l'uomo sono caratterizzati dalla memoria esplicita o dichiarativa, il solo sistema mnemonico accessibile alla coscienza, e hanno conservato notevoli capacità di memoria implicita (Squire e Kandel, 2002). La memoria spaziale, molto studiata nei mammiferi da laboratorio, è un esempio di memoria esplicita. L'animale che si sposta in un ambiente costruisce una mappa cognitiva che gli permette di rappresentare simultaneamente le relazioni spaziali tra i diversi punti. Questa mappa, che si forma grazie all'integrazione delle informazioni sensitive acquisite nel corso degli spostamenti, costituisce un quadro di riferimento nel quale sono localizzati gli oggetti, il soggetto stesso e ogni sito, occupato o meno (Mishkin e Appenzeller, 1987).

Tulving (1972) ha distinto la memoria esplicita in memoria semantica, vale a dire la memoria dei fatti o delle conoscenze generali, e in memoria episodica, o memoria degli avvenimenti, cioè una memoria che contiene elementi del passato individuale.

Un altro criterio di classificazione riconosce una memoria di lavoro e una memoria di riferimento (Poli e Prato Previde, 1994). La prima permette di conservare informazioni per un periodo di tempo limitato, sufficiente a portare a termine un determinato compito. In definitiva, la combinazione di consapevolezza, istante per istante, dei fatti e di recupero immediato di informazioni archiviate, costituisce la memoria di lavoro (Goldman-Rakic, 1992).

Le scimmie sono stati gli animali più impiegati nelle ricerche sulla natura della memoria di lavoro e la ricerca é stata compiuta con il "test di risposta ritardata". Nel test la scimmia viene sottoposta ad un breve stimolo visivo (ad esempio, vede due contenitori, uno dei quali presenta al suo interno del cibo) che poi viene nascosto ponendo una tenda davanti alla gabbia. Lo sperimentatore copre ambedue i contenitori con un cartoncino nero di uguale forma e grandezza. Dopo un ritardo di alcuni secondi, la scimmia sente un segnale sonoro (emesso dopo che la tenda di interposizione è stata tolta), e subito dopo, l'animale deve indicare la posizione nella quale é apparso lo stimolo. Se la sua risposta é corretta, la scimmia è autorizzata ad afferrare la ricompensa. La risposta esatta è quindi legata al ricordo di ciò che l'animale ha visto prima del ritardo ed è dipendente dalla memorizzazione a breve termine di informazioni di tipo visivo e spaziale (Goldman-Rakic, 1992). La memoria di riferimento, invece, contiene tutto ciò che l’animale conosce, vale a dire quello che ha appreso; pertanto trova analogie con la memoria a lungo termine (Poli e Prato Previde, 1994). Ci sono informazioni di importanza considerevole che vengono mantenute per tutta la vita e informazioni di importanza minore che possono essere dimenticate o perché non vengono richiamate da lungo tempo o per interferenza.

3.10.2 L’attivazione cognitiva

Riguarda la capacità della mente di mantenere una maggiore prontezza in tutte le aree cognitive, cioè esprime il grado di attenzione (attivazione cognitiva centrifuga, ossia capacità del soggetto di essere attivato verso il mondo) e concentrazione (attivazione cognitiva centripeta, ossia capacità di mobilitare le risorse di riflessione) del soggetto. E’ possibile lavorare sull’attenzione, facendo esercitare il soggetto su alcuni ambiti specifici:

- la curiosità esplorativa;

- il tempo dedicato all’esplorazione; - la prontezza della risposta;

- la difficoltà del processo esplorativo (Marchesini, 2008).

3.10.3 Le funzioni metacognitive

Indicano la capacità di riflettere sulle proprie dotazioni e di avere il controllo sui processi cognitivi. Esse comprendono:

- la meta-acquisizione: l’apprendere ad apprendere, cioè estrarre nuove competenze dall’esperienza;

- l’autocontrollo: blocco delle strutture elaborative o comportamentali, nonché la capacità di riuscire a contenere determinate emotività;

- la contro-intuizione: realizzazione di un processo opponendosi a ciò che verrebbe spontaneo compiere; ne è un esempio il “detour”, consistente nell’allontanarsi dal target per raggiungerlo; - la problematizzazione: visualizzazione di rischi e opportunità all’interno di una situazione dove tali riscontri non sono immediatamente evidenziabili;

- l’analisi: divisione di un problema complessivo in sotto-problemi (Marchesini, 2008).

3.10.4 Le funzioni implicitative

Esprimono la capacità di mettere in atto funzioni elaborative complesse e articolate senza doverle controllare nella sequenza e organizzazione delle singole parti (Marchesini, 2008).

3.10.5 Le funzioni di esplicitazione

Consistono nell’avere consapevolezza di particolari processi elaborativi. Si dice che un processo cognitivo è esplicito quando il soggetto è in grado di recuperarlo (struttura dichiarativa).

L’esplicitazione può essere suddivisa in diversi ambiti:

- la senzienza: avere consapevolezza della percezione, degli stati emozionali, degli stati algici); - l’intenzionalità: richiamare consapevolmente dei pensieri, esprimendo credenze e desideri; - l’autoconsapevolezza: avere coscienza di sé come entità;

- la consapevolezza proiettiva: l’attribuire ad altri soggetti uno stato mentale assegnando loro il proprio stato mentale;

- l’empatia: prendere in considerazione i pensieri altrui, riuscendo a comprendere che l’altro si trova in un diverso stato mentale rispetto al proprio) (Marchesini, 2008).