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Le rappresentazioni sono schemi precisi di elaborazione dei dati, ossia specificano i modi di processare i dati da parte delle funzioni cognitive. La rappresentazione è il modo in cui un input assume un valore di dato, vale a dire concorre nell’attivazione dello stato funzionale della mente (Marchesini, 2007).

Intuitivamente, una rappresentazione è uno stato del sistema nervoso che mostra una corrispondenza sistematica con un oggetto, un evento, un comportamento o una situazione del mondo esterno (Poli e Prato Previde, 1994).

Senza un correlato rappresentazionale nella mente di un individuo l’ente non cessa di esistere in sé, ma è come se non esistesse per quel soggetto (Marchesini, 2008). La funzione fondamentale delle rappresentazioni è, quindi, di fornire informazioni intorno a un aspetto del mondo esterno, in assenza di uno stimolo contingente (Poli e Prato Previde, 1994). In particolare, le rappresentazioni vengono postulate per spiegare il verificarsi di risposte che non sono sotto il controllo diretto degli stimoli esterni a un determinato istante (Terrace, 1984; Roitblat, 1987; Domjan, 1993). In definitiva, le rappresentazioni caratterizzano il tipo di relazione tra un soggetto e la realtà esterna, pertanto attraverso le rappresentazioni il soggetto si costruisce un secondo mondo interno (Marchesini, 2008); è come se l’insieme delle rappresentazioni desse luogo a una riproposizione soggettiva della

realtà (Marchesini, 2007). E’ opportuno sottolineare come le rappresentazioni non siano entità statiche: esse, infatti, si modificano continuamente a seconda delle esperienze (Marchesini, 2008). Le rappresentazioni non possono essere indagate osservando direttamente il soggetto, ma devono essere inferite dal comportamento (Poli e Prato Previde, 1994).

Cummins (1989), in riferimento alla natura e ai contenuti delle rappresentazioni mentali, sostiene che è possibile classificarle in quattro modelli interpretativi:

3.9.1 Rappresentazioni mentali basate sulla somiglianza

Esprime la concezione secondo cui tra mondo esterno e rappresentazione esista una stretta relazione di somiglianza: avere una rappresentazione mentale del mondo, quindi, significa avere in mente un modello somigliante alle cose e agli eventi che in esso accadono (Foglia, 2005).

Berkeley (2004) e Hume (2001) consideravano le rappresentazioni mentali come immagini; le immagini rappresentano le cose perché assomigliano ad esse e la rassomiglianza permette alle immagini di condividere gli aspetti relativi alle proprietà delle cose. Appare insostenibile pensare che i contenuti mentali abbiano le analoghe proprietà degli oggetti fisici a cui si riferiscono e per questo motivo è inaccettabile la teoria ingenua della somiglianza; d’altro canto, è lecito affermare che le proprietà degli oggetti fisici siano intercettate e codificate dalla mente in modo che in essa si possano distinguere rappresentazioni di oggetti differenti. In effetti, non tutte le rappresentazioni sono formulate sottoforma di immagini mentali, anche se si può dire che le immagini siano una forma specifica di rappresentazioni (Bianca, 2005). Le rappresentazioni intese come strutture figurative indicano, quindi, sistemi di rispecchiamento della realtà in cui si trova il soggetto sulla base di un preciso canone di fruizione, ossia ripropongono il mondo esterno attraverso un rimodellamento funzionale che consente al soggetto di orientarsi nel mondo sulla base di continue operazioni di semplificazione, senza dover fare un resoconto completo delle caratteristiche, ma limitandosi a tracciarne una forma riconoscibile o una struttura mappale. Questa facoltà permette all’individuo di riproporre mentalmente un oggetto, attraverso tratti essenziali, così da poter riconoscere gli enti per sommi capi o mantenere in testa un ente/target anche in sua assenza (Marchesini, 2008).

3.9.2 Rappresentazioni mentali basata sulla covarianza

La geometria, ad esempio, permette di raffigurare oggetti nello spazio tramite equazioni che non somigliano ai fenomeni empirici e le discipline matematiche in genere impiegano simboli e operazioni per rappresentare il mondo senza, per questo, concludere che le strutture di dati siano immagini analoghe di ciò cui rinviano. Il ricorso ai simboli per specificare la natura delle rappresentazioni mentali consente di dirimere la questione relativa all’incompatibilità strutturale che esiste tra gli oggetti del mondo fisico e le idee ad esso somiglianti, cioè, di comprendere la diversità tra la struttura di un oggetto e quella della rappresentazione riferita ad esso. Inoltre, il ricorso ai

simboli anziché alle immagini permette, da un lato, di ovviare al problema dell’astrazione, dall’altro, di superare la teoria che afferma la necessità che la rappresentazione si renda simile alla cosa percepita per vantare una valenza conoscitiva. Grazie ai simboli, le rappresentazioni non corrispondono più ad una mera fotografia degli oggetti, assomigliano piuttosto a computazioni, ad elaborazioni ed equazioni che traducono in linguaggio matematico ciò che accade nel mondo fisico (Foglia, 2005). In altri termini, le rappresentazioni diventano sistemi di denotazione della realtà che consentono di ricondurre la variabilità degli enti repertoriali in prototipi, segni, concetti da utilizzare in modo astratto e congiuntivo. La natura astrattiva delle rappresentazioni trasforma i report in materiale sottoponibile a continui processi di scomposizione e ricomposizione (Marchesini, 2008).

3.9.3 La rappresentazione fondata sul ruolo di adattamento

La rappresentazione mentale risponde, a suo modo, al compito di anticipare gli eventi, progettare e pianificare i comportamenti per assicurare un vantaggio competitivo. Questa prospettiva, infatti, identifica un contenuto mentale col suo valore adattativo e, in tal senso, permette di rispondere ai quesiti che si interrogano sulla funzione delle rappresentazioni come risposta al soddisfacimento di scopi e bisogni biologici (Foglia, 2005). La ragion d’essere di una rappresentazione dipende, allora, dalla funzione che è chiamata a svolgere per l’individuo e la specie, dal ruolo adattativo e dalla capacità di garantire materiale utile allo sviluppo della conoscenza biologica (Bianca, 2005). Le rappresentazioni vanno a costituire dei repertori di referenza che il soggetto utilizza in diverso modo per realizzare i propri bisogni, assicurandone in tal modo la sopravvivenza. Gli enti, quindi, acquisiscono un valore nella misura in cui diventano funzionali, ossia strumenti utili per il soggetto (Marchesini, 2008).

3.9.4 La rappresentazione basata sul ruolo funzionale

La rappresentazione appare come il risultato di un’operazione interna al soggetto cosciente. Tale struttura di dati, elaborata dal software interno, non solo non assomiglia alle informazioni che provengono dall’ambiente, ma i processi computazionali a cui si sottopone per diventare cognizione e successivamente condizione per agire la rendono più simile ad un programma che ad un’immagine mentale. La rappresentazione è un’operazione neuro-mentale, cioè un’operazione che ha la probabilità di innescare l’attivazione di un numero n di reti neuronali collegate a catena (Foglia, 2005). Le rappresentazioni sono, pertanto, ponti di intersezione tra lo stato mentale e l’espressione comportamentale. In altre parole, se il comportamento è frutto di un particolare stato funzionale della mente, la strada attraverso cui si accede a tale stato è costituita proprio dalle rappresentazioni. A loro volta queste rappresentazioni possono essere attivate da diverse strade elaborative, per esempio da un’operazione estrattiva nella percezione o da un’elaborazione interna di ordine riflessivo, cosicché non esiste una relazione diretta tra stato funzionale della mente e stato specifico della situazione in cui si trova il soggetto. Uno stesso stato della mente può tradursi in una

molteplicità di esiti comportamentali o, viceversa, lo stesso comportamento può derivare da diversi stati della mente. Le rappresentazioni, quindi, creano un margine di flessibilità tra input e output: il medesimo input può dar luogo a diversi output e il medesimo output può seguire a diversi input (Marchesini, 2008).

3.9.5 Le rappresentazioni nel cane

In definitiva, possiamo concludere dicendo che le rappresentazioni sono schemi mentali utilizzati dal soggetto per interpretare le relazioni con il modo esterno e dare risposte specifiche e adeguate. Questo non significa che le rappresentazioni che un individuo possiede per ambiti specifici siano sempre corrette e pongano il soggetto nella situazione migliore per relazionarsi e adattarsi alla realtà esterna. Talvolta, pertanto, una rappresentazione o un insieme di esse, non solo risultano inadeguate, ma addirittura provocano alterazioni nell’equilibrio di quel soggetto con l’ambiente circostante. Questa condizione viene amplificata quando il soggetto si trova a cambiare in modo repentino il proprio ambiente di vita o quando non vi è adeguatezza tra retaggio filogenetico e dimensione ontogenetica, come, per esempio, nel caso di un cucciolo tolto prematuramente dalla cucciolata (Marchesini, 2007).

Il cane, quindi, possiede particolari categorie di rappresentazioni specie-specifiche, tra queste figurano le rappresentazioni:

- percettive: modalità funzionali dell’organizzazione della conoscenza sensibile del mondo, mediante l’uso di organi sensoriali, intesi come trasduttori che recepiscono informazioni successivamente elaborate (Foglia, 2005).

- cinestesiche: schemi coreografici di movimento e di postura (Marchesini, 2007); - somestesiche: immagini del proprio corpo (Marchesini, 2007);

- mappali: modalità di muoversi nel mondo attraverso punti di riferimento e coordinate spaziali (Marchesini, 2007). Esistono differenze significative tra le diverse specie animali nel modo di costruirsi una struttura mappale del mondo. I roditori, per esempio, utilizzano le coordinate spaziali destra, sinistra, avanti, indietro, etc., cosicché sono in grado di percorrere un labirinto anche senza l’ausilio di segnali di riferimento, al contrario delle api che, invece, definiscono il proprio posizionamento e si muovono affidandosi a opportuni punti di riferimento (Marchesini, 2008); - orientative: possibili target di tropismo comportamentale, o segnali-chiave (Marchesini, 2007); - solutive: modalità operative per affrontare situazioni/problema (Marchesini, 2007);

- comunicative: modalità dotate di precisi significati che vengono utilizzate nel rapporto sociale (Marchesini, 2007);

- sociali: modi specifici di stare all’interno delle relazioni di specie, di costruire i rapporti affiliativi e di interpretare il gruppo sulla base di differenze di genere, di ruolo e di rango (Marchesini, 2007); - del sé: immagine che il soggetto ha di sé stesso, basata sulla sua propria interpretazione (Marchesini, 2007).