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II. HONG KONG DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA DICHIARAZIONE

5. L’amministrazione MacLehose (1971-1982)

Fino ai primi anni Cinquanta, il governo coloniale aveva mantenuto una politica di non intervento nel rispondere ai bisogni della popolazione e garantirle un’abitazione. Si riteneva, infatti, che una decisione in questo ambito avrebbe incoraggiato l’immigrazione dalla Cina. Questa visione era stata portata avanti fino a quando il disastroso incendio di Shek Kip Mei nel 1953 non aveva costretto il governo Grantham a cambiare rotta. La politica abitativa venne introdotta allora. Nonostante questo piccolo cambiamento, il governo di Hong Kong continuò a rimanere sulla linea di una “positive non-intervention

policy”. Anche i governatori Robert Black (1958-1964) e David Trench (1964-1971)

mantennero la stessa linea del loro predecessore.

«Loro non volevano impegnare il governo con una politica formale, in quanto desiderosi di tenere l’impegno del governo limitato a ciò che poteva prudentemente permettersi. Dato lo stato di Hong Kong di colonia della Corona, qualsiasi programma di welfare che poteva porre un fardello insostenibile sul tesoro della colonia avrebbe messo a rischio l’indipendenza finanziaria di Hong Kong da Londra»198.

L’autore di questa politica di non intervento fu John Cowperthwaite, segretario finanziario in quegli anni.

«[…] Cowperthwaite credeva che fosse meglio lasciare l’economia agli uomini d’affari e che il governo dovesse intervenire il meno possibile. Tuttavia, lui sentiva che il governo avesse un obbligo nel garantire opere pubbliche, educazione pubblica, assistenza medica e abitazioni a coloro che ne avessero davvero bisogno»199.

Quindi, fino agli anni Settanta, il governo di Hong Kong non aveva dato particolare attenzione all’assistenza sociale. E, solo in seguito alle proteste del 1967, con la retorica anti-imperialista che le aveva caratterizzate, era diventata chiara ai funzionari britannici la necessità di migliorare le condizioni sociali per poter conservare il dominio sulla colonia.

Nel 1971, il governatorato di Hong Kong venne affidato a Murray MacLehose. Il nuovo governatore era stato console a Hankou e ambasciatore a Saigon e Copenaghen, mentre nei primi anni Sessanta era stato consigliere politico del governatore Black. Elsie Elliot lo definiva diverso dai suoi predecessori, poiché aveva intrapreso la carriera

198 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 205.

199 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

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diplomatica e non era un funzionario coloniale come gli altri, ai quali non importava dei diritti della gente locale e della colonia che amministravano200.

«MacLehose provò in tutti i modi a dare un’immagine non coloniale – andando a piedi verso le camere del Consiglio Legislativo dal Palazzo del Governo piuttosto che prendere la limousine del governatore, incontrando e parlando con i comuni cittadini, indossando camice a maniche corte e collo aperto mentre passeggiava nei quartieri vicini»201.

Al contrario dei suoi predecessori, il nuovo governatore era maggiormente interessato al sociale, purché i cambiamenti fossero economicamente realizzabili. Le riforme sociali da lui introdotte comprendevano una più grande attenzione alle disuguaglianze, nuovi programmi per la costruzione di abitazioni popolari, l’istruzione obbligatoria e gratuita per nove anni e un più largo supporto governativo nell’assistenza medica e sociale202. Il governatore MacLehose rappresentava di certo una novità, tuttavia, molte delle sue riforme erano state ideate sotto il governo Trench, in risposta alle proteste del 1966-1967203.

La politica abitativa fu motivo di orgoglio del governo di MacLehose. Con il “Ten Years Housing Scheme” esso riuscì ad accelerare la costruzione di abitazioni popolari, passando dalle 14.000 case l’anno del 1977 alle 71.000 l’anno del 1981. Nel 1983, più del 40 percento della popolazione di Hong Kong viveva in case popolari. Vennero costruiti anche complessi di nuove città o città satellite nei Nuovi Territori. Questi nuovi complessi dovevano essere composti non solo dalle abitazioni, ma anche da scuole, negozi, ristoranti, aree ricreative e fabbriche.

Anche il sistema dei trasporti subì un enorme sviluppo con la realizzazione della “Mass Transit Railway” (MTR). Il progetto del 1967, e inaugurato nel 1979, migliorò il collegamento tra l’isola di Hong Kong, Kowloon e i Nuovi Territori, attraverso un sistema composto sia da trasporto ferroviario pesante che da metropolitana leggera.

Più delle altre riforme, però, ciò che rese noto il governatore MacLehose fu la lotta alla corruzione. Combattere questa problematica era centrale per stabilire la credibilità

200 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 161, cita Tu, Elsie, Colonial Hong Kong in the Eyes of Elsie Tu, Hong Kong University Press, Hong Kong 2003, p. 120.

201 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 161.

202 Cfr. Dapiran, Anthony, City of Protest: A Recent History of Dissent in Hong Kong, Penguin Group,

Australia 2017, p. 16.

203 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

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del governo, specialmente dopo lo scandalo nato dal coinvolgimento di un sovrintendente capo della polizia, Peter Godber. L’uomo aveva accumulato più di 4 milioni di dollari di Hong Kong e, una volta scoperto, era fuggito all’estero per evitare le indagini. La sua fuga spinse la comunità all’indignazione e ad alcune proteste. Il governo coloniale rispose stabilendo un’inchiesta giudiziaria che portò all’istituzione dell’“Independent Commission Against Corruption” (ICAC). Nella comunità cinese locale sussisteva l’idea che il governo coloniale fosse interamente corrotto e che avrebbe, secondo una descrizione locale, “swat the flies, not catch the tigers”204. Nonostante l’iniziale cinismo da parte della comunità, nel 1975, l’ICAC ebbe successo nell’estradare Godber, dimostrando la determinazione del governo205.

Durante gli undici anni del suo governatorato, MacLehose promosse, quindi, diverse iniziative, realizzate, per di più, con grande rapidità. In un’intervista andata in onda il 9 giugno 1997, la reporter Susan Yu chiese all’ex governatore cosa ne pensasse del soprannome, “Murray in hurry”, che gli era stato dato. Lui rispose:

«Hong Kong should hurry up in some ways. It would have been very bad for its

international credit and for the people of Hong Kong, if a lot of things were not improved, within the financial limitation that obviously existed. So the thing was to get on with what we could do as quickly as we could. […] So, yes, I was in hurry»206.

L’amministrazione MacLehose si trovò a operare in un periodo di grande crescita economica:

«Alla fine degli anni Sessanta, Hong Kong aveva tutti gli ingredienti per un’economia di successo: una forte rete commerciale e una solida base industriale, un sistema di banche internazionale moderno, buoni servizi pubblici e una manodopera relativamente istruita. La sua cospicua popolazione, incrementata dal numero di immigranti dalla Cina, significava più produttori e consumatori»207.

Con lo sviluppo del sistema bancario e soprattutto con l’abolizione, nel 1978, di una moratoria sulle nuove licenze bancarie introdotta nel 1965, il risultato fu l’apertura di banche straniere e internazionali e delle principali banche d’affari internazionali. La loro presenza fece di Hong Kong un polo di attrazione per altri settori riguardanti gli affari, come partenariati di diritto internazionale, e imprese di consulenza. «Questi furono

204 Cfr. Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 204.

205 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 174.

206 Intervista integrale disponibile su YouTube: https://www.youtube.com/watch?v=hy71Dw0inrg 207 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

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essenziali per il successo di Hong Kong nel trasformarsi in un centro di riferimento finanziario moderno e internazionale»208.

L’economia locale beneficiò anche dei cospicui investimenti nell’istruzione. Negli anni Settanta la maggioranza dei lavoratori era diplomata o laureata negli istituti di formazione superiore e nelle università locali.

Di grande supporto all’espansione economica fu la normalizzazione delle relazioni tra la Gran Bretagna e la RPC, ma anche l’allentamento delle tensioni tra quest’ultima e gli USA. Contribuì a tutto ciò anche l’abolizione, nel 1971, dell’embargo imposto dagli USA alla Cina durante la Guerra Fredda. Poi, la scelta della Cina di avviare una politica di apertura la portò a giocare un ruolo maggiore nell’economia della colonia britannica. «Mentre nel 1972 gli Stati Uniti e la Gran Bretagna erano il primo e secondo mercato più importante di Hong Kong, al 1986 la Cina era diventata il suo secondo mercato più grande»209, portando la Gran Bretagna al quarto posto.

«Hong Kong ebbe successo nel trasformarsi in principale centro finanziario maggiormente per via dell’impegno del settore privato, anche se il governo effettivamente adottò una politica per incoraggiare questo sviluppo. Sostanzialmente in linea con i decenni precedenti, il governo ebbe un ruolo positivo. Fece ciò senza dare incentivi per predisporre uffici alle banche straniere, aziende di consulenza gestionale, di contabili e studi legali internazionali. Contribuì fornendo un quadro normativo adeguato, un’amministrazione efficiente, una politica economica trasparente e coerente e un ambiente a basso prelievo fiscale. Aiutarono a rendere Hong Kong un centro attraente per le multinazionali impegnate nell’assistenza finanziaria e aziendale in modo da collocare la loro sede centrale regionale là o almeno aprire un ufficio. Il desiderio del governo di vedere Hong Kong svilupparsi nel principale centro finanziario non avrebbe funzionato se Hong Kong non avesse avuto il giusto contesto imprenditoriale e risorse umane»210.

Agli inizi degli anni Ottanta, Hong Kong costruì una nuova relazione con la Cina. L’isola procedette oltre l’essere unicamente il principale entrȇpot, in quanto supportò, insieme al commercio, diversi investimenti stranieri in RPC. A ciò aveva sicuramente contribuito anche la nuova posizione della Cina sulla scena internazionale211 e la riforma

208 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 175.

209 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 163.

210 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 176.

211 Giovanni Arrighi dice che le più grandi opportunità per la Cina di arricchirsi e rafforzarsi arrivarono con

la sua integrazione nel mercato regionale e globale negli anni Ottanta. E in tutto ciò furono cruciali l’apertura al commercio e agli investimenti stranieri, il cui successo aveva inaugurato una nuova fase del rinascimento dell’Est asiatico. Vd. Arrighi, Giovanni, Adam Smith in Beijing: Lineages of the Twenty-First

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economica voluta da Deng Xiaoping in quegli anni212. Gli investitori di Hong Kong furono tra i primi ad investire in Cina e, secondo Steve Tsang, furono tre le ragioni che permisero agli imprenditori di Hong Kong di avere successo: la prima è legata al fatto che, nonostante i primi investimenti di alcuni investitori si rivelarono fallimentari, questo non rappresentò un deterrente per gli altri che seguirono. Il successo degli ultimi aveva attratto più attenzione rispetto agli investimenti fallimentari dei primi, incoraggiando molti a investire sul territorio cinese. «Il futuro successo degli imprenditori di Hong Kong era costruito sulle esperienze dei fallimenti dei pionieri»213. La seconda ragione è che c’erano condizioni adeguate e complementari a Hong Kong e nel Guangdong per la produzione industriale. I costi di produzione a Hong Kong erano elevati a causa del boom economico degli anni Settanta-Ottanta, mentre la riforma economica di Deng Xiaoping aveva migliorato l’ambiente imprenditoriale nel Guangdong, dove la popolazione locale era desiderosa di imparare dalla colonia. In questo contesto, gli industriali di Hong Kong potevano tagliare le spese ricollocando la produzione nel Guangdong. La terza ragione è strettamente legata alla seconda, ossia la capacità degli imprenditori di ottenere il massimo dalle condizioni complementari e di minimizzare, allo stesso tempo, gli effetti del sistema burocratico cinese nel frenare la produzione. Gli imprenditori di Hong Kong erano pronti a tutto per portare avanti le fabbriche e rispondere alle richieste dei compratori. La collaborazione tra Hong Kong e la RPC in questo campo era resa più semplice dal fatto che condividessero la lingua, così come dalla costruzione della linea ferroviaria tra Hong Kong e Canton nel 1979214.

In conclusione, l’economia di Hong Kong conobbe uno sviluppo vertiginoso negli anni Settanta. A questo contribuì il nuovo rapporto con la Cina e, in particolare, con la provincia del Guangdong, diventata la principale destinazione degli investimenti della colonia. Hong Kong si trovava ad essere sempre più unita alla RPC, legame rafforzato anche dall’Accordo Sino-Britannico del 1984 riguardante il futuro dell’isola.

212 Deng Xiaoping era stato un seguace di Mao e divenne leader de facto della RPC tra il 1978 e il 1982.

Fautore di una politica di apertura, sotto la sua direzione la Cina conobbe un miglioramento decisivo nei rapporti con l’Occidente. Deng viaggiò all’estero e incontrò diversi leader occidentali, tra cui il Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter nel 1979.

213 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 177.

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