II. HONG KONG DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA DICHIARAZIONE
2. La Rivoluzione del 1949
Il 1° ottobre 1949, Mao Zedong fondò la Repubblica Popolare Cinese. Questo fu il risultato della Rivoluzione iniziata nel 1946, ma che trovò le sue radici nella guerra civile tra il Guomindang, il Partito Nazionalista guidato da Chiang Kai-shek, e il Partito Comunista guidato da Mao126. La Gran Bretagna e Hong Kong reagirono alla fondazione della RPC con un misto di preoccupazione e sollievo; alla fine la maggior parte dei cinesi a Hong Kong fu contenta della conclusione di una guerra civile che andava avanti dal 1927127. Il governo britannico riconobbe il nuovo regime il 6 gennaio 1950, quindi, «nel
124 Ivi p. 134 125 Ibid.
126 Dopo la fondazione della RPC, Chiang Kai-shek e i suoi seguaci si ritirarono sull’Isola di Taiwan, dove
rifondarono la Repubblica Cinese.
127 Il 12 aprile del 1927 ci fu il massacro di Shanghai: l’evento scatenante della guerra civile e della
separazione tra Nazionalisti e Comunisti. I due partiti inizialmente si erano alleati con l’obiettivo di unificare la Cina e combattere contro i “signori della guerra” (capi militari dell’Armata del Nord o Beiyang, nata sotto la dinastia Qing, che controllavano di fatto vaste regioni del territorio cinese), ma mentre Sun Yat-sen e il suo successore dal 1925 Wang Jingwei erano favorevoli alla collaborazione con i comunisti, Chiang Kai-shek era contrario. Si creò quindi una divisione all’interno dello stesso Guomindang. Chiang, che aveva un certo seguito, decise di portare avanti il suo piano di unificazione da solo. Successe che, prima dell’arrivo di Chiang a Shanghai, i comunisti organizzarono una rivolta operaia per opporsi ai signori della
35
bene o nel male, la Cina aveva un governo comunista e questo ora gestiva la questione di Hong Kong»128.
Il governo comunista non sembrò una minaccia per gli interessi britannici in Cina, né mai mostrò interesse nel recuperare Hong Kong. Lo stesso Mao definì l’isola una terra desolata e, in un’intervista del 1946 con un giornalista britannico, affermò che la Cina aveva troppi problemi di cui occuparsi per chiedere la restituzione di Hong Kong, aggiungendo:
«Non sono interessato ad Hong Kong; il Partito Comunista non è interessato ad Hong Kong; non è mai stato oggetto di discussione tra noi. Forse da qui a dieci, venti o trenta anni potremmo chiedere una discussione riguardo la sua restituzione, ma la mia propensione è che finché i vostri ufficiali non maltratteranno i cittadini cinesi a Hong Kong, e finché i cinesi non verranno trattati come inferiori agli altri in materia di tasse e di voce nel governo, io non sarò interessato a Hong Kong, e certamente non permetterò che diventi un osso di contesa tra il vostro e il mio paese»129.
Non mancarono comunque delle tensioni nelle relazioni sino-britanniche nei mesi precedenti alla vittoria di Mao Zedong. Nell’aprile del 1949, una fregata britannica, la HMS Amethyst, che navigava sul fiume Yangtze per una missione di routine, venne bombardata dai comunisti, i quali si preparavano ad attaccare le forze del Guomindang a sud del fiume. La nave riuscì a scappare verso Hong Kong solo il 31 luglio. I membri dell’equipaggio vennero accolti come eroi, ma l’incidente ebbe un grosso impatto sull’opinione pubblica in Gran Bretagna: fu un’umiliazione per la Royal Navy e per il Paese. Il governo britannico cercò di calmare le critiche rinforzando la guarnigione di Hong Kong, mentre quello coloniale inasprì i controlli sui comunisti locali e passò una legge sulla pubblica sicurezza. Questa diede al governo ampi poteri di censura e istituì misure come carte d’identificazione per i residenti e più potere alla polizia di cercare, arrestare e deportare i sospetti.
Nonostante questi avvenimenti, Mao continuò ad affermare che non avrebbe “infastidito” la colonia, anche perché «l’enclave britannico»130 era prezioso per i
comunisti. Quando, durante la guerra civile, il Partito non poté operare nel sud della Cina, esso stabilì nell’isola il Central Hong Kong Bureau, mantenendolo anche dopo la fine del
guerra locali, riuscendo nell’impresa e costituendo una municipalità provvisoria (marzo 1927). Giunta a Shanghai, l’ala nazionalista al seguito di Chiang, in breve tempo, disarmò le milizie operaie e arrestò i quadri comunisti. Tutti i tentativi di resistenza furono inutili, in centinaia, tra operai e sindacalisti comunisti, furono trucidati.
128 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 152. 129 Ivi p. 153.
36
conflitto civile con il nome di Central South China Bureau. Mao, dopo la fondazione della RPC, rassicurò i britannici diverse volte sulla sua politica verso Hong Kong. Come ha affermato Steve Tsang: «Hong Kong occupied an unusual place in Chinese Communist
calculations, as it was at the same time a foreign policy and a domestic policy issue»131. Pechino non aveva dimenticato i Trattati Ineguali, ancora considerati nulli e sui quali si basava lo status di Hong Kong; per questo si trattava di una questione di politica interna cinese che sarebbe stata risolta con il tempo attraverso la diplomazia. Per quanto riguarda invece la politica estera, Hong Kong era vista come un qualcosa «left behind by history» che poteva essere risolta attraverso il negoziato, una volta che ci fossero state le condizioni132. Inoltre, se i Comunisti avessero provato a fomentare un sentimento anticoloniale ad Hong Kong, sarebbero potute intervenire altre potenze, come le Nazioni Unite. «La colonia poteva essere di grande aiuto per la Cina, così come lo era stata per più di un secolo, come finestra sul mondo esterno»133.
I britannici vollero mantenere una relazione pacifica con il nuovo governo cinese, anche perché Hong Kong dipendeva dal favore della RPC, per non parlare dei rifornimenti di cibo e acqua che provenivano dalla Cina. Mentre il Ministero degli Esteri era preoccupato che con la vittoria dei comunisti stare ad Hong Kong sarebbe stato come «vivere sul bordo di un vulcano»134, il Governatore Grantham vide una situazione meno allarmante, sostenendo:
«The attitude of the Chinese authorities towards Hong Kong was a combination of
passive hostility with occasional outbursts of active unfriendliness: rather like a pot on the kitchen stove; the pot being Hong Kong. Normally the pot would be kept at the back of the stove gently simmering, but every now and then the cook - the Chinese government - would bring it to the front of the stove when it would boil fiercely. After a while he would move it to the back of the stove again. We never knew when the pot was going to be brought to the boil»135.
Hong Kong divenne ancora più importante per i comunisti nel 1950 con lo scoppio della Guerra in Corea e l’intensificazione della Guerra Fredda nell’est asiatico: fu infatti uno strumento fondamentale con cui «dividere i britannici dagli americani nelle loro
131 Ibid.
132 Cfr. Ibid. cita Renmin Ribao, 8 Marzo 1963.
133 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
2007, p. 136.
134 Ivi p. 137 cita Tang, James T. H., World War to Cold War: Hong Kong’s Future and Anglo-Chinese
Interactions, 1941–55, in Ming K. Chan, ed., Precarious Balance: Hong Kong between China and Britain, 1842–1992, Armonk, NY: Sharpe, 1994, p. 114.
135 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
2007, p. 137-138 cita Grantham, Alexander, Via Ports: From Hong Kong To Hong Kong, Hong Kong University Press, Hong Kong 1965, p. 179-80.
37
politiche per l’Asia Orientale»136. Questo sostenne anche il Primo Ministro cinese Zhou Enlai, il quale era convinto che Hong Kong avrebbe aiutato la RPC a superare gli embarghi che gli USA e le Nazioni Unite avevano imposto dopo l’inizio del conflitto in Corea: dall’isola venivano contrabbandati verso la Cina gas, kerosene e penicillina, oltre che le rimesse dei cinesi all’estero137. Tutte queste affermazioni erano riprese anche da Peng Zhen, membro del Politburo, il quale chiarì che sarebbe stato incauto occuparsi in maniera avventata del problema Hong Kong senza una preparazione adeguata e che prendere la città con la forza avrebbe causato problemi alla Cina nelle relazioni con gli altri Paesi. Era meglio quindi mantenere lo status quo138.
Dal 1948 la RPC continuava ad affermare che la questione Hong Kong si sarebbe sistemata attraverso il negoziato in un momento di sua scelta. Quando le relazioni sino- britanniche si regolarizzarono nel 1972, il Primo Ministro Zhou ribadì la posizione cinese ad un giornalista britannico e affermò inoltre che aveva in mente il 1997 come data appropriata per trovare un accordo139. Perché proprio il 1997? In quell’anno sarebbe
scaduta la concessione dei Nuovi Territori. Il Consiglio dei Ministri era consapevole che «senza questi territori Hong Kong sarebbe indifendibile»140 e il governo di allora avrebbe dovuto considerare anche lo status dell’Isola. «Il governo britannico si aspettava che i Comunisti sarebbero stati al potere per molto tempo e si era rassegnata a gestire la questione Hong Kong prima del 1997»141.
3. Gli anni Cinquanta: gli effetti della Guerra Fredda e della Guerra in Corea