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IV. DOPO IL 1997: HONG KONG IN CINA

3. Opposizione all’Art.23

Nonostante la promessa di un alto grado di autonomia fatta da Pechino a Hong Kong, il periodo tra il 1997 e i primi anni 2000 videro un intervento sottile del governo cinese in diverse questioni. Tra queste, c’era la preoccupazione, sia del governo della RPC che della nuova SAR, che Hong Kong diventasse la base di attività considerate sovversive. L’organizzazione semi-religiosa del Falun Gong rientrò in questa categoria. Il Falun Gong o Falun Dafa si autodefinisce una “pratica della coltivazione”, non una religione. La pratica consiste nell’elevare la mente e nel migliorare la salute fisica, unendo la meditazione buddista, la tecnica del Qigong cinese (esercizi di respirazione e movimento) e insegnamenti di verità, compassione e tolleranza. Essa venne fondata nel maggio del 1992 da Li Hongzhi. Tra il 1992 e il 1995, la pratica conobbe una grande diffusione in tutta la Cina. Inizialmente, anche il governo cinese e i media lodarono Li per aver “promosso la rettitudine nella società”339 attraverso il Falun Gong. Alla metà degli anni Sessanta, però, qualcosa cambiò: il governo cinese, in particolare Jiang Zemin, allora leader del PCC, avviò una campagna per eliminarne la pratica. Perché? Jiang voleva rafforzare la sua posizione nel paese, per cui il Falun Gong, che cresceva in popolarità a una velocità impressionate, era visto come una minaccia alla sua autorità e a quella del partito340. Il governo iniziò con il vietare la stampa e la circolazione della “Bibbia” del Falun Gong (“Zhuan falun”), per poi dare il via all’attacco mediatico sulla TV di stato. In seguito, si vietò la pratica nelle piazze e la polizia cominciò a perquisire le case dei membri del culto. L’obiettivo di Jiang era quello di provocare una reazione tra i membri del Falun Gong, in modo da poter intervenire con forza e dimostrare il suo potere, così come era accaduto con Deng Xiaoping per il massacro di Piazza Tiananmen del 1989.

338 Ivi p. 151.

339 Cfr. «Why China fears the Falun Gong», Daily News, 14 luglio 2014, disponibile al link:

https://www.dailynews.com/general-news/20140714/why-china-fears-the-falun-gong

340 La Cina ha una storia di ribellioni nate da leader religiosi, per esempio la Rivolta dei Taiping (1850-

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Jiang riuscì nel suo piano, il 25 Aprile 1999, 10.000 praticanti manifestarono pacificamente fuori dalle porte di Zhongnanhai, il complesso sorvegliato dove vive e lavora la maggior parte dell'élite al potere in Cina. Si trattò della manifestazione più grande dopo Tienanmen. La reazione fu immediata, Jiang comunicò al PCC la necessità di un intervento contro i membri del Falun Gong. Il 10 giugno 1999 venne creato il 610 Office, il nuovo organo aveva il compito di distruggere il culto e arrestarne i praticanti. Jiang Zemin era convinto di aver vinto e che il Falun Gong sarebbe sparito. Tuttavia, non aveva fatto i conti con la diffusione della pratica a livello mondiale e che le sue azioni gli sarebbero costate il prestigio internazionale. Tutt’oggi in Cina il Falun Gong è illegale, i pochi praticanti, rimasti nel paese, si nascondono. Un passo indietro del PCC e un’ammissione degli errori e dei crimini commessi contro i membri del Falun Gong, significherebbe probabilmente la fine del Partito Comunista stesso.

Secondo i dati forniti sul sito del Falun Gong, centinaia di migliaia sono state le persone arrestate, torturate e condannate ai campi di lavoro. Dal 2000 le morti confermate ufficialmente sono più di 4000. Secondo un articolo del Reuters del settembre 2019, Hamid Sabi, avvocato presso il China Tribunal341, ha comunicato al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che da anni la Cina preleva forzatamente gli organi dai prigionieri nei campi di lavoro. Ciò ha coinvolto centinaia di migliaia di vittime, principalmente praticanti del Falun Gong (anche gli Uighuri rientrano tra le vittime)342.

Data la posizione del governo di Pechino, nel 2001, il segretario alla sicurezza di Hong Kong, Regina Ip, dichiarò che il governo teneva d’occhio l’organizzazione. Nel 1999 il governo della RPC ne vietò la pratica sul territorio cinese, mentre a Hong Kong era ancora legale. Nel 2001 il Tung Che-hwa riprese la linea di Pechino definendo il Falun Gong una setta malvagia, per poi proporre una norma “anti-setta”. Data la reazione contraria dell’opinione pubblica e dei media locali, l’amministrazione decise di ritirare la proposta di legge.

Nel 2002, otto persone legate al culto del Falun Gong, che manifestavano pacificamente, vennero arrestate con l’accusa di aggressione e intralcio alla polizia. È in questo stesso periodo che Pechino insistette perché l’amministrazione Tung passasse il

341 Tribunale indipendente che si occupa indagare sul prelievo forzato di organi dai prigionieri in Cina. 342 Cfr. Batha, Emma, «U.N. urged to investigate organ harvesting in China», Reuters, 24 settembre 2019,

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disegno di legge sull’anti-sovversione, così come stipulato anche dall’Art. 23 della Basic Law. L’Art. 23 recita:

«The Hong Kong Special Administrative Region shall enact laws on its own to prohibit

any act of treason, secession, sedition, subversion against the Central People's Government, or theft of state secrets, to prohibit foreign political organizations or bodies from conducting political activities in the Region, and to prohibit political organizations or bodies of the Region from establishing ties with foreign political organizations or bodies»343.

La norma avrebbe permesso al governo di vietare qualsiasi organizzazione considerata illegale in Cina. Nonostante la città fosse nel bel mezzo di un’epidemia di SARS, la reazione dell’opinione pubblica non si fece attendere e il 1° luglio 2003, sesto anniversario della cessione, più di 500.000 persone marciarono in strada in opposizione alla norma anti-sovversione e contro il governo Tung. Fu «[…] la più grande dimostrazione pubblica nella storia della giovane HKSAR»344.

Anthony Dapiran, avvocato e scrittore residente a Hong Kong, ha riportato che la folla era in numero talmente elevato che molti dovettero aspettare diverse ore per il loro turno di marcia. Gli ultimi riuscirono ad arrivare alla destinazione finale, ossia davanti agli uffici governativi a Central, più di sei ore dopo l’inizio della marcia. Tung alla fine accettò di ritirare la proposta di legge, ma solo la parte che vietava le organizzazioni ritenute illegali dal governo della RPC; il resto doveva essere approvato. Le critiche continuarono ad arrivare, sia dai cittadini che dagli stessi sostenitori del governo, per cui, alla fine, a settembre Tung si arrese a ritirare la norma, mentre la Ip si dimise345.

L’impopolarità di Tung continuò a crescere. Il 1° luglio del 2004, la popolazione di Hong Kong tornò in strada a chiedere le dimissioni del capo dell’esecutivo, che finalmente si dimise nel marzo del 2005. Tung ufficialmente si ritirò per motivi di salute. Per molti, invece, il passo indietro prematuro del capo dell’esecutivo - mancavano due anni alla fine del suo mandato - dimostrava come la sua leadership fosse considerata fallimentare dallo stesso governo della RPC. Tung aveva perso l’appoggio dei suoi principali sostenitori a Pechino, come l’ex presidente Jiang Zemin, mentre il nuovo

343 Hong Kong Basic Law, Chapter II Relationship between the Central Authorities and the Hong Kong

Special Administrative Region, Articolo 23.

344 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 226.

345 Cfr. Dapiran, Anthony, City of Protest: A Recent History of Dissent in Hong Kong, Penguin Group,

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presidente Hu Jintao, davanti alle lamentele degli uomini d’affari sull’amministrazione di Hong Kong, non si sentì obbligato a conservarlo al potere346.

Tra le richieste dei manifestanti c’era anche la modifica della legge elettorale, in modo che il capo dell’esecutivo potesse essere eletto direttamente dalla popolazione di Hong Kong. Ovviamente, il governo cinese era contrario. Nessun genere di riforma, anche quella elettorale, poteva essere introdotto senza l’approvazione di Pechino, per il quale un’elezione diretta del capo dell’esecutivo o del LegCo violava la Basic Law. La sfiducia nei confronti del governo di Hong Kong e nelle sue capacità di gestire le relazioni con le autorità di Pechino era al livello più alto dal 1997.

A partire dal 2003, il 1° luglio di ogni anno, si sono tenute manifestazioni su larga scala. L’anniversario della cessione è diventata un’opportunità per la popolazione di Hong Kong di far sentire al governo la propria voce e dar sfogo all’insoddisfazione generale. L’essenza delle proteste risiede nella richiesta di maggiore democrazia, ma nel corso degli anni si sono aggiunte le più disparate rivendicazioni politiche e sociali.

«Una protesta tipo del 1° luglio accoglie stand in strada che promuovono libertà di stampa, libertà accademica, libertà di religione, diritti delle donne, diritti LGBTQ, diritti degli anziani, equità nella distribuzione delle abitazioni, varie cause ambientali (dal riciclo all’energia nucleare) e i diritti degli animali, dai buoi selvatici dell’isola di Lantau agli squali che muoiono perché le loro pinne possano essere messe sui tavoli dei banchetti nuziali di Hong Kong»347.

Il governo di Pechino, ovviamente, non si è mai mostrato contento delle manifestazioni. Esso riteneva che un intervento del governo orientato a migliorare l’economia di Hong Kong avrebbe risolto il malcontento della popolazione. A questo proposito venne introdotto, nel giugno 2003, il Closer Economic Partnership Agreement tra Hong Kong e la Cina continentale, in modo da incoraggiare gli affari e intensificare le attività transfrontaliere. Un’altra mossa fu lo schema del “turismo individuale”, che dava la possibilità ai turisti cinesi di visitare Hong Kong senza doversi unire ad un tour di gruppo. L’obiettivo era dare una mano al turismo dell’isola, duramente colpito dall’epidemia di SARS348.

346 Cfr Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 233.

347 Dapiran, Anthony, City of Protest: A Recent History of Dissent in Hong Kong, Penguin Group, Australia

2017, p. 47.

348 Cfr. Dapiran, Anthony, City of Protest: A Recent History of Dissent in Hong Kong, Penguin Group,

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Le manifestazioni del 2003 segnarono un punto di svolta nei metodi di protesta. Esse avevano incoraggiato l’azione di diversi gruppi della società civile, spinti a utilizzare le pratiche di protesta più disparate. Nel dicembre 2005 si tenne a Hong Kong la conferenza ministeriale dell’OMC. Questa aveva attratto un gran numero di manifestanti antiglobalizzazione provenienti da tutto il mondo, i quali vedevano l’OMC come una minaccia. Secondo il fotografo e attivista Birdy Chu, furono le proteste anti OMC del 2005 a spingere a modificare ulteriormente il modo di manifestare: «Prima di allora, la protesta non era nient’altro che slogan scanditi, striscioni, oggetti di scena bruciati, spettacoli di strada e petizioni»349. I manifestanti del 2005, invece, adottarono tecniche

diverse e più esuberanti, senza temere il confronto diretto con la polizia. Ispirati da queste proteste, i cittadini di Hong Kong iniziarono a integrare arte e spettacoli, in modo da attirare l’attenzione del pubblico e dei media. Il confronto con la polizia non veniva evitato, e così sarà anche nelle proteste degli anni seguenti.

Dopo le dimissioni di Tung, il ruolo di capo dell’esecutivo venne affidato a Donald Tsang, che era stato segretario capo350 con Tung. Tsang ottenne immediatamente l’appoggio dei magnati degli affari che avevano spinto per la rimozione di Tung. Naturalmente, anche con il nuovo capo dell’esecutivo la via verso le riforme democratiche restò lontana. I grandi industriali e imprenditori, così come i leader della RPC, si opponevano alle riforme: i primi per paura di nuove e più alte tasse, i secondi perché temevano che la democratizzazione di Hong Kong si sarebbe tradotta in una uguale richiesta nella Cina continentale. Tsang doveva impegnarsi a bilanciare il tutto, sia per non perdere i propri sostenitori, sia per provare la sua lealtà al governo di Pechino e, allo stesso tempo, per cercare di soddisfare anche la gente comune, stanca che le scelte sul futuro di Hong Kong fossero fatte dalle élites del governo e degli affari senza considerare la volontà popolare351.

Nel novembre 2005, Tsang comunicò la nomina di 153 cittadini, tra cui anche alcuni esponenti pro-democrazia, per entrare a far parte della Commission on Strategic Development, una commissione che studiava come sviluppare ed espandere le riforme

349 Dapiran, Anthony, City of Protest: A Recent History of Dissent in Hong Kong, Penguin Group, Australia

2017, p. 49, cita Birdy Chu, I Walk Therefore I Am: A Record of Hong Kong Demostration, Kubrick, Hong Kong 2013, p. 235.

350 La posizione è descritta nella Basic Law come “Administrative Secretary”. È la seconda carica più

importante dopo il capo dell’esecutivo. Esso è a capo del segretariato di governo e sorveglia l’amministrazione. Il segretario capo agisce come capo dell’esecutivo quando quest’ultimo è assente.

351 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

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democratiche nella HKSAR. Non mancarono in ogni caso commenti critici sulle azioni del capo dell’esecutivo. Molti si lamentavano del fatto che, nonostante si professasse interessato alla democratizzazione, Tsang continuava a mantenere l’abitudine del suo predecessore di nominare principalmente vecchi imprenditori e banchieri nel suo governo. Tsang, a sua volta, insisteva che Hong Kong non fosse pronta per la democrazia e che il processo di democratizzazione richiedesse tempo, oltre che l’approvazione di Pechino. Nel frattempo, la popolazione continuava a chiedere a gran voce l’elezione a suffragio universale del capo dell’esecutivo.

4. Joshua Wong e le proteste studentesche contro la riforma dell’istruzione