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III. HONG KONG DALLA BASIC LAW ALLA CESSIONE

4. La cessione

Nel dicembre 1996, il premier cinese Li Peng nominò Tung Che-hwa, un ex magnate delle spedizioni vicino a Pechino, come capo dell’esecutivo della SAR dopo la transizione. Mentre Patten era ancora governatore, Tung, agli inizi del 1997, procedette

296 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 200.

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con la nomina del Consiglio Esecutivo. L’obiettivo era creare un organo che possedesse una serie di requisiti: fornire un certo grado di continuità; riscuotere credibilità tra i cittadini di Hong Kong; e, soprattutto, rispettare gli interessi della RPC298. Per rispondere alla ricerca di continuità, Tung scelse due dei membri del Consiglio Esecutivo di Patten da inserire nel Consiglio Esecutivo della SAR. Per quanto riguarda la credibilità, la nomina di Sir Sze-yuen Chung come coordinatore del Consiglio Esecutivo della SAR doveva servire allo scopo. Chung era stato membro del Consiglio esecutivo per buona parte degli anni Ottanta, in particolare durante i negoziati per la Joint Declaration. La sua opposizione alle riforme di Patten gli aveva fatto guadagnare il sostegno della RPC. La Cina lo considerava un “patriota pentito”, sebbene Chung continuasse a mettere gli interessi di Hong Kong davanti a tutto. Per salvaguardare gli interessi della RPC, terzo punto dei requisiti ricercati, Tung permise alla mano invisibile della RPC di guidarlo299.

Tre degli undici membri del nuovo Consiglio Esecutivo, infatti, appartenevano al Partito Comunista Cinese.

Nella primavera del 1997, la RPC aveva completato la “nuova cucina” con la scelta del capo dell’esecutivo, del Consiglio Esecutivo e del Consiglio Legislativo provvisorio. Ora la RPC aveva un’istituzione con cui prendere il controllo di Hong Kong, con o senza la cooperazione della Gran Bretagna. La transizione aveva raggiunto un punto per cui i britannici, ormai consapevoli della situazione, avevano poco spazio di manovra. A questo punto, Londra aveva accettato che le riforme di Patten non sarebbero sopravvissute alla cessione, mentre Pechino si era convinta che i britannici non avrebbero cercato il confronto su Hong Kong.

Il 30 giugno 1997, per Hong Kong fu l’ultimo giorno da colonia britannica. Nella cerimonia di cessione, la delegazione britannica, guidata da Carlo, Principe del Galles, includeva il primo ministro Tony Blair, il segretario agli Esteri Robin Cook, il governatore Chris Patten e il generale Charles Guthrie, capo dello Stato Maggiore britannico. La delegazione cinese comprendeva il presidente Jiang Zemin (Deng Xiaoping era morto a febbraio), il premier Li Peng, il vicepremier e ministro degli Esteri Qian Qichen, il capo della PLA generale Zhang Wannian e Tung Chee-hwa300.

298 Cfr. Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 267. 299 Cfr ibid.

300 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

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Alla mezzanotte del 1° luglio, con l’ammainabandiera dell’Union Jack e l’innalzamento della bandiera cinese e di quella nuova della HKSAR (sfondo rosso con il fiore bauhunia), finiva un’era. Hong Kong cessava ufficialmente di essere una colonia britannica per diventare una Regione Amministrativa Speciale e parte della RPC. Le truppe della People’s Liberation Army (PLA) varcarono il confine per unirsi alla guarnigione di Hong Kong. La nuova bandiera della SAR era visibilmente più piccola e venne alzata più lentamente rispetto a quella cinese durante la cerimonia. Con ciò la RPC voleva mostrare ai cittadini di Hong Kong che la SAR veniva creata con un alto grado di autonomia, ma per grazia della Cina301.

Per i britannici, la restituzione di Hong Kong simboleggiava la fine completa dell’impero coloniale costruito nel periodo d’oro del regno della Regina Vittoria. Un impero che ora si limitava a Gibilterra e ad altre piccole isole sparse. Secondo lo storico Steve Tsang «se non avesse avuto alcun impegno con la Cina, Hong Kong sarebbe stata il più grande successo della storia del moderno dominio imperiale britannico»302. Ciò che

la Gran Bretagna lasciava era un’economia moderna, una popolazione istruita, una società rispettosa della legge e dei diritti umani, e un governo stabile, moderato ed efficiente. La BBC riportava nelle notizie del 30 giugno che Hong Kong si era svegliata nel suo ultimo giorno di dominio britannico diretta a un appuntamento con un destino incerto303. I britannici lasciavano l’isola ma con la promessa, fatta dal Principe Carlo nel suo discorso durante la cerimonia, che la popolazione di Hong Kong non sarebbe stata dimenticata e che la Gran Bretagna avrebbe guardato con interesse il suo ingresso nella nuova era. La cessione portò un rinnovato prestigio e rispetto alla Gran Bretagna. Negli ultimi anni a Hong Kong erano state introdotte diverse riforme politiche democratiche importanti sulla rappresentanza, cosa che non era mai stata fatta prima nel secolo di dominio britannico dell’isola. Secondo John M. Carroll, ogni preoccupazione circa la storia di discriminazione razziale e mancanza di rappresentanza all’interno del governo coloniale si era perso nell’assicurazione autocelebrativa che, se Hong Kong non fosse diventata così prospera sotto il dominio britannico, la RPC non l’avrebbe mai voluta indietro304.

301 Cfr. Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 271. 302 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 269.

303 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 206.

304 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

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Per la RPC, la cessione simboleggiava la fine di un secolo di umiliazioni, era «la più grande occasione per una celebrazione pubblica dalla fondazione della Repubblica Popolare nel 1949»305. Jiang Zemin aveva dichiarato che il 1° luglio 1997 sarebbe entrato negli annali di storia, e ancora: «il ritorno di Hong Kong alla madrepatria dopo aver attraversato un secolo di vicissitudini indicava che, da ora in poi, i compatrioti di Hong Kong erano diventati esperti di questo territorio cinese e che Hong Kong faceva ingresso in una nuova era di sviluppo»306. Jiang Zemin terminava con la promessa che il governo della RPC avrebbe seguito fermamente la politica “un Paese, due sistemi”. Come primo amministratore della nuova SAR, anche Tung Che-hwa prese la parola alla cerimonia, dichiarando che, per la prima volta nella storia, la popolazione di Hong Kong era protagonista del proprio destino e sottolineando come, allora, Hong Kong e Cina erano di nuovo unite307. E ancora: «il nostro compito principale è di accrescere la dinamicità

dell’economia di Hong Kong e sostenerne la crescita. Solo attraverso la creazione di benessere possiamo migliorare le condizioni di vita della gente di Hong Kong, e continuare a contribuire al nostro paese»308.

La maggior parte delle persone in Cina non aveva mai prestato tanta attenzione a Hong Kong fino a quel momento; nonostante ciò, il conto alla rovescia per il 1997 aveva attirato l’interesse di molti309. Il discorso del presidente Jiang durante la cerimonia di consegna venne trasmesso su maxischermi in piazza Tiananmen alla presenza di centomila persone scelte per l’occasione. I cinesi locali a Hong Kong avevano sentimenti contrastanti. Molti condividevano i sentimenti nazionalistici dei compatrioti, altri si mostravano ancora attaccati al governo coloniale. La maggioranza dei cittadini di Hong Kong, però, solo in privato esprimeva i propri timori, mentre in pubblico si mostrava fiduciosa verso il futuro e accoglieva con favore la transizione. La popolazione di Hong Kong era pronta in ogni caso a fare la sua parte in questo nuovo inizio. John M. Carroll riporta lo studio del 1999 del sociologo Wong Siu-lun per dimostrare come «i differenti atteggiamenti nei confronti della cessione si manifestarono anche nei sentimenti verso

305 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 269.

306 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 205, cita Reporting Hong Kong: Foreign Media and the Handover, Reprinted in Alan Knight and Yoshiko Nakano, eds., St. Martin’s, New York 1999, p. 195-197.

307 Cfr. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 206.

308 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 271.

309 Il governo della RPC aveva installato un orologio gigante, l’Hong Kong Clock, in Piazza Tiananmen nel

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l’emigrazione, i quali erano modellati sia dalla cultura che dalla classe sociale»310. Wong

Siu-lun ha elencato quattro tipi di atteggiamento. Il primo era quello dei cosiddetti “Lealisti”, persone nate in Cina, arrivate a Hong Kong in età adulta e in genere appartenenti alle classi più povere. Per loro la restituzione era un fatto positivo sia per l’economia che come mezzo di riunificazione delle famiglie divise dalla Rivoluzione del 1949. I “Locali”, invece, erano giovani nati e cresciuti a Hong Kong, con pochissimi legami con la Cina e appartenenti alle classi povere e lavoratrici. Politicamente neutrali ma attaccati allo stile di vita di Hong Kong e pronti ad accettare i cambiamenti senza troppo clamore i cosiddetti “Indecisi” erano in maggioranza appartenenti alla classe dei lavoratori. Orientati verso l’emigrazione ma incapaci di trovare Paesi in cui fossero accettati, essi preferivano il dominio britannico ma, allo stesso tempo, aspettavano di vedere cosa sarebbe accaduto con i cinesi al comando. I “Cosmopoliti”, infine, erano nati e cresciuti a Hong Kong e appartenevano a classi medio-alte. Si trattava di membri di famiglie di rifugiati politici, si opponevano alla riunificazione e appoggiavano il governo britannico311.

Se nel 1996 c’era molta incertezza su cosa sarebbe successo dopo il 1997, all’inizio dell’anno la fiducia nel futuro di Hong Kong era aumentata drasticamente312. Ciò che non

era cambiata era la preoccupazione della popolazione di Hong Kong che il governo cinese avrebbe provato a interferire negli affari della città e che i cittadini avrebbero perso le libertà personali garantite dal governo coloniale fino a quel momento.

Poco dopo la conclusione della cerimonia di consegna, si tenne il giuramento del nuovo capo della giustizia Andrew Li e Tung Chee-hwa si insediò come capo dell’esecutivo della SAR. Il trasferimento di sovranità avvenne senza problemi. Tuttavia, non mancarono alcuni contrasti. In reazione alle discussioni avute con il governo Patten, i cinesi aderirono alla politica della “nuova cucina”: venne approvato il Consiglio Legislativo provvisorio totalmente nominato per sostituire quello parzialmente eletto

310 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States

2007, p. 209.

311 Cfr. ibid. cita Wong Siu-lun, Deciding to Stay, Deciding to move, Deciding Not to Decide, in Gary G.

Hamilton, «ed.», Cosmopolitan Capitalists: Hong Kong and the Chinese Diaspora at the End of the 20th

Century, University of Washington Press, Seattle 1999, p. 139-142.

312 Secondo un sondaggio condotto a febbraio 1997 dal Hong Kong Transition Project della Hong Kong

Baptist University, il 60 percento dei partecipanti si definiva “ottimista” o “molto ottimista” verso il futuro dell’isola, mentre solo il 6 percento era “pessimista”. Ottimismo probabilmente dovuto al fatto che l’interdipendenza economica tra Cina e Hong Kong era in crescita, e ciò aveva reso Hong Kong uno dei più grandi centri finanziari al mondo. V. Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States 2007, p. 210.

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durante il governatorato di Patten. Il nuovo Consiglio Legislativo introdusse quindi una serie di misure sotto il nome di Reunification Bill313. Nell’aprile 1997, erano già state annunciate due ordinanze che sarebbero entrate in vigore dopo la cessione: una richiedeva che le manifestazioni avessero l’approvazione della polizia; l’altra richiedeva, invece, che i gruppi locali dovessero ottenere il permesso per potersi associare con organizzazioni straniere. «Queste misure erano largamente viste come tentativi di Pechino di limitare le libertà di Hong Kong»314.

Solo un’ora e mezza dopo la cessione, i democratici protestarono pacificamente davanti al palazzo del Consiglio Legislativo, sapendo che avrebbero perso la possibilità di entrare nell’edificio. Anche Martin Lee, leader dei democratici, per l’occasione tenne un discorso in cui chiedeva il rispetto delle libertà garantite dalla Joint Declaration e avvertendo che senza la democrazia non ci poteva essere la Rule of Law e, senza la libertà, i diritti umani non sarebbero stati rispettati315.