II. HONG KONG DAL SECONDO DOPOGUERRA ALLA DICHIARAZIONE
1. La ricostruzione del dopoguerra e il Piano Young
La guerra lasciò il segno anche ad Hong Kong e nel resto della colonia: «inflazione, disoccupazione, saccheggi, povere condizioni di salute e sanitarie, carenza di valuta, di abitazioni, di personale e di cibo»111. Per affrontare la ricostruzione venne istituito un governo militare. Si trattò di un periodo di transizione di otto mesi in vista della restaurazione dell’ordinamento civile. Nonostante le condizioni difficili, l’amministrazione militare guidata da Cecil Harcourt, con David Mercer MacDougall come direttore degli Affari Civili, riuscì a lavorare in maniera efficiente. MacDougall si concentrò, innanzitutto, nel reperire rifornimenti per sfamare la popolazione, il cui numero era in aumento a causa del flusso migratorio proveniente dalla Cina. Con centomila cinesi che ritornavano nella Colonia ogni mese, la richiesta di cibo si fece sempre più severa. Il tutto fu aggravato anche dalla mancanza di valuta. La soluzione individuata fu quella di organizzare dei campi per distribuire cibo e dare alloggio a chi lo richiedesse. Alla fine del 1945, la popolazione raggiunse il milione: 400.000 in più dalla fine dell’occupazione. Il governo Nazionalista si rifiutava di accettare un controllo sull’emigrazione, ma alla fine venne raggiunto un accordo: il governo cinese avrebbe mandato rifornimenti a Hong Kong in cambio della libertà d’ingresso nella colonia112. Un’altra importante operazione fu quella di ripristinare l’industria ittica.
Il commercio tornò a quasi il 60% del suo livello prebellico e «l’economia si riprese così velocemente che il governo godette di un’eccedenza di bilancio per l’anno finanziario 1947-1948»113. L’economia di Hong Kong beneficiò anche della Guerra Civile cinese tra Nazionalisti e Comunisti Molti imprenditori cinesi, infatti, cercarono rifugio a Hong Kong. Si trattò comunque di un recupero impossibile senza la popolazione intraprendente di Hong Kong, pronta a ricostruire la città dopo tre anni di occupazione. Il sentimento anti-britannico che aveva spesso caratterizzato la storia della Colonia diminuì drasticamente. La velocità con cui Hong Kong si riprese dopo la guerra aiutò a ristabilire
111 Ivi p. 129
112 Cfr. Cameron, Nigel, An Illustrated History of Hong Kong, Oxford University Press, Hong Kong, New
York 1991, p. 271-272
113 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
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la fiducia nel governo britannico, anche se le richieste per la rimozione delle barriere razziali persistevano.
L’amministrazione militare continuò fino al 1° maggio del 1946, quando il Governatore, Sir Mark Young, reintrodusse l’ordinamento civile. La rinomina di Young fu una scelta simbolica; nel dicembre del 1941, infatti, era stato lui a cedere Hong Kong ai giapponesi. Con questa mossa i britannici vollero enfatizzare come «l’occupazione era stata solo un’interruzione temporanea»114. Reintrodurre l’ordinamento civile non risolse
i problemi ancora esistenti; esso dette sicuramente, però, il suo contributo nel processo di ripristino dell’economia. «Il problema più spinoso nel maggio del 1946 restava ottenere beni di prima necessità, in particolare riso e carburante»115.
Young mostrò fin da subito di cercare il cambiamento, proponendo una riforma costituzionale radicale. Innanzitutto, egli voleva liberare Hong Kong dalla sua dipendenza finanziaria dal Tesoro Britannico e introdusse quindi un’imposta sul reddito. Grazie a questa mossa e al fatto che l’economia fosse in recupero, Hong Kong riuscì ad assicurare la fine del controllo da parte del Tesoro Britannico nell’aprile del 1948. Questa riforma era strettamente connessa a quella politica. Young si convinse che in futuro la colonia sarebbe diventata una città-stato all’interno dell’Impero britannico e del Commonwealth; egli, inoltre, «credeva che i cinesi di Hong Kong necessitassero di una maggiore rappresentanza politica in maniera da incrementare il loro desiderio di restare sotto il dominio britannico»116. L’obiettivo di Young era di «coltivare un’identità imperiale dando più voce in capitolo ai cittadini della colonia»117. Egli propose l’istituzione di un consiglio comunale, in cui due terzi dei membri fossero eletti da cinesi, mentre il governo coloniale avrebbe mantenuto il controllo sulle finanze e sulla difesa. Inoltre, il Governatore britannico volle sostituire alcuni dirigenti europei con altri di nazionalità cinese. Young riconobbe l’importanza e la delicatezza necessaria nelle relazioni tra Hong Kong e Cina e, per questo, richiese la nomina di un consigliere politico che fosse uno specialista sulle questioni cinesi. Nonostante i tentativi del Governatore di avvicinarsi alla popolazione, informandola costantemente sui progressi e risultati ottenuti, Young non ebbe la reazione sperata, soprattutto da parte della comunità cinese che appariva
114 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
2007, p. 131.
115 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 145.
116 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
2007, p. 131.
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indifferente ai suoi sforzi. Nel 1947, il governo britannico approvò pubblicamente il Piano Young ma, nello stesso anno, la carica di Governatore venne affidata ad Alexander Grantham.
Grantham fu considerato il primo vero Governatore di Hong Kong nel dopoguerra. Egli iniziò la sua carriera come cadetto sull’isola durante gli scioperi del 1925 - 1926, imparando il cantonese e dimostrando poi le sue abilità di amministratore nelle Bermuda, Jamaica, Nigeria e Fiji prima di essere nominato Governatore a Hong Kong. Al contrario di Young, Grantham era convinto che, a causa della vicinanza della colonia con la Cina, dal punto di vista geografico come dal punto di vista culturale, i cinesi locali non si sarebbero mai trasformati in leali sudditi britannici. Inoltre, egli riteneva che la politica del governo britannico di guidare le colonie verso l’autogoverno non si sarebbe potuta applicare a Hong Kong. Grantham, infatti, affermò come l’Isola fosse diversa dalle altre colonie dell’Impero, aggiungendo «for Hong Kong can never become indipendent. Either
it remains a British colony, or it is re-absorbed into China as part of the province of Kwangtung [Guandong]»118.
Grantham credeva che la maggioranza dei cinesi di Hong Kong preferisse comunque il dominio inglese e che i britannici potessero prevenire eventuali tentativi da parte dei Nazionalisti di riprendere l’isola, cosa che non credeva possibile se invece fossero stati i Comunisti a controllare la Cina. Egli era tuttavia sicuro che i Comunisti non avrebbero disturbato la colonia fintanto che fossero stati convinti della sua utilità e valore119: Hong Kong era una porta verso l’Occidente e, oltre alle cospicue possibilità di commercio, dall’isola provenivano le rimesse dei numerosi cinesi emigrati nel corso degli anni. Il nuovo Governatore voleva realizzare una partnership più costruttiva con la comunità locale. Egli pensava che, «purché il governo mantenga legge e ordine, non tassi troppo le persone e che queste possano ottenere giustizia nei tribunali, saranno soddisfatte e ben contente di dedicare il loro tempo a fare più soldi in un modo o nell'altro»120.
Ma perché il Piano Young fallì? Non si può dare la completa responsabilità del fallimento alle azioni di Grantham. Mancò, infatti, un supporto concreto alle riforme sia
118 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
2007, p. 132 cita Grantham, Alexander, Via Ports: From Hong Kong To Hong Kong, Hong Kong: Hong Kong University Press, 1965, p. 11.
119 Ibid.
120 Tsang, Steve, A Modern History of Hong Kong, I. B. Tauris, London 2007, p. 148 citaGrantham,
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da parte del governo britannico sia da parte delle comunità imprenditoriali di cinesi e espatriati, oltre al fatto che la situazione politica in Cina era cambiata.
«Mentre il Ministero delle Colonie in generale supportò il Piano Young, il Ministero degli Esteri si preoccupò che introducendo la democrazia avrebbero provocato il governo cinese (che fosse Nazionalista o Comunista), come anche avrebbe fatto ogni piano per mantenere Hong Kong nell’Impero britannico e nel Commonwealth. Alcuni ufficiali videro le riforme come una minaccia al loro potere esecutivo. Funzionari pubblici e imprenditori sia britannici che cinesi, avevano paura che le riforme avrebbero permesso ai Nazionalisti di Chiang Kai-shek di influenzare la politica municipale. Anche l’afflusso di rifugiati durante la guerra civile danneggiò i piani, poiché i rifugiati erano maggiormente preoccupati del loro immediato sostentamento, piuttosto che della riforma costituzionale. Impazienti di scappare dal dominio comunista, l’onda di rifugiati cinesi che arrivò dopo la Rivoluzione del 1949 provava ancora meno rancore verso il governo coloniale»121.
Il governo britannico, nel 1948 e poi ancora nel 1949, affermò la sua intenzione di conservare il dominio su Hong Kong. E’ forse proprio per paura di provocare una reazione cinese che non vennero mai approvate riforme politiche radicali. Anche Robert Black, succeduto a Grantham come governatore dal 1958, si convinse di ciò. Come ha affermato lo storico Steve Tsang, i britannici usavano spesso l’argomento che nessuna riforma democratica sarebbe stata tollerata dalla Cina per giustificare la limitata democratizzazione di Hong Kong122.
Sicuramente ci furono importanti cambiamenti dopo l’occupazione giapponese: diminuire la discriminazione e avvicinarsi alla comunità cinese furono punti fondamentali della nuova politica del governo coloniale123. Azioni, queste, sentite come necessarie per legittimare e mantenere il controllo su Hong Kong. Molti dei cambiamenti fatti, dal divieto di fumare oppio, all’aumento della paga giornaliera, all’inclusione di membri cinesi nel Consiglio Esecutivo, non devono però essere enfatizzati. Infatti, le posizioni più importanti, nel governo come nel commercio, vennero comunque affidate ad europei. Spesso si trattava di ufficiali espatriati portati da altre colonie britanniche che godevano di un trattamento diverso rispetto ai locali: buste paga più alte, migliori condizioni di
121 Carroll, John M., A Concise History of Hong Kong, Rowman & Littlefield Publishers, United States
2007, p. 132.
122 Ivi p. 133 cita Tsang, Steve Hong Kong: An Appointment with China, Londra: Tauris, 1997, p. 117. 123 Già dal 1946, venne eliminata l’ordinanza del 1904 e del 1918 che vietava ai cinesi di vivere a Victoria
Peak, anche Grantham osservò che rispetto agli anni Venti, c’era un minore senso di superiorità sociale e una «greater mixing of races». Anche i visitatori della colonia si stupirono nel vedere cinesi e non sugli stessi bus e tram, cosa impensabile nel periodo anteguerra. Cfr Carroll, John M., A Concise History of Hong
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lavoro, abitazioni e assistenza sanitaria. Di fatto, «la solidarietà temporanea forgiata durante la guerra venne meno»124.
In conclusione, la Seconda Guerra Mondiale stimolò lo sviluppo economico di Hong Kong, ma non quello sociale e politico.
«Da una parte, i britannici non riguadagnarono mai la presa che avevano nell’anteguerra sull’economia di Hong Kong. Erano stati i cinesi che, per esempio, avevano letteralmente ricostruito Hong Kong: nel 1946 tutti gli appalti assegnati dal Public
Works Department per ricostruire la colonia erano cinesi. Erano sempre i cinesi ad aver
ricostruito la base dell’industria leggera che loro stessi avevano fondato prima della guerra. Tra il 1947 al 1949, quasi tutte le più grandi aziende di Shanghai spostarono le loro operazioni ad Hong Kong […]. Dall’altra, mentre alcuni leader britannici avevano messo in dubbio il valore economico di Hong Kong, la guerra aveva contribuito a far divenire Hong Kong una parte ancora più importante dello sgretolamento dell’Impero Britannico. Siccome l’abolizione delle concessioni straniere in Cina dopo la guerra minacciava la sicurezza economica di cui gli stranieri avevano goduto per così tanto tempo, molte aziende straniere presto trasferirono la loro sede centrale dalla Cina ad Hong Kong»125.
L’Isola divenne un centro strategico per le operazioni commerciali britanniche in Cina. Questa mportanza, a sua volta, venne accresciuta dal fatto che Hong Kong dal 1948 fosse finanziariamente indipendente dalla Corona britannica.