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Analisi e prospettive dell’assistenza sanitaria

Capitolo III La Sanità privata

3.8 Analisi e prospettive dell’assistenza sanitaria

Il ritorno ad una centralizzazione della gestione sanitaria, trova sul terreno non solo modifiche in materia di sostentamento finanziario ma anche dal punto di vista della gestione stessa dell’assistenza. La situazione, nonostante sia eterogenea tra le diverse Regioni, presenta delle peculiarità comuni; in particolare, nel corso degli anni, si è teso all’applicazione di una politica di incentivazione della struttura sanitaria territoriale. Quest’ultima viene investita di una capacità maggiore di assistenza al cittadino, comportando un alleggerimento delle richieste degli ospedali. In materia di sostenibilità del sistema, la questione dei posti letto ha il suo peso; infatti trova discussione nel comparto pubblico

176 Primi tentativi furono apportati in relazione al “Rapporto Gianni” del 1975, in materia di trasparenza.

se sia corretto mantenere ospedali con meno di cento posti letto riflettendo sull’utilizzo della sanità privata. Nonostante tutto non è possibile non valutare un ospedale pubblico solo dalla posizione geografica e dalle caratteristiche dell’offerta sanitaria. Viene in prima istanza in risalto il ruolo svolto dai Pronti Soccorsi; essi risultano essere l’organo di maggior ricezione dell’utenza178. In merito alla rivisitazione

dell’organizzazione amministrativa dell’assistenza sanitaria, il modello di gestione della Regione Toscana è quella più rappresentativa del modello ipotizzato. La necessaria riorganizzazione del servizio su un’impronta più territoriale, potremmo dire, passava attraverso il Distretto socio-sanitario; una struttura territoriale che, al momento della sua costituzione, avrebbe dovuto garantire la continuità assistenziale tra ospedale e territorio. Tale struttura, creata con la l. 23 dicembre 1978, n. 833, rappresentava lo strumento operativo attraverso cui i Comuni erogavano servizi; il “Decreto Bindi” la trasforma in struttura autonoma con un proprio budget, andando a costituire una sorta di Azienda nell’Azienda. Si evidenzi che la separazione tra assistenza sanitaria e sociale è un elemento di sofferenza del sistema dove proprio i Comuni lo affrontano attraverso i Distretti. Le difficoltà riscontrabili, in riferimento al modello sovraesposto, possono essere ricondotte a due: nel pratico, all’interno dei Distretti e degli ambulatori territoriali si

178 http://www.saluteinternazionale.info/2012/03/il-pronto-soccorso-il- grande-imbuto-del-servizio-sanitario-nazionale/.

necessitava dell’allestimento di strutture polifunzionali in grado di rendersi indipendenti dall’ospedale di zona comportando ulteriori note di spesa179; inoltre nella difficoltà di contenimento dei ricoveri

inappropriati, viene inteso il Distretto non come struttura complementare all’ospedale, ma come alternativo, comportando un “abbandono” dei pazienti. Infatti quest’ultimo, dopo un soccorso di emergenza, viene rilasciato al “territorio” dove regna il mercato privato della salute. La tematica pone il fatto di far rientrare nella rete ospedaliera territoriale, l’ospedale stesso, come soggetto integrato e non estraneo ad esso. Oggi infatti l’ospedale viene visto come protagonista, il quale se dovesse riscontrare difficoltà di gestione, attua una delega alla rete sanitaria territoriale che emerge rivestire un ruolo secondario. Risiede la difficoltà di dare effettivo intervento in territori non integrati con gli ospedali, che in un’ottica di ridimensionamento dei piccoli enti ospedalieri, risultano logisticamente decentrati, ponendo problemi di viabilità. Trova ulteriore evidenza il ruolo che il privato ha acquisito nelle <<discrepanze dell’assistenza sanitaria pubblica>> e sotto varie forme; la mancata realizzazione di un’organica strutturazione territoriale ha permesso lo sviluppo di alternative, in alcuni casi, per il paziente. La facoltà di poter stabilire autonomamente, da parte di ogni Azienda

179 Si registra una mancata occasione persa derivante dallo scarso utilizzo, per strutture territoriali, dei finanziamenti previsti all’art 71 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 e la mancanza di cogenti indicazioni nella convenzione unica per la medicina generale.

Sanitaria, una struttura ospedaliera e di conseguenza territoriale comporta una frammentazione che “tende” a favorire la concorrenza e la sempre più alternatività dei soggetti erogatori sanitari privati. Un intervento teso ad invertire la situazione è possibile ricondurlo all’istituzione della figura intermedia del medico di comunità nel tentativo di controllare il servizio di assistenza extra-ospedaliero, abbandonato ai medici di famiglia; il tutto potrebbe corrispondere ad una privatizzazione mascherata con la motivazione di perseguire una politica di prevenzione, teso sempre più a tramutarsi in un metodo di risparmio che non alla limitazione di cure nella sua fase iniziale. Nell’evidenziare il focus sulla Regione Toscana, è da menzionare la recente riforma del suo Servizio Sanitario, attraverso la l. regionale 28 dicembre 2015, n. 84, che attua una riorganizzazione del sistema delle Asl. Nello specifico si riducono il numero delle Aziende Sanitarie istituendo l’Area Vasta, ossia l’accorpamento delle aziende in organi più grandi ed estesi. La ratio è di implementare maggiormente l’organizzazione territoriale con i presidi ospedalieri e cosa più importante procedere ad omologare gli standard qualitativi applicati in ogni struttura del servizio sanitario regionale. In ultima istanza, su proposta del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, viene proposta180 una riforma della gestione sanitaria, comportante una

180 http://www.toscanaitalia.info/intramoenia-pubblico-e-privato-nella- sanita-ha-ragione-rossi/.

rivisitazione di un’istituzione di forte implementazione con il privato, ossia l’attività intramoenia. Quest’ultima risulta essere intrapresa da circa il cinquanta per cento dal personale medico generando forti introiti, nel quale la Regione o le Asl stesse, ottengono un “esiguo guadagno”. Trova una valutazione negativa in relazione a quanto speso per tale regime lavorativo, e l’effettivo guadagno ottenuto dall’amministrazione sanitaria; il possibile rimedio che si ipotizza è di porre una concreta “concorrenza” con il settore privato, spingendo per rendere più efficienti gli ospedali nel business lucroso di visite, esami specialistici, interventi ambulatoriali e quant’altro.