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Ancora sul titolo: Centuria

2 Il genere misto De' ragguagli di Parnaso e della Secchia rapita

3.1 Ancora sul titolo: Centuria

Cerchiamo, anche in questo capitolo, di rintracciare altri possibili indizi per meglio comprendere l'operazione letteraria boccaliniana, iniziando a decostruire e destrutturare il testo dei Ragguagli. Partiamo dalla struttura dell'opera: essa è formata da almeno due parti edite prima della morte dell'autore, distinte in Centurie ovvero composte da cento

Ragguagli l'una. La denominazione Centuria che avremmo dovuto analizzare nel

paragrafo riguardante il titolo, poiché è una parte di esso,366 la analizziamo qui perché in

stretta connessione con la struttura e con alcune tracce metaletterarie del testo: essa è emblematica per l'economia del nuovo genere; è una spia attraverso la quale l'editore- autore presenta la nuova opera ai possibili lettori-interpreti, i quali già dalla Centuria

prima sono consapevoli di leggere un'opera divisa in più Centurie, e sono sollecitati ad

attendersi una continuazione dell'opera, la quale a sua volta è legata alla vita dell'autore, "menante" e narratore dei singoli ragguagli.

Se scorriamo il catalogo delle stampe precedenti all'opera, possiamo notare come tale denominazione sia stata utilizzata perlopiù per opere in latino, a carattere storico e religioso,367 o epistolare. In lingua italiana ritroviamo solo un'opera di traduzione che

utilizza Centuria come una semplice definizione di struttura,368 ovvero opera composta

da cento parti. Se stringiamo il campo di queste edizioni ad autori o opere che abbiano potuto influenzare la denominazione e la struttura dei Ragguagli, emerge con evidenza l'epistolario di Giusto Lipsio, diviso in Centuriae e più volte ristampato: dall'edizione della Centuria prima nel 1586369 fino alle Miscellanee quarta e quinta, centuriae postume

366 De’ / ragguagli / di Parnaso / di Traiano Boccalini / romano. / Centuria prima. / All’illustriss. et reverendiss. / sig. cardinal

Borghesi. / Con privilegii di molti principi d’Italia, e fuor d’Italia della maesta` christianissima., in Venetia, Appresso Pietro Farri, MDCXII. / Con licenza de’ superiori. De’ / ragguagli / di Parnaso / di Traiano Boccalini / romano / Centuria seconda. / All’illustriss. et reverendiss. / sig. cardinal Caetano / co i privilegi di tutti i potentati d’Italia, e fuor d’Italia / della maesta` christianissima., in Venetia, MDCXIII., / appresso Barezzo Barezzi. / con licenza de’ superiori.

367 Cfr. A. Ciccarelli, La formazione intellettuale e le radici classiche di un intellettuale della Controriforma: Traiano Boccalini, tesi

di dottorato in Storia Moderna discussa presso l’ Università degli Studi del Molise, a.a. 2010-11, relatrice Prof. Michaela Valente, in particolare La controriforma e il dibattito sulla storia, pp. 119-146. La studiosa sembra mettere in relazione l'utilizzo della struttura delle Centurie da parte di Boccalini con le polemiche storiche e religiose coeve sui Centuriatori di Brandeburgo. Anche se le argomentazioni della Ciccarelli appaiono suggestive, a mio avviso, non hanno nulla a che vedere con la scelta boccaliniana, che in questo caso, come dimostreremo, è legata al nuovo genere e non all'ideologia storiografica o religiosa o politica.

368 L. Carboni, L'huomo giusto, o la Centuria delle lodi dell'huomo christiano, appresso Giacomo Antonio Somasco, In Venetia 1594. 369 G. Lipsio, Iusti Lipsii Epistolarum selectarum, centuria prima, apud Christophorum Plantinum, Antuerpiae 1586.

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edite nel 1611,370 un anno prima dell'uscita della prima parte dell'opera boccaliniana. Fin

dalla prima edizione delle Epistolae, Lipsio si pone come un rinnovatore del genere in competizione con gli italiani;371 nell' epistola 28 della Centuria prima scrive (riporto la

traduzione francese di J. Jehasse): "cette intention vient de m'être donnée, je ne le nie pas, par les Italiens: j'ai vu leurs lettres complaisamment éditées, et - je parlerais librement - je ne les leur ai pas enviée. Pourquoi? Les croirais-tu d'un style soigné? Elles ne sont souvent pas du tout latines. D'une penseé pénétrante? C'est pur torpeur et tiédeur. O Italie, où sont tes Politiens?".372

Lo stretto rapporto ragguagli/lettere come genere informativo, la relazione/competizione, tra Boccalini e Lipsio come interpreti di Tacito, la probabile influenza della satira menippea composta da Lipsio sul modello senechiano373 ci

inducono a caricare la denominazione Centuria anche di una possibile indicazione del nuovo genere e non solo come una neutra definizione di opera di cento parti. In altri termini, un lettore-letterato seicentesco interpretava già dal titolo la stretta relazione che intercorreva tra la raccolta dei ragguagli e quella delle lettere, e tra Boccalini e Lipsio. A mio avviso, Boccalini pone l'autore fiammingo come suo specchio e competitore del tempo: il doppio binario sul quale gioca il lauretano, di interprete di Tacito e di scrittore di ragguagli-lettere alla contemporaneità, è una delle prove di tale competizione, e il porre l'accento sull'originalità, sia come interprete di Tacito, sia come inventore di un nuovo tipo di satira menippea in forma di ragguaglio-lettera né è la conseguenza.

L'insofferenza di Boccalini per il genere epistolario374 è espressa nel Ragguaglio XIII

della Centuria prima: Giovanfrancesco Peranda con difficultà ottiene da Apollo di essere

ammesso in Parnaso, e disprezza la proferta di Girolamo Fracastoro, che volea farle riavere la luce perduta.375 Giovanfrancesco Peranda, segretario della famiglia Caetani,

viene ammesso in Parnaso solo in seguito all'intercessione dei suoi signori, poiché il suo libro di lettere da solo non basta per raggiungere quella immortalità che comunque poteva meritarsi come modello di segretario. Apollo, infatti, è "stomacato di simil sorte di composizioni"376 e piuttosto propenso a "levar dalla biblioteca la maggior parte

degl'infiniti volume di lettere che si trovano",377 piuttosto che "aggiungervene pur uno de'

nuovi".378 Il perché della bocciatura estetica di questo genere è che la "libreria delfica"379

riceve solo "scritti d'invenzione e di lucubrate fatiche",380 mentre tali libri di Lettere altro

370 G. Lipsio, Iusti Lipsi Epistolarum selectarum centuria quarta miscellanea postuma, ex Officina plantiniana apud Viduam & filios

Ioannis Moreti, Antuerpiae 1611; Iusti Lipsi Epistolarum selectarum centuria quinta miscellanea postuma; ex Officina plantiniana apud Viduam & filios Ioannis Moreti, Antuerpiae 1611.

371 J. Jehasse, La Renaissance de la critiqu : l'essor de l'Humanisme érudit de 1560 à 1614, Publications de l'Université de Saint-

Etienne, Saint-Etienne 1976.

372 Ivi, p. 270.

373 La princeps è del 1581, J. Lipsius, Satyra Menippaea. Somnium. Lusus in nostri aeui criticos, ex officina Christophori Plantini,

architypographi regij, Antuerpiae 1581. In quegli anni il lauretano era studente a Perugia e molto probabilmente gli giunse l'eco di questo saporitissimo gioco accademico.

374 Cfr. E. Russo, Boccalini e la critica in Parnaso, p. 113, in Traiano Boccalini tra satira e politica, Atti del Convegno di Studi,

Macerata-Loreto, 17-19 ottobre 2013, a cura di Laura Melosi, Paolo Procaccioli, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2015.

375 TRAIANO BOCCALINI, cit., pp. 119-121. 376 Ivi, p. 119.

377 Ibid.. 378 Ibid.. 379 Ibid.. 380 Ibid..

117 non sono che "ingombra scanzie"381 che chiunque avrebbe potuto stampare e scrivere. La

sferzata di Boccalini si scaglia, oltre che sulla facilità del genere, anche contro l'ambizione degli scrittori epistolari, i quali per parer grandi "avevano ardito pubblicar lettere false, scritte a quei re e a quei principi grandi ch'eglino non avevano giammai conosciuti di vista, non che con esso loro avessero avuto negozio alcuno".382 Il Ragguaglio nella sua totalità ha un duplice bersaglio, da un lato vi è una encomiastica e

paradossale accettazione dell'opera del Peranda (definita la più notevole del genere), legata all'esaltazione della famiglia Caetani, protettrice del Boccalini stesso e finanziatrice della stampa dei Ragguagli; dall'altro vuole censurare il grande successo che gli epistolari conseguivano nella sua epoca, in primis proprio l'epistolario lipsiano, focalizzando l'encomio non sull'autore bensì sul suo signore, sminuendone in questo modo il valore estetico e civile. L'argomentazione contrastiva sull'originalità dell'invenzione e sulla fatica della composizione ci deve indurre a caricare tale censura anche di un significato autogiustificativo del nuovo genere inventato da Boccalini, in stretta relazione con il genere epistolario. Se andiamo infatti a scorrere l'opera, come faremo, possiamo notare come l'argomentazione sull'originalità e sulla fatica sia sempre in relazione a Ragguagli che vogliono in qualche modo legittimare il nuovo genere o censurare autori accostabili al lauretano, o per genere o per stile.

Possiamo notare come nel Ragguaglio LIII della Centuria prima, La rissa

pericolosissima, che per causa molto leggiera nacque tra i pedanti di Parnaso, da Apollo vien quietata,383 Boccalini associ ai grammatici pedanti, "gli epistolari e i

commentatori",384 i quali tra loro si azzuffano per il disaccordo sulla grafia di

"consumptum"385, cioè se sia più corretto scriverlo con la "p" o con la "t". Il focus quindi

è sulla messa in ridicolo della pedanteria e delle tre tipologie di letterati e di generi letterari ad essa affini: grammatici - libri di grammatica, "epistolari" - libri di epistole, commentatori - libri di commenti. Ovviamente uno degli interpreti a lui contemporanei più importanti, che incarna tutti i generi riportati, è proprio il fiammingo Giusto Lipsio. Nel ragguaglio Denis Lambin (1516-1572), grammatico e filologo francese, viene colpito da Paolo Manuzio (1512-1574), figlio del noto editore Aldo, con un sasso romano "nel quale «consumptum» era scritto con la lettera p".386 Il grammatico francese viene citato

anche da Lipsio nel Somnium:387 "Ille in aurem mihi infudit, Duonysium Lambinum

esse".388 Più avanti analizzeremo meglio il rapporto intertestuale tra il Somnium e i Ragguagli, per adesso tale accostamento ci è servito per dimostrare come in un ragguaglio

contro i grammatici, gli epistolari e i commentatori, Boccalini abbia dato un ruolo centrale ad un autore "oltramontano" legato a Lipsio e alla sua satira. Notiamo inoltre come tale

381 Ibid..

382 Ibid.. Tale critica colpisce inevitabilmente l'iniziatore italiano del genere, Pietro Aretino, a cui già molti contemporanei imputavano

la falsificazione della corrispondenza.

383 Ivi, pp. 233-234. 384 Ivi, p. 233. 385 Ibid.. 386 Ibid..

387 Da adesso in poi userò questo titolo per citare la satira menippea di Lipsio. 388 J. Lipsius, Satyra Menippaea, cit., p. 23.

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personaggio venga deriso e ingiuriato proprio da un editore, filologo, italiano, Paolo Manuzio che con una prova evidente mette fine ad un'inutile controversia pedantesca.

La stessa evidenza con cui Manuzio risolve comicamente la controversia su "consumptum", viene descritta nel Ragguaglio XXXI della Centuria prima: Per le feste di

carnevale i virtuosi corrono in Parnaso i palii, e fanno altre dimostrazioni di allegrezze.389 Scrive il menante in riferimento agli allestimenti per le feste:

[...] da Aulo Gellio, che i signori riformatori della moderna pedanteria al dispetto delle carte vogliono che si chiami Agellio [...].390

Boccalini, oltre ad utilizzare la stessa strategia derisoria del "sasso romano" - "a dispetto delle carte", riprende una controversia sulla grafia del nome di Aulo Gellio,391

che aveva visto come protagonisti proprio Lipsio e Denis Lambin. A tal proposito un commentatore settecentesco del Somnium dopo il riferimento a Lambin annota:

Hic est, in quem fere tota Satyra singulatim conscripta est. et propriae fuerunt Lipsio cum illo irarum caussae, inter eas de nomine A. Gellii, quem Lipsius malebat Agellium dicere. quod vero totum Lambinus

pruriginem novaturientiu(n)m dixerat. Res vel ex Mureti Epistolis nota est: unde simul apparet quam

multorum odio agitatus sit bonus ille Lambinus. iurene an iniuria non dicam.392

Nel ragguaglio in questione, il porre l'accento sui "riformatori della moderna pedanteria" vuol riferirsi allusivamente ad un gruppo di studiosi che si rifacevano anche alla lezione del grammatico fiammingo, il quale agli albori della sua carriera, nella satira del Somnium, aveva ridefinito un metodo e una scuola, quella dei Correctores. Cicerone auspicando per loro la legge Cornelia sugli omicidi nel Somnum li definisce:

Cum ecce exortum est genus hominum audax, inquies, ambitiosum, qui Correctores se dicunt.393