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Prolegomeni al genere De' ragguagli di Parnaso

2 Il genere misto De' ragguagli di Parnaso e della Secchia rapita

2.1 Prolegomeni al genere De' ragguagli di Parnaso

Questo è quanto in difesa della scrittura del Pepe, e delle Considerazioni del mio Padrone sopra il Petrarca m'è paruto di dire. Fra tanto non lascierò d'avvisare il lettore: che se in quelle Considerazioni egli forse desiderasse di vedere una ad una notate le cose da imitare, come ad una ad una paion notate quelle che sono da fuggire, non tarderà molto a farsi veder la Seconda Parte, nella quale con l'istesso ordine saranno tutte additate le vere bellezze di quelle Rime.

E allora s'avvederanno i superstizioni, e quelli che non sanno andare se non per la via de' carri, se'l mio Padrone pretese di nuocere a quel Poeta, o di giovare al publico. E ben ch'egli sappia che con tutto ciò non mancheranno di quelli, che tal fatica chiameranno inutile al mondo, e odiosa alle Muse; e la metteranno fors'anche su gli Avvisi con parole di scherno; non guarderà egli però a i vani cicalamenti de' Menanti, e lascierà abbaiare i cani alla Luna. Percioché il grano, quando è meschiato di loglio in maniera, che ne possan patire i semplici, è prudenza, e carità il vagliarlo, e nettarlo. Non per vendere il Loglio per cosa buona, ma per mostrare che quello è cibo da bestie, e sequestrarlo dal puro grano, che è cibo da huomini. Guardinsi pur essi come censurano i Principi, e i Religiosi, che importa più, il censurare i Poeti. E di questo sia detto assai.212

Questa è la chiusa de La Tenda Rossa di Tassoni, pubblicata nel 1613, che pone fine alla disputa letterario-accademica con l'ambiente universitario di Padova, sulle sue

Considerazioni sopra le Rime del Petrarca. Per ora questo testo non mi servirà per

analizzare la figura del poeta modenese o i suoi scritti, bensì per evidenziare le allusioni riferite a Boccalini ed ai suoi Ragguagli di Parnaso usciti in stampa sul finire del 1612. Questo passo, infatti, non solo è una delle prime attestazioni pubbliche, edite, della ricezione dei Ragguagli, ma anche una delle prime interpretazioni su di un luogo della prima Centuria, vale a dire il Ragguaglio C, intitolato Apollo rifiuta una censura

presentatagli da un letterato, fatta sopra un poema di un virtuoso italiano.

Tassoni in questo passo, annuncia di voler scrivere una seconda parte delle

Considerazioni sulle bellezze del Petrarca (che non vedrà mai la luce!), quindi

sarcasticamente riprende chi potrebbe censurare anche questa opera, "magari", mettendola su degli "Avvisi con parole di scherno", affermando ma allo stesso tempo smentendosi che "non guarderà [...] i vani cicalamenti de' Menanti" e che "lascerà abbaiare i cani alla Luna". Espressioni e lessico fortemente connotati, come è possibile ravvisare, che ci forniscono varie suggestioni interpretative su come venissero letti i

Ragguagli, cioè come un'opera di "scherno" e come dei "cicalamenti de' Menanti", ovvero

come fantasie fatte da scrittori di bassa autorevolezza: Tassoni si sofferma sulla metafora del loglio e del grano e conclude con un avvertimento polemico a questi "Menanti" che "censurano i Principi e i Religiosi". Nello scritto ovviamente non compare il nome di

212 A. Tassoni, La Tenda Rossa, risposta di Girolamo Nomisenti ai dialoghi di Falcidio Melampodio, In Francofort, 1613, pp. 168-

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Boccalini ma - come è ricorrente nelle scritture di questo periodo - si risponde ad una possibile allusione con un'altra allusione altrettanto arguta e sferzante.

L'allusione di Tassoni a Boccalini appare certa, oltre che per il riferimento agli Avvisi o ai "Menanti", anche per la continuata metafora del loglio e del grano, che appare centrale nel ragguaglio boccaliniano:213 Tassoni separa il loglio dal grano non per vendere

gli scarti poetici, come sarcasticamente fa fare al "virtuoso" Boccalini, ma per far apprezzare meglio il grano, assimilato alle bellezze della poesia.

Il Ragguaglio C è stato interpretato, dal punto di vista strutturale della prima

Centuria, come una chiusura significante, nella quale Boccalini ha voluto difendersi

preventivamente dalle possibili critiche alla sua opera, invitando gli eventuali censori a concentrasi sulle bellezze più che sugli errori e scoraggiando coloro che potevano sentirsi colpiti dalle sue opinioni. Ad oggi, sembra condivisa la diversa idea che il "virtuoso" abbia voluto riferirsi alle critiche che hanno riguardato la Gerusalemme liberata ovvero alla polemica tra Tasso e la Crusca ed all’Apologia scritta dal poeta.214 Personalmente

condivido entrambe le interpretazioni, in quanto ritengo che questo ultimo ragguaglio contenga sia un valore strutturale di chiusura della Centuria, sia un riferimento alla censura ed alla conseguente difesa del Tasso dalla Crusca, per il valore emblematico dell'esperienza del maggiore poeta del secondo Cinquecento. A queste due interpretazioni ne aggiungerei una terza satirica e sincronica, in quanto ritengo che il lauretano abbia voluto alludere a possibili "censori" suoi contemporanei, tra i quali vi era sicuramente Alessandro Tassoni, che con le sue Considerazioni si era posto il compito di catalogare tutti gli errori del Petrarca, ovvero lo stile che in poesia non doveva essere imitato. Indizi che facciano pensare proprio al modenese sono sia la presenza del Petrarca, pochissime volte nominato, sia la frase dello stesso menante, laddove afferma di voler omettere il nome del censore per non "tirarsi addosso qualche brutta ruina": frase che ci fa pensare a letterati contemporanei allo scrittore.

L'importanza di questa attestazione sta proprio nella risposta data da Tassoni alle possibili accuse alluse nel Ragguaglio, che ci permette di ipotizzare un'interpretazione sincronica, per la maggior parte dell'opera. Infatti, non tutti i letterati contemporanei scherniti nei Ragguagli avranno fatto come Tassoni, anzi la maggior parte di essi avrà ascoltato il precetto di Boccalini, di lasciar cantare le cicale, oppure avrà seguito l’insegnamento dello stesso Tassoni, di lasciare abbaiare i cani alla luna. Sembra così riemergere con tutta la sua potenza e verità una delle chiavi di lettura dell'opera suggeritaci da Boccalini stesso alle soglie215 del libro e cioè che questa si serviva di

213 Apollo chiede al virtuoso: "Sceglierete dunque con le vostre mani, senza l'aiuto del crivello, il loglio tutto e le altre immondizie

che trovarete in un moggio di grano che pur ora da Columella, mio fattor generale, vi farò consegnare, e portatelo a noi, che vi diremo quello che doverete farne. — Da Columella incontanente a quello sfortunato fu consegnato il moggio di grano, pieno di tanto loglio, che molto tempo consumò a nettarlo; e in un canestro molto grande lo presentò a Sua Maestà. Disse allora Apollo a quel virtuoso che portasse il loglio in piazza e lo vendesse, ché libero dono li faceva del danaro che ne avesse cavato". TRAIANO BOCCALINI, cit., pp. 367-368.

214 "Nonostante le incertezze dei commentatori, si tratta certamente della polemica fra il Tasso e la Crusca, come mostrano il crivello

e la mondatura del grano dal loglio (l'abburattare della Crusca), e la finale riprovazione delle «apologie»: con riferimento all'Apologia del Tasso contro la Crusca (1585), che anche non pochi sostenitori della Gerusalemme avrebbero volentieri sconsigliato all'autore". Ivi, p. 367.

57 persone ed epoche passate per censurare fatti e personaggi contemporanei: "parlar di uno e intender di un altro [...] nelle persone degli uomini morti riprender i vizi de' vivi".216

Mi sono servito di questa breve introduzione per mostrare la complessità interpretativa di quest'opera, difficilmente inseribile nella nostra storia letteraria e al contempo quasi impossibile da decifrare in tutti i suoi aspetti, maggiormente per la distanza storica che si frappone tra il nostro sguardo e l'essenza di quelle figure. Complessità ovviamente voluta dall'autore stesso per poter con maggiore libertà affermare i suoi precetti politici e morali e per sferzare, senza il rischio di essere perseguitato, prìncipi, religiosi e letterati. Come egli afferma per Tacito:

Il discorre quantunque mediocremente intorno a qualsivoglia scrittore, ho creduto sempre che non sia facil cosa ancora a coloro che per dottrina ed esperienza hanno conseguito tanto sapere, che possono agevolmente farsi padroni di quell'intento, il quale ha tenuto avanti gli occhi quell'autore nella scrittura sua.217

A mio avviso, prima di fare qualsiasi tipo di ipotesi critica o poetica di quest'opera, è necessario mettere in evidenza e far riemergere tutte quelle tracce metaletterarie che l'autore ha disseminato nel paratesto218 e nel testo della sua opera, per poi

successivamente procedere ad una ipotesi sia di genere che di contestualizzazione culturale e di catalogazione storica del testo.