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Gli anni compresi tra il 1933 e il 1939 sono ricordati oggi come gli anni delle Grandi Purghe. Durante il periodo delle purghe diverse nazionalità vennero etichettate come nemiche e soggette a deportazioni di massa, arresti ed esecuzioni. Le minoranze perseguitate raffigurarono solo l’1.7% della popolazione totale dell’Unione Sovietica, che ammontava a 2.075.000 abitanti.450 Con la stessa irruenza venne intrapresa una campagna di propaganda celebrativa del ruolo unificatore della cultura e della nazione russa, e ne vennero esaltati il linguaggio, l’arte e la letteratura.451 Nella riabilitazione del patriottismo russo, il ruolo dalla lingua fu quello su cui i bolscevichi puntarono maggiormente.

Il fatto che azioni di questo tipo si verificarono anche in Crimea è significativo a dimostrazione del fatto che il nazionalismo locale venne considerato pericolosissimo anche in quelle repubbliche arretrate da un punto di vista culturale; nel caso specifico si sospettava anche un’alleanza con le

446 Cit. in T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p.

270.

447

T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p. 432.

448 G. Bensi, Nazionalità in URSS. Le Radici del Conflitto, cit., p. 40.

449 T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p. 272. 450 Ibidem, p. 344.

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forze intervenzioniste turche.452 Ogni residuo che riconducesse all’intellighenzia tatara venne eliminato, il contingente tataro all’interno del Partito Comunista di Crimea perseguitato ed una pesante politica di russificazione della cultura tatara venne avviata. Per la prima volta dal 1921 la campagna anti tatara coinvolse anche il clero musulmano; le moschee e le scuole guidate da istituzioni musulmane vennero chiuse mentre diversi esponenti vennero costretti ad andare in esilio. E’ paradossale pensare che, contemporaneamente a questa hard policy adottata dal NKVD, il Soviet delle Nazionalità continuasse ad avere in quegli anni come obiettivo l’implemento delle istituzioni delle stesse che stava facendo scomparire.453

La pratica dell’eliminazione delle etnie fu uno dei momenti più tragici della storia dell’Unione Sovietica. In questi anni il processo di korenizacija venne condotto silenziosamente, mentre la diffusione della lingua russa assunse un ruolo predominante all’interno di ogni repubblica. L’impatto psicologico positivo andava mantenuto, in modo da prevenire la nascita di qualsiasi risentimento nazionale che avrebbe potuto sfociare in un atteggiamento negativo verso ciò che era russo. La russificazione dell’Unione fu invece una risposta pratica al risentimento degli stessi Russi che ora potevano sentirsi nella loro terra.454

Tra il 1936 e il 1940 queste manovre vennero completate: ogni politico che si presupponesse potesse avere anche una minima deviazione verso sentimenti nazionalisti venne fatto fuori e la Repubblica di Crimea venne riorganizzata in modo che il titolo di “Autonoma” non avesse più significato.455 La nuova costituzione sovietica del 1936 fu portatrice di diversi cambiamenti in linea con il pensiero di Stalin sulla condizione di minoranza dei Tatari, espressa anche durante l’Ottavo Congresso dei Soviet. Nessuna azione poteva essere intrapresa dalla Crimea senza l’approvazione da parte delle autorità centrali. La direzione della penisola venne assegnata ad un organo legislativo, scelto tramite elezioni ogni quattro anni, ed uno esecutivo, nelle mani del Consiglio dei Commissari del Popolo. Tutte le elezioni furono supervisionate dalle autorità moscovite e nessuna istituzione in Crimea poté muovere un passo senza il loro consenso.

In campo culturale, a causa della perdita dell’intellighenzia nativa durante il periodo delle purghe, i Tatari di Crimea sentirono la mancanza di un leader capace di guidarli contro l’attacco violento della russificazione. Nel 1938 l’alfabeto latino, espressione di russofobia e movimenti panturchisti, venne a sua volta rimpiazzato con quello cirillico,456 mentre la letteratura tatara venne definita politicamente inaccettabile, “non proletaria e non sovietica”.457 A Kherson, per esempio, la

452 Ibidem, p. 357. 453

Ibidem, p. 20.

454 Ibidem, p. 413.

455 A. W. Fisher, The Crimean Tatars, cit., p. 146.

456 T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p. 195. 457

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percentuale di bambini frequentanti le scuole russe passò dallo 0 al 32%.458 Dal 1935 al 1938 i giornali pubblicati in lingua tatara passarono dall’essere ventitré a nove. Fu alla fine del 1937 che il governo sovietico in Crimea intraprese una politica di assoluto terrore. Il ruolo del linguaggio nella retorica della politica delle purghe fu più importante di quello nella politica che aveva portato alle purghe stesse. Linguaggio e terrore erano strettamente collegati. La giustificazione che venne data a queste azioni crudeli fu il bisogno di riformare i costumi familiari e sociali della comunità tatara di Crimea in modo da facilitare e rendere possibile il loro conformarsi agli standard sovietici. Prevedibilmente, i villaggi si opposero alle intrusioni degli ufficiali sovietici e questi risposero con un uso della forza sempre maggiore. Molti furono gli abitanti e i contadini arrestati dagli ufficiali del NKVD, il Commissariato del Popolo per gli Affari Interni.

Dal 1928 al 1939 il governo sovietico si rese colpevole della distruzione del ruolo politico e culturale che occupava la leadership tatara.459 La popolazione venne dimezzata e nessuno trasse benefici dalla politica diretta da Mosca, la quale colpì intere popolazioni che avevano la sola colpa di possedere una determinata identità etnica.

Risulta davvero complicato comprendere il paradosso che segnò gli ultimi vent’anni del regime staliniano: un processo simultaneo di nation-building accompagnato da una politica repressiva ai massimi livelli.

Lenin e Stalin, oppositori di una Russia come stato-nazione, accettarono però il principio dell’autonomia territoriale creando le basi, tra cui lingua nazionale, cultura e territorio, per ogni minoranza. Altro fattore che contribuì all’adozione di un comportamento tanto crudo nei confronti dei gruppi etnici, fu la costante paura che i sovietici ebbero di essere influenzati e contaminati dal capitalismo straniero, motivo per cui presto diventarono sospettosi verso quei legami che si instauravano ai confini dei territori. Compreso che questi contatti non potevano essere sfruttati per far espatriare la loro mentalità, i bolscevichi procedettero alla pulizia etnica ed alla pratica del terrore. Pratica che continuò fino alla fine del potere staliniano non soltanto verso i Tatari di Crimea, ma anche verso i Greci, gli Armeni, i Bulgari, i Turchi Mescheti e i Curdi.460

Come scrisse Lamercier-Quelquejay: «Fu una comunità tatara sfinita e devastata che incontrò la tragedia finale, l’occupazione tedesca e più tardi il fenomeno della deportazione.»461

458 T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p. 355. 459 A. W. Fisher, The Crimean Tatars, cit., p. 149.

460 T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p. 342. 461

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