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Il Commissariato delle Nazionalità

3.6 La Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea

3.6.1 Il Commissariato delle Nazionalità

Nel 1920 Stalin e gli altri leader bolscevichi decisero di riorganizzare le istituzioni che avrebbero dovuto occuparsi di far luce sulla questione delle nazionalità. Molta importanza venne data alla centralizzazione statale, meno ne venne data all’autonomia dei singoli gruppi etnici quando venne annunciato che il Commissariato delle Nazionalità si sarebbe occupato da vicino degli affari dei singoli. Si pose l’accento su una collaborazione fraterna tra tutte le nazionalità e sullo sviluppo culturale di ogni minoranza che avrebbe permesso “lo studio e l’applicazione di tutte le misure necessarie a garantire lo sviluppo delle diverse nazionalità presenti nella Federazione Sovietica”. Lenin e Stalin pensavano che, concedendo libertà transitoria alle minoranze e lasciando che si sviluppasse la loro cultura nazionale, i desideri di autonomia si sarebbero poi placati e si sarebbero allora create le basi per una cultura socialista.399 Il periodo temporaneo di indipendenza, secondo i loro piani, avrebbe rafforzato l’identità nazionale ed era quindi inserito nell’ottica di una misura di derussificazione dai principi che l’impero aveva radicato.400

Il fatto che al tempo ci fossero importanti e numerose minoranze diede ai sovietici il diritto di ritenersi protettori di ognuna di esse, arrogandosi quindi la facoltà di intervenire nelle loro questioni. E’ altresì veritiero che negli anni venti la politica delle nazionalità bolscevica fu comunque flessibile, nonostante il mantenimento di

397 G. Lenzi Castoldi, I Tatari di Crimea, i Tedeschi del Volga, le minoranze scomparse del Caucaso, cit., p. 49. 398 A. W. Fisher, The Crimean Tatars, cit., p. 130.

399 T. Martin, The Affirmative Action Empire: Nations and Nationalism in the Soviet Union 1923-1939, cit., p. 5. 400

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potere rimase una condizione imprescindibile, i gruppi etnici godevano di una libertà non indifferente.401

Nei primi anni venti non venne riconosciuta dal potere sovietico nessuna forma di autonomia nazionale e con ciò non venne mai approvato nessun movimento come quelli apparsi nel Caucaso o in Ucraina o nella Repubblica Tatara; vennero invece approvate forme di autonomia regionale. In un articolo apparso nel giornale dell’Armata Rossa del il 18 dicembre 1921 si leggeva:

«The Soviet power recognizes no national autonomy; on the other hand it completely favors the desire of the nationalities to enjoy a regional autonomy. By regional autonomy the Soviets mean the granting the right of autonomy to the workers of a region, a province, a country, whatever their nationality. […] The Soviet power will not favor a nationalist movement along the lines of those that appeared in the Caucasus, in the Ukraine, in the Tatar Republic.»402

Nonostante quanto appena citato, bisogna tener presente il contesto in cui si svolsero questi eventi. Se comparato agli altri imperi dell’epoca, infatti, il regime sovietico si rivelò comunque più sensibile verso il problema delle diverse nazionalità e dell’autonomia culturale. Lo scopo iniziale era il raggiungimento dell’uguaglianza dei popoli non solo dal punto di vista socio-economico ma anche socio-culturale, al fine di combattere l’arretratezza delle etnie meno sviluppate, mentre lo scopo ultimo era eliminare gli antagonismi tra le varie.403

Sui Tatari di Crimea questi episodi ebbero un impatto immediato: essi interpretarono il volere bolscevico di instaurare un nuovo regime come l’imposizione di un’ulteriore dominazione russa che non sarebbe stata rappresentate dei loro interessi. Le ostilità emersero fin dal principio: tra il 1920 e il 1921 la Čeka istituì alcuni centri operativi ad Odessa, Sebastopoli e Simferopoli e intraprese azioni repressive contro i Tatari e i Russi ostili al potere sovietico. L’unica forza in parte contrastante l’azione bolscevica ancora attiva era quella delle armate verdi capitanata da Ismail Nazan, partigiano tataro, le quali impedirono ai sovietici, per lo meno fino al 1921, di riportare vittorie significative. Allora il governo bolscevico a Simferopoli cambiò tattica: cercando di ottenere l’appoggio tataro promise larga autonomia nazionale e diede l’autorizzazione alla partecipazione tatara al nuovo governo.404 Le autorità moscovite inviarono nella penisola un esperto di questioni musulmane, il tataro della Volga Mir-Sultan Galiyev, perché investigasse la situazione. Il rapporto rilasciato al termine fu particolarmente critico verso la dominazione di Bela Kun, a capo

401 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, cit., p. 338. 402 Cit. in A. W. Fisher, The Crimean Tatars, cit., p. 132.

403 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, cit., p. 339. 404

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del Comitato Rivoluzionario, e consigliò la creazione di una repubblica autonoma per i Tatari di Crimea.405

Il seguito di questa ispezione coincise con l’annuncio del 18 ottobre 1921 effettuato dal Sovnarkom, il Consiglio dei Commissari del Popolo appartenente alla Repubblica Federativa Socialista Sovietica Russa. L’organo proclamò la nascita della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea con centro amministrativo a Simferopoli come parte integrante della RSFSR. La questione principale però, era quanto la neonata Repubblica fosse tatara nella sua natura; nonostante la Crimea fosse associata alla minoranza tatara, nel 1920 essa costituiva solo un quarto della popolazione totale della penisola.406 La formazione della Repubblica, come specificato in un articolo rilasciato dal Commissariato delle Nazionalità, risultò essere un atto di compensazione per il trattamento che i Tatari subirono in precedenza. Essa perciò non venne creata per soddisfare la necessità del gruppo etnico dominante nella penisola di possedere un luogo in cui esprimere la propria identità.407

Composizione nazionale della popolazione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea nel 1926 408 Nazionalità Cifra approssimativa Percentuale Russi 301.000 42.2 Tatari di Crimea 179.000 25.1 Ucraini 77.000 10.8 Tedeschi 44.000 6.1 Ebrei aschenaziti 40.000 5.6 Greci 16.000 2.3 Bulgari 11.000 1.6 Armeni 11.000 1.5 Caraiti 8.000 1.1 Ebrei krymchak 6.000 0.8 Altri 20.000 2.8 Totale 714.000 99.9

La Crimea venne suddivisa in sette distretti amministrati a livello locale, mentre a comando dell’intera Repubblica Socialista di Crimea si pose Comitato Centrale Esecutivo di Crimea. Mosca

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P. R. Magocsi, This blessed land: Crimea and the Crimean Tatars, cit., p. 94.

406 Ibidem, p. 95.

407 Isabelle Kreindler, The Soviet Deported Nationalities: A Summary and an Update, in “Soviet Studies”, Vol. 38, No.

3, Taylor&Francis ltd, Oxford, 1986, p. 389.

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riservò per sé il controllo dei Commissariati, creati per far fronte ai problemi e alle questioni politico governative, l’azione dei quali doveva essere concorde con la politica centrale. La politica sovietica di quegli anni cercò di fondere l’esigenza di autonomia territoriale e culturale delle minoranze con quella socialista, che mirava all’unione da un punto di vista economico e politico.409 Le aspettative tatare non furono soddisfatte a seguito della creazione della Repubblica. Nella pratica, l’autonomia regionale venne loro concessa solo per le questioni non realmente inerenti l’area governativa. Posizioni di rilievo vennero invece date loro nel campo dell’amministrazione locale delle città piuttosto che delle fattorie, tanto che si contavano 144 Tatari di Crimea a capo dei soviet autonomi nei villaggi contro 106 russi e solo 3 ucraini.410 Sebbene essi promettessero pieno supporto al regime sovietico, a patto che questo, a sua volta, accettasse il partito Milli Firka come legalmente esistente e assegnasse loro posizioni all’interno del nuovo governo, molte delle loro aspirazioni non divennero realtà. La sola autonomia politica che la comunità tatara guadagnò, derivò dall’azione di diversi leader che lavorarono a contatto con l’amministrazione bolscevica di Crimea, tra tutti Veli Ibrahimov. Ad egli si attribuisce infatti la creazione di quella che oggi viene chiamata l’Età d’Oro della Crimea Sovietica, che durò dal 1923 al 1928.

Dal 1921 al 1954 la penisola di Crimea rimase parte della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa.411

Il processo di formazione dell’Unione Sovietica venne invece ufficialmente terminato nel 1924, anno in cui essa constava di due Repubbliche Federali, otto Repubbliche Unite, diciassette Repubbliche Autonome e tredici Regioni Autonome.412 Proprio nel 1924, avendo suddiviso il territorio in una moltitudine di unità sempre minori, il governo bolscevico sperava di aver messo un punto al problema delle minoranze. Separati da confini ben tracciati, le autorità credevano di non correre il rischio che i diversi gruppi etnici si assimilassero. Di conseguenza anche l’eventualità che scaturissero conflitti tra le diverse comunità per l’ottenimento dell’indipendenza sembrava ormai superata. Se questo è il lato della medaglia considerato dai bolscevichi, opposte furono le osservazioni di altri specialisti in materia che interpretarono una tale suddivisione del territorio come la precondizione necessaria alla nascita di ostilità e pregiudizi etnici.413