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Tatari di Crimea e regime sovietico

Al tempo la Crimea ospitava rappresentanti di ogni fazione: collaboratori del governo provvisorio, soviet, che sarebbero poi diventati gli strumenti utilizzati dai partiti bolscevichi orientati al comunismo ed esponenti nazionalisti tatari che desideravano che la Crimea diventasse uno stato indipendente. Essendo questa la situazione, non stupisce che nei mesi successivi ogni forza abbia cercato di ottenere supporto per la causa che promuoveva; coloro i quali nutrivano la speranza di vivere in una Russia non bolscevica si schierarono dalla parte delle forze bianche, i bolscevichi, dal canto loro, utilizzarono come strumento di propaganda i soviet, mentre i nazionalisti tatari cercarono di ricevere aiuto dalla Germania e dalla Turchia ottomana. Insomma, la Rivoluzione di Febbraio, invece di risolvere il problema nazionale scatenò un’ondata di movimenti che il governo provvisorio si trovò a fronteggiare dovendo porre grande attenzione nel non minare l’incolumità dello stato stesso.340

La gestione delle diverse nazionalità, assieme alla questione agraria, furono quindi due dei maggiori problemi che il governo provvisorio rappresentato Kerenskij si trovò a dover trattare.341 Il modo in cui venne affrontato il tema delle minoranze etniche toccò in maniera ravvicinata i Tatari di Crimea. Il nuovo governo, nonostante avesse vietato alle minoranze etniche l’instaurazione di governi

338 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, cit., p. 323.

339 P. R. Magocsi, This blessed land: Crimea and the Crimean Tatars, cit., p. 83. 340 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, cit., p. 323.

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indipendenti, promise che avrebbe adottato politiche più liberali nei confronti degli abitanti musulmani dell’impero. A tal proposito, nelle sue ultime settimane al potere il governo di Kerenskij si rese artefice di un piano di riorganizzazione nel campo sociale, culturale e religioso, che se fosse andato a buon fine avrebbe concesso a tutte le nazionalità non russe maggiore autonomia rispetto a quella di cui avevano goduto in epoca imperiale.

In Crimea, nella città di Simferopoli, il governo provvisorio prese potere il 17 marzo 1917. Nel medesimo giorno i Tatari di Crimea aderirono ad una dimostrazione e fecero proprio il motto “libertà, uguaglianza, fratellanza e giustizia”. Seguirono pochi giorni prima che venisse discusso il futuro della Crimea nel corso di una conferenza tenutasi il 25 marzo, nella medesima città di Simferopoli. All’incontro parteciparono più di 1.500 Tatari, ognuno dei quali votò per l’adozione di misure atte all’installazione in Crimea di un’autonoma amministrazione che tenesse conto delle questioni culturali e religiose. La conferenza pose le basi per la crescita dell’identità nazionale dei Tatari di Crimea, che velocemente reclamarono anche identità culturale e territoriale. Perciò è da considerarsi come l’avvenimento premonitore rispetto alla nascita delle organizzazioni nazionaliste che nacquero di lì a poco.

Parallelamente il governo russo stanziò una propria rappresentanza in Crimea, il Commissariato di Tauride, presieduto da un sostenitore di Kerenskij, Bogdanov, danneggiando così il cammino verso l’affermazione dell’identità nazionale dei Tatari. Cammino che venne, tra l’altro, ostacolato anche dalla presenza di gruppi con a capo esponenti social rivoluzionari e menscevichi che si stabilirono nelle città costiere e che possedevano cellule nelle città di Kerč’, Feodosia, Eupatoria e Yalta. Così, se con l’elezione di un Comitato Esecutivo Centrale composto da quarantacinque membri i Tatari di Crimea ottennero parziale successo nel cercare di far valere la propria identità, dall’altra parte il raggiungimento di un’indipendenza territoriale si prospettò molto più complesso e ostacolato. Nei mesi immediatamente successivi alla Rivoluzione, infatti, il governo provvisorio con sede a Pietrogrado, collaborando con gli elementi più conservatori della società, cercò di affermare il proprio potere nella penisola mostrandosi fin dal principio contrario alla formazione di uno stato autonomo, per non parlare indipendente.342

Il Comitato Esecutivo Provvisorio dei Musulmani di Crimea era rappresentato dalla figura del leader Seydamet, che in pochi mesi si unì ad altri esponenti tatari per formare il partito dei Tatari di Crimea, conosciuto col nome Milli Firka.343 Partito di orientamento nazionalista e socialista, non riteneva giusto si concedesse ai ricchi proprietari privati ed alla chiesa di detenere grandi proprietà. Si batteva, inoltre, per rimpiazzare il clero come forza a capo della società tatara di Crimea;

342 P. R. Magocsi, This blessed land: Crimea and the Crimean Tatars, cit., p. 83. 343

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l’obiettivo del partito Milli Firka, e questo fu il principale motivo per cui fu sempre mal visto dalle forze sovietiche, era la creazione di uno Stato Musulmano di Crimea.344 La missione era tuttavia complicata poiché il clero, musulmano e ortodosso, assieme ai pomeščik russi, continuava ad essere riconosciuto dal governo di Pietrogrado.

Cercando di far fronte a questa situazione, il governo provvisorio sottovalutò l’importanza del complicatissimo problema nazionale e ne conseguì che i movimenti continuarono a svilupparsi con intensità differenti nelle varie zone.345 I movimenti nazionali che sorsero in quegli anni erano strettamente legati a quelli sociali e scindere lo studio dell’uno dal collegamento con l’altro non è probabilmente il modo di procedere corretto. Capire quale peso abbiano avuto questi movimenti nel clima che portò alla Rivoluzione d’Ottobre non è facile; è certo però che abbiano indebolito il governo provvisorio, il quale perseguiva come obiettivo il raggiungimento dell’unità russa.

Nel congresso tenutosi a Pietrogrado a maggio del 1917, i Tatari di Crimea vennero rappresentati da venticinque delegati. Questi delegati appoggiarono in toto l’idea di uno stato federale in cui le varie componenti potessero auto governarsi, dando così forza all’affermazione di un’identità nazionale. In questo furono supportati dai Baschiri, dai Daghestani e dagli Azeri. Di opinione diversa si dimostrarono invece i Tatari della Volga, ai quali poco importava di affermare la propria identità nazionale poiché già da tempo vivevano disgregati in diverse zone e non nutrivano l’esigenza di compattarsi ed esprimere la propria individualità. In ogni caso, più dei due terzi dei presenti votarono a favore dell’autonomia territoriale, reputandola la forma di governo migliore per la protezione degli interessi musulmani. Venne creato anche un Consiglio Consultativo Nazionale, la Shura, affinché convocasse a sua volta il Kurultay, il quale doveva istituire gli organi necessari per la dirigenza dell’autonomia nazionale e culturale.346