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4.2 La vita dei Tatari di Crimea

4.2.1 Gli anni novanta

Il primo dicembre 1991 si è tenuto un referendum in cui il 54% della popolazione ha votato a favore dell’indipendenza dell’Ucraina, eleggendo Leonid Kravčuk primo Presidente dello Stato Indipendente. Questo ha significato la fine dell’URSS come stato ed ha portato alle dimissioni del Presidente Gorbačëv ed alla nascita di una Comunità di Stati Indipendenti CIS, che inizialmente comprendeva undici stati dell’ex Unione ad esclusione delle Repubbliche Baltiche.591

Negli anni successivi l’Ucraina è stata molto impegnata nell’organizzare le istituzioni governative e nel dare una costituzione al neonato stato, mentre la Repubblica Autonoma di Crimea, parte dello Stato di Ucraina, ha nel frattempo adottato una propria costituzione avendo ancora come obiettivo il ripristino della condizione preesistente al 1944. La posizione di Kiev in merito alla Crimea è espressa nel documento di legge “Sul Ripristino della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma di Crimea”, approvato dal parlamento il 12 febbraio 1991. Il governo ucraino concedeva alla penisola l’autorizzazione ad organizzare la propria autonomia, a patto che questa rispettasse i confini

590 Ibidem, p. 345. 591

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dell’Ucraina e non mirasse a disgregare la sua integrità territoriale.592

Nel 1991 l’accettazione del ruolo della Crimea come parte dell’Ucraina era la sola opzione accettabile, tanto che nel mese di novembre, quindi solo un mese prima del referendum in Ucraina, il Kurultay ha espresso il proprio appoggio al riconosciuto Stato Indipendente. La speranza della Crimea era di entrare in una fase di profonde relazioni con Kiev, mentre il suo obiettivo primario rimaneva il raggiungimento dell’autonomia nazional-territoriale.593

Deve essere notato che, a partire dal 1991, il nome che il Mejlis ha scelto per la penisola è stato “Repubblica di Crimea”, evitando volutamente l’utilizzo dell’aggettivo “Tatara”. Questo perché il concetto di terra nativa risultava in quegli anni un po’ meno collegato alla questione etnica. Nel preambolo alla costituzione venivano indicate due possibili categorie di persone da considerare legittimi cittadini: gli abitanti nativi e tutti coloro i quali, per qualsiasi circostanza storica, erano arrivati a ritenere la Crimea la loro patria.594 Alla fine del XX secolo la Crimea infatti ospitava ancora numerose nazionalità, caratteristica che l’aveva contraddistinta nei secoli. Nonostante il primo Kurultay abbia adottato una bandiera nazionale con il simbolo della dinastia Giray ed abbia emanato la Dichiarazione di Sovranità Nazionale dei Tatari di Crimea, la comunità ha dichiarato il suo impegno a rispettare ogni altra minoranza presente sul territorio.595 D’altra parte, reclamare completo diritto verso una terra in cui all’epoca i Tatari componevano solo il 5% della popolazione sarebbe stato piuttosto complicato.

Le relazioni tra Kiev ed il Mejlis non sono state così distese come sarebbe piaciuto al gruppo etnico dei Tatari di Crimea. Per fare un esempio, mentre il Mejlis incoraggiava i Tatari a chiedere da subito la cittadinanza ucraina, la legge prevedeva invece un periodo di cinque anni d’attesa prima di poterla concedere per tutti coloro i quali erano tornati nella penisola dopo il 1 novembre 1991. Così, nel 1995 circa 7.000 Tatari non possedevano ancora la cittadinanza ufficiale ucraina rimanendo quindi esclusi dal diritto di voto e vedendosi negati di molti altri benefici.596

Nel 1994 la Crimea è stata altamente sollecitata ad eleggere Meškov, leader di una fazione pro russa chiamata Russkij Blok, nel ruolo di presidente della repubblica. Meškov non ha avuto l’appoggio di Kravčuk, che in quell’occasione ha invece sostenuto Bagrov, esponente più moderato. Inizialmente

592

R. Solchanyk, The Politics of State Building: Centre-Periphery Relations in the Post-Soviet Ukraine, in “Europe- Asia Studies”, Vol. 46, No. 1, Taylor&Francis Ltd, Oxford, 1994, p. 51.

593 Ibidem, p. 50.

594 E. A. Allworth, The Elusive Homeland, in E. A. Allworth (a cura di), The Tatars of Crimea. Return to the Homeland,

cit., p. 263.

595 A. Wilson, Politics in and around Crimea: A Difficult Homecoming, in E. A. Allworth (a cura di), The Tatars of

Crimea. Return to the Homeland, cit., p. 288.

596 E. A. Allworth, The Elusive Homeland, in E. A. Allworth (a cura di), The Tatars of Crimea. Return to the Homeland,

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i Tatari si sono dichiarati non favorevoli all’idea di avere un presidente in Crimea, e lo stesso Mejlis ha asserito che la partecipazione alle elezioni della comunità tatara non implicava il fatto che quest’organo riconoscesse l’istituzione di un presidente.597

A maggior ragione i Tatari di Crimea, adottando posizioni politiche anti russe ed anti comuniste, non potevano approvare la figura di Meškov.598

Tuttavia, la presa di posizione tatara non è riuscita a prevenire l’elezione dello stesso ed il fatto che la penisola sia stata posta sotto la guida di un candidato dichiaratamente anti tataro. Arrivato al potere e sostenuto dai politici della Federazione Russa, Meškov ha lavorato sin dall’inizio sottolineando l’unicità del rapporto tra la Crimea e la Russia, assumendo proprio l’atteggiamento che la minoranza tatara temeva. Il Mejlis allora si è opposto all’assunzione di una direzione pro russa ed ha espresso la volontà di rimanere vicino all’Ucraina e collaborare con il suo partito nazional democratico, il RUKH.

Tra il 1993 ed il 1994 la città di Kiev ha cambiato parzialmente atteggiamento nei confronti dei Tatari, istituendo un Ministero per le Nazionalità e l’Immigrazione, il quale ha preparato una bozza della risoluzione “Sul ripristino dei diritti dei deportati”. Un ulteriore avvicinamento tra le autorità ucraine e la minoranza tatara si è riscontrato nel 1994 quando Kiev, per la prima volta, ha inviato una delegazione in Crimea affinché venisse analizzata la causa tatara sotto la guida del Primo Ministro dell’epoca Ivan Kuras.599

E’ stata l’Ucraina a marcare una linea netta quando, nel 1995, il suo secondo presidente Leonid Kučma ha issato un decreto che cancellava la costituzione della Crimea, aboliva la sua presidenza, e subordinava il governo della penisola direttamente a quello ucraino. Nonostante la costituzione dell’Ucraina del 1996 la considerasse uno stato centralizzato, essa ha riconosciuto l’esistenza della Repubblica Autonoma di Crimea come parte inseparabile dei territorio ucraino. Al parlamento di Simferopoli, nonostante siano state riconosciute diverse responsabilità riguardanti questioni territoriali, poche ne sono state concesse in merito alla risoluzione dei problemi nazionali, come avrebbero invece preferito i Tatari. Si garantiva però in ogni ambito della sfera pubblica l’uso della lingua russa e tatara accanto a quella ufficiale, l’ucraino.

Più complicato è stato invece trovare un punto d’accordo tra l’Ucraina e la Federazione Russa. In particolare, la questione della città di Sebastopoli, sede della flotta stanziata nel Mar Nero e reclamata da entrambe le potenze, ha causato controversie tra i due governi fino al 1997, anno in cui hanno stipulato il Trattato di Amicizia Russo-Ucraino e il Trattato della Flotta sul Mar Nero. In

597 A. Wilson, Politics in and around Crimea: A Difficult Homecoming, in E. A. Allworth (a cura di), The Tatars of

Crimea. Return to the Homeland, cit., p. 302.

598 I. Katchanovski, Small Nations but Great Differences: Political Orientations and Cultures of the Crimean Tatars

and the Gagauz, in “Europe-Asia Studies”, Vol. 57, No. 6, Taylor&Francis Ltd, Oxford, 2005, p. 878.

599 A. Wilson, Politics in and around Crimea: A Difficult Homecoming, in E. A. Allworth (a cura di), The Tatars of

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sostanza, la flotta ed il personale sono stati divisi tra le marine militari dei due paesi e la Russia ha ottenuto il diritto a mantenere la sua porzione di flotta stanziata nel porto a Sebastopoli fino al 2017, per vent’anni.600

Successivamente, nel mese di aprile 2010, il Presidente ucraino Viktor Janukovyč ha firmato un accordo con il Presidente russo Medvedev, nel quale il periodo di tempo veniva esteso fino al 2042.