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Buona parte del merito va però attribuito a colei che salì al trono dopo Elisabetta, Caterina II: fu grazie alle sue azioni, ed ai consigli dei suoi collaboratori, che si riuscì nell’intento di annettere la Crimea all’Impero Russo.

Durante la guerra combattuta tra il 1768 e il 1774, iniziata quando l’Impero Ottomano dichiarò guerra alla Russia perché un reggimento al suo servizio era passato per la città di Balta, territorio sotto sovranità ottomana, la situazione divenne chiara. L’Impero Ottomano non poteva ormai nulla contro la forza russa, la quale cresceva di pari passo alla voglia del Khanato di Crimea di raggiungere l’indipendenza. Nel 1774 gli Ottomani vennero definitivamente espulsi dalla riva settentrionale del Mar Nero ed il khanato dovette, da questo momento, affrontare autonomamente la

115 Ibidem, p. 50. 116 Ibidem, p. 51. 117

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potenza russa.118 Nel dare un’ulteriore modifica alle forze in gioco fu di decisiva importanza il Trattato di Amicizia con i Russi che i Tatari Nogai firmarono nel 1770, in cui dichiararono:

« […] entered into eternal friendship and alliance with the Russian Empire […] and will leave peacefully under its protection.»119

I Tatari di Crimea si trovarono da ora a poter mantenere relazioni con l’Impero Ottomano soltanto via mare, considerando che i Russi avevano conquistato la zona tra i fiumi Dnepr e Dnestr e che i Tatari Nogai occupavano le terre che separavano Ottomani e Tatari di Crimea. Quando, poco dopo, anche la flotta navale ottomana venne distrutta, i Tatari si resero conto che era necessario scendere a compromessi con la zarina. Nel 1770 Khan Kaplan Giray rispose alla richiesta di collaborazione del generale russo Petr Panin dicendo:

«We, the Crimean Khan, and others leaders of the Crimean state, the Shirin mirzas, instead of obeying the Ottomans, at the present time want to take an oath to a government such as yours that is friendly to us, and that will allow us to follow our ancient political tradition.»120

Effettuata questa dichiarazione, Khan Kaplan e la dinastia degli Shirin si trasferirono in un territorio di appartenenza russa. Non stupisce che, a seguito di questi episodi Mosca si sentisse sempre più vicina alla penisola, nonostante formalmente l’annessione non fosse ancora avvenuta. Gli interessi che Mosca possedeva verso la conquista della Crimea si dividevano tra economici e politici. Dal punto di vista economico, il possedimento di quest’area avrebbe avuto il merito di facilitare il commercio con l’Europa, nonché quello di permettere l’utilizzo dei territori fertili che la zona offriva. Dal punto di vista politico, invece, e non fu una questione secondaria, la conquista della penisola sarebbe forse riuscita a placare quel sentimento di ostilità e rabbia che i Russi da sempre nutrivano nei confronti dei Tatari di Crimea.

Nel 1771 il generale russo Dolgorukij, a capo di una grande armata, penetrò facilmente all’interno della Crimea. Egli diffuse un manifesto nel quale non soltanto si prometteva indipendenza alla penisola, al contrario dell’interferenza subita da parte ottomana negli affari politici, a patto che la questa accettasse il dominio russo, ma assicurava anche, nel futuro, pieno rispetto delle tradizioni tatare. Le parole risultarono a tal punto convincenti che già entro la fine dell’anno molti leader tatari scelsero di credere agli impegni assunti dai Russi. Nel frattempo, il generale conquistò le città di Caffa, Bahčisaraj e Perekop e, con la salita al trono di Sahib Giray II, successore di Khan Selim Giray, venne anche negoziato il ritorno della popolazione Nogai sotto il suo controllo.121

Nei primi anni settanta, l’Impero Russo non rappresentava più una visione nemica nell’immaginario tataro. Nel mese di novembre, infatti, i Tatari di Crimea inviarono a San Pietroburgo una

118 A. Kappeler, La Russia. Storia di un impero multietnico, cit., p. 46. 119 Cit. in A. W. Fisher, The Crimean Tatars, cit., p. 53.

120 Cit. in A. W. Fisher, The Crimean Tatars, cit., p. 54. 121

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delegazione con l’obiettivo di stipulare un accordo che sancisse la creazione di uno Stato Indipendente di Crimea. Secondo i patti, il neonato stato doveva sottostare alle regole dettate dalla dinastia Giray, ma era supervisionato e protetto dall’Impero Russo. La delegazione di Tatari era guidata da Şahin Giray, che affiancava il khan con la posizione di kalgay. Secondo le fonti a noi giunte, parte delle quali sono costituite dalle lettere che Caterina II scrisse a Voltaire, la zarina si infatuò di lui appena lo vide. Viene descritto come un giovane di bell’aspetto, dai modi e dai costumi influenzati dalle abitudini europee. Ella scrisse: «Ce jeune prince tartare est d’un caractère doux; il a de l’esprit, il fait des vers arabes.»122

Pare anche che questa esaltazione la influenzò nelle decisioni politiche successive nei confronti del khanato.

Nel 1772 venne sottoscritto il trattato di Karazubazar che stabiliva “alleanza ed amicizia eterna” tra il nuovo Stato Indipendente di Crimea, chiamato Tatarskaja Oblast’ nelle fonti russe,123 e l’Impero Russo, appunto. Il trattato rispettava gli accordi del manifesto e garantiva completo potere amministrativo al khan, il quale doveva essere eletto seguendo le tradizioni e senza nessuna interferenza da parte dei due imperi, russo e ottomano. Sia la zarina che Şahin parvero soddisfatti dell’accordo siglato, che tuttavia non durò così a lungo.124

Mentre questi eventi avevano luogo, una comunità di Tatari esiliata durante la guerra e stanziata a Costantinopoli, fece pressione perché il governo ottomano mantenesse una linea ferma negli accordi con l’Impero Russo. La situazione degenerò a tal punto che si temette per l’incolumità stessa di Şahin, al quale venne offerta protezione dalla zarina a Poltava.125

Agli Ottomani non rimase invece che accettare la sconfitta e siglare il Trattato di Kűçűk-Kaynarca nel 1774. Nella bozza finale del trattato, gli Ottomani astutamente chiesero che il loro sovrano continuasse ad avere, dal punto di vista religioso, una forma di sovranità sui Tatari musulmani: evitarono così di perdere completamente la loro influenza sulla Crimea. A metà del 1774 venne ufficialmente firmato il trattato ed entrambi gli imperi riconobbero, almeno in forma teorica, la nascita del nuovo Stato Indipendente. Dal punto di vista pratico, tuttavia, alcune questioni furono poco chiare da subito. Il trattato non menzionava quale forma amministrativa dovesse assumere l’entità appena formatasi, non considerava le relazioni politiche da adottare nei confronti della società tatara e non descriveva l’esatto rapporto che avrebbe dovuto esistere tra questa e l’Impero Russo. Forniva, cioè, soltanto lo scheletro di un’organizzazione governativa. Lo Stato Indipendente di Crimea nacque quindi senza basi solide.126

122 A. W. Fisher, Şahin Girey, the Reformer Khan, and the Russian Annexation of the Crimea, in “Jahrbűcher fűr

Geschichte Osteuropas”, Vol. 15, No. 3, Franz Steiner Verlag, Stuttgart, 1967, p. 343.

123 Ibidem, p. 344. 124 Ibidem, p. 344. 125 Ibidem, p. 345. 126

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