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Capitolo II: Musica andina e Nueva Canción Chilena nel contesto italiano: ricezione, narrazioni e rifiut

1.2 Antecedenti

Come si è visto nel precedente capitolo, al suo arrivo in Italia la musica cilena si innestò su una sensibilità internazionalista già esistente, anche se ne oltrepassò largamente i confini, im- ponendo delle formule estetiche originali. Quell’innesto è testimoniato anche dalle esperienze di tre gruppi formatisi prima del settembre 1973.

Uno di essi, Tecún Umán, nasce nell’inverno 1972/1973, in un locale di Milano alternativo e cosmopolita, il RaRo, per iniziativa di due latinoamericani e due milanesi appassionati di musica folk. Con gli auspici di un giovane Moni Ovadia, si presentano con successo di pub- blico ad una rassegna di folk al Teatro delle Arti e, nel clima culturale del momento, si tra- sformano rapidamente in una realtà semi-professionistica, venendo ingaggiati dall’ARCI per

circa quaranta serate, in maggioranza nei Festival dell’Unità lombardi, durante l’estate del 1973. Il sopraggiungere della crisi cilena e la conseguente grande richiesta di spettacoli che gli Inti-Illimani non riescono a soddisfare accrescono l’impegno dei Tecún Umán:

I Tecún Umán sono il gruppo che per sonorità si avvicinano di più [agli Inti-Illimani]. Per un anno, fabbriche occupate, teatri di provincia, festival dell’Unità, dell’Avanti e di Democrazia Proletaria ospitano il gruppo in un centinaio di serate, prevalentemente nel Nord Italia. Tra il primo e il secondo tempo un esule cileno tiene viva l’attenzione con un comizio sulla tragedia del golpe.1

Il loro repertorio, più orientato verso l’area cubana e centroamericana, si allarga ad inclu- dere brani cileni, come mostra il disco LP Soy del pueblo [TECÚN UMÁN 1975][Fig.1],pub-

blicato con l’etichetta de L’Orchestra, la cooperativa creata in quegli anni a Milano da un col- lettivo di artisti, tra cui Franco Fabbri, Umberto Fiori e Moni Ovadia, di cui anche i Tecún

Umán fanno parte. Il gruppo si scioglie nel 19782.

L’altro ensemble milanese, Nuestra America3, è anch’esso un prodotto del crescente inte- resse per il processo rivoluzionario cubano e per la musica che lo accompagna. In questo caso il legame con Cuba ha un carattere che potremmo definire quasi istituzionale. Nuestra Ameri-

ca è infatti il portavoce musicale della Associazione di Amicizia Italia-Cuba, una delle varie

associazioni di solidarietà con i Paesi socialisti create dal PCI.In questa veste, i musicisti mi-

lanesi verranno invitati ufficialmente dal governo cubano nel dicembre del 1979, per presenta- re il loro LP [NUESTRA AMERICA s.d. (1981)] [Fig. 2,3] nell’isola caraibica, dove hanno modo

1 Comunicazione scritta di Renzo Ranzani, membro fondatore di Tecún Umán, del 04/02/2014. A lui devo principalmente le informazioni qui riportate.

2 Alcuni ex componenti di Tecún Umán danno vita, dalla fine degli anni 90, ad altre formazioni dedite alla canzone d’autore latinoamericana: il Trio Milonga e successivamente il Quartetto Caminar. Nonostante la fluidi- tà che caratterizza i GIMCA dell’area milanese, con frequenti travasi di componenti tra le diverse formazioni, la linea discendente dal Tecún Umán non si è intrecciata con quella dei gruppi di ispirazione cileno-andina.

3 Riporto la grafia (senza l’accento acuto sulla “e” di América) che risulta dal logo e dalle locandine del grup- po.

di conoscere “dal vero” l’ambiente della trova cubana [Fig. 4]4. Ciononostante, Nuestra Ame-

rica è anche strettamente legato alle vicende dei GIMCA, dato che con il tempo ne faranno par- te anche vari componenti provenienti da complessi come Los Andes e Jacha Uru, appartenenti alla corrente andina, e che poi confluiranno in Senda Nueva. Nell’unico LP realizzato, oltre la metà dei brani provengono dalla NCCH e dalla MA più convenzionale5, eseguita con la stru- mentazione del conjunto andino.

Il terzo gruppo, Zafra, nasce in un contesto ideologico molto diverso rispetto ai precedenti, quello delle comunità giovanili cattoliche, vicine al movimento Comunione e Liberazione. Lo fonda Marina Valmaggi, musicista e musicologa riminese:

Nel 1971 avevo accettato l’invito dei ragazzi di Gioventù Studentesca a guidare un gruppo di studio sull’espressività. Lavorammo su Basta! Storia rivoluzionaria dell’America Latina attraver-

so la canzone (di Meri Franco Lao, pubblicato dalla Jaca Book)6. Nel 1973 ho approfondito Basta! con alcuni studenti del liceo scientifico Volta di Riccione, con amici di mia sorella Guya e con il G[uppo] P[olifonico] R[iccione]. Scegliemmo 18 canzoni e costruimmo uno spettacolo». Era appunto Si compran le cose, gli uomini no. Il nome GPR però apparve non adatto, in tutta fretta fu trovato Zafra che significa "raccolta della canna da zucchero", lavoro comunitario per eccellenza. Era stata coinvolta anche la Jaca Book per avere una presentazione di Meri Franco Lao. Lei arrivò, assistette alle prove e sentenziò che le esecuzioni non avevano veramente un sapore sudamericano. Quindi in giornata furono cambiati tutti i ritmi. La sera dello spettacolo fu un grande successo, tanto che si programmò subito una replica per il giorno dopo. […] «Dopo il golpe cileno e il successivo arrivo in Italia degli Inti Illimani, - ricorda Valmaggi - la musica latino americana andava forte. Cominciarono a chiamarci da tutte le parti: centri culturali, scuole, feste dell’amicizia. Noi, che pensavamo che dopo lo spettacolo saremmo tornati a fare un gruppo polifonico per la liturgia, fummo trascinati dagli eventi in una nuova avventura. Zafra da provvisorio diventava un gruppo stabile, con molte difficoltà perché erano quasi tutti studenti […].7

Zafra presenta un imprinting diverso da quello dei GIMCA: un gruppo polifonico di musi-

che liturgiche, di circa quindici o sedici componenti, “prestato” alla sonorità latinoamericana, tra l’altro con la collaborazione di Meri Lao, il cui intervento alla vigilia del primo spettacolo fu, a quanto pare, decisivo per donare alla performance una maggiore verosimiglianza8. Negli anni successivi il complesso riminese esplora il canto latinoamericano di taglio sociale, con

4 Informazioni fornite da Giuseppe Iasella, ex componente di Nuestra America, nell’intervista del 17/02/2018 e in successive comunicazioni personali. In realtà, stando alla ricostruzione di Iasella, all’epoca del viaggio a Cuba il disco non era ancora stato pubblicato (uscirà nel 1981), ma se ne presentò comunque il progetto grafico.

5 Mi riferisco a titoli “classici” nel repertorio della musica andina cosmopolita, come El cóndor pasa, El Hu-

mahuaqueño, Kullavas.

6(Franco-Lao 1970)

7 «Il ritorno di Zafra. Lo storico gruppo musicale riminese di nuovo sul palco», Buongiorno Rimini, 24 no- vembre 2015, http://www.buongiornorimini.it/item/8337-il-ritorno-di-zafra-lo-storico-gruppo-musicale- riminese-di-nuovo-sul-palco.html.

8 Annota Meri Lao, nella sua pagina Web Sirena latina: «Andai a Rimini per le prove e la registrazione, portai con me Pablo Romero, del complesso Americanta, con cui avevamo già inciso per lo Zodiaco, il manager Miguel Antiñolo, e un carico di chitarre, cuatros, charangos, bombos, kenas, sikus, tarkas …. Arrangiamenti, modalità di esecuzione, correzioni alla pronuncia, abbiamo partecipato tutti cantando e suonando perché non si notasse trop- po la loro “estraneità” di italiani» (http://www.sirenalatina.com/musica/dischi/).

una certa attenzione al Brasile, con la particolarità di presentare molte canzoni in traduzione italiana. Ma non è una tematica esclusiva: parallelamente sviluppa un filone di composizioni di ispirazione religiosa, anche in forma di teatro musicale. Dopo alcuni anni e varie pubblica- zioni discografiche9, il gruppo interrompe l’attività, per tornare sulla scena in alcune reunion, tra il 2000 e il 2015. Nel 2018, alcuni ex-componenti di Zafra – Guya Valmaggi e Los Crea-

dores – propongono uno spettacolo dedicato alla canzone latinoamericana, questa volta con

un marcato sapore cileno.10

2 GLI INIZI: L’INCONTRO CON LA MUSICA DELL’ALTRO