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Folgorazioni e altre approssimazioni

Capitolo II: Musica andina e Nueva Canción Chilena nel contesto italiano: ricezione, narrazioni e rifiut

2.1 Folgorazioni e altre approssimazioni

L’incontro con la musica dell’Altro riveste, nei racconti di molti, il carattere dell’epifania e della folgorazione. Folgorazione che ha luogo di prammatica durante i numerosi e ubiqui con- certi degli Inti-Illimani, nella decade degli anni 70. Così lo ricorda, ad esempio, il veneziano Roberto Chinello:

RC: Giudecca11. Estate, settembre 1974. Inti-Illimani al concerto del Festival dell’Unità, portati da Gigi [Luigi] Nono. Avevo dodici anni e vedo lì tutto il concerto, con i classici Venceremos e El

pueblo unido e mi ricordo che... piangono! Questa cosa mi aveva colpito. Poi c’era il banchetto di

quei dischi: prendo i primi due e da lì parte questa passione. […] Folgorato! […] Quest’immagine di loro che piangono, vestiti proprio come nel disco, col poncho rosso, là, schierati [...] Io non avevo ancora ben capito il golpe... Da lì poi sono risalito... Questo è stato l’imprinting. Non suonavo ancora: solo il pifferetto alle scuole medie. È la domanda che si sta facendo Stefano: perché questa musica ci ha folgorato? Io ero puro della lettura politica, a dodici anni. Quella è arrivata un po’ dopo, no? Lì era proprio la musica così com’era. Cosa aveva per colpire un dodicenne, neanche particolarmente esposto al mondo musicale?12

Racconti analoghi si susseguono, di intervista in intervista: l’occasione della folgorazione è data volta per volta da un concerto, dall’ascolto di un disco – grazie a un familiare politica- mente impegnato e militante,a un amico, a un insegnante – o da un programma televisivo o radiofonico. Massimiliano Stefanelli – oggi divenuto un professionista della musica, direttore

9 I primi due Lp, Cicatriz [1974] e Grazie alla vita [1975], entrambi editi dalla Jaca Records, sono dedicati al repertorio latinoamericano. Su queste produzioni, si vedano anche le note, con qualche accento polemico, di Me- ri Lao, nella sua pagina Web, all’indirizzo http://www.sirenalatina.com/musica/dischi/.

10 Lo spettacolo è stato replicato in varie occasioni durante il 2018. Se ne possono leggere delle presentazioni online (ad es. https://www.meetingrimini.org/comunicati-stampa/yo-canto-la-diferencia/) e ascoltare le canzoni proposte, prevalentemente di Violeta Parra e Víctor Jara, dal canale Youtube delle edizioni Rodaviva (ad es. https://www.youtube.com/watch?v=KVTXwdmxOOs). Dallo stesso canale è possibile ascoltare anche diverse produzioni di Zafra.

11 L’isola della Giudecca è un quartiere veneziano storicamente connotato da una forte tradizione operaia, all’epoca una “zona rossa”. Luigi Nono risiedeva appunto alla Giudecca.

12 Roberto Chinello, intervista del 04/04/2018. Roberto Chinello, figlio di un partigiano e senatore del PCI, è stato dalla fine degli anni 70 all’inizio degli anni 80 un componente del gruppo Cantolibre di Venezia. Dopo aver accantonato per molti anni la pratica musicale attiva, ha ripreso recentemente (2019) a suonare con il gruppo milanese dei Giambellindios.

d’orchestra – ricorda di aver incontrato quei suoni alla radio, appena undicenne, ascoltando

L’altro suono, un programma radiofonico dedicato alle musiche popolari che aveva iniziato la

sua emissione nel luglio del 1974 e che utilizzava come sigla di testa Alturas, la composizione strumentale di Horacio Salinas:

MS: Quei suoni erano per me veramente sconosciuti, affascinantissimi. Rimanevo aggrappato al

frigorifero sopra al quale stava la radio, in attesa di questa sigla... E poi mio zio mi portò, ed era il settantaquattro [...] a questo concerto a Pisa, di questo gruppo di cui non sapevo il nome. Lui era molto impegnato politicamente... Si mise la sua grande bandierona rossa a mo’ di mantello e partimmo alla volta di questo concerto. E lì, loro iniziarono il concerto proprio con Alturas. Riconobbi il pezzo e riconobbi loro e vidi questi strumenti che io non avevo mai visto […]. E lì è nato proprio... quasi una missione. Volevo conoscere tutto di quegli strumenti, di quei suoni, di loro [...]. E poi mi ricordo, con l’esplosione alla fine del Pueblo unido, con tutto lo stadio che urlava disperatamente. È stato forse il mio primo contatto con un rito di massa. Perché poi questo era il loro concerto. E forse quella è stata la grandezza di quel periodo e di quella cultura. Aver saputo costruire su una tragedia canto e poesia. Che non sempre succede. Noi abbiamo avuto una tragedia, ma non abbiamo costruito su quella canto e poesia. E ne abbiamo avute più d'una.13

Ognuno ha una sua storia irripetibile all’interno di un racconto comune, cui apporta una personale declinazione che riflette idiosincrasie, interiorità e soggettività particolari. Ricorro- no, in questi racconti: la giovanissima età dei protagonisti per lo più tra i dieci e i quattordici anni; un contesto di affinità politica con la sinistra, magari attraverso familiari e amici, ma non necessariamente di militanza; forse, come ipotizza Roberto Chinello, anche il primato del “suono” su ogni altro fattore, compreso quello politico.

Certamente emerge una “presenza ambientale” diffusa di quel genere musicale, presenza che intercettava una domanda di musica, e di fare musica, particolarmente vivace tra gli ado- lescenti e i giovani del momento. Altre volte la partenza non è una folgorazione, ma la fre- quentazione di persone – fratelli maggiori o amici – già portatori attivi di questa musica, a far sorgere con naturalità, senza “epifanie”, l’idea di suonarla. Per la quasi totalità di quell’insieme di giovani italiani, la musica “cilena” costituì la prima porta d’accesso al mondo latinoamericano. Non mancano però alcune eccezioni, legate a storie familiari di emigrazione, come quelle di Marcello Forconi e delle sorelle Anna ed Elisabetta Borrione.

Il primo – figlio di un emigrato vissuto lungamente in diversi paesi del subcontinente, so- prattutto in Messico – ritiene che il suo interesse per le vicende politiche e per le musiche lati- noamericane nasca da questo vincolo familiare. Lui stesso si trovava in Messico alla data del golpe cileno e pochi anni più tardi, nel 1976, fondava un gruppo musicale con degli amici, a Lido di Camaiore14. Un caso in parte diverso è quello di Anna ed Elisabetta Borrione, due gemelle nate in Italia ma cresciute in Venezuela, dove hanno appreso fin dalla prima infanzia a suonare musiche popolari regionali del luogo, con la chitarra e soprattutto con il cuatro.

13 Massimiliano Stefanelli, intervista del 25/06/2019.

14 Marcello Forconi, intervista del 09/06/2014. Forconi ha militato in diversi gruppi toscani (si veda lo schema al paragrafo 1.4 del prossimo capitolo) e suona ancora oggi nel gruppo Canto Libre di Viareggio, con Nicola Barbieri, Nicola Pieruccetti e Giulio D’Agnello.

Quando rientrano in Italia, in due successive occasioni, per motivi di studio, Anna ed Elisa- betta possiedono già un bagaglio musicale essenzialmente venezuelano – in questo risiede la loro particolarità –, ma è solo qui che si imbattono nella musica cilena e in quella andina, co- minciando a interessarsi anche a strumenti come il charango e formando infine, con altre stu- dentesse universitarie padovane, il gruppo interamente femminile Arcoiris, nel quale fondono i diversi repertori15.