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Apollo nel IV libro

APOLLO ALL'INTERNO DELLA REPUBBLICA PLATONICA

4.5 Apollo nel IV libro

Nel quadro della funzione che Platone attribuisce alla religione nella Repubblica, ha il suo posto la divinazione sacerdotale. Essa appare come un aspetto del culto, e Platone ne fa un uso per così dire “politico”.

Sembra infatti al filosofo che molte istituzioni, molti costumi, molti riti potranno meglio essere introdotti, e apparire più autorevoli, se, attraverso gli oracoli degli dèi, essi saranno il frutto della volontà divina o riceveranno comunque una solenne sanzione. Vi è un passo nella Repubblica quanto mai significativo a questo proposito, quando Platone, che ha fino a quel punto trattato la tematica relativa alla formazione dello stato e delle varie classi in cui è diviso, quasi risovvenendosi di una dimenticanza, afferma:

- E dunque, nel campo della legislazione che cosa ci resta ancora?, chiese.

E io:- A noi niente, risposi, ma per le maggiori, le più belle e le prime tra le leggi rimettiamoci all'Apollo di Delfi.

Quali?, chiese.

Erigere templi, sacrificare e celebrare altri culti a dèi, dèmoni ed eroi; e poi seppellire i morti,e tutti quegli atti che si devono compiere in onore dei trapassati per ottenerne benevolenza. Non sono cose che conosciamo e, fondando uno stato, se abbiamo senno, non crederemo a nessun altro e non ricorreremo ad altro interprete che non sia quello patrio: chè questo dio è il patrio interprete di tali questioni per tutti gli uomini e le interpreta stando sopra l'ònfalo, nel centro della

terra251.

Con il termine greco di omphalos (ombelico) nell'antichità si indicava una pietra o un oggetto dal valore religioso. Nell'antica Grecia la pietra scolpita era situata a Delfi, nel Tempio di Apollo, dal quale la Pizia diffondeva i suoi vaticini. Apollo è signore delle Muse ed anche dell'educazione (paideia). A tal proposito è utile notare, infatti, come in questo passo Platone attribuisca ad Apollo anche l'origine delle disposizioni legislative in materia religiosa, e ciò si accorda perfettamente con ciò che il filosofo esprime nelle Leggi, (opera che sarà trattata nel capitolo seguente):

ATENIESE A un dio o a un uomo, ostranieri, voi riconducete l'ordinamento delle vostre leggi?

CLINIA A un dio, straniero, sì a un dio, a voler essere esatti: da noi fu Zeus, e a Sparta, donde proviene costui, credo si dica che fu Apollo. Non è così?

MEGILLO Sì252.

In questo passo delle Leggi emerge efficacemente una prospettiva filolaconica, e non stupisce dunque che la costituzione di Sparta sia il modello sul quale Platone intende basare il progetto della Repubblica; in quanto, le origini di essa, derivano proprio da Apollo, nel quale tempio avviene anche l'elezione del supremo magistrato della educazione253.

Ci sono altri casi nei quali è utile, al fine del benessere della città, rivolgersi alla divinità. Sappiamo quanto sia importante il ruolo di coloro che si pongono al vertice del controllo dello stato e notiamo come anche questa responsabilità, di individuare il soggetto o i soggetti idonei al controllo statale, sia in parte, attribuita all'oracolo. Le persuasioni a tal proposito saranno

251 PLAT. Resp. IV 427a-c.

252 PLAT. Leggi I 624a.

consigliate dalla divinità stessa la quale ricopre un ruolo “guida” in queste situazioni.

Perchè esiste un oracolo per cui lo stato è destinato a perire quando la sua custodia sia affidata al guardiano di ferro o a quello di bronzo254.

E più avanti nel quinto libro:

Ma la legge concederà che fratelli e sorelle abitino insieme, se così decide la sorte e lo conferma l'oracolo della Pizia255.

Analoga la prescrizione che ordina di interrogare la divinità intorno alla modalità di seppellire ed onorare coloro che sono stati valorosi nel difendere la patria256. La consultazione

dell'oracolo, che sembra identificarsi esclusivamente con quello di Delfi, è dunque atto del culto pubblico e, soprattutto, un momento della vita pubblica, o meglio politica della città. La divinazione ed il suo uso all'interno della Repubblica sono ammessi come un aspetto particolare della religione e del culto, ma in un ambito ben delimitato ed in funzione essenzialmente politica, con il fine cioè di confermare e rafforzare, mediante il peso del suo prestigio, determinate decisioni, oppure di indicare la scelta tra alcune decisioni possibili. Del resto, la Pizia è chiamata nella Repubblica a dare responsi su casi attuali di interesse pubblico, non a predire l'avvenire a privati o a proporre oscuri enigmi. Risulta quindi chiaro che, a Platone, nella Repubblica, più che indagare quale sia il potere e il sapere dell'oracolo, o quali cose il dio riveli attraverso la sua sacerdotessa, interessa predisporre attraverso la gestione della religione un efficace strumento di governo. D'altronde, nella antica Grecia il culto della divinità non è da intendere come una credenza dogmatica o dottrinale ma è legato a ogni gesto

254 PLAT. Resp. III 415c-d.

quotidiano che l'uomo svolge e quindi interessa il cittadino257. Infatti, non c'è guerra o

fondazione di colonie, promulgazione di leggi o trattati, stipulazione di matrimoni o contratti, che non venga messa sotto la protezione di una divinità, la cui attenzione è richiamata con gli opportuni gesti di culto e le necessarie pratiche sacrificali; non c'è soprattutto atto di convivenza tra i cittadini, dalla festa, all'assemblea, che non sia consacrato alla divinità onde si attendono garanzia e benevolenza.

La concittadinanza tra uomini e dei trova il suo luogo elettivo nella residenza che la città assegna alle sue divinità per l'intermediario delle loro rappresentazioni statuarie: sito al centro della città, nel cuore del suo spazio pubblico e ben visibile da ogni punto della polis: il tempio è aperto al pubblico e costituisce la proprietà comune dei cittadini.

La comunità cultuale che si raccoglie nella frequentazione del tempio e nelle pratiche rituali che vi sono connesse si identifica con il corpo civico, e costituisce un momento forte della sua coesione, giacchè l'unità dei cittadini viene in essa cementata, garantita dal loro rapporto comune con la divinità. Dunque, è di facile comprensione il motivo del legame tra, la vita del cittadino che scorre nella sua quotidianità e l'ordinamento delle leggi o degli atti ad essa legati, con la fondazione attribuita alle divinità delle leggi stesse.