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Gli ultimi libri delle Legg

APOLLO NELLE LEGGI DI PLATONE

5.3 Apollo all'interno dei 12 libri delle Legg

5.3.5 Gli ultimi libri delle Legg

L'esposizione delle leggi viene sospesa nel Libro X, dedicato ai temi della religione e dell'ateismo, e riprende nel Libro XI, in cui vengono trattate le norme che riguardano le compravendite di beni, degli schiavi e animali, e i reati finanziari come frode, furti, inadempienze.

300 PLAT. Leggi VIII 833b.

Per le questioni testamentarie vengono passate in rassegna le norme inerenti ai passaggi d'eredità di padre in figlio, le deroghe e il comportamento da tenersi nelle dispute tra parenti e nei casi di uomini deceduti senza prole. Da qui, vengono stabilite le leggi per l'educazione degli orfani, l'assistenza ai genitori anziani, il divorzio, le seconde nozze ed altre norme specifiche. Vengono presi provvedimenti contro i mendicanti, ed è stabilito il modo in cui agire contro gli schiavi e gli animali che hanno provocato danni.

Apollo rientra nella questione che riguarda l'attività giuridica; anche i testimoni e l'attività dell'avvocatura sono sottoposti ad una normativa. Colui che si rifiuta di testimoniare ai processi, dovrà giurare su Zeus, Apollo e Temi, di non essere a conoscenza dei fatti.

Temi è la dea del diritto e della legge che regola i doveri che legano gli uomini agli dèi e i rapporti tra gli uomini. Apollo, invece, ricopre un ruolo importante perchè è considerato garante del giuramento umano e divinità che presiede alla Verità, essendo quest'ultima l'oggetto principe del giuramento.302

Con il libro XII, le Leggi, volgono al termine. Esso è, tuttavia, ricco di riferimenti ad Apollo. In quest'ultimo libro vengono ribadite questioni pratiche relative alle varie norme in campo militare e politico. Vengono stabilite le pene per coloro che compiono furti di beni pubblici; le norme sulla disciplina militare, i casi di diserzione e le norme sull'abbandono delle armi. Nel libro X assistiamo alla creazione di un nuovo organismo di direzione statale, il cosiddetto “Consiglio Notturno”. Si tratta di un'assemblea di uomini virtuosi, i quali contribuiscono al mantenimento dell'ordine statale, avendo come scopo ultimo il conseguimento della virtù all'interno dello stato.

Ma il consiglio notturno non è l'unico consiglio che viene nominato. Nel momento in cui entra in gioco Apollo, Platone introduce un nuovo organismo, preposto al controllo dei magistrati;

302 Il “giuramento di Ippocrate” che viene prestato dai medici-chirurgi e odontoiatri prima di iniziare la professione, risale prima del V secolo e recita così: Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e

Panacea e per tutti gli dei e per tutte le dee, chiamandoli a testimoni, che eseguirò secondo le mie forze e il mio giudizio, questo giuramento e questo impegno scritto...”. Notiamo come un giuramento

una specie di “collegio“ che si occupa di giudicare e, di conseguenza, controllare i magistrati. Essi sono i “pubblici revisori”:

Sui pubblici revisori quale nostro discorso potrebbe essere conveniente, dal momento che i magistrati sono scelti alcuni per effetto casuale del sorteggio e di anno in anno, altri per più anni e tra prescelti? E di tali persone chi potrebbe essere un inquisitore adeguato per esaminare chi di loro dica che cosa di storto o eserciti la carica da un lato curvato dal peso di quella, dall'altro per carenza di energia propria rispetto al valore della carica? Non è affatto facile trovare un magistrato dei magistrati che sia loro superiore in virtù, ma tuttavia si deve cercare di trovare dei revisori divini.303

I pubblici revisori sono persone incaricate di verificare i rendiconti della magistratura e di vagliare la condotta dei pubblici ufficiali allo scadere del loro mandato. Essi hanno, dunque, il potere di giudicare l'operato dei giudici stessi. Leggiamo ancora:

Perciò bisogna dunque che i revisori siano assolutamente straordinari per ogni tipo di virtù. Progettiamo dunque in qualche modo una loro generazione di questo genere. Occorre che ogni anno dopo il volgere del sole dall'estate all'inverno tutta la città si riunisca nel recinto sacro comune a Elios e ad Apollo, e che gli uomini indichino al dio, tre di loro, quello che ciascuno di loro ritenga essere in tutto il migliore, eccetto se stesso, di non meno di cinquant'anni di età.304

Dei cosiddetti “revisori”, conosciamo la modalità di scelta con apposita cerimonia. Essa procede per esclusione fino ad arrivare alla promulgazione di tre. Il loro capo verrà cinto da

303 PLAT. Leggi XII 945b.

una corona d'ulivo e saranno consacrati ad Apollo. Ogni anno, il giorno del solstizio d'inverno, la cittadinanza dovrà riunirsi nel recinto sacro ad Apollo e, proprio quest'ultimo, presiederà alla cerimonia, perchè è al dio che gli uomini devono indicare i futuri revisori. Tuttavia, nelle Leggi Platone non solo chiama le stelle “gli dèi nel cielo”, il sole e la luna “grandi dèi”, ma, insiste sul fatto che tutti debbano offrir loro preghiere e sacrifici305.

Platone, in effetti, sembra adombrare così una sorta di “religione solare”. Il testo prosegue:

Avendo indicato a Helios i suoi tre uomini minori, li consacra secondo l'antica usanza come primizia comune ad Apollo e a Elios, per tutto il tempo che essi si uniformino al giudizio espresso su di loro. Questi nel primo anno designino dodici revisori, finchè ciascuno raggiunga l'età di settantacinque anni, e in seguito se ne aggiungano sempre tre di anno in anno. Questi, dopo aver diviso tutte le magistrature in dodici parti, le esaminino servendosi di tutti i tipi di prove degni di uomini liberi. Abitino, per tutto il tempo in cui svolgano il compito di revisori, nel recinto sacro di Apollo e di Elios, nel quale furono scelti; e giudicando coloro che sono stati magistrati per la città, sia ciascuno isolatamente, sia tutti insieme collegialmente, indichino, esponendo documenti scritti nella piazza del mercato, riguardo a ciascun magistrato che cosa deve subire o pagare in base all'opinione dei revisori.306

I revisori quindi, ripete Platone, sono consacrati ad Apollo e la loro dimora sarà lo stesso luogo sacro nel quale sono stati eletti, vale a dire il tempio.

Essi, si occuperanno del controllo dello svolgimento statale:

Durante la loro vita, per questi uomini stimati dengi di premi per l'onore da parte

di tutta la città, siano stabiliti i primi posti in tutte le assemblee generali, e ancora tra loro si scelgano i capi di ciascuna missione mandata in osservazione dei sacrifici comuni ai Greci, degli spettacoli e di tutti gli altri riti sacri che celebrino in comune; essi soli tra i cittadini siano ornati con una corona di alloro, e tutti siano sacerdoti di Apollo e di Elios, e ogni anno unico sommo sacerdote sia il primo scelto tra i sacerdoti di quell'anno, e ogni anno si registri il suo nome, affinchè divenga misura del computo del tempo, finchè la città abbia durata.307

Questi uomini dovranno essere virtuosi e degni di lode, nonché ricevere onori da parte di tutta la cittadinanza. Non dovranno svolgere una semplice funzione politica con ruoli di controllo legislativo: Platone sembra donare alla loro figura un ruolo sacrale, e per farlo richiama nuovamente Helios e Apollo, producendo così un vero e proprio culto da osservare con devozione. I nuovi revisori, infatti, diverranno essi stessi sacerdoti di Apollo. Dunque, da questo passo, capiamo come il culto abbinato di Apollo e del dio solare Helios sia pienamente in comunione con la solenne consacrazione dei più alti dignitari politici alla divinità solare per eccellenza, quindi, sacro e politica si uniscono nella figura della divinità apollinea.

Successivamente vengono disciplinate le norme di sepoltura le quali saranno differenti da quelle dei comuni cittadini. Essi avranno una veste bianca, un coro di quindici fanciulle e maschi al seguito, che canteranno un Inno per i sacerdoti, qualora anche la Pizia fosse d'accordo308. Non è necessario ammettere che Platone credesse nella effettiva ispirazione della

Pizia; sembra quasi che vedesse Delfi come una grande potenza conservatrice, cui doveva essere affidato il compito di stabilizzare la tradizione religiosa greca, tenendo a freno sia il dilagare del materialismo, sia lo sviluppo delle deviazioni all'interno della tradizione stessa.

307 PLAT. Leggi XII 947a-b.