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Dalla sapienza alla medicina alla taumaturgia

E' indubbio che il legame di Apollo con la medicina e la taumaturgia sia significativo, dato che suo figlio Asclepio, il quale si dice che fosse stato istruito nella medicina dal centauro Chirone o che avesse ereditato tale proprietà dal padre, divenne il dio della medicina e di importanza simile a quella del genitore.

Asclepio era una divinità adorata dalla popolazione104, il culto a lui legato aveva il suo centro

non solo a Epidauro, anche a Pergamo. Secondo il mito, il semidio Asclepio ricevette dalla 104 A proposito di riti purificatori dei quali si parla nel passo del dialogo riportato, Burkert nella sua opera I Greci riporta un rito legato ad Asclepio: Lo stesso leggendario sonno guaritore nel suo

santuario segue il ritmo della cerimonia sacrificale. Esso è preceduto da tre giorni di purificazione, con astinenza sessuale, divieto di mangiare carne di capra, formaggio e altri cibi; poi è la volta dei <<sacrifici preliminari>> : incoronato di alloro, l'infermo sacrifica un animale ad Apollo, mentre con una corona di ramoscelli d'ulivo offre delle focacce a diverse altre divinità; segue l'immolazione di un maialetto per Asclepio, sul suo altare, accompagnato da una offerta di denaro. BURKERT W., I

dea Atena il dono di cambiare il suo sangue con quello di Medusa la Gorgone e da allora il sangue che sgorgava dalle vene del suo fianco sinistro era velenoso e portatore di sventure, ma quello del fianco destro aveva il potere di guarire qualsiasi malattia e persino di fare risorgere i morti; ciò fece arrabbiare sia Zeus che Ade, poiché l'afflusso dei morti dell'oltretomba diminuiva105. Proprio per questi poteri simili a quelli di un negromante, ovvero

guarire i mali, riportare in vita i morti e garantire una vita straordinariamente lunga, Zeus decise di fulminarlo perché temeva che il particolare potere che Asclepio condivideva con gli uomini avrebbe potuto minacciare la fede negli dei, annullando di fatto la sostanziale differenza fra divinità e uomini, ovvero l'immortalità. Apollo, però, si sentì oltraggiato per il trattamento severo riservato a suo figlio e si vendicò uccidendo i tre Ciclopi che forgiavano le folgori di Zeus. Per placare Apollo, Zeus rese Asclepio immortale facendolo diventare un “dio minore” (date le circostanze non era certo possibile riportarlo in vita) e tramutandolo nella costellazione di Ofiuco. Centro di riferimento per il culto di Asclepio è Epidauro, la fama delle guarigioni miracolose attrasse a Epidauro schiere di visitatori, che trasformarono il santuario in un vero e proprio luogo di cura. In precedenza il dio di Epidauro era giunto anche ad Atene, in occasione della grande peste; in seguito sul Pergamon venne fondato l'Asclepiadeo, che in epoca imperiale superò per importanza tutti gli altri templi. Egli in ogni caso dopo la morte viene indissolubilmente legato alla figura del luminoso genitore, Apollo106. Asclepio era una divinità adorata dalla popolazione. A proposito di riti purificatori,

Burkert nella sua opera I Greci riporta un rito legato ad Asclepio:

Lo stesso leggendario sonno guaritore nel suo santuario segue il ritmo della cerimonia sacrificale. Esso è preceduto da tre giorni di purificazione, con astinenza sessuale, divieto di mangiare carne di capra, formaggio e altri cibi; poi è la volta dei <<sacrifici preliminari>>: incoronato di alloro, l'infermo sacrifica

105 PAPACHRISTOS M., I Semidèi, Miti e leggende dell'antica Grecia, Cuneo 2014, vol..II, p.81.

un animale ad Apollo, mentre con una corona di ramoscelli d'ulivo offre delle focacce a diverse altre divinità; segue l'immolazione di un maialetto per Asclepio, sul suo altare, accompagnato da una offerta di denaro.107

E si può leggere ancora :

Il rituale di Asclepio ha un certo legame con i misteri Eleusini, non solo per il sacrificio del maialetto; si dice anche che venga bevuta la <<Salute>, Igea, sotto forma di una bevanda a base di grano, miele e olio, simile al kykeòn di Eleusi.108

1.2 Conclusioni

Questa breve panoramica rappresenta una introduzione tematica agli argomenti che saranno toccati dall'elaborato ma non sviluppati in toto da esso, quindi essa è utile al lettore per entrare in confidenza con il mondo della Grecia antica nel quale l'opera di Platone si inserisce in modo decisivo: le sue opere infatti, con la presenza di Apollo, soprattutto hanno a che fare con varie tematiche- gli oracoli, la sapienza, la mitologia, la versione epica, etc. - che sono state esplorate in questo capitolo; e tuttavia, come vedremo, Platone non si limita a “ricevere” la tradizione, ma lavora al suo interno attribuendole di volta in volta un valore filosofico specifico.

CAPITOLO II LE FONTI

2.1 Omero

2.1.1 Iliade

L'Iliade, datata all'ottavo secolo a.C., è un poema epico attribuito ad Omero, composto da ventiquattro libri in esametri. Questa opera rappresenta un caposaldo della letteratura greca e occidentale e narra le vicende di un breve periodo della storia della guerra di Troia. L'opera, fitta di riferimenti ad Apollo sarà un fondamentale punto di partenza per raccogliere una base di “documentazione” a proposito della divinità: l'Iliade può infatti essere fruttuosamente utilizzata al fine di estrapolare (benchè non in modo esaustivo, il che porterebbe al di là del fine di questo capitolo) alcuni tra i principali campi di azione del dio. In termini narrativi, Apollo è alleato dei Troiani, e gli Achei lo vedono come una divinità estranea e temibile. Il ruolo di Apollo, o meglio la funzione che al dio è attribuita dall'autore dell'Iliade può essere indice dell'importanza che Apollo ha nella antica Grecia. Per un certo periodo sembrò appurato che Apollo fosse una divinità dell'Asia Minore, in particolare della Licia; uno dei suoi più frequenti epiteti è Liceo, e l'Iliade lo collega alla Licia e per di più, nell'epopea omerica, egli è un nemico dei Greci. Il peana, l'antica litania contro il maleficio, diventò il canto apollineo per antonomasia109. Peone può essere distinto, anche nell'Iliade da Apollo,

mentre nel contempo paièon è già il canto risanatore che placa l'ira di Apollo. Egli finì col sostituirsi quasi totalmente a Paiaon, il medico degli dèi, assumendone il nome come proprio epiteto.

L'incipit del primo libro è interamente incentrato sul ruolo brutale e cupo di Apollo: Crise,

sacerdote del dio Apollo, si reca da Agamennone per farsi riconsegnare la figlia Criseide, che il potente re acheo teneva con sé come schiava. Il sovrano greco lo maltratta e ingiuriandolo rifiuta la sua offerta, ordinandogli poi di andarsene e di non farsi mai più vedere presso il campo e le sue navi. Disperato, il sacerdote scongiura Apollo di punire gli Achei a causa del grave affronto che ha subito dall'arrogante Agamennone. Il dio, infuriatosi, discende in fretta dall'Olimpo e comincia a colpire gli uomini presso le navi achee con l'infallibile mira del suo arco d'argento e dei suoi dardi avvelenati, gettando una pestilenza su tutto l'accampamento dei Danai e provocando così una moria di eroi110.

Apollo provoca una morte improvvisa; ciò che conta in questo caso è che della morte improvvisa non si comprende la causa; essa viene dall'ignoto. Inoltre, si vendica delle offese ricevute suscitando epidemie, e la corda del suo arco d'argento vibra con un suono terribile. Questo episodio riflette una prima caratterizzazione tradizionale: Apollo è il dio degli arcieri, dalla sua volontà dipende che i dardi scoccati dai mortali raggiungano il bersaglio – dunque, uccidano- o vadano a vuoto. In ogni caso, nessun attributo di Apollo è tanto comune, e tanto ben documentato nei testi più antichi, quanto l'uso dell'arco.

Il ruolo di Apollo nelle ostilità e le sue relazioni con la guerra in generale vanno però ben al di là di questo. Illuminante a questo proposito è un episodio che si trova al principio del libro VII:

Appena la dea dagli occhi lucenti, Atena, scorse distruggere così gli Argivi nella mischia violenta, venne giù d'un volo dalle cime dell'Olimpo verso la sacra Ilio. E incontro a lei si mosse Apollo: l'aveva vista dalla rocca di Pergamo. Lui voleva la vittoria per i Troiani. S'imbattevano l'uno nell'altro, gli dei, nei pressi del faggio, e a lei per primo rivolse la parola il sovrano Apollo:

110 Il. I, vv.8-56. Le traduzioni dell'Iliade sono tratte da TONNA G. (ACURADI), Omero, Iliade, Milano

Come mai tanta fretta, o figlia del grande Zeus, a venir qui dall'Olimpo? Ne avevi voglia. Si, certo, tu vuoi dare ai Danai la vittoria definitiva. Non hai pietà, lo so, per i Troiani che cadono. Ma se tu mi dai retta, sarà per il meglio. Ecco, facciamo ora cessare le ostilità e la carneficina, per oggi! Domani poi guerreggeremo di nuovo, fino a che troveranno la soluzione finale per Ilio. Così piace, vedo bene, a voi dee immortali – distruggere interamente questa città.111

Apollo in questo episodio svolge una funzione importante: osserviamo come Atena intervenga in battaglia nel momento in cui i Troiani hanno la meglio sul popolo degli Argivi ed Apollo desideroso della vittoria di Troia si rivolga alla dea domandandole il perchè della sua venuta: Apollo ha un potere tale da stabilire la cessazione del conflitto e infatti suggerisce ad Atena di cessare le attività belliche per riprenderle l'indomani, Apollo è sì il dio della guerra e della morte, ma al contempo può stabilire una tregua, benchè breve.

Gli oracoli più di ogni altra cosa hanno contribuito in epoca arcaica alla fama di Apollo, e facevano parte del suo culto. Già nell'Iliade l'indovino è sotto la protezione di Apollo, a tale proposito questo passo dell'Iliade può essere di ausilio :

Calcante figlio di Testore, di gran lunga il migliore tra gli scrutatori d'uccelli, che conosceva ciò che è e ciò che sarà e ciò che è stato prima, e aveva guidato verso Ilio le navi degli Achei con la sua arte divinatoria, che Febo Apollo gli aveva concesso.112

Calcante, figlio di Testore, nella mitologia greca era un grande veggente originario di Argo, che aveva ricevuto da Apollo il dono della profezia. Calcante aveva rinunciato ad appoggiare il ratto di Elena in quanto Priamo, dopo aver rifiutato la proposta di Agamennone di restituire

111 Il, VII, vv. 23-60. 112 HOM. Il. I, vv. 69-72.

la donna, lo aveva incaricato per la sua posizione di sacerdote di Apollo di andare a Delfi perchè consultasse la Pizia. Dopo aver annunciato la disfatta di Troia e la totale devastazione del casato di Priamo, la Pizia consigliò a Calcante di stringere amicizia con i Greci per impedire loro di rinunciare all'assedio prima di procurare la vittoria. Questo passo fissa cronologicamente un momento in cui Apollo era già riconosciuto come il dio dominante nella sfera della divinazione, e in secondo luogo definisce la divinazione al verso settanta: <<conosceva ciò che è e ciò che sarà e ciò che è stato prima>>. Questo contribuisce a determinare il senso stretto di “sapienza” e lo distingue dai più generici usi antichi nel senso di saggezza pratica oppure di abilità artistica o artigianale. L'indovino è colui che conosce tutto: presente, passato e futuro. Quindi la sua eccellenza è la conoscenza pura, e l'oggetto di tale conoscenza non è soltato l'avvenire, secondo un riferimento più circoscritto della divinazione, bensì tutte le cose manifeste passate e presenti, nascoste. Da questa prima fonte è messa in evidenza la straordinaria complessità della figura di Apollo: dio della pestilenza, della morte improvvisa, degli oracoli e della sapienza.