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Appunti per una storia dell’emigrazione italiana in Argentina

Nel documento Il fantastico nella letteratura argentina (pagine 121-128)

Nell’immaginario italiano l’Argentina e` un paese vastissimo dove la popolazione e` dedita soprattutto all’agricoltura e all’allevamento del bestiame. Le vi- cende del racconto Dagli Appennini alle Ande tratte da Cuore e la cronaca della partenza da Genova e della traversata via mare descritta in Sull’Oceano da Edmondo De Amicis hanno aggiunto un sapore sentimentale e drammatico all’esperienza migratoria italiana. Emigrazione caratterizzata dal tango del quartiere a prevalenza genovese della Boca, tuttora riscontrabile, spesso confinata in un angolo di ricor- di e di occasioni mancate. Ritratto riduttivo e per niente realistico.

In questi ultimi anni a ricordare la Grande mi- grazione verso l’Argentina, il Brasile e il mondo in generale ci ha pensato l’enorme richiesta di passa- porti italiani da parte dei discendenti degli emigrati. Secondo la legge italiana i discendenti maschili in li- nea diretta hanno diritto alla cittadinanza (dal 1 gen- naio 1948 estesa anche alle donne). L’entita` di que- sto fenomeno legato alla situazione economica in Sudamerica e alla possibilita` di poter espatriare sen- za grosse difficolta` verso gli Stati Uniti e verso la co- munita` europea, soprattutto la Spagna, e magari an- che l’Italia ha contribuito a creare un ingorgo im- pressionante presso le autorita` consolari preposte al- l’espletamento delle pratiche, cui si e` pure aggiunta la possibilita` per i cittadini con passaporto italiano di votare all’estero per le elezioni italiane. Tutto que- sto ha generato molte difficolta`, ma ha comunque contribuito a rivedere la storia dell’emigrazione ita- liana, nel nostro caso, quella in Argentina.

La presenza italiana in Argentina risale alle prime scoperte, ma quando viene dichiarata formalmente l’indipendenza dalla Spagna il 9 luglio 1816, la pre- senza italiana, o meglio di soggetti dei vari stati pre- cedenti l’unita` d’Italia, e` irrilevante. Si tratta per lo piu` di liguri, quindi cittadini del regno di Sardegna che seguendo la tradizione trovano impiego come marinai e soprattutto nelle attivita` mercantili. Esatta- mente come avevano fatto nei vari porti del Medi- terraneo e come stavano gia` facendo nei vari porti

marittimi, fluviali e lacuali del Nord America, facil- mente collegati con i porti di Genova e Livorno.

L’Argentina e` un Paese con una estensione che equivale a piu` di sette volte quella italiana. La popo- lazione al momento della rivoluzione del 25 maggio 1810, che diede l’avvio all’indipendenza dalla Spa- gna, era di circa 700.000 persone che abitavano pre- valentemente in aree urbane. Oggi le stime ufficiali quantificano la popolazione in quaranta milioni di persone con una densita` territoriale di poco superio- re a quattordici abitanti per chilometro quadrato, la quale continua a prediligere gli agglomerati urbani. L’origine etnica degli argentini e` al 75-80% euro- pea, soprattutto spagnola ed italiana. Italiana che co- mincio` proprio con i primi marinai liguri ed anche con i gesuiti, che furono attivi soprattutto nella pro- vincia di Misiones al confine con il Brasile e il Para- guay dai primi del 1600 fino al 1773. Esiste poi una componente tedesca, francese, inglese, irlandese. Ci sono ancora piccole comunita` di nativi e di afro- americani.

Quando i primi gruppi di liguri approdarono in Argentina intorno al 1830, la popolazione era con- centrata soprattutto nell’area di Buenos Aires e pro- vincia colonizzata da spagnoli arrivati direttamente dall’Europa, mentre la zona a nordovest era stata popolata da spagnoli provenienti dal Peru` (Salta, Santiago del Estero) e quella ad ovest da spagnoli del Cile (Mendoza, San Luis).

Gli spagnoli, a differenza degli Anglosassoni in Nord America, preferirono lo sviluppo urbano a quello agricolo con il conseguente risultato che le ampie distese del Chaco, della Pampa e della Pata- gonia furono letteralmente trascurate.

Ai primi liguri impiegati nel settore marittimo si aggiunsero gli esuli delle continue guerre per l’unita` d’Italia, carbonari, mazziniani, garibaldini, e persone con diverse esperienze ed aspettative soprattutto dal Piemonte, dalla Lombardia e dalla Campania facili- tati ed invogliati dalla vicinanza dei porti da cui par- tivano le prime navi per il Sudamerica. Il Paese stava nascendo, aveva bisogno di tutto e di tutti. La cultu-

ra e le tradizioni spagnole erano simili a quelle itali- che e favorivano il processo di acculturazione.

I dati riguardanti la popolazione illustrano le fasi di popolamento dell’Argentina:

1869 1.737.000 di cui 14% stranieri 1895 3.955.000 di cui 34% stranieri 1914 7.885.000 di cui 43% stranieri

Dai giorni dell’indipendenza il Paese aveva ag- giunto poco meno di un milione di persone in un cinquantennio. L’immigrazione lo stava adesso net- tamente cambiando.

In nessun’altra nazione al mondo gli italiani sono riusciti ad affermarsi come e` successo in Argentina, al di la` di alcune avversioni iniziali e delle varie alta- lene economiche del Paese che ha visto spesso, an- che in tempi recenti,\ sanguinosi antagonismi e lotte intestine.

Significativo, ad esempio, il caso di Rosario dove i liguri si affermarono dapprima nel trasporto flu- viale e da lı` si diramarono in imprese artigianali, in- dustriali e commerciali sostenuti dalle loro forti as- sociazioni. Il loro successo fu tale che, per almeno trent’anni, controllarono tutti i settori della vita del- la citta`.

La svolta che diede impulso alla grande crescita dell’economia argentina tra il 1880 e il 1914 si ebbe a partire dalla caduta del generale Juan Manuel Ro- sas il 3 febbraio 1852. Furono introdotte parecchie riforme in campo legale che favorirono gli investi- menti, soprattutto da parte degli stranieri e dei pri- vati, che furono garantite da una maggior intesa po- litica e dal rinnovato clima di sicurezza. Inoltre, la creazione di una rete ferroviaria efficiente, cui con- tribuirono anche ingegneri italiani quali Giuseppe Telfener, rese piu` adeguati le comunicazioni e il tra- sporto dei prodotti agricoli. I capitali stranieri e l’ar- rivo di nuovi immigrati permisero la conversione delle terre solitamente utilizzate per l’allevamento a quello piu` produttivo di cereali.

L’Argentina si preparo` quindi a ricevere i futuri coloni con leggi ad hoc e con l’istituzione del centro di accoglienza Hotel des Inmigrantes per facilitare le pratiche all’arrivo e l’indirizzo degli immigrati verso le loro destinazioni finali. Le leggi erano rivolte spe- cialmente alla colonizzazione agricola delle aree da dove erano stati espulsi i nativi, in particolare le pro- vince di Santa Fe ed Entre Rios, dove arrivarono pa- recchi immigrati piemontesi.

La Grande emigrazione comincio` a partire dal 1870 allorche´ l’Italia intera fu percorsa dal fremito dell’espatrio indotto o spontaneo che spopolo` cam- pagne e paesi. Le destinazioni furono il Brasile, Il Nordamerica e l’Argentina. Emigrazione spesso temporanea, addirittura soltanto per raccogliere qualche soldo durante il raccolto (cosecha) per poi

tornare ai proprio campi in Italia al cambio della sta- gione.

In Italia la cultura era intensiva, mentre in Ar- gentina le distese erano immense e la conoscenza del suolo da parte degli immigrati italiani alquanto scarsa. Le distanze erano enormi, fatto che vanifica- va la presenza di una discreta rete ferroviaria. I co- loni erano soprattutto del nord, piemontesi e lom- bardi che non sempre arrivavano con un piano pre- ciso com’erano soliti fare, ad esempio, i tedeschi o gli svizzeri. Il successo in campo agricolo, vedi orto- frutticoltura nella provincia del Rio Negro oppure vitivinicoltura nella regione di Mendoza arrivera` piu` tardi.

L’anno 1885 segnala un forte tendenza migrato- ria che diminuı` in seguito alla crisi economica del 1890 quando una depressione non meno acuta di al- tre precipito` a causa dell’insolvenza della banca in- glese Baring Brothers, salvata dall’intervento della Banca d’Inghilterra, che evito` una depressione ancor piu` marcata.

Le forze trainanti dell’economia argentina dalla seconda meta` del 19º secolo in poi furono l’introdu- zione di macchinari agricoli moderni e il suo inseri- mento nell’economia mondiale. Gli investimenti, so- prattutto inglesi, proiettarono l’Argentina nel futuro grazie al nuovo impulso dato alle ferrovie ed ai porti, anche se il dibattito sulla proprieta` locale creo` pa- recchio malumore.

L’economia argentina aumento` fino al 1929 gra- zie soprattutto alle esportazioni di prodotti agricoli quali carne e cereali, mentre lo sviluppo dell’indu- stria locale fu danneggiato dall’importazione di ma- nufatti di scarso valore. Sempre nel 1929 l’Argentina figurava addirittura al 4º posto come prodotto inter- no lordo. Il crollo di Wall Street, la Grande depres- sione e il colpo militare del 1930, che destituı` Yri- goyen con Uriburu in un clima di lotte politiche e di economia stagnante, furono l’inizio del declino.

L’emigrazione italiana continuo` costante fino alla Prima guerra mondiale, pur cambiando le regioni italiane di provenienza, con la punta massima di 107.000 nel 1907. Ci fu un rallentamento in seguito alla Prima guerra mondiale, ma tra il 1920 e il 1930 altri 368.00 italiani arrivarono in Argentina.

L’emigrazione italiana riprese dopo la Seconda guerra mondiale grazie ad accordi tra i due Paesi ed altre 400.000 persone varcarono l’Atlantico. Questa volta la maggior parte degli emigranti veniva dal sud. Il Nord dell’Italia si stava lentamente ri- prendendo dalle ferite del conflitto mondiale e l’Ar- gentina non offriva piu` la speranza. Il declino del- l’Argentina avviene in concomitanza con la naziona- lizzazione di imprese a capitale statunitense ed ingle- se e con il crollo del prezzo delle derrate alimentari.

Ai problemi di natura economica si aggiunsero quel- li legati alla politica. Dittature militari e colpi di stato che coinvolsero molte figure di origine italiana dan- neggiando grandemente il Paese fino alla infausta dittatura militare del 1976-1983 e alla piu` recente crisi economica.

In definitiva, le regioni italiane che tra il 1876 e il 1925 hanno mandato piu` emigranti in Argentina so- no le seguenti: 1. Piemonte 353.000 2. Calabria 288.000 3. Sicilia 242.000 4. Lombardia 223.000 5. Marche 176.000 6. Campania 164.000 7. Triveneto 153.000

Le statistiche arrotondate indicano la provenien- za che fino al 1900 e` soprattutto dalle regioni dell’I- talia Settentrionale.

Sia l’emigrazione dal Triveneto sia quella ligure sono diminuite costantemente. Le Marche primeg- giano nell’Italia Centrale. Calabria e Sicilia manten- gono livelli alti di fronte al decrescere di Puglia e Campania.

Capi di stato argentini con ascendenti italiani. L’importanza di un gruppo di immigrati e` pari al successo raggiunto nel Paese di elezione. Di solito e` facile affermarsi nell’industria, nelle arti, nello sport, mentre il riconoscimento a livello politico richiede capacita` che un immigrato non possiede. E` tuttavia interessante notare come i figli degli immigrati di prima generazione italiani siano riusciti ad emergere addirittura come capi di stato. Questo a partire dagli albori della nazione argentina. Santiago Derqui, di origine genovese, fu presidente dal 5 febbraio 1860 al 5 novembre 1861. Carlos Enrique Jose` Pel- legrini Bevans, di sangue lombardo, resse il Paese dal 6 agosto 1890 al 12 ottobre 1892. Ci vollero altre decine d’anni perche´ gli italiani, molto presenti nel- l’apparato militare, tornassero a reggere le sorti del- l’Argentina. Il mitico colonnello Juan Domingo Pe- ro`n ebbe il potere dal 4 giugno 1946 al 21 settembre 1955, quando fu deposto. Gli furono attribuite radi- ci sarde.

Il generale Eduardo A. Lonardi fu in carica dal 23 settembre 1955 al 13 novembre 1955. A partire da Arturo Frondizi eletto il 1 maggio 1958 e deposto il 29 marzo 1962 seguirono diversi presidenti di ori- gine italiana fino al 1970.

Il dott. Jose` Marı`a Guido fu presidente dal 29 marzo 1962 al 12 ottobre 1963, mentre il dott. Artu- ro Umberto Illia Francesconi dal 12 ottobre 1963 al

28 giugno 1966. Figlio di emigrati da San Pietro di Samolaco, Sondrio, emigrati nel 1866 a Pergamino, una citta` a nord di Buenos Aires, dove nacque nel 1900, si laureo` in medicina ed entro` in politica nel 1930. Anti-peronista ed eletto soltanto con il 25% dei voti non riuscı` a contrastare i problemi creati dai seguaci di Pero`n e a fronteggiare i problemi di un’economia in crisi. Cancello` i contratti petroliferi con le compagnie straniere che gli valse sı` grande popolarita`, ma che contribuı` a distruggere l’autono- mia argentina nel settore energetico. Dopo la vittoria dei peronisti nelle elezioni del 1966 i militari lo de- posero e lo sostituirono con un altro figlio di lom- bardi, il generale Juan Ongania.

Juan Carlos Ongania era nato nel 1914 a Marcos Paz una cittadina ad una cinquantina di chilometri a sudovest di Buenos Aires. Il padre era originario di Perledo, un incantevole paese che domina il lago di Como, in provincia di Lecco. Fu presidente dal 29 giugno 1966 all’8 giugno 1970. Dal 1963 al 1965 fu comandante in capo dell’esercito e nel 1962 ca- peggio` una rivolta che spazzo` via l’ala dell’estrema destra. Durante la sua presidenza furono aboliti i partiti, dissolto il congresso ed assunse sia il potere legislativo che esecutivo. Integro` le forze armate nel governo, ma le sue misure autoritarie gli crearo- no una forte opposizione. La sua posizione fu mina- ta da un’inflazione galoppante e da continue manife- stazioni di protesta da parte degli studenti e dei sin- dacati. Nel giugno del 1970 la giunta militare capita- nata da Pedro Alberto Jose Gnavi, di lontane origini piemontesi, lo destituı`. Nel carosello della politica argentina entro` anche Hector Jose` Ca`mpora, di estrazione genovese, che fece da battistrada con Rau`l Lastiri al ritorno di Jan Domingo Pero`n che rientrato dall’esilio spagnolo, governo` dal 1973 fino alla sua morte avvenuta l’anno dopo, quando gli suc- cesse la moglie Isabelita che non riuscı` a ripetere la popolarita` della prima moglie, la popolarissima Evi- ta. Fu deposta nel 1976 da un colpo di stato della giunta militare, nella quale compaiono molti cogno- mi di origine italiana (Videla, Massera, Agosti, Viola, Galtieri Castelli, Bignone).

Se molti sono i presidenti di origine italiana, la li- sta dei ministri e` altrettanto lunga, per non parlare poi del numero di persone attive nel mondo sinda- cale e dei sindaci delle grandi citta`.

I Lombardi d’Argentina

Le statistiche indicano che tra il 1876 e il 1915 il maggior numero di emigrati lombardi proveniva dalle provincie di Milano, 47.743 e dalla provincia

di Pavia, 80.963. Ecco il quadro generale in valori assoluti: Bergamo 5.434 Brescia 10.026 Como 34.805 Cremona 7.131 Mantova 6.194 Milano 47.743 Sondrio 15.342 Pavia 80.963 Totale 207.638

I dati non combaciano tra di loro per difetto a causa del diverso sistema di computazione. Tuttavia e` importante stabilire le provincie di provenienza, Mantova e Cremona ebbero una maggior emigrazio- ne verso il Brasile. Como comprendeva anche Lecco e la fascia nord della provincia di Milano ora sotto Varese. Pavia e il nord contiguo alla provincia di Mi- lano furono piu` esposti alla propaganda degli arma- tori liguri di Genova.

I lombardi d’Argentina si divisero tra contadini e soprattutto persone che si dedicarono ad attivita` commerciali. Scorrere le pagine dei giornali argenti- ni ed italiani di fine Ottocento e primo Novecento significa imbattersi continuamente in personalita` lombarde che hanno lasciato il segno in tutti campi. Pur senza una tradizione marinara, i lombardi fu- rono presenti durante le prime scoperte del Nuovo mondo. Mi piace citare Antonio Pigafetta o meglio Antonio Lombardo che lascio` un dettagliato reso- conto della spedizione attorno al mondo di Fernao de Magalhaes (1519-1522).

Agli avventurieri veri e propri sono da aggiunge- re i religiosi avventurosi soprattutto gesuiti. Gli elen- chi censuari di questi pionieri danno poche notizie, ma indicano lo stato della colonia spagnola tra il 1700 e il 1800.

Antonio Ripario di Cremona, gesuita che da` no- tizie sui nativi del Chaco (1639).

Ferdinando Brambilla di Cassano d’Adda, pitto- re paesaggista al servizio della Spagna che dipinse Buenos Aires durante la spedizione Malaspina attor- no al mondo (1789-1794).

Luigi Genera, di Milano, nel 1804 possedeva 5.000 pesos, 6 schiavi ed una casa. Risiedeva a Bue- nos Aires.

La tradizione militare che vede spesso gli italiani in prima fila comincia ai primi anni del 1800 quando le alterne vicende belliche costringono molti soldati alla via dell’esilio. La provincia di Buenos Aires esi- geva che tutti gli stranieri formassero delle legioni in

armi pronte al combattimento. Gia` nel 1806-07 le legioni italiane combatterono contro gli invasori in- glesi. Fu l’inizio delle battaglie che anni piu` tardi avrebbero coinvolto anche Garibaldi. La legione ita- liana di Buenos Aires guidata dal colonnello Olivie- ri, composta da almeno 300 fuorusciti, difese la citta` di Buenos Aires durante l’assedio del 1852-53. Oli- vieri, era un carbonaro che partecipo` alle cinque Giornate di Milano nel 1848 e alla difesa di Venezia nel 1849. Era un mazziniano convinto. E a Buenos Aires non era solo.

Federico Felonico, nato a Milano nel 1832, par- tecipo` alle Cinque Giornate di Milano (18-22 marzo 1848). Fece parte della spedizione di Luciano Mana- ra in Trentino, si arruolo` nell’esercito piemontese e fece parte dei Lancieri di Novara combattendo con- tro gli austriaci. Partecipo` alla difesa di Buenos Aires sotto il comando di Olivieri e morı` in combattimen- to il 30 maggio 1853.

Filippo Caronti nacque a Como nel 1813. Stu- dente di ingegneria, partecipo` alle lotte contro la do- minazione austriaca. Condannato a morte per i fatti del 1848, fuggı` in Argentina a Rio de la Plata. Dopo la morte del colonnello Olivieri si trasferı` a Bahı`a Blanca dove in qualita` di commissario di guerra eb- be l’incarico di costruire munizioni per l’artiglieria e riparare armi. Sua la costruzione del primo molo di Bahı`a Blanca. Si devono sempre a Caronti le prime scuole miste, la prima chiesa cattolica e il primo ci- mitero. I suoi studi precorsero la meteorologia ar- gentina. Fondo` la biblioteca intitolata a Bernardino Rivadavia, il primo presidente argentino e la Societa` Italiana di Mutuo Soccorso. Morı` nel 1883.

Tornando alle occupazioni civili, si puo` citare Tommaso Ambrosetti, nato a Morbegno, Sondrio, nel 1834, arrivo` a Rio de la Plata nel 1863. Fece l’im- portatore di velluto e pizzi. Fondo` il ‘‘Circolo Italia- no’’ e la ‘‘Camera di Commercio Italiana’’ di Buenos Aires.

Paolo Mantegazza nacque a Monza nel 1831. Si laureo` in medicina a Pavia e si trasferı` nel 1854 a Buenos Aires. Oltre a praticare la medicina, viaggio` a lungo per studiare usi e costumi nonche´ flora e fauna del Paese. Rientro` in Italia nel 1858 e pubbli- co` le sue osservazioni in un volume dal titolo Sulla America Meridionale e Lettere Mediche. Ritorno` in Argentina nel 1861 e vi rimase per altri due anni. Questo viaggio diede origine a Il Rio de la Plata e Tenerife pubblicato nel 1867. Fondatore, a Firenze, del Museo di Antropologia e di Etnografia, fu scrit- tore popolare e prolifico – ebbe una corrispondenza anche con Darwin –: la sua bibliografia conta piu` di 1400 titoli. Morı` a San Terenzio, La Spezia, nel 1910.

Pietro Vassena (Pedro Vassena) nacque a Sala al

Barro, Lecco nel 1846. Giunse a Buenos Aires nel 1859 (alcuni dicono nel 1865) e comincio` a lavorare da semplice fabbro. Dopo aver lavorato per l’offici- na meccanica di Silvestro Zamboni, un novarese di Domodossola arrivato in Argentina nel 1856 che aveva creato un impero industriale, decise di metter- si in proprio. In pochi anni avvio` quella che sarebbe diventata una delle piu` importanti aziende metallur- giche argentine suddivisa in tre stabilimenti: ferreria, torneria meccanica e fonderia. Il primo produceva attrezzi agricoli e materiale da costruzione, il secon- do realizzava la costruzione di macchine impastatrici oltre che impiantare e riparare macchinari di qual- siasi tipo. Ma il fiore all’occhiello di Vassena era la fonderia di ferro e bronzo che durante la Prima guerra mondiale produceva tutta la gamma degli ar- ticoli in ferro del Paese. La produzione occupava ol- tre 5.000 addetti tra dipendenti interni ed esterni e la fabbrica si estendeva su una superficie di oltre 100.000 metri quadri. Le opere compiute dall’azien- da di Vassena furono innumerevoli. Tra le piu` signi- ficative: il grandioso Mercado de Abasto (Mercati Generali) nel quartiere di Almagro di Buenos Aires, l’imponente tettoia del mercato ortofrutticolo di Ba- hı`a Blanca, le condutture del gas della citta` di Tucu- ma`n, le installazioni per la distilleria Griffer di Villa Elisa e per La Rosario di Rosario, l’armatura del ponte sul Rio de la Valle a Catamarca.

Numerosi furono i riconoscimenti internazionali conferiti all’azienda di Pietro Vassena tra cui quelli dell’Esposizione di Torino del 1898 e di Milano

Nel documento Il fantastico nella letteratura argentina (pagine 121-128)