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Cosmopolitismo e criollismo nell’avanguardia argentina

Nel documento Il fantastico nella letteratura argentina (pagine 64-70)

Fino a Darı´o non esisteva una lingua tanto rude e malodorante come lo spagnolo.1

O. Girondo

Introduzione

A differenza di cio` che avviene nelle avanguardie europee in cui il tema dell’identita` nazionale e` – in generale – assente, in Argentina questo puo` essere considerato uno dei perni cui ruota intorno buona parte del dibattito teorico ed estetico del movimento di rinnovamento. Ripercorrendone brevemente la storia si cerchera` di evidenziare come il tema del criollismo assuma pero` in questo ambito culturale – ben diversa e` la posizione degli intellettuali tradi- zionalisti – caratteri estremamente inediti: il locale non e` qui l’elemento che si oppone a cio` che provie- ne da fuori, bensı` una realta` che dialoga alla pari con gli impulsi creativi che arrivano dal resto del mondo ed in particolare dal Vecchio Continente.

Nel 1921 Jorge Luis Borges torna a Buenos Aires dall’Europa, dove aveva vissuto con la famiglia dal 1914 e dove aveva avuto la possibilita` di prendere parte all’ultraı´smo spagnolo.2 Anche se sintomi di una nuova estetica si erano gia` avvisati negli anni im- mediatamente precedenti, sembra che il ritorno di

Borges sia stato l’elemento scatenante dello sviluppo dei movimenti di rinnovamento in Argentina:

Piu` per intuito che per ragionamento, capivano [scil. i giovani] che questo stato di irrequietezza e delusione si stava generalizzando ogni momento di piu` e che sarebbe bastato amalgamarlo per iniziare questa non piu` rimanda- bile opera di profilassi. Oltre la vacuita` illimitata di un ambiente senza asperosita` e senza rilievo, si intravedeva- no alcuni indizi stimolanti. La rivista murale «Prisma» e la rivista di sei pagine «Proa», dirette da Jorge Luis Bor- ges, Eduardo Gonza´lez Lanuza e Francisco Pin˜ero, ave- vano provato a trapiantare l’«ultraismo» spagnolo, al quale aveva preso parte il primo di loro.3

Effettivamente, a parte per un paio di pubblica- zioni di vita breve, come Martı´n Fierro della prima epoca (tre numeri, 1919) e Los Raros: Revista de orientacio´n futurista (un solo numero, 1920),4il cam- po culturale argentino appare – almeno ai giovani – estremamente povero e inadeguato ai tempi moderni. Gli unici due nomi considerati come precursori di quella che verra` definita la nuova sensibilita` sono Ri- cardo Gu¨iraldes, che nel 1915 aveva pubblicato la

1

«Hasta Darı´o no existı´a un idioma tan rudo y maloliento como el espan˜ol».

2 A questo proposito si veda: Carlos Meneses, ‘‘Los manifiestos y los trabajos ultraı´stas de Borges’’, «Razo´n y fa´bula», n. 23,

1971; Guillerro de Torre, ‘‘Para la prehistoria ultraı´sta de Borges’’, «Cuadernos Hispanoamericanos», 169, 1964.

3 «Ma´s por intuicio´n que por razonamiento, comprendı´an [scil. los jo´venes] que ese estado de intranquilidad y desasosiego iba

generaliza´ndose a cada instante, y que bastara amalgamarlo para emprender esa impostergable tarea profila´ctica. A trave´s de la va- cuidad ilimitada de un ambiente sin aristas y sin relieve, se vislumbraban algunos indicios estimulantes. La revista mural «Prisma» y la revista de seis caras «Proa», dirigidas por Jorge Luis Borges, Eduardo Gonza´lez Lanuza y Francisco Pin˜ero, habı´an intentado tras- plantar el «ultraı´smo» espan˜ol, en el cual participara el primero de ellos.»; Oliverio Girondo, ‘‘El perio´dico «Martı´n Fierro». Memoria de sus antiguos directores’’ in Id., Obra Completa, Madrid, Archivos, 1999, p. 304; lo stesso giudizio e` riportato da Eduar- doGonza´lez Lanuza (Los Martinfierristas, Buenos Aires, Ediciones Culturales Argentinas, 1961, p. 23); si veda anche Ne´lida Salvador (Revistas argentinas de Vanguardia, Buenos Aires, Universidad de Buenos Aires, pp. 34-38) e Co´rdova Iturburu (La revolucio´n martinfierrista, Buenos Aires, Ediciones Culturales Argentinas, 1962, pp. 28-29).

4 Martı´n Fierro (I epoca), su cui ritorneremo, fu diretta dallo stesso Evar Me´ndez che successivamente fondo` il nuovo Martı´n

raccolta di versi El cencerro de cristal, e Macedonio Ferna´ndez scrittore gia` maturo ma totalmente margi- nale rispetto al mainstream di quegli anni.

Primi passi

Borges, come si e` gia` accennato, ha partecipato attivamente al dibattito spagnolo sull’ultraismo. Gia` nel primo saggio che lo scrittore dedica al tema quando vive ancora in Spagna, si possono intravede- re i due elementi chiave della nuova proposta esteti- ca. Partendo dall’idea che nella modernita`, al con- trario del passato, e` dominante una concezione dina- mica del cosmo, scrive:

[oggi] guardiamo la vita, non piu` come qualcosa di con- cluso, ma come un proteico divenire, come una rapida carnavalesca teoria di eventi fatta di sofferenze e piaceri. Come un febbrile e frondoso sabba rosso contro il bian- co terrore delle stelle... L’ultraismo e` l’espressione da po- co redenta del trasformismo in letteratura. Questa bru- sca fioritura di metafore che in molte opere creazioniste sorprende i profani, si giustifica cosı` pienamente e rap- presenta lo sforzo del poeta di esprimere la millenaria gioventu` della vita che, come lui, si divora, sorge e rina- sce in ogni istante. [...] Vogliamo vedere con occhi nuo- vi. [...] Il miele della nostalgia non ci dilecta e vorremmo vedere tutte le cose nella loro primordiale fioritura.5

Il culto del nuovo6si giustifica quindi nella presa di coscienza di un cambiamento paradigmatico avve- nuto in seno alla societa`. Strumento retorico di que- sto cambiamento sara` la metafora, arbitraria e auda- ce, unico elemento capace di ‘‘imporre nuove sfaccet- tature all’universo’’7. Il tipo di visione idonea a provo-

care questo nuovo archivio di metafore viene definito a partire dall’immagine – di chiara origine cubista – del prisma: «Esistono due estetiche: l’estetica passiva degli specchi e l’estetica attiva dei prismi».8

Borges, non appena tornato in patria, fa uscire, insieme a Guillermo Juan, Guillermo de Torre e Eduardo Gonza´lez Lanuza, il primo numero della rivista murale che avrebbe dovuto diffondere la buo- na novella dell’ultraismo in Argentina e che, non a caso, si chiama Prisma. Il Proclama pubblicato sul primo numero non dice molto di nuovo rispetto ai precedenti scritti di Borges e questo e` dovuto, evi- dentemente, al carattere ‘divulgativo’ che la rivista si propone di avere nei confronti di una tendenza d’oltre oceano: dopo aver criticato il tradizionalismo ‘anchilosato’ della cultura ufficiale, si fa riferimento in breve alla sua estetica e poetica («scoprire sfaccet- tature insospettabili del mondo. Abbiamo sintetizza- to la poesia nel suo elemento primordiale: la metafo- ra alla quale concediamo la massima indipenden- za...»9). Solo quando Borges si trova a dover diffon- dere le nuove idee ultraiste dalle pagine della presti- giosa Nosotros il discorso si fa piu` chiaro. Questi so- no i principi base che lo scrittore elenca ai lettori di Nosotros:

1º - Riduzione della lirica al suo elemento primordiale: la metafora.

2º - Cancellazione delle frasi intermedie, dei nessi e degli aggettivi inutili.

3º - Abolizioni di ornamenti, confessionalismo, cir- constazazioni, prediche e della nebulosita` ricercata.

4º - Sintesi di due o piu` immagini in una, che fa risal- tare in questo modo la sua capacita` di suggestione.10

Il frammento puo` essere letto come uno dei rari

5 «[hoy] miramos la vida, no ya como algo terminado, sino como un proteico devenir, como una rauda carnavalesca teorı´a hecha

de sufrimientos y goces. Como un febril frondoso rojo aquelarre ante el blanco terror de las estrellas...El ultraı´smo es la expresio´n recie´n redimida del transformismo en literatura. Esa floracio´n brusca de meta´foras que en muchas obras creacionistas abruma a los profanos, se justifica ası´ plenamente y representa el esfuerzo del poeta para expresar la milenaria juventud de la vida que, como e´l, se devora, surge y renace en cada segundo. [...] Queremos ver con ojos nuevos. [...] La miel de la an˜oranza no nos deleita y quisie´ramos ver todas las cosas en una primicial floracio´n»; Jorge Luis Borges, ‘‘Al margen de la moderna lı´rica’’, in «Grecia», Siviglia, 39, 31 gennaio 1920. Si cita da Hugo Verani, Las vanguardias literarias en Hispanoame´rica. Manifiestos, proclamas y otros escritos, Citta` del Messico, Fondo de Cultura Econo´mica, 1995, pp. 249-50.

6 Beatriz Sarlo sostiene che il nuovo sia l’elemento chiave dell’ideologia letteraria argentina negli anni ’20; cfr. Beatriz Sarlo,

Una modernita` periferica. Buenos Aires 1920-1930, Macerata, Quodlibet, 2005 (in part. il quarto capitolo ‘‘Avanguardia e utopia’’).

7 «imponer facetas nuevas al universo»; Jacobo Sureda, Fortunio Bonanova, Juan Alomar, Jorge Luis, Borges, ‘‘Manifiesto del

Ultra’’ in «Baleares», Palma de Mallorca, febbraio 1921, poi in Verani, Las vanguardias literarias en Hispanoame´rica, cit., p. 251.

8 «Existen dos este´ticas: la este´tica pasiva de los espejos y la este´tica activa de los prismas»; ibid.

9 «descubrir facetas insospechadas al mundo. Hemos sintetizado la poesı´a en su elemento primordial: la meta´fora a la que con-

cedemos una ma´xima independencia...»; Jorge Luis Borges, Guillermo Juan, Eduardo Gonza´lez Lanuza, Guillermo de Torre, ‘‘Pro- clama’’, «Prisma. Revista mural», 1, dicembre 1921; poi in Verani, Las vanguardias literarias en Hispanoame´rica, cit., p. 261.

10 «1º - Reduccio´n de la lı´rica a su elemento primordial: la meta´fora. - 2º Tachadura de las frases medianeras, los nexos y los

adjetivos inu´tiles. - 3º Abolicio´n de los trebejos ornamentales, el confesionalismo, la circunstanzacio´n, las pre´dicas y la nebulosidad rebuscada. - 4º Sı´ntesis de dos o ma´s ima´genes en una, que ensancha de ese modo su facultad de sugerencia»; Jorge Luis Borges, ‘‘Ultraı´smo’’, «Nosotros», Buenos Aires, anno XV, n. 151, dicembre 1921; poi in Verani, Las vanguardias literarias en Hispanoame´- rica, cit., p. 266.

‘manifesti tecnici’ dell’avanguardia. E` interessante sottolineare questo aspetto perche´ e` indice di una peculiarita` dell’avanguardia argentina: di fronte alla selva di manifesti tecnici degli ‘ismi’ europei (futuri- smo, dadaismo e surrealismo) il movimento argenti- no, in primo luogo, non produce molti manifesti e, in secondo, questi solo raramente fanno riferimento a tematiche, appunto, tecniche. La questione evi- denzia un carattere centrale dell’ideologia d’avan- guardia rioplatense e cioe` la sua indole inclusiva: sebbene, come afferma Beatriz Sarlo11 la rivista «Proa» sia piu` moderata rispetto alla volonta` di rot- tura di «Martı´n Fierro», l’intransigenza di quest’ulti- ma si colloca solo nel campo del rinnovamento. Le critiche si dirigono verso tutto cio` che e` considerato ‘vecchio’ e non corrispondente ai caratteri della nuo- va sensibilita` ma, dopo questa prima ‘discriminazio- ne’, la rivista lascia spazio alle piu` diverse tendenze dell’arte americana ed europea.

La rivistaMartı´n Fierro

Una volta finita la breve avventura di Prisma, i giovani intellettuali si riuniscono intorno a «Martı´n Fierro» e Proa nate a pochi mesi di distanza nel 1924. Come gia` notava Ne´stor Ibarra nel 1930, «Martı´n Fierro» proprio per quel suo carattere ‘rot- turista’ e` stata la rivista che ha maggiormente in- fluenzato lo spazio culturale di quegli anni, creando le condizioni di possibilita` di un rinnovamento lette- rario di cui poi tutto il campo intellettuale ha go- duto:

Ma dal 1925 [sic], Martı´n Fierro e` stato il quadro piu` vivo, ingenuo, perturbante e attivo della vita artistica che si possa immaginare. Il suo periodo di maggiore auge, 1925-1926, e` quello con il maggior numero di libri im- portanti che avrebbe fatto il nome dei vari poeti della scuola di cui ci occupiamo.12

La rivista, come acutamente afferma quel testi-

mone privilegiato che e` Eduardo Gonza´lez Lanuza, ha due ‘‘preistorie possibili’’: da un lato, assumendo lo stesso nome, rivendica la continuita` con il proget- to della prima epoca di «Martı´n Fierro» – di cui tra l’altro condivide lo stesso direttore Evar Me´ndez e molti collaboratori –, dall’altro, e` chiaro come l’e- sperienza del gruppo di «Prisma» abbia influenzato, almeno in parte, le scelte estetiche e ideologiche del- la redazione.

La continuita` con il progetto del 1919 viene sta- bilita subito nell’editoriale del primo numero e nelle satire violente – cifra del «Martı´n Fierro» della pri- ma epoca – di molti interventi che si susseguono a partire dalla prima pagina. In appena una colonna firmata dalla direzione e intitolata ‘‘La vuelta de «Martı´n Fierro»’’ si traccia un quadro chiaro delle origini, delle intenzioni e dell’ideologia – sotterranea – della rivista: il titolo, che cita la seconda parte del poema di Jose´ Herna´ndez, inscrive la rivista non so- lo nell’ambito del criollismo e della gauchesca, ma fa- cendo riferimento ad un ‘ritorno’ stabilisce, come abbiamo detto, una linea di continuita` con la prima epoca della rivista ribadita nel primo paragrafo del testo:

I cartelli del «Martı´n Fierro», del Marzo del 1919 – [...] esponevano il suo programma [...] Idee di rinnova- mento e trasformazione sociale, alle quali nessuno, in quel momento, poteva rimanere indifferente, soprattutto gli spiriti nuovi e le avanguardie intellettuali [...] Il vec- chio programma si concludeva con una strofa del classico gauchesco il cui nome tuonava come un simbolo, riman- dando alla sua tradizione di indipendenza [...] Torna oggi «Martı´n Fierro», e, anche se i tempi non sono, esterior- mente e apparentemente gli stessi, facciamo nostro l’anti- co programma in tutto cio` che l’attualita` richiede, come una azione imperiosa nei confronti della gioventu` pensan- te che dirigera`, o per lo meno influenzera`, con il pensiero e gli atti, lo sviluppo della vita argentina.13

Le intenzioni sono chiare e non fanno riferimen- to – almeno direttamente – alla letteratura ne´, quin- di, tanto meno, cercano di iscrivere la rivista all’in-

COSMOPOLITISMO ECRIOLLISMO NELL’AVANGUARDIA ARGENTINA

11 Beatriz Sarlo, Una modernita` periferica, cit., pp. 127 e sgg.

12 «Pero desde 1925 [sic], Martı´n Fierro fue´ el cuadro ma´s vı´vido, ingenuo, desbaratado y activo de vida artı´stica que imaginarse

pueda. A su perı´odo de mayor auge, 1925-1926, corresponde la mayor proporcio´n de libros importantes que debı´an establecer [...] el renombre de los diferentes poetas de la escuela que nos ocupa.»; Ne´stor Ibarra, La nueva poesı´a argentina. Ensayo crı´tico sobre el ultraı´smo 1921-1929, Buenos Aires, Molinari e Hijos, 1930, p. 18.

13 «Los carteles del ‘‘Martı´n Fierro’’, de Marzo de 1919 – [...] expusieron su programa [...] Ideas de renovacio´n y transformacio´n

social, a las que nadie podı´a permanecer ajeno en aquel momento, mucho menos los espı´ritus nuevos y las vanguardias intelectuales [...] Concluı´a de expresar ese anterior programa una estrofa del cla´sico gauchesco cuyo nombre tonaba como sı´mbolo, atendie´ndose a su tradicio´n de independencia [...] Vuelve ahora ‘‘Martı´n Fierro’’, y, aunque los tiempos no son, exterior y aparentemente los mis- mos, hacemos nuestro el antiguo programa en todo cuanto la actualidad reclama, como accio´n imperiosa a la juventud pensante que ha de dirigir, o por lo menos influenciar, con su pensamiento o sus hechos, el desenvolvimiento de la vida argentina.»; in ‘‘La vuelta de «Martı´n Fierro»’’, «Martı´n Fierro», seconda epoca, I, 1, febbraio 1924; si cita dall’edizione Revista Martı´n Fierro 1924-1927. Edi- cio´n Facsimilar, Buenos Aires, Fondo Nacional de las Artes, 1995, p. 1.

terno di una particolare tendenza o scuola. Per avere una prima presa di posizione collettiva di tipo este- tico si dovra` attendere il quarto numero della rivista in cui si legge il Manifiesto de «Martı´n Fierro», ap- parso senza firma anche se il compito di redigerlo era stato affidato a Oliverio Girondo.

Anche in questo caso non ci si trova di fronte a un manifesto per ‘scrittori’, ciononostante esso rie- sce a tracciare un chiaro programma sia estetico che culturale, ponendosi, come si e` gia` detto, in una posizione conflittuale e di rottura:

Di fronte all’impermeabilita` ippopotamica dell’‘‘ono- rabile pubblico’’. / Di fronte alla funebre solennita` dello storico e del cattedratico, che mummifica, tutto quello che tocca. / Di fronte al ricettario che ispira elucubrazioni dei nostri piu` ‘‘begli’’ spiriti e all’affetto nei confronti del- l’ANACRONISMO e del MIMETISMO che questi di- mostrano. / Di fronte alla ridicola necessita` di fondare il nostro nazionalismo intellettuale, gonfiando valori falsi che si sgonfiano come palloncini. / Di fronte all’incapaci- ta` di contemplare la vita senza scalare gli scaffali della bi- blioteca. / E soprattutto, di fronte al preoccupante timore di sbagliare che paralizza l’impeto stesso della gioventu`, piu` anchilosata di un qualunque burocrata in pensione.14 Contro tutto cio`, «Martı´n Fierro» proclama di trovarsi «in presenza di una NUOVA sensibilita` e di una NUOVA comprensione». La posizione della rivista e` evidente: si schiera dalla parte del nuovo e fa suoi i valori condivisi delle avanguardie europee (co- me per esempio il vitalismo contro «las estanterı´as de las bibliotecas [gli scaffali delle biblioteche]»). Cio` che invece appare piu` interessante e che inizia a delinearsi proprio in questi primi paragrafi e` la questione della definizione del nazionalismo cultura- le che non puo` fondarsi su «valori falsi»:

‘MARTI´N FIERRO’ accetta le conseguenze e le re- sponsabilita` di localizzarsi, perche´ sa che da questo di-

pende la sua salute. Istruito sui suoi predecessori, sulla sua anatomia, sul meridiano su cui cammina: consulta il barometro, il calendario, prima di uscire in strada e viver- la con i suoi nervi e con la sua mentalita` di oggi.15

L’attacco e` doppio. Da un lato contro l’imitazio- ne sterile dell’Europa e dall’altro contro il rifiuto, di un certo nazionalismo, di cio` che questa stessa Euro- pa rappresenta, la modernita`. Passato criollo e pre- sente si articolano in forma inedita. Martı´n Fierro esalta la modernita` a partire, pero`, da una posizione di parita`:

‘MARTI´N FIERRO’ si trova, per questo, piu` a suo agio in un transatlantico moderno che in un palazzo del Rinascimento [...] vede una possibilita` architettonica in un baule ‘‘Innovation’’, una lezione di sintesi in un ‘‘marconigramma’’, [...] senza che questo gli impedisca di possedere – come nelle migliori famiglie – un album di ritratti, che sfoglia, di tanto in tanto per scoprirsi nei suoi antenati...o ridere del loro collo o della loro cra- vatta.16

Il programma culturale della rivista e` in fondo riassumibile in questa tensione dialettica tra «mo- dernita` europea e differenza rioplatense, accelera- zione e angoscia, tradizionalismo e spirito innovato- re, criollismo e avanguardia».17

‘MARTI´N FIERRO’ crede nell’importanza del contri- buto culturale dell’America, previo taglio del cordone ombelicale. Accentuare e generalizzare, ad ogni altra ma- nifestazione intellettuale, il movimento di indipendenza iniziato nella lingua da Rube´n Darı´o, non significa pero`, che dovremo rinunciare, e tanto meno si finga di non sa- pere che ogni mattina ci serviamo di un dentifricio svede- se, di asciugamani della Francia e di un sapone inglese. / ‘MARTI´N FIERRO’ ha fede nella nostra fonetica, nella nostra visione, nei nostri modi, nel nostro orecchio, nella nostra capacita` digestiva e di assimilazione’’.18

14 «Frente a la impermeabilidad hipopota´mica del ‘‘honorable pu´blico’’. / Frente a la funeraria solemnidad del historiador y del

catedra´tico, que momifica cuanto toca./Frente al recetario que inspira las elucubraciones de nuestros ma´s ‘‘bellos’’ espı´ritus y a la aficio´n al ANACRONISMO y al MIMETISMO que demuestran. / Frente a la ridı´cula necesidad de fundamentar nuestro naciona- lismo intelectual, hinchando valores falsos que al primer pinchazo se desinflan como chanchitos. / Frente a la incapacidad de con- templar la vida sin escalar las estanterı´as de las bibliotecas. / Y sobre todo, frente al pavoroso temor de equivocarse que paraliza el mismo ı´mpetu de la juventud, ma´s anquilosada que cualquier buro´crata jubilado [...]»; in ‘‘Manifiesto de «Martı´n Fierro», «Martı´n Fierro», a. I n. 4, 1924 in op. cit., p. 25.

15 «‘MARTI´N FIERRO’ acepta las consecuencias y las responsabilidades de localizarse, porque sabe que de ello depende su

salud. Instruido de sus antecedentes, de su anatomı´a, del meridiano en que camina: consulta el baro´metro, el calendario, antes de salir a la calle a vivirla con sus nervios y con su mentalidad de hoy»; ibid.

16 «‘MARTI´N FIERRO’ se encuentra, por eso, ma´s a gusto en un transatla´ntico moderno que en un palacio renacentista [...] ve

una posibilidad arquitecto´nica en un bau´l ‘‘Innovation’’, una leccio´n de sı´ntesis en un ‘‘marconigrama’’, [...] sin que eso le impida poseer – como las mejores familias – un a´lbum de retratos, que hojea, de vez en cuando para descubrirse al trave´s de sus antepa- sados...o reı´rse de su cuello o de su corbata»; ibid.

17 B. Sarlo, Una modernita` periferica, cit., p. 21.

18 «‘MARTI´N FIERRO’ cree en la importancia del aporte cultural de Ame´rica, previo tijeretazo a todo cordo´n umbilical. Acen-

A ben vedere questa rivalutazione del localismo, che prende qui la forma di una dichiarazione d’indi-

Nel documento Il fantastico nella letteratura argentina (pagine 64-70)