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Realta` nazionale vista dal letto di Luisa Valenzuela

Nel documento Il fantastico nella letteratura argentina (pagine 164-168)

Una camera con un gran letto, sul quale e` sdraia- ta una signora. Ai lati, a sinistra ‘‘la solita pesante tenda, che nascondeva una presunta porta a vetri’’, dall’altra parte un maxischermo televisivo. Anche se accadono un mucchio di cose la scena non cam-

bia. E` una scena fissa di teatro, e proprio l’artificia- lita` teatrale, o filmica, permette (ma l’immaginazione deve metterci del suo) tutti i passaggi, le sostituzioni, le apparizioni che caratterizzano la vicenda. La si- gnora protagonista ha molti dubbi, non solo di stare

in mezzo ad un palcoscenico, ma anche di assistere forse a un film di Spielberg o di Walt Disney.

Non e` un dramma, ma piuttosto una farsa. L’‘‘amoroso’’, il medico plurimo, tassista, psicanali- sta, colonnello scalcagnato... dichiara nel finale, con autorita`: ‘‘Sono venuto a mettere fine a questa farsa’’.

Altro aspetto: i personaggi, pur costruiti con pezzi realistici, non sono realistici. Hanno piuttosto i tratti del burattino: sono schematici, facilmente riconosci- bili (i buoni e i cattivi, i prepotenti e le vittime), han- no la fatua evidenza della pubblicita` e la voglia del travestimento, ‘‘come bambini che giocano alla guer- ra’’. La loro ambiguita` e inafferrabilita` e` voluta: la ca- meriera Marı´a diventa una spia dei militari, il soldati- no Lucho uno spaventapasseri, il volgare tassista un medico in camice bianco e un esperto amatore.

La trama e` semplice. Una signora, fuggita dal- l’Argentina a causa del golpe militare, torna dopo dieci anni e viene ospitata in un monolocale di un club ‘‘protetto ed esclusivo’’. La serve la cameriera Marı´a. La penombra e le preoccupazioni la invitano a un lungo sonno, a molti sogni e a risvegli mai com- pleti. Una specie di perenne dormiveglia. Sotto il lenzuolo si sente piu` sicura. Dalla finestra entrano ed escono figure e gruppi. Il soldatino Lucho, per esempio, sempre in colpa, sempre in fuga, o i milita- ri, che si esercitano fuori, in un campo da golf diven- tato campo di addestramento. Tra questi il maggiore Vento, stupido e crudele, che fa della camera della signora il suo ufficio. Punisce Lucho, il disertore, e arringa ‘‘la truppetta’’ che si prepara all’attacco fina- le, truccandosi e dipingendosi goffamente. Fuori li aspettano i loro finti carri armati, una specie di par- co giochi, le macchinine del golf. Ma figure, o me- glio pezzi di figure, come le mani, spuntano anche da sotto il letto, e rubano quanto rimane della cola- zione. Sono gli affamati della baraccopoli che cresce dietro la recinzione del campo.

Ai mali della signora provvede il medico trasfor- mista, che risolve i palpeggiamenti tecnici in un ac- coppiamento amoroso.

La televisione trasmette le immagini dei militari, ridicolmente truccati, e Vento che inneggia ai valori minacciati della Patria. Guerra civile? Marcia sulla capitale? paventa lo speaker. Si temono scontri tra il popolo e le truppe ribelli. Fuori, nel chiasso di ba- raccopoli, la gente in confusione festeggia cuocendo le carni di un vecchio cavallo abbattuto. La recinzio- ne e` scomparsa. I militari, ma non Vento, il loro ca- po, sfondano lo schermo TV e, abbandonate le armi nella stanza, escono dalla finestra e vanno di corsa ad unirsi, ‘‘fumo di grigliata’’, alla festa dei poverac- ci. Ritorneranno tutti insieme a ballare con la signo- ra e il dottore.

‘‘Il club ormai e` nostro’’... ‘‘E il paese? chiede lei, la gran realista’’.

Infine una dedica: ‘‘a R. W., in memoria’’. Il club, ormai nostro, svanisce. Lo sguardo si al- larga al ‘‘paese’’ L’interrogativo pone uno stop alla farsa. Queste ultime righe cambiano il registro com- plessivo del racconto che, dicevo, e` una farsa grotte- sca e schematica, un teatro dei pupi, per dirla alla siciliana, dove i militari sono i soldatini dei giochi in- fantili e la stanza e` il luogo fiabesco delle meraviglie, dei sogni e degli incubi. Le figure volano entrando e uscendo dalla finestra o dallo schermo TV, si na- scondono sotto il letto e sgusciano tra le lenzuola. Ma il finale cambia tono. ‘Il paese’ non e` piu` la ba- raccopoli della fiaba che confina col campo da golf- campo di addestramento dei militari. La signora, fin dall’inizio cullata nel suo dormiveglia, si e` svegliata, e` diventata ‘realista’. Il suo pensiero va allo scrittore Rodolfo Walsh, autore di racconti connessi alla vio- lenza del potere e di inchieste brucianti sulla respon- sabilita` dei militari e della burocrazia sindacale nei fatti di sangue del ’56 e del ’66. Nel ’77 aveva distri- buito una lettera aperta denunciando le illegalita` della Giunta militare. ‘‘Scompare’’ il 25 marzo 1977. La sua casa e` distrutta, i suoi scritti bruciati. Non sara` ne´ il primo, ne´ l’ultimo.

Percio`, a chi non l’avesse capito subito, Vento, il capo vanaglorioso, imprigionato nello schermo TV, e il suo branco di soldati, sono la rappresentazione stralunata di una realta` terribile, che c’e` stata e po- trebbe tornare. La festa di tutti, il ballo e` il segno di una mescolanza precaria, che puo` spaccarsi in ogni momento lasciando il posto alle contrapposi- zioni omicide. Ma i due piani, quello della fiaba grottesca e quello della realta`, non sono contigui. Pur con qualche inciso di realta` – la signora che tor- na dopo dieci anni di esilio, la sua volonta` di vedere e sapere, sempre frustrata dalla cameriera, l’inflazio- ne impazzita – la fiaba prosegue il suo corso, lascian- do intravedere appena, da quegli incisi, che c’e` del- l’altro da capire. I segnali, disposti qui e la`, possono essere colti soltanto da chi gia` sappia qualcosa del contesto, della storia recente del paese. Alla fine l’autrice indica la direzione da prendere: di chi e` il paese? il paese puo` essere proprieta` di qualcuno? E allora vai a vedere chi era R-odolfo W-alsh. Cioe`: entra nel contesto.

Dunque ‘‘Realta` nazionale vista dal letto’’ (Rea- lidad nacional desde la cama) e` uno dei vari modi per dar senso alla ‘‘Realta`’’, al livello di realta`. Ri- spetto ai modi di Walsh, inchiesta o intreccio stori- co-romanzato, qui ci troviamo di fronte ad un uso figurato del linguaggio, una specie di linguaggio 2, metaforico, che allontana, pur mantenendolo, il ri- ferimento al linguaggio 1, quello realistico, quello

che descrive i militari in carne e ossa. Quanto e` piu` grande la distanza tra i due linguaggi, tra il metafo- rico e il realistico, tanto piu` ci coglie la sorpresa. Qui la distanza e` giocata nella cornice teatrale, nel- lo spazio scenico sul quale si muove l’astrazione marionettistica dei personaggi. Entrambi le distan- ze, teatro e marionetta, permettono i piu` spericolati voli della fantasia. Ma occorrono anche quei segnali che indirizzino la comprensione ulteriore del testo verso il linguaggio 1. Un tira e molla che fornisce alla scrittura la sua capacita` creativa, la sua capacita` di stupirci.

C’e` un ulteriore modo nel quale due realta` lingui- stiche s’incontrano e scontrano. Si tratta dell’umori- smo grottesco del testo, che si realizza con la con- giunzione di due aspetti diversi in un’unica scena. Qualcosa come il motto di spirito ‘‘tendenzioso’’, che, per attutire l’aspetto aggressivo oppure osceno, lo lascia appena trapelare, incrociandolo con qualco- sa che non c’entra affatto. Condensazione con forma

sostitutiva, per dirla con Freud. Vento, il terribile maggiore, arringa i militari nella stanza da letto. I militari, ben conciati per l’attacco, si lanciano affa- mati sul cibo approntato dai loro poveri nemici. Il grande letto, che pure accoglie il sonno e gli amples- si amorosi, e` il luogo di mille passaggi e trasforma- zioni, mani che arraffano, persone in fuga, pedana del tango.

La mia preferenza e` connessa a questa particola- rita` della Valenzuela: l’aver spinto il pedale della me- tafora sino al rischio di perdere il riferimento al livel- lo 1, la violenza del potere militare. La ragione del finale sta nella volonta` di evitare tale rischio. Ma proprio attraverso questa spinta metaforica, nella sua divaricazione, che allontana la scrittura dalle scontate ovvieta`, l’autrice arriva a scardinare la sup- ponenza del potere e a esprimerne con divertita leg- gerezza la sua ridicola pochezza.

Giorgio Colombo

Finale di romanzo in Patagonia

di Mempo Giardinelli

Di fronte a un’opera di letteratura argentina un lettore europeo, che non abbia una conoscenza di- retta della realta` argentina, si sente disorientato a tutti gli effetti. Un paese immenso di una lunghezza di quasi 3.250 km e superficie di 2,8 milioni km2: le dimensioni di un continente. Sono conosciuti alme- no alcuni aspetti della cultura popolare di questo paese: il famoso tango, diffuso nell’Europa e come termine nelle lingue europee negli anni venti; il pe- riodo di Eva Pero´n (morta nel 1952), personaggio mitico, immortalato in diversi modi, specialmente nel musical ’’Evita’’, che dal 1976 ha fatto il giro del mondo. Si conoscono alcuni aspetti di una eco- nomia romantizzata: los gauchos, e naturalmente an- che del mondo reale dell’economia: esportazione di carne, pelli e lana, e recentemente anche di vino. Al- cune citta` europee possono vantarsi dei loro risto- ranti argentini con bistecche piu` grandi che a Firen- ze. Insomma le conoscenze sono piuttosto superfi- ciali.

Cio` che colpisce il lettore delle quattro opere scelte per il voto e` la presenza in Argentina di un pe- riodo di politica violenta nelle sue diverse manifesta- zioni: c’e` un trauma psichico che non trova soluzio-

ne, malgrado un ritorno alla vita normale. Questo e` un fenomeno che non conosciamo in tutta la sua estensione. Conosciamo cio` che e` giunto fino ai no- stri sensi filtrato tramite i media nazionali. Un perio- do di dittature militari (in quasi tutto il continente) con tutte le relative conseguenze disastrose, anche economiche; un ritorno alla democrazia con processi giudiziari – in modo speciale in Argentina – con eventuale punizione dei responsabili. Comunque, le quattro opere scelte per il voto testimoniano che non tutto e` stato superato.

L’Argentina fu considerata nel passato il paese forse piu` europeo del continente, con uno sviluppo sociale ed economico superiore agli altri stati dell’A- merica latina, dove le rivoluzioni dei militari erano la realta` quotidiana, al punto di essere derisi nei testi popolari di quasi tutte le letterature europee, anche nei testi di intrattenimento. I testi esaminati testimo- niano che i problemi non sono stati risolti fino in fondo.

Finale di romanzo in Patagonia di Mempo Giar- dinelli analizza la realta` argentina sotto un’angola- zione particolare, scrutando il paese dal suo lato piu` esotico, la Patagonia, regione meno sviluppata

economicamente, spopolata, sconosciuta o poco co- nosciuta anche per la maggioranza degli argentini. E` una scoperta anche per lo scrittore, originario di Re- sistencia, nella provincia di Chaco, alla frontiera nord del paese.

Il libro di Mempo Giardinelli e` un diario di viag- gio, che conduce il lettore dall’estremo Nord del- l’Argentina quasi fino all’estremo Sud, e cioe` alle sponde dello stretto di Magellano, in compagnia di un amico madrileno, professore di letteratura spa- gnola negli Stati Uniti. Il terzo partecipante alla spe- dizione e` la piccola macchina Ford Fiesta-98, che malgrado le sue capacita` limitate sopporta a meravi- glia gli strapazzi del viaggio, perche´ strapazzi ce ne sono. Il viaggio ebbe luogo dieci anni orsono.

Il libro di Giardinelli non e` un diario di viaggio ordinario, con un contenuto che caratterizza d’abi- tudine questo tipo di testi. Certo, e` un tesoro di in- formazioni di diversa natura, dalla condizione delle strade fino alle informazioni sulla qualita` dei risto- ranti, ma inoltre e` un tesoro di tutte le informazioni possibili sul paese e sulle vicende dei protagonisti. E` un’esposizione della subcoscienza dell’autore, con tutti i rapporti con la lettaratura argentina e anche mondiale.

Inoltre, l’autore inizia questo viaggio, non solo per vivere una «avventura sognata per tutta la vita», per conoscere questo vasto territorio deserto che e` la Patagonia, che costituisce la fine del mondo in que- sta direzione, ma anche per trovare uno sviluppo per il suo nuovo romanzo che si trova in un punto mor- to, dove i protagonisti sono due personaggi di una sua opera precedente Impossibile equilibrio (1995), Victorio e Clelia, in fuga dalla polizia puntando ver- so sud, in una macchina rubata.

Il viaggio dell’autore nella Ford Fiesta rossa pro- cede di giorno in giorno da una localita` all’altra con molta logica, intrecciato di materiale di diversa natu- ra, persone incontrate in diverse localita`, remini- scenze letterarie cominciando dal periodo della sco- perta dell’Argentina, riflessioni sullo stato della poli- tica e dell’economia argentina, digressioni.

Alla fine dei capitoli il lettore trova spesso il tema di Victorio e Clelia sviluppato ulteriormente, adattato alle condizioni delle localita` attraversate. Un punto cruciale e` il finale del romanzo, che si risolve in due varianti. Nella prima i protagonisti si precipitano nel mare dall’alto del Cabo Vı´rgenes, il punto piu` a Sud del continente americano, che guarda verso lo stretto di Magellano, inseguiti dai gendarmi. Comun- que, questa bozza di finale non piace all’autore. Nel- l’altra versione i protagonisti riescono ad arrivare in Cile e si rifanno una vita. Tornano in Argentina in va- canza dopo molti anni – Victorio ha passato i settan- ta, e` ancora piuttosto vigoroso, mentre Clelia e` splen- dida nel pieno dei suoi quaranta. Facendo l’amore tranquillamente in un hotel di Rı´o Gallegos o El Ca- lafate Victorio si spegne nelle braccia di Clelia. La ce- rimonia di cremazione ha luogo a Resistencia e le ce- neri di Victorio sono sparse nelle acque del Parana´.

Lo stile dell’autore e` pungente. Molte afferma- zioni sono formulate come sentenze. «Il tango e` di- sperazione e tradimento allo stato puro. [...] Il tango non avrebbe potuto essere che un tipico prodotto argentino.»

Il libro di Giardinelli e` molto ricco in contenuto e costituisce per il lettore, anche europeo, un’espe- rienza interessante dell’Argentina. Molti dettagli ri- mangono probabilmente oscuri in conseguenza di un’esperienza diversa della vita, della storia e della cultura. La visione dell’autore e` per molti aspetti po- sitiva per quanto riguarda le possibilita` di progresso dell’economia, e specialemente del turismo – la Pa- tagonia non e` unicamente una steppa deserta, ci so- no anche laghi, ghiacciai, curiosita` geologiche e pa- leontologiche, siti interessanti ecc. Comunque la vi- sione dell’autore e` in generale distopica. Anche l’au- tore lo riconosce: «So quale sara` l’accusa che riceve- ra` questo libro: il pessimismo del suo autore che, in molti punti, sembra voler trovare il pelo nell’uovo, eccetera...».

Lauri Lindgren Universita` di Turku (Finlandia)

Lezione di tango

Nel documento Il fantastico nella letteratura argentina (pagine 164-168)