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“Archi e muri per fianco” Il sistema delle volte

Nel documento Il Colonnato di piazza S. Pietro (pagine 108-111)

Ciascun portico del Colonnato di piazza S. Pietro presenta due tipi di volte: la corsia centrale è coperta da una volta a botte, che si estende senza so- luzione di continuità tra gli opposti avancorpi di testata (fig. 65); nelle corsie laterali, ciascuna campata è invece scandita da una volta a schifo (figg. 66,

67). In entrambi i casi, il sistema voltato si imposta su architravi – come si è

visto, in pietra e dunque reali nei circuiti esterni, a piattabanda e quindi simulati negli intercolumni interni – a loro volta sorretti da colonne.

Tranne che in corrispondenza degli avancorpi, la stabilità strutturale delle volte – in particolare, di quella centrale che presenta dimensioni nettamente su- periori alle altre – deve essere assicurata facendo a meno di pilastri e rinunciando, al tempo stesso, a catene disposte sotto l’intradosso, esteticamente inaccettabili. Scarse indicazioni sul sistema voltato del Colonnato si ricavano dai capitolati d’appalto con i capomastri muratori Simone Brogi, Giovanni Albino Agustone, Giacomo Pelle e Pietro Ostini: sia in quello relativo al completamento del Portico settentrionale, già parzialmente realizzato direttamente dalla Reverenda Fabbrica (25 febbraio 1661) che in quello riferito al futuro Portico meridionale (29 gennaio 1661)49, si distinguono unicamente le volte “sotto palmi quindici” (cioè con larghezza minore di quindici palmi: cm 335) da quelle di proporzioni maggiori (“volte grandi”): per le prime si prevede uno spessore “in cima” (cioè in chiave) di un palmo ed un quarto (poco meno di cm 28), mentre per le seconde, questa grandezza viene leggermente maggiorata (un palmo e mezzo, poco più di cm 33). Al di là della prevedibile prescrizione del “rinfianco” per le une e le altre, i Capitoli si limitano a ricordare il criterio di misura ai fini del pagamento (“si misurino in piano, e si calcolino per “due muri” o per “muri dua, e mezzo”, a seconda che si tratti rispettivamente delle volte piccole o di quelle grandi); appare comunque evidente come il sistema voltato risulti stret- tamente connesso alle sezioni del Colonnato corrispondenti alla trabeazione dell’ordine architettonico.

La volta a botte di ciascun Portico (“volta grande”, nei documenti), con profilo a tutto sesto, presenta una luce di 24 ½ palmi (poco meno di cinque metri e mezzo) per uno sviluppo longitudinale di oltre 800 palmi. Il problema del contenimento delle spinte laterali viene risolto grazie a due muri di controspinta (fig. 68-70) che, come puntualmente riportato nelle Misure, e stime relative alle opere in muratura dei due Portici (26 marzo 1661, 29 gennaio 1665)50, fanno “fianco alla volta grande di mezzo sopra le colonne”, essendo realizzati cioè in asse con le colonne del II° e III° giro (fig. 79). Ciascun muro, che ovviamente fa da rinfianco anche alle contigue volticelle delle corsie laterali, ha una sezione quasi quadrata, con un’altezza di 6 ¼ palmi (cm 140) ed uno spessore che, rela- zionandosi al diverso diametro delle sottostanti colonne, varia da 5 palmi nel Portico settentrionale o 5 ¼ in quello meridionale (muro verso l’interno, in cor- rispondenza delle colonne del II° giro) a 5 ½ nel Portico settentrionale o 6 ¼ in quello meridionale (muro verso l’esterno, in asse con quelle del III° giro).

I due manufatti di controspinta inglobano nella loro sezione inferiore archi di scarico, ovviamente dello stesso spessore, gettati tra una colonna e l’altra; si spiega dunque come tali archi vengano defalcati dal computo dei muri stessi (“difalco n° 17 Archi”). Per ciò che concerne il muro in corrispondenza del III° giro di colonne, questi archi presentano un’altezza pari a 3 ½ palmi (circa cm 78), per uno sviluppo longitudinale di 17 palmi (poco meno di cm 380): si tratta dunque di archi ribassati. La loro funzione è ovviamente quella di scaricare sulle sottostanti colonne il peso dei due muri di rinfianco della volta centrale.

Va anticipato che archi di scarico simili ai precedenti sono realizzati anche

Fig. 65 - Colonnato di S. Pietro. Portico settentrionale. Volta a botte della corsia centrale (foto dell’A.) Fig. 66 - Colonnato di S. Pietro. Portico settentrionale. Volta a schifo di una corsia laterale (foto dell’A.)

Fig. 67 - Colonnato di S. Pietro. Portico settentrionale. Volte a schifo di una corsia laterale (foto dell’A.)

in senso trasversale, in corrispondenza delle volte delle corsie laterali, impostati su colonne corrispondenti appartenenti a due giri diversi; in questo caso, gli archi scaricano sulle colonne il peso dei “contra forti” superiori, ovvero dei setti murari radiali nel sottotetto che, come vedremo, sorreggono le travi lignee di copertura (fig. 71). Le “volticelle”, ovvero le volte a schifo delle due corsie laterali dei Portici, sono lunghe 14 ¼ e larghe 13 ¾ palmi (corsia inter- na), 18 ¾ e 14 ¼ palmi (corsia esterna) (fig. 71).

Per ciò che concerne la rappresentazione grafica inserita nel Tempio Vaticano di Carlo Fontana (Roma 1694), la sezione riportata51non distingue tra i muri che “fanno fianco” alla volta centrale e gli archi inglobati in essi (fig. 72); inoltre, al di sopra delle volticelle laterali, compaiono massicci riempimenti murari di sostegno alla copertura superiore, poco plausibili dal punto di vista strutturale in considerazione del notevole peso che avrebbero esercitato sulle sottili volte sottostanti. In altri termini, il Fontana non riporta né il sistema a nervature effettivamente realizzato, né la successione dei “contra forti” disposti in corrispondenza dei sottostanti archi trasversali (a loro volta poggiati sulle colonne). Non è semplice spiegare tali incongruenze, che si accompagnano, come vedremo, ad altre; in ogni caso, ancora in relazione al Tempio Vaticano, può essere interessante notare come il Fontana ricordi “peli e crepature per tutte quelle Volte” dei Portici52, attribuendone tuttavia la causa non ad errori progettuali o trascuratezza realizzativa, ma al “terreno non vergine e di qualità labile” (cosa peraltro vera, come si è visto, solo in relazione al Portico meri- dionale), raccomandando di conseguenza di “non accrescere sopra quei Portici altra benché minima Fabbrica, né in tutta la lunghezza, né in parte”.

Per quanto riguarda l’eventuale presenza di tiranti metallici, la Misura, e

Stima del 29 gennaio 166553ricorda, per ciò che concerne la volta a botte cen- trale del Portico meridionale, 19 catene tirate “in opera prima con zeppe di le- gno; avanti che si facesse la volta, e poi inzeppate di ferro fatte tirare”. Le catene sono inserite trasversalmente, ma non alla base della volta (cioè in cor- rispondenza della sua corda), che infatti si presenta completamente libera nella visione dal basso. Non sono invece registrate catene o tiranti per le volticelle a padiglione, evidentemente stimate non necessarie per le ridotte dimensioni.

Fig. 68 - Colonnato di S. Pietro. Portico meridionale. Volta a botte della corsia centrale (A), muro di rinfianco (B), muro radiale (C) con arco di scarico inferiore (D), volticella della corsia laterale (E), muro esterno (F) (foto dell’A.) Fig. 69 - Colonnato di S. Pietro. Portico meridionale. Estradosso della volta a botte della corsia centrale (A), muro di rinfianco (B), volticella della corsia laterale (C), muro radiale (D) impostato sul relativo arco di scarico (E) (foto dell’A.)

Fig. 70 - Colonnato di S. Pietro. Portico meridionale. Estradosso della volta a botte centrale (A); in primo piano, il muro di rinfianco (B) (foto dell’A.)

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Fig. 71 - Colonnato di S. Pietro. Portico meridionale. Volta a schifo della corsia laterale, estradosso (A). Si noti l’arco di scarico in laterizio (B) (foto dell’A.)

Fig. 72 - C. Fontana, Il Tempio Vaticano e sua Origine, Roma 1694, Libro IV, f. 185, dettaglio. La sezione mostra la soluzione di copertura del Colonnato secondo il Fontana

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“I pilastrelli fuino disfatti”. Problemi e soluzioni della struttura di co-

Nel documento Il Colonnato di piazza S. Pietro (pagine 108-111)