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L’esecuzione Il Portico settentrionale (1657-1662)

Nel documento Il Colonnato di piazza S. Pietro (pagine 43-48)

La fase esecutiva del Colonnato (fig. 32) ha inizio ancora prima della con- clusione del percorso progettuale iniziato nel luglio del 1656, culminato ‘uf- ficialmente’ con la cerimonia della posa della prima pietra (28 agosto 1657) ma prolungatosi, come si è visto, almeno fino al termine del 1657. Per diversi mesi, dunque, l’attività di cantiere e quella progettuale si sovrapporranno, senza tuttavia interferire eccessivamente, dal momento che la prima riguarderà essenzialmente la demolizione di alcuni fabbricati, lo scavo per le fondazioni e la loro realizzazione: operazioni compatibili con l’oscillazione berninana tra colonne binate e singole e, ancora di più, con la calibratura delle proporzioni in alzato di queste ultime. Discorso diverso riguarda l’introduzione degli avan- corpi, con il conseguente allargamento delle fondazioni: ma da una parte la modestia della maggiorazione necessaria, dall’altra la realizzazione per settori delle stesse fondazioni permetteranno di assorbire il ritardo accumulato. E del resto, come già detto, la stessa incisione celebrativa del Colonnato, incisa da Giovanni Battista Bonacina nell’estate del 1659 (fig. 31), presenterà alcuni dettagli difformi rispetto all’opera effettivamente costruita.

Oltre ad una limitata campagna di sgombero delle preesistenze, i primi mesi di attività vedono soprattutto l’opera di scavo ed esecuzione delle fonda- zioni del Portico settentrionale e, successivamente, il trasporto e lo scarico nella piazza dei primi blocchi di travertino. La scelta di iniziare a costruire nell’area settentrionale deriva dalla ridotta presenza di edifici (figg. 4-6) e, dunque, dalla necessità di procedere a demolizioni in misura inferiore rispetto al settore me- ridionale66; si tratta inoltre della parte del Colonnato più vicina al palazzo Apo- stolico ed al suo ingresso dalla piazza (il futuro Portone di bronzo).

Già dall’agosto 1657, cioè ancora prima della cerimonia della posa della prima pietra, si registrano numerosi mandati di pagamento relativi al trasporto della terra tratta dallo scavo per le fondazioni ed alla fornitura al cantiere di ma- teriali edilizi, in particolare pozzolana, tufo e calce (ovvero, nella Roma barocca, i componenti base per le fondazioni stesse). La squadra del carrettiere Giacomo Pinocchio trasporta in meno di un mese (18 agosto - 11 settembre) 724 carrettate (oltre 736 tonnellate) di terra scavata, 21 carrettate di pezzame di tufo e 108 di pozzolana scaricata “al loco ove si riempie il fondamento”67. Nello stesso arco di tempo, i manovali del carrettiere Giovanni Lucente smaltiscono 425 carrettate di terra e più 30 di calcinacci “levati dalla piazza”, scaricando contemporanea- mente 40 carrettate di tufo “per servizio de fondamenti”68. Ancora nelle stesse settimane, un terzo carrettiere, Giovanni Torretti si incarica di portare via 151 ½ carrettate di terra, trasportando “su la piazza di S. Pietro” 114 carrettate di tufo69; anche Francesco Camerata libera l’area di 295 carrettate di “terra de fon- damenti”70. È interessante notare la notevole diversità delle cifre riconosciute ai trasportatori: 4 baiocchi per ciascuna carrettata di pozzolana, 7 ½ per la terra, 25 per la calce e ben 30 per il tufo (25 per ogni “viaggio” di calce).

L’opera continua anche nelle settimane successive: ancora Giacomo Pinocchio trasporta, dal 22 settembre al 9 ottobre 1657, 613 carrettate di terra, 49 carrettate di calce “presa con le sue Carrette a Ripetta dalla Calcara di M.ro Andrea Appiani e portata su la piazza di S. Pietro” e, dal 16 settembre, 44 carrettate di tufo71. Nello stesso arco di tempo, Giovanni Lucente trasporta “con le sue Carrette” 434 carrettate di terra “presa su la piazza e portata al loco solito”, 25 carrettate di pietra di tufo, effettuando anche 34 “viaggi di Calce“72. Un eloquente quadro della di- versificazione dei percorsi e dei materiali trasportati dai carrettieri è fornito dal pa- gamento del Pinocchio per il periodo 26 ottobre-14 novembre 1657, durante il quale sono condotte 320 carrettate di terra da piazza S. Pietro “al loco solito”, 9

carrettate di pozzolana rossa dalla zona di S. Giovanni alla piazza, 28 carrettate di calce viva “presa alla Calcara di Ripetta e portata su la piazza di S. Pietro”, 79 car- rettate di scaglia di travertino secondo il tragitto opposto “per farne calce” e, infine, sono compiuti 465 “viagetti” diretti “dove bisogna” di pozzolana, calce smorzata e “Cimenti e legnami che si levano dalle Case che si demoliscono”73. In- teressante anche il caso di Francesco Camerata il quale, dal 22 settembre al 9 ot- tobre, esegue 192 viaggi per smaltire la terra dello scavo e scarica nella piazza 37 carrettate di calce prese dalla calcara dell’Appiani74, mentre dal 28 ottobre al 17 novembre 1657 trasporta 281 carrettate di pozzolana nera, 38 di quella rossa, 150 di terra scavata per lo scavo delle fondazioni, 28 carrettate di pietra di tufo, 18 di calce viva75; infine, il lavoro di Giovanni Lucente che, dal 26 di ottobre al 14 novembre 1657, trasporta, seguendo percorsi analoghi a quelli dei suoi colleghi, 62 carrettate di pietra di tufo “per servitio delli fondamenti del portico”, 9 carrettate di pozzolana rossa, 22 carrettate di calce viva e 215 viaggi di terra76.

Col passare delle settimane (e quindi con il progressivo completamento dello scavo), i trasporti riguardano in misura crescente il materiale per le fon- dazioni, più che la terra da asportare. Ad esempio, Francesco Camerata, dal 22 settembre 1657 al 9 ottobre successivo, consegna “con le sue Carrette” 395 carrettate di pozzolana, pagata 32 ½ baiocchi ogni carrettata77. Dal 21 settembre al 10 ottobre 1657, 152 carrettate di pozzolana rossa sono consegnate da Giu- seppe Rosa (con prezzo unitario fissato a 40 baiocchi), il quale fornisce anche 34 carrettate di pietra di tufo ad 830 baiocchi la carrettata78. Anche Carlo Ti- burtini fornisce al cantiere 198 carrettate di tufo, scaricate dal 18 agosto al 20 settembre79, prelevate dalla “Cava fuori di Porta Portese per serv.o della nova fab.a che essa fa nella piazza”, come attestato dal soprastante e dal fattore80.

Per ciò che concerne la calce, Carlo Naldi ne scarica, dal primo luglio al 5 settembre 1657, 495 pesi (oltre 67 tonnellate), dietro il corrispettivo di 80 baiocchi il peso81, Vincenzo Grassi 564 ½ pesi (4 luglio - 6 ottobre)82, Bonifacio Perti 702 pesi (4 luglio - 5 ottobre)83; sono ricordati tuttavia altri fornitori, come Belardino Scotti84e Nicola Naldi. Il coinvolgimento di Andrea Appiani, figura destinata ad avere un ruolo importante nelle vicende del cantiere, è provato dal pagamento per 488 pesi di calce (15 ottobre 1657)85e per altri 316 pesi di calce viva “presa dalla sua Calcara”, consegnata dal primo al 23 novembre 165786. Anche Carlo Piervissani (o Piervisani), altro nome rilevante nella storia del Co- lonnato, fornisce calce al cantiere durante questa fase, come provato dalla patente a lui rilasciata dalla fabbrica il 29 dicembre 1657; ma sono registrati anche altri fornitori di calce, tra cui addirittura il duca d’Acquasparta, proprietario di un palazzo proprio nell’area meridionale della futura piazza di S. Pietro87.

Se già il 15 settembre 1657 il letterato Leonardo Agostini aveva annotato in una sua lettera come “con grandissima celerità si tirino avanti li fondamenti” (affermazione confermata dall’allestimento di una grande tenda di protezione in modo da poter lavorare anche “quando piove”)88, il 28 novembre successivo viene redatta la prima Misura, e Stima relativa allo scavo per le fondazioni del Portico settentrionale, eseguito da una squadra capeggiata da Dionisio Nissi de Amici89. Sottoscritto da Giovan Lorenzo Bernini, dal fratello Luigi e da Marc’Antonio de Rossi – rispettivamente architetto, deputato e soprastante della Reverenda Fabbrica di S. Pietro - il documento si riferisce ad un settore parziale, pari complessivamente a 158 canne e 174 palmi (circa mq 923); il prezzo pagato è di 80 baiocchi per ciascuna canna. In aggiunta alla terra, lo scavo ha portato alla luce 238 carrettate di pietra, 406 di tevolozza, oltre a due blocchi di travertino ed uno di peperino pesanti complessivamente tre carrettate (poco più di tre tonnellate).

compiuto in cantiere il 2 marzo 165890; al 14 agosto successivo data una seconda

Misura, e stima che si riferisce a “tutto il lavoro di Terra ordinato dal molto

Ill.re Sig. Cavalier Bernino Architetto in cavare li fondamenti de Portici, che si fanno su la piazza di San Pietro, et anco dela Robba data da Dionitio Nissi Ca- porale de Cavatori di terra”91. La larghezza di ciascuno dei vari “Pezzi di fonda- mento” menzionati è sempre pari a 40 palmi (poco meno di 9 metri), misura che corrisponde esattamente a metà della larghezza totale del Portico. Per ciò che riguarda invece la lunghezza, la somma delle misure ammonta a poco più di 600 palmi coincidente con una parte significativa dello sviluppo longitudinale del Portico. In altri termini, la Misura si riferisce a circa metà delle fondazioni del Portico settentrionale. Per quanto riguarda i “denti” ricordati nel documento, è verosimile che si riferiscano alle parti sporgenti del Portico, cioè agli avancorpi, come sembra confermato dalla larghezza dei “denti” stessi (10/11 palmi).

La profondità dello scavo condotto varia a seconda dei diversi “Pezzi”: se alcuni risultano profondi 10 ½ palmi (cm 234), non mancano settori in cui tale valore si riduce ad 8 o 7 palmi, per scendere addirittura in un caso a 5 ½ (poco più di cm 122): come si vedrà, lo scavo determinerà, per la consistenza del terreno e le modalità di scavo, una serie di problemi alle squadre dei “ca- vatori”92.

Già dall’ottobre 1657 compare nella documentazione una figura professio- nale, la cui presenza rimarrà costante per tutta la realizzazione del Colonnato: si tratta del ferraro Ascenzio Latini che tuttavia, in questa prima fase, si limita a fornire “picconi… ferri e martelline per gli scalpellini il tutto per l’opera del portico”93. Sebbene la demolizione degli edifici insistenti sull’area, lo scavo per le fondazioni e la realizzazione di queste ultime rappresentino le prime operazioni condotte nel cantiere, si registrano in questa fase iniziale anche i primi trasporti di travertino: dal 10 luglio al 10 ottobre 1657, Giacomo Santone ne scarica nella piazza oltre 125 carrettate, in parte prese “al Porto della traspontina”; come confermato dal confronto incrociato con altri riferimenti archivistici, in particolare i registri del soprastante e del fattore, si tratta tuttavia di travertino per uso di cantiere, in particolare per le cosiddette ‘guide’ per il tracciamento planimetrico, come è provato anche dal pagamento a Donato Melone “segatore”, retribuito nel corso dei primi mesi del cantiere (20 agosto - 27 ottobre 1657) per avere “segato” 1732 palmi di travertino “che servono per guide del portico”94. Alla fine di novembre è documentato lo scarico di un’ulteriore barchata di tra- vertini: forniti da Andrea Appiani e provenienti da Monterotondo, i blocchi

Fig. 32 - Piazza S. Pietro (incisione di G.B. Piranesi)

sono trasportati via fiume fino al porto della Traspontina e, da qui, portati dal

carrettiere Giacomo Santone nella piazza, dove vengono misurati dal soprastante

Marc’Antonio de Rossi e dal fattore Giacomo Balsimelli95. È probabile che pro- prio questi primi trasporti fluviali abbiano evidenziato seri problemi, dal mo- mento che già il 2 febbraio 1658 vengono siglati i Capitoli tra la Reverenda Fabbrica e Giuseppe Buccimazza per “nettare il Teverone”, cioè il fiume Aniene, principale collegamento tra la zona di Tivoli ed il Tevere96: il Buccimazza, che nel corso degli anni seguenti sarà particolarmente attivo nei lavori di scavo e di sterro nell’area vaticana, si impegna “per tutto il p.nte mese, o al più per tutti li 10 marzo pross.o” a liberare il fiume e le sue rive da alberi, tronchi, siepi “et ogni altro simile impedimento” in modo da eliminare ostacoli alla navigazione ed al “tiro delle Bufale” lungo le sponde; oltre al corrispettivo pattuito (140 scudi), il Buccimazza potrà disporre liberamente del legno ricavato.

Come ricordato nel diario di Carlo Cartari e confermato da un documento contabile della Reverenda Fabbrica (28 marzo 1658), le prime quattro basi delle colonne del “teatro Vaticano” sono collocate circa sette mesi dopo la posa della prima pietra97. I registri della Reverenda Fabbrica attestano infatti lo scarico in piazza della “Prima Barcata di Rochi di colonne di travertino” proveniente da Monterotondo e fornita da Andrea Appiani il 29 marzo 1658, con i diversi “Rochi” dei fusti delle colonne aventi diametro variabile da 6 ¼ a 6 ¾ palmi, per la prevista rastrematura ed un’altezza oscillante tra 3 e 4 1/3palmi: dimensioni

analoghe presentano anche i rocchi della “2° Barcata”, scaricati cinque giorni dopo (3 aprile 1658); peraltro, una nota dell’economo segretario della Reverenda Fabbrica Andrea Ghetti del giorno prima dello scarico della prima Barcata (27 marzo 1658), attesta come fossero pronte alla pietrara di Andrea Appiani rocchi di colonne per un peso di circa 700 carrettate e blocchi per basi e capitelli per altre 600 carrettate98. Nei mesi successivi continua infatti l’afflusso del travertino, ad opera anche di ulteriori fornitori come Pierleone Nardini da Tivoli, anche se non con l’esito sperato, come è possibile dedurre da un dettagliato riepilogo del 30 luglio 165999: appena 42 delle 142 colonne del Portico settentrionale risultano collocate in opera, di cui solo nove complete di capitello. In pratica, unicamente il I° Giro appare quasi completato, il II° appena impostato (6 colonne), mentre ancora da iniziare sono il III° ed il IV° giro; ed è in questo contesto che, come ve- dremo, maturerà la decisione di dare in appalto i rimanenti lavori in travertino. A fine novembre 1660 una nota del Cartari riassume sinteticamente la situazione: il IV° ed ultimo Giro è ancora incompleto, ma soprattutto risultano ancora da ulti- mare le volte e la balaustrata100. Nei due mesi successivi non sembrano registrarsi significativi progressi, tanto che il 3 febbraio 1661 nella Congregazione minore viene letto l’ordine del Pontefice di “dar in Appalto il Portico non finito” al pari di quella parte “di fondamento, che non è fatto del Braccio dell’Horologio” (cioè del Corridore settentrionale, in seguito detto di Costantino); tre settimane dopo (25 febbraio), i Capitoli saranno effettivamente stipulati con i capomastri muratori Simone Brogi, Giovanni Albino Agustone, Giacomo Pelle, Pietro Ostini101.

Forse anche per ridurre il ritardo accumulato, si lavora al sistema delle volte e della copertura della parte del Colonnato realizzata (cioè quella dall’avancorpo ri- volto a Borgo nuovo verso il centro), come attestato dal diario di cantiere che do- cumenta come la volta a botte della corsia centrale venga iniziata (proprio dalla parte verso Borgo nuovo) alla fine di luglio del 1660 (fig. 65) e come nel maggio dell’anno successivo “si lavorano le renfiancature della Volta della Corsia di mezzo dall’Ingresso di Borgo vers’il mezzo, e si lavorano li muri per la pendenza del tetto”, mentre alcuni mesi dopo, il 19 ottobre ed il 18 novembre 1661, Giovanni Battista e Carlo Viani, figure molto attive nei cantieri della Roma barocca, forni- scono il piombo per “le Converse de Portici”, cioè i grandi canali di gronda posi-

zionati dietro le balaustrate interna ed esterna del Portico per la raccolta dell’acqua piovana scaricata dalle due falde del tetto102(come si vedrà, i Viani non sono co- munque i soli stagnari coinvolti nel cantiere). Sempre tra i i fornitori ‘minori’ ri- cordati nella documentazione compaiono in questa fase Marco Antonio e Francesco Ferrari che, il 5 aprile 1661, consegnano 60 migliara e 250 libbre di gesso “per serv.o dell’Opera de Portici, che si fanno dalla R.da Fabbrica di S. Pietro”103.

Nei primi mesi del 1662 si continua a lavorare nelle strutture murarie di sostegno della copertura del Portico, come provato, tra l’altro, dalle somme versate ai capomastri muratori104, mentre nel giugno dello stesso anno i 400 scudi all’imbiancatore Antonio Martiniani “acconto delli lavori fatti e che fa al portico” attestano che si stava procedendo alle opere di rifinitura delle vol- te105. Il 22 novembre 1662 verrà saldato lo stagnaro Giovanni Francesco Ber- tocchini per 63.338 libbre di piombo utilizzate per le converse della copertura (cioè i canali di raccolta dell’acqua piovana) (figg. 96-98) e per “le bocche, che porgono fuori l’acqua del Colonnato” (ovvero i bocchettoni di scarico murati attraverso la trabeazione) “consegnate più volte dalli 17 Giugno 1661 à tutto li 31 ottobre 1662”; nello stesso arco di tempo, più precisamente dopo il 7 aprile 1661, va collocato il conio delle medaglie celebrative del completamento del Portico settentrionale (peraltro non ancora del tutto compiuto), che recano infatti come data l’anno VII del pontificato di Alessandro VII106.

Prescindendo dagli elementi ornamentali (i tre stemmi araldici e, soprattutto, le statue sopra la balaustrata che, per il loro numero, verranno sistemate come vedremo negli anni successivi), l’atto finale del Portico settentrionale (fig. 33) può idealmente coincidere con la tarda Misura, e Stima dell’imbiancatore Antonio Martiniani (8 gennaio 1664), che attesta la stesura del “Colore di tr.no a’ due mano con Colla e terra gialla” su tutte le 142 colonne ed i 44 pilastri del Portico, le trabeazioni in travertino del I° e del IV° giro, la balaustrata sommitale, oltre alle volte107: opera tutt’altro che irrilevante, come confermato dalla spesa com- plessiva pari ad oltre 600 scudi, sul cui significato si tornerà peraltro più avanti. Un precedenza, era iniziato lo scavo per le fondazioni del Braccio setten- trionale, di collegamento tra il Portico e la facciata della Basilica (e la Scala Regia): il 6 maggio 1661 sono infatti stimati “tutti li lavori di Terre, e breccie cavate in fare li fond.ti”, eseguiti da Giuseppe Buccimazza a partire dal 5 no- vembre dell’anno precedente, mentre il 5 gennaio 1662 era cominciato il montaggio dei ponteggi per la demolizione “dell’Horologio”, cioè della torre di Paolo V d’ingresso al palazzo Apostolico dalla piazza; la torre e la “cortina” (cioè la muraglia a carpata tra la facciata della Basilica e la torre stessa) saranno distrutti nei mesi successivi108.

Fig. 33 - Colonnato di S. Pietro. Portico settentrionale, veduta parziale (foto dell’A.)

L’esecuzione. Il Portico meridionale e le opere di completamento (1661-

Nel documento Il Colonnato di piazza S. Pietro (pagine 43-48)