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Maestranze, fornitori, trasportator

Nel documento Il Colonnato di piazza S. Pietro (pagine 75-81)

Il 31 agosto 1657, appena tre giorni dopo la cerimonia della posa della prima pietra del Colonnato, vengono ufficialmente approvati dal cardinale Fran- cesco Barberini e da Andrea Ghetti, rispettivamente Prefetto ed economo se- gretario della Sacra Congregazione della Reverenda Fabbrica di S. Pietro, gli “Ordini da osservarsi dà gl’Officiali, e Ministri della R. Fabbrica”, redatti il 17 agosto: un testo fondamentale, che regola la condotta ed i rapporti delle mae- stranze operanti nel cantiere con la direzione tecnica47. Innanzitutto, è fatto di- vieto agli operai di lavorare, senza specifica autorizzazione, nei giorni festivi o “di precetto”: per eventuali trasgressioni si prevede il risarcimento in proprio da parte del soprastante e del fattore, stabilendo anche il divieto di inserire nelle liste di pagamento del computista le opere realizzate nei giorni proibiti ed il conteggio a parte di eventuali lavori notturni. Al tempo stesso, “i Lavoranti, et Operarij” non dovranno rimanere “otiosi, né vadano vagando qua, e là”: avver- timenti che rivelano il comprensibile desiderio della committenza di evitare l’i- nattività delle maestranze (“piazze morte”), giustificato anche in considerazione del pagamento a giornata loro riconosciuto. La pena prevista per eventuali ina- dempienze è il licenziamento, riservandosi peraltro la Sacra Congregazione ul- teriori azioni “ad arbitrio suo”. Discutibile, in un’ottica moderna, il sistema di individuazione degli eventuali “otiosi”, che non esclude la segnalazione anonima, ovvero “Testimonio anco segreto di due persone”.

La seconda parte degli “Ordini” è dedicata alla repressione di eventuali abusi da parte di “Ministri, et officiali” (ovvero architetto, soprastante, fattore, etc.), ai quali viene fatto esplicito divieto di richiedere a proprio beneficio denaro o merce ai fornitori, prestazioni supplementari ai “Lavoranti”, “mance” nella misurazione delle opere: divieto esteso a “Parenti, ò amici confidenziali”. Affissi in un’apposita tabella, gli Ordini saranno pubblici e sempre consultabili: severi provvedimenti sono previsti in caso di eventuali inadempienze, particolarmente per il fattore.

Per quanto riguarda l’ispiratore, se non l’autore degli Ordini, appare op- portuno ricordare come il diario di Alessandro VII ricordi la consegna da parte di Virgilio Spada di un “libretto dello stato della Fabrica di S. Pietro” (20 agosto 1657) e, nove giorni dopo, l’ordine dato al maggiordomo di portare “giù al Card.e i punti dati dal P. Virgilio Spada sopra la Fabrica di S. Pietro”48. Un dettagliato quadro della consistenza numerica e dei caratteri distintivi di una parte importante delle maestranze al servizio della Fabbrica, nella prima fase di costruzione del Colonnato, è fornito dall’elenco degli scalpellini che lavorano per la Fabbrica di S. Pietro, datato 15 luglio 165949. I lavoratori sono suddivisi in 4 categorie:

a) maestri scalpellini (31 unità); b) scalpellini (40 unità); c) “Giovani, e Ragazzi scarpellini, che lavorano con li sud.ti Huomini” (40 unità); d) “Huomini scarpellini venuti fuor di Roma per serv.o della R. fabrica” (11 unità, tra cui “Antonio Giosafatti figlio di Silvio d’Ascoli”, “Gioseppe Giosafatti fig.lio di Silvio d’Ascoli” e “Silvio Giosafatti fig.lio del med.o”; gli altri vengono da Settignano o da Bagnarea). Oltre 120 uomini “fra Muratori e Garzoni” lavo- rano dunque per la Fabbrica, quasi tutti impegnati nell’opera del Colonnato, come provato dal puntuale riepilogo del soprastante Marc’Antonio de Rossi (2 settembre 1659), in cui si menziona un totale di 108 uomini attivi per i Portici: 34 “per tirare li sassi rustichi sotto li tetti delli scalpellini”, 60 “per metter in opera li sassi lavorati”, 10 “per murar dietro li sassi” e 4 (2 falegnami e 2 aiutanti) “per far Centine, Antenne, et altri lavori50. Una situazione, come si vedrà, destinata a mutare radicalmente nel giro di pochi mesi, in seguito alla decisione di affidare in appalto esterno gran parte dei lavori.

Già diversi giorni prima della cerimonia della posa della prima pietra del Colonnato (28 agosto 1657), si registrano i pagamenti per i fornitori ed i tra- sportatori, destinati ad intensificarsi progressivamente nel corso della seconda metà del 1657 ed i primi mesi dell’anno seguente.

Tra i fornitori di pozzolana ricorre il nome di Francesco Camerata che, dal 22 settembre 1657 al 9 di ottobre successivo, fornisce “con le sue Car- rette” 395 carrettate di pozzolana51; o quello di Giuseppe Rosa che, dal 21 settembre al 10 ottobre 1657, consegna 152 carrettate di pozzolana rossa fornendo anche 34 carrettate di pietra di tufo ancora per le fondazioni52. Carlo Tiburtini è responsabile della fornitura di 198 carrettate di tufo sca- ricate dal 18 agosto al 20 settembre, prelevate dalla “Cava fuori di Porta Portese per serv.o della nova fab.a che essa fa nella piazza”, come attestato dal soprastante e dal fattore53.

Per ciò che concerne la calce, terzo componente fondamentale per i fon- damenti (insieme al tufo ed alla pozzolana), come si è visto, Carlo Naldi for- nisce, dal cinque luglio al primo settembre 1657, 495 pesi (oltre 67 tonnellate), pagata 80 baiocchi il peso54, Vincenzo Grassi 564 ½ pesi (4 luglio - 6 ottobre)55, Bonifacio Perti 702 pesi (4 luglio - 5 ottobre)56; sono ricordati tuttavia anche altri fornitori come Belardino Scotti57e Nicola Naldi. Il coinvolgimento di Andrea Appiani – già in precedenza annoverato, come il Perti, tra i fornitori della Reverenda Fabbrica di S. Pietro – è provato dal pagamento per 488 pesi di calce (15 ottobre 1657)58e per 316 pesi di calce viva “presa dalla sua Cal- cara”, consegnata dal primo al 23 novembre 1657 e poi nel febbraio del 165859. Le calcare coinvolte sono comunque diverse: tra di esse, una di proprietà della stessa Reverenda Fabbrica60. Dal canto suo, Carlo Piervissani (o Piervisani) fornisce calce e travertini, come provato dalla patente a lui rilasciata dalla fab- brica il 29 dicembre 165761.

Il quadro che emerge dai dati riportati delinea una certa frammentarietà delle operazioni di afflusso del materiale destinato alle fondazioni, alla quale concorre un numero variegato di fornitori; la volontà di superare almeno in parte questo stato di cose sembra alla base della decisione assunta dai vertici della Reverenda Fabbrica il 20 dicembre 1657 di affidare in esclusiva a Lorenzo Roberti Vittori la fornitura della pozzolana62. Rogato dal notaio di fiducia della Fabbrica, Pietro Felice Giustiniani, il contratto prevede l’obbligo da parte del fornitore di consegnare ogni mese cinquanta carrettate (poco meno di 51 tonnellate) di pozzolana “sulla piazza di S. Pietro”, per un periodo di due anni a partire dal primo gennaio 1658. Dal canto suo, la Fabbrica si im- pegna a non acquistare il materiale da altri fornitori, anche in presenza di offerte economicamente più vantaggiose; inoltre, la stessa Fabbrica concede al Vittori un sostanzioso prestito (1500 scudi) indispensabile per l’acquisto di buoi, carrette e barche; significativa concessione appare anche l’esenzione dal pagamento di dazi ed imposte di viaggio. Il documento fornisce anche utili notizie sul trasporto della pozzolana, previsto su barche navigando prima il Teverone (cioè l’Aniene) e poi il Tevere. Non manca, infine, l’ordine rivolto ai maestri delle strade di far sistemare la via di collegamento con il ponte Mammolo, presso il quale viene previsto l’imbarco della pozzolana.

Già dall’ottobre 1657 compare nella documentazione di cantiere un altro fornitore, la cui presenza rimarrà costante per tutta la realizzazione del Colonnato: si tratta del ferraro Ascenzio Latini che, in questa prima fase, si limita a fornire “picconi… ferri e martelline per gli scalpellini il tutto per l’opera del portico”; fanno la sua comparsa anche i fornitori di legno, come Giovanni di Paolo Matriciano che, come ricordato in una nota firmata congiuntamente dal fattore e dal soprastante (12 aprile 1658)

“serve la Rev.a fabrica di S. pietro di diverse sorte di legnami, piccoli come

Curli, stanghe, fusi di argani, quarti di rote grosse, Razzi, Asce per Carrette grosse, et stangette”63.

Giovanni Battista e Carlo Viani, molto attivi nella Roma barocca, forni- scono il piombo per “le Converse de Portici” (ovvero i grandi canali di gronda posizionati subito dietro le balaustrate con le statue)64. Ma non sono i soli

stagnari coinvolti nel cantiere: anche Giovanni Francesco Bertocchini fornisce

63338 libbre di piombo (oltre 21 tonnellate) “del Canale di Conversa di piombo, e poste in opera nel nuovo Teatro, et Colonnato” per le quali viene sottoscritto il relativo conto dai due Bernini, il Drei e Mattia de Rossi il 22 novembre 1662, che si riferisce ad un lavoro condotto in più fasi tra il giugno 1661 e l’ottobre dell’anno seguente65.

Tra i fornitori ‘minori’ possono essere citati Marco Antonio e Francesco Ferrari che il 5 aprile 1661 consegnano 60 migliara e 250 libbre di gesso “per serv.o dell’Opera de Portici, che si fanno dalla R.da Fabbrica di S. Pietro”66; oppure l’imbiancatore Martiniani, che nel giugno del 1662 riscuote 400 scudi “acconto delli lavori fatti e che fa al portico”67.

Nonostante il loro numero, e la stessa notevole consistenza “munizioni” della Reverenda Fabbrica (ovvero il materiale di proprietà immagazzinato), il ventaglio dei fornitori della Fabbrica di S. Pietro appare nettamente diversifi- cato, coinvolgendo altri enti: ad esempio, il 4 giugno 1659 il soprastante Mar- cantonio de Rossi comunica al computista la richiesta di inserire tra i creditori i Padri filippini della Chiesa nuova dai quali sono state ricevute due travi di abete “quali devono servire per fare regoli e Centine per gli scalpellini che la- vorano per servitio delli Portici”68. Questo modesto episodio va peraltro in- quadrato in quel processo di compravendita di materiale tra organismi religiosi e civili, come in questo caso anche per forniture di modesta entità e spesa (12 scudi), tipico della Roma barocca.

A partire dall’agosto del 1657 cominciano ad essere firmate anche le prime giustificazioni di pagamento a beneficio dei trasportatori: la squadra del carrettiere Giacomo Pinocchio trasporta in meno di un mese (18 ago- sto-11 settembre) 724 carrettate (cioè oltre 736 tonnellate) di terra scavata per le fondazioni, 21 carrettate di pezzame di tufo e 108 di pozzolana sca- ricata “al loco ove si riempie il fondamento”69. Nello stesso arco di tempo, un altro carrettiere, Giovanni Lucente trasporta 425 carrettate di terra, 40 di tufo “per servizio de fondamenti”, più 30 di calcinacci “levati dalla piaz- za”70. Ancora nelle stesse settimane, un terzo carrettiere, Giovanni Torretti porta via 151 ½ carrettate di terra, trasportando inoltre “su la piazza di S. Pietro” 114 carrettate di tufo71. Anche il già citato Francesco Camerata trasporta 295 carrettate di “terra de fondamenti”72. Risulta interessante notare la notevole diversità delle cifre pagate: 4 baiocchi per ciascuna car- rettata di pozzolana, 7 ½ per la terra, 25 per la calce e ben 30 per il tufo (25 per ogni “viaggio” di calce). Ancora il Pinocchio trasporta dal 22 set- tembre al 9 ottobre 1657 613 carrettate di terra, 49 carrettate di calce “presa con le sue Carrette a Ripetta dalla Calcara di M.ro Andrea Appiani e portata su la piazza di S. pietro” e. dal 16 settembre, 44 carrettate di tufo73. Nello stesso arco di tempo Giovanni Lucente trasporta “con le sue Carrette” 434 carrettate di terra “presa su la piazza e portata al loco solito”, 25 carrettate di pietra di tufo, nonché 34 “viaggi di Calce“74. Un eloquente quadro della varietà dei percorsi e del materiale trasportato dai carrettieri è fornito dal pagamento di Giacomo Pinocchio per il periodo 26 ottobre - 14 novembre 1657, durante il quale il Pinocchio trasporta 320 carrettate di terra da piazza S. Pietro “al loco solito”, 9 carrettate di pozzolana rossa

dalla zona di S. Giovanni alla piazza, 28 carrettate di calce viva “presa alla Calcara di Ripetta e portata su la piazza di S. Pietro”, 79 carrettate di scaglia di travertino secondo il tragitto opposto “per farne calce”e, infine, 465 “viagetti” diretti “dove bisogna” di pozzolana, calce smorzata e “Cimenti e legnami che si levano dalle Case che si demoliscono”75. Non si tratta di un caso isolato, come provato dal pagamento a Francesco Camerata, il quale dal 28 ottobre al 17 novembre 1657 trasporta 281 carrettate di poz- zolana nera, 38 di quella rossa, 150 di terra scavata per lo scavo delle fon- dazioni, 28 carrettate di pietra di tufo, 18 di calce viva76; od ancora il conto di Giovanni Lucente che, dal 26 di ottobre al 14 novembre 1657, trasporta, seguendo percorsi del tutto analoghi a quelli dei suoi colleghi, 62 carrettate di pietra di tufo “per servitio delli fondamenti del portico”, 9 carrettate di pozzolana rossa, 22 carrettate di calce viva e 215 viaggi di terra77. Appare opportuno notare come il meccanismo di trasporto della terra e fornitura del materiale possa anche far capo alla medesima figura, come il già citato Francesco Camerata che nel medesimo arco di tempo esegue 192 viaggi per trasportare via la terra dello scavo delle fondazioni e scarica nella piazza 37 carrettate di calce prese dalla calcara di Andrea Appiani78.

Sebbene ovviamente lo scavo per le fondazioni rappresenti il primo passo per la realizzazione dell’opera, i primi trasporti di travertino non tar- dano: dal 10 luglio al 10 ottobre 1657, Giacomo Santone ne scarica nella piazza oltre 125 carrettate, in parte prese “al Porto della traspontina”79. Se- guiranno poi fornitori di ben altre potenzialità, come l’Appiani, il Ghetti, il Piervisani che, pur in possesso di maggior peso contrattuale, saranno tal- volta costretti ad indirizzare suppliche alla Sacra Congregazione al fine di poter effettuare il trasporto del materiale senza fastidiosi impedimenti; par- ticolare il meccanismo di approvvigionamento del travertino da parte di alcuni fornitori che, come Andrea Appiani, affittano la cava dalla quale estrarre il materiale80(fig. 42).

Fondamentale corollario delle operazioni di trasporto è la sistemazione e la manutenzione delle vie di comunicazione; in secondo luogo, la concessione del libero pascolo per gli animali, soprattutto buoi e bufali, necessari per il trasporto via terra; infine, l’individuazione del luogo migliore per procedere allo scarico del travertino condotto via acqua. Per quanto riguarda il primo punto, il 9 aprile 1660, ad esempio, viene deliberato di riparare “quampri- mum” la via Tiburtina, le cui condizioni erano state verificate nel corso di un precedente sopralluogo condotto dal soprastante insieme all’appaltatore del travertino Andrea Appiani; per il secondo, si può ricordare come l’11 luglio 1660 gli appaltatori dei lavori in travertino richiedano un provvedi- mento d’autorità “ad effectum obtinendi pascua pro eor. animalibus”, mentre per il terzo ci sono pervenuti alcuni schizzi conservati tra le carte chigiane in cui si individua il luogo esatto sulla riva del Tevere per lo scarico del travertino insieme alle opere di rafforzamento dell’argine ed alle macchine per il solle- vamento dei blocchi81(fig. 43). Inutile dire che dal porto della Traspontina il travertino dovrà essere caricato su apposite carrette e, compiuto il breve tragitto fino alla piazza di S. Pietro (o, meglio, al tetto degli scalpellini), essere nuovamente scaricato (fig. 44).

Come già per gli Ordini relative alle maestranze, anche gli accorgimenti da seguire per ciò che concerne la fornitura del travertino – in considerazione del carattere architettonico del Colonnato, la parte più impegnativa dell’o- pera – sono oggetto di una specifica riflessione (novembre 1657, dunque antecedente all’arrivo nel cantiere dei primi blocchi di pietra), di cui rimane

Fig. 42 (a fronte) - Carri e carrette per il trasporto di ma- teriale nella Roma barocca (da N. Zabaglia, Castelli e

ponti, Roma 1743, tav. XVI). La prima carretta “detta

bastarda” (in alto), trainata da una coppia di bufali, serve “per trasporto dei Travertini dalla cava a Roma”, la seconda (a fianco), mossa da un cavallo, per lo spostamento del travertino “per Roma”. Subito in basso, un “barrucolotto” adibito al trasporto “di gran Travertini”. Le due penultime carrette, o “barozze” sono adibite al “trasporto di cementi” (sabbia, pozzolana, etc.)

Fig. 43 - Planimetria dell’area del porto della Traspontina da adibire allo scarico dei blocchi di travertino (poco a valle del ponte S. Angelo) e schema della gru per il trasbordo del materiale (BAV, Chig., a. I. 19, ff. 37r-38v). Il pro- cedimento per sollevare dalla riva i blocchi di pietra si basa sulla realizzazione di un grande muro di conteni- mento, a picco verso il fiume ed a scarpa sempre verso il fiume, riempiendo il declivio della riva; poco dietro il filo esterno di questo muro, in alto, dovrebbe essere montato l’argano per sollevare i blocchi, evitando il trasbordo sulla riva e la salita del pendio irregolare di quest’ultima. Lo schema progettuale è completato dalla pianta schematica dell’antenna (o gru) di sollevamento (f. 36r) e dalla sezione della riva, con antenna e barca (f. 39v)

Fi F

una precisa traccia nelle Cose necessarie, che stima Bartolomeo Grassi da farsi

di p.nte nel negotio de Travertini, accià possa tirarsi avanti: una relazione re-

datta dalla persona nominata dal Pontefice responsabile dell’approvvigio- namente del travertino che, pur essendo incentrata sul travertino, suggerisce provvedimenti anche più generali82. Il Grassi raccomanda il controllo dei prezzi delle legna e degli “herbaggi” al fine di evitare rincari speculativi; inoltre, chiede di obbligare i fornitori sotto contratto a riservare alla Fabbrica le forniture di calce, in modo da evitare la dispersione del materiale con conseguente ritardo nei tempi esecutivi. Anche il Grassi conviene sulla ne- cessità di sistemare le strade ed il fiume al fine di rendere sicuro e spedito il trasporto del materiale, predisponendo anche l’eventuale acquisizione di barche. Per ciò che concerne infine il pagamento ai fornitori, si suggerisce un primo acconto di duecento scudi in modo da coprire le spese già soste- nute dai fornitori stessi, con successivi versamenti “di mano in mano, se- condo il lavoro che faranno” (in pratica, l’equivalente di un moderno stato di avanzamento lavori).

i t i ll C i h tit B t l G i d f i

Fig. 44 - Trasporto e scarico del travertino “da un luogo all’altro della Città” nella Roma barocca (da N. Zabaglia,

Nel documento Il Colonnato di piazza S. Pietro (pagine 75-81)