Capitolo 3 Un linguaggio comune: classificazione, distribuzione e modelli di governance
3.6 La governance delle aree protette
3.6.2 Aree protette co-gestite
Questa tipologia di governance si riferisce alla gestione cooperativa tra due o più enti od agenzie: su questo tipo di collaborazione vengono modellati molteplici territori di conservazione e molte sono le vie che possono portare alla creazione di una area protetta co-gestita. In molti Paesi la co-gestione è incorporata nella legislazione nazionale che stabilisce e regola le aree protette; i consigli di gestione sono stabiliti in una ben determinata composizione e riservano spesso una rappresentanza agli attori sociali, quali comunità locali od indigene. Questo modello di governance è espresso in molte aree protette europee, ad esempio nei Parchi Regionali francesi179. In Francia sono state avviate, già da 35 anni, politiche di conservazione e di sviluppo sostenibile portate avanti da attori locali. Il panorama degli attori coinvolti è formato da persone elette, organizzazioni non governative (ONG), abitanti ed industrie private che insieme definiscono un progetto relativo ad un’area rurale identificata in quanto ricca di patrimonio naturale e culturale minacciato ed avente una fragile base socio-economica. Tali aree, dopo un processo di verifica e convalida diventano Parchi Naturali Regionali.
La struttura dei Parchi Naturali Regionali francesi è imponente: al 2004 essa copriva sette milioni di ettari (il 12% del territorio) ed includeva 3689 centri abitati per un totale di tre milioni di abitanti.
Ogni Parco Naturale Regionale si basa su un documento compilato per la singola regione ed i firmatari sono legati a tale documento per dieci anni. Dopo dieci anni è previsto un processo di controllo che può portare alla definizione di un nuovo documento od alla riclassificazione dell’area.
Le aree protette co-gestite, in molti casi, sono nate come mezzo per la risoluzione dei conflitti con le comunità locali, che non accettavano il modello di governance guidato dalle sole agenzie governative e considerato come un freno allo sviluppo; in alcuni casi, però, il coinvolgimento delle comunità locali è limitato ad un livello consultivo o di divisione dei
179 Khotari A., Collaboratively Managed Protected Areas, in Lockwood M., G. L. Worboys e
benefici derivanti dall’area stessa. Da questo punto di vista la governance co-gestita pare essere un’integrazione dei progetti integrati (vedi 5.4.1 e 5.4.2), i quali si basano su strategie compensative. I progetti integrati sono organizzati in due principali approcci: la conservazione comunitaria (Community Based Conservation o CBC) ed i progetti integrati di sviluppo e conservazione (Integrated Conservation and Development Projects o ICDP). Wilshusen, Brechin ed altri180, notoriamente critici rispetto alle politiche delle organizzazioni internazionali sulla possibilità di integrare conservazione-sviluppo ed equità sociale, affermano che la logica alla base di tali approcci suggerisce che le popolazioni locali, il cui genere di vita si fosse in qualche modo legato alla conservazione e che avessero avuto interessi nella gestione, avrebbero sostenuto ed accondisceso alle restrizioni dovute alle aree protette e questo si sarebbe tradotto in una diminuzione delle intrusioni dei locali all’interno dei confini delle aree protette ed in un calo del bracconaggio. Secondo la legge della compensazione la nuova condotta “parco-compatibile” delle popolazioni locali sarebbe stata premiata con assunzioni all’interno della struttura dell’area protetta, con l’istituzione di servizi sociali e di altre soluzioni, ma non con l’ingresso delle comunità locali nel processo decisionale.
Ci sono diversi elementi che, una volta messi in evidenza, permettono di distinguere le tipologie di aree protette co-gestite e di capire le loro caratteristiche:
• I partner: quali attori coinvolti nel partenariato.
• L’origine dell’area: quale attore ha coinvolto altri attori nel partenariato e perché e quali siano le motivazioni di tale coinvolgimento.
• Il livello di coinvolgimento dei vari partner: quale attore è più coinvolto, quale meno o se esiste un equilibrio tra il livello di coinvolgimento.
• Il ruolo dei diversi partner: chi possiede l’area e detiene i diritti sulle risorse ivi contenute (il governo, i privati), chi sono i partner chiave e quali sono quelli maggiormente coinvolti nel processo decisionale.
• “L’età” degli accordi: se sono stati presi da molto tempo o recentemente.
• La flessibilità e l’adattabilità: se l’impianto legislativo che assegna i ruoli e gli impegni è rigido oppure lascia spazio ad aggiustamenti e sperimentazioni che possano adattarsi meglio al contesto socio-culturale in oggetto.
• La distribuzione di costi e benefici: se i costi (monetari, di tempo, umani e materiali) ed i benefici ( entrate, uso delle risorse, ecc.) sono equamente e chiaramente distribuiti tra i partner o non lo sono.
• Performance ecologica e sociale: valutazione dell’efficienza del partenariato, cioè se si sono raggiunti gli obiettivi di conservazione prefissati.
Come osserva Khotari181, individuare le precedenti caratteristiche nelle loro diverse combinazioni è utile a distinguere le aree protette co-gestite in “forti” e “deboli”. Le prime sono quelle dove gli accordi sono stati presi e mantenuti per un lungo periodo di tempo, i partner hanno ruoli chiari e ben distribuiti e dove la distribuzione di costi e benefici è equa; inoltre, le aree protette co-gestite “forti” sono quelle in cui sono stati raggiunti i prefissati obiettivi di conservazione e quelli socio-economici. Le seconde, le aree “deboli”, si rispecchiano in quelle situazioni in cui le caratteristiche che sono evidenziate non portano ad individuare una situazione di equità tra le parti; l’area sarà più o meno debole proporzionalmente al grado di disequilibrio.
Questo tipo d’analisi è stato utilizzato dall’IUCN per una ricerca, non pubblicata, sul tema relativo agli indigeni, alle comunità locali ed all’equità nelle aree protette co-gestite del Sud-Est Asiatico182. Tale ricerca ha analizzato diversi casi studio ed identificato diverse aree protette co-gestite con un diverso grado di debolezza: per esempio in Malesia, Vietnam, Laos e Cambogia le agenzie di gestione delle aree protette hanno solo recentemente accettato che le comunità locali fossero coinvolte nel meccanismo gestionale, ma solo a livello di zone di buffer o comunque in zone periferiche183. In questa ricerca la “debolezza” è evidenziata dal fattore tempo e dal non completo coinvolgimento, quindi una situazione di disuguaglianza, delle comunità per ciò che riguarda le decisioni sulla totalità dell’area.
Smyth184, studiando la situazione australiana ci fornisce un esempio schematico di come si possano creare modelli di diversa “forza” in un Paese.
181 Khotari A., 2006, in Lockwood, 2006, op. cit., p. 538.
182 Ferrari M. F., A Regional Review of CCAs and CMPAs in South-East Asia, Rapporto non
pubblicato dell’IUCN e CEESP/WCPA, 2003; cit. in Lockwood M., G. L. Worboys e A. Khotari (a cura di), 2006, op. cit., p. 538.
183 In questo contesto si intende zona periferica una zona al di fuori di quella centrale, ovvero la
core area.
184 Smyth D., Joint management of National Parks, in R. Baker, J. Davies e E. Young (a cura
di), Working on Country: Contemporary Indigenous Management of Australia's Lands and Coastal Regions, Melbourne, Oxford University Press, 2001, pp. 300.
In Australia, dopo l’approvazione della legge che riconosceva agli aborigeni il diritto sulle terre e sulle risorse naturali, il modello di governance co-gestito si è sviluppato in modo importante e rappresenta un bilanciamento tra i diritti e gli interessi dei popoli aborigeni ed i diritti e gli interessi delle organizzazioni conservative e della più ampia comunità australiana. Come accennato, questa esperienza ha portato a sviluppare diversi modelli di co-gestione (tabella 3.2). Un elemento chiave degli accordi tra governo ed aborigeni australiani è che il trasferimento della proprietà agli aborigeni è condizionato al loro supporto per il mantenimento dell’area protetta; in altre parole il parco diventa proprietà degli aborigeni e questi ultimi lo ricedono in lease-back al governo; il parco viene gestito da un consiglio misto ed in caso di dispute tra le due componenti del partenariato si ricorre all’arbitrato.
Tabella 3.2. I quattro principali modelli di co-gestione australiani (adattato da Smyth D., 2001, op. cit.)
Modello “Parco Nazionale
di Garig Gunak Barlu”
“Urlu” “Queensland” “Parco Nazionale
di Witjira”
proprietà aborigena aborigena aborigena governativa
Consiglio di gestione Diviso Maggioranza aborigena Maggioranza aborigena non garantita Maggioranza aborigena Lease – back NO SI (lungo periodo)
SI (in perpetuo) SI*
* Si noti che in questo caso il lease-back è rivolto agli aborigeni essendo il parco rimasto di proprietà governativa.
Anche in America Meridionale, durante l’ultima decade, il modello di governance in co-gestione ha acquistato forza: l’IUCN, in un suo rapporto annuale185, ha riconosciuto ben 79 specifiche esperienze rappresentative di una discreta varietà di tipologie.
185 Solis V., P. M. Cordero, I. A. Cruz, M. F. Borras, F. M. Gonzales e A. S. Dreja, A Regional
Review of CCAs and CMPAs (Focusing on Terrestrial and non Indigenous PAs) in Central America,, IUCN, CEESP/WCPA Theme on Indigenous and Local Communities, Equity and