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Our Common Future: il rapporto Brundtland

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 98-101)

Capitolo 4 Il concetto di sviluppo sostenibile 4.1 The world conservation strategy (WCS)

4.2 Our Common Future: il rapporto Brundtland

Anche se la WCS fu un passo fondamentale per la definizione del concetto di sviluppo sostenibile, il concetto stesso fu diffuso a livello di politica internazionale grazie all’istituzione, nel dicembre del 1983, della Commissione Mondiale sull’Ambiente e Sviluppo (WCED) ed al suo rapporto: Our Common Future che fu presentato all’assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1987.

Il corposo rapporto Brundtland, nella sua prefazione, chiarisce in modo schematico i compiti che l’assemblea generale aveva affidato alla commissione e cioè:

1) Proporre strategie ambientali a lungo termine per la realizzazione dello sviluppo sostenibile per l’anno 2000 ed oltre.

204 Langhelle O., Sustainable Development: Exploring the Ethics of Our Common Future, in

"International Political Science Review", 1999, 20, 2, p. 132.

205 Holdgate M., 1999, op. cit., p. 123.

206 McDonald G. T., Planning as Sustainable Development, in "Journal of Planning Education

2) Raccomandare modalità d’approccio ai problemi ambientali che possano essere tradotte in una maggiore cooperazione tra Paesi in via di sviluppo e Paesi a diversi livelli di sviluppo economico e sociale; modalità che possano portare alla realizzazione di obiettivi comuni e reciprocamente fondati che tengano conto delle interrelazioni tra popolazione, risorse, ambiente e sviluppo.

3) Studiare modalità e mezzi mediante i quali la comunità internazionale possa affrontare in maniera più efficace i problemi ambientali.

4) Contribuire a definire una concezione comune dei problemi ambientali a lungo termine e ad individuare gli sforzi appropriati necessari ad affrontare con successo le questioni relative alla protezione ed al miglioramento dell’ambiente, nonché a formulare un’agenda a lungo termine per le azioni da intraprendere durante i prossimi decenni e così identificare gli obiettivi a cui la comunità mondiale aspira207.

La commissione, per assolvere i suoi compiti, affronta molteplici questioni quali il ruolo della tecnologia, l’economia internazionale, problemi demografici, la sicurezza alimentare, le sfide dell’urbanizzazione, la pace, la sicurezza ed altri temi. Interessante è il modo in cui viene affrontata l’integrazione tra sviluppo economico e tutela ambientale, in altre parole il modo in cui il rapporto interpreta il concetto di sviluppo sostenibile. Tale concetto non era nuovo, ma “quello che la commissione fece fu di dare al termine un nuovo contenuto, un contenuto molto più politico”208.

Il rapporto Brundtland parte dalla premessa che le tematiche ambientali e di sviluppo non possano essere separate, riconoscendo come futile il tentativo di affrontare i problemi dell’ambiente senza considerare fattori quali la povertà mondiale e le diseguaglianze internazionali. A tale riguardo viene infatti affermato che “quando, nel 1982, sono state discusse le competenze della commissione (WCED), c’erano quelli che volevano che le sue considerazioni si limitassero esclusivamente alle questioni ambientali, ma questo sarebbe stato un grave errore. L’ambiente naturale non esiste in quanto sfera separata dalle umane ambizioni, azioni e bisogni ed i tentativi di difenderlo isolandolo dalle questioni umane hanno dato alla parola “ambiente” una connotazione naif per alcuni circoli politici.”209

207 WCED, Our Common Future. Oxford, Oxford University Press, 1987, p. ix. disponibile on

line: http://www.worldinbalance.net/pdf/1987-brundtland.pdf (accesso: 30/08/2008).

Brundtland G. H., The World Commission for Environment and Development: Where Do We

Stand Today?, in "ProSus: Tidsskrift for et bærekraftig samfunn", 1997, 4, p. 79.

E’ sul riferimento ai bisogni che il rapporto basa la sua concezione di sviluppo sostenibile quale “sviluppo che soddisfi i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i loro”.210

La precedente definizione, che è quella universalmente citata, è parziale, infatti il rapporto prosegue “ It (lo sviluppo sostenibile) contains within it two key concepts: the concept of “needs”, in particolar the essential needs of the world’s poor, to which overriding priorities should be given; and the idea of limitations imposed by the state of technology and social organization on the environment’s ability to meet present and future needs”211. Unitamente, quindi, al concetto di soddisfazione dei bisogni è presente anche l’idea di limite, non inteso in senso Malthusiano, ma come limite contingente; in altre parole il rapporto condanna l’eccessivo sfruttamento delle risorse naturali da parte di “organizzazioni sociali”, vale a dire le Nazioni dell’allora primo (ma anche secondo) mondo, senza però stabilire un limite assoluto al tasso di sfruttamento. Il limite è relativo alla tecnologia e quest’ultima, all’epoca del rapporto ed a maggior ragione in tempi attuali, non permette (ancora) di incrementare o di mantenere costante la base naturale che sarà necessaria alla soddisfazione dei bisogni delle future generazioni.

Le critiche al rapporto Brundtland furono molte, ma di segno opposto rispetto a quelle della WCS: esso veniva considerato eccessivamente antropocentrico e troppo orientato alle necessità di crescita economica212. In effetti una crescita economica più intensa richiederebbe maggior utilizzo di fonti energetiche, maggior produzione di rifiuti ed agenti inquinanti e avrebbe quale ovvia conseguenza, presumendo il fattore tecnologico come costante, un impatto più negativo sull’ambiente. Su tale punto il rapporto appare debole. Esso afferma che: “The Commission's overall assessment is that the international economy must speed up world growth while respecting environmental constraints”213, ma non ci dice come realizzare tale miracoloso equilibrio. In conclusione, dallo storico lavoro della commissione, per l’Italia era presente Susanna Agnelli, si possono derivare tre condizioni che, se soddisfatte, porteranno ad uno sviluppo sostenibile:

• Condizione ecologica – non compromettere la possibilità alle future generazioni di incontrare i loro bisogni,

210 WCED, 1987, op. cit. p. 43.

211 WCED, 1987, op. cit., p. 43. “lo sviluppo sostenibile contiene al suo interno due concetti

chiave: il concetto di “bisogni”, in particolare quelli fondamentali dei poveri della terra, ai quali deve essere data priorità assoluta; e l’idea dei limiti imposti dalla tecnologia e dall’organizzazione sociale riguardo alla capacità dell’ambiente a soddisfare i bisogni presenti e futuri”.

212 Langhelle O., 1999, op. cit., p. 130.

• Condizione sociale – soddisfare i bisogni di base di tutta la popolazione ed estendere a tutti l’opportunità di coronare le proprie aspirazioni per una vita migliore,

• Condizione politica – assicurare che i cittadini partecipino in modo efficace al processo decisionale.

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 98-101)