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Breve storia sul sistema di categorie IUCN

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 56-62)

Capitolo 3 Un linguaggio comune: classificazione, distribuzione e modelli di governance

3.1 Breve storia sul sistema di categorie IUCN

Il moderno paradigma delle aree protette si è sviluppato in un tempo relativamente breve ed in un tempo altrettanto breve il loro numero è aumentato fino a ricoprire 14.052.230 Km2, equivalenti a circa metà dell’intero continente africano, secondo i dati forniti dal database mondiale sulle aree protette136 (figura 3.1).

Figura 3.1 Crescita cumulativa delle aree protette dal 1872 al 2006. (fonte:

http://www.unep-wcmc.org/ )

L’aumento è stato disordinato. Le aree protette sono soggette alle leggi degli Stati in cui esse si trovano ed ogni Stato ha adottato una legislazione propria. Come conseguenza esistono molte tipologie di aree protette con differenti finalità gestionali ed istitutive. In questa confusione generale la nomenclatura non è d’aiuto: i termini che identificano le

136 In tale statistica non vengono considerate le aree che non rientrano nelle categorie di

aree protette a livello mondiale sono più di 140 e ciò può creare problemi quando termini diversi definiscono aree con differenze estremamente marginali, se non nulle, oppure quando lo stesso termine usato in due Paesi diversi definisce delle aree protette molto differenti fra di loro.137 I diversi metodi di classificazione sono un grave impedimento per la ricerca e per la valutazione di efficienza in quanto aumentano le difficoltà nella comparazione di aree protette presenti in Stati diversi.

I primi tentativi di uniformare la nomenclatura delle aree protette risalgono alla Conferenza Internazionale per la protezione della Flora e della Fauna, tenutasi a Londra nel 1933.138 In quella occasione venne raccomandato l’uso di quattro diverse categorie: Parchi Nazionali, Riserve a tutela Integrale, Riserve di fauna e flora e Riserve con divieto di caccia e raccolta. In particolare Parchi Nazionali e Riserve a tutela integrale venivano così definiti:

• Parco Nazionale. Area posta sotto controllo pubblico, i cui confini non devono essere alterati e dove nessuna porzione può essere ceduta se non dall’autorità competente. L’area deve essere designata per la propagazione, protezione e preservazione della fauna e della flora selvatica e per la salvaguardia di oggetti di valore estetico, geologico, preistorico, storico, archeologico o di interesse scientifico per il vantaggio, beneficio e godimento del pubblico. All’interno dell’area la caccia e la cattura della fauna selvatica così come la distruzione o la raccolta di esemplari floristici sono proibite se non autorizzate dalle autorità competenti.

• Riserva a tutela integrale. Area posta sotto controllo pubblico, nella quale qualsiasi forma di caccia, pesca, silvicoltura, agricoltura o attività mineraria è strettamente proibita, così come lo è qualsiasi forma di scavo, prospezione, trivellazione, livellamento dei terreni o costruzione e qualsiasi lavoro che coinvolga l’alterazione del suolo o della vegetazione. Inoltre sono rigorosamente proibite azioni che potrebbe danneggiare o disturbare la fauna e la flora ed anche l’introduzione di qualsiasi specie animale o vegetale sia alloctona che autoctona. Infine vengono proibiti l’attraversamento, l’accampamento o la ricerca scientifica senza autorizzazione delle autorità competenti.

137 Chape S., Systematic assignment of protected area management categories: an opportunity for

achieving a measurable framework, in "Parks", 2004, 14, 3, p. 51.

138 Il testo integrale della Convenzione adottata dalla conferenza è disponibile nel database di

Questo tipo di classificazione fu adottata in particolar modo nell’Africa sub-sahariana, ma in generale, mancando una struttura internazionale per la politica sulle aree protette, non si diffuse molto al di fuori delle colonie.

Nel 1940, a Washington DC, ci fu un secondo tentativo di definizione generale di Parco Nazionale. I Parchi Nazionali furono definiti come regioni istituite per la conservazione delle bellezze panoramiche, della flora e della fauna, di cui il pubblico potrà disporre per il proprio godimento, ma ciò che di nuovo scaturì dall’incontro di Washington fu il concetto di Riserve analoghe: zone, diverse dai Parchi Nazionali, che meritano di essere iscritte in una lista internazionale di aree protette a causa del loro interesse. L’introduzione delle Riserve analoghe fu un sostanziale arretramento rispetto alla conferenza di Londra in quanto, invece di raffinare le differenze, raggruppava tutte le aree protette che non rispondevano ai criteri di Parco Nazionale in un'unica categoria, causando non poche ambiguità.

Al termine del secondo conflitto mondiale, gli incontri internazionali ripresero con maggior vigore, anche per la nuova attitudine collaborativa delle nazioni e la nascita delle organizzazioni internazionali.

L’incontro di Basilea del 1946 e quello di Brunnen del 1947 allargarono i vari problemi ambientali a scala globale e segnarono l’inizio di una nuova attività di coordinamento, partendo dal problema relativo alla classificazione ed alla nomenclatura delle aree protette.139

A Brunnen, Bourdelle presentò un saggio sull’unificazione della nomenclatura. Secondo l’autore si potevano distinguere Riserve naturali e zone di protezione.

Le Riserve naturali venivano definite come: “territori o luoghi della superficie terrestre o della profondità del suolo che, per ragioni di interesse generale, soprattutto ragioni di ordine scientifico, estetico od educativo, sono sottratti al libero intervento dell’uomo e posti sotto il controllo dei poteri pubblici in vista della loro conservazione o protezione”.140 Le Riserve naturali erano ulteriormente divise in generali e a scopi definiti.

Le prime, divise a loro volta in Riserve naturali integrali, Riserve naturali orientate e Parchi Nazionali, erano territori di conservazione dove la flora, la fauna, il suolo ed il

139 Giacomini V. e V. Romani, op. cit., p. 20.

140 Büttikofer J. (a cura di), atti del Convegno: International Conference for the Protection of

Nature, Brunnen, 28 giugno - 3 luglio, 1947, Provisional International Union for the Protection of Nature, pp. 286.

sottosuolo dovevano essere protetti nella loro integrità. Le seconde, le Riserve naturali a scopi definiti, dovevano essere create in riferimento singolo o congiunto a suolo, flora, fauna, popolamenti umani141, oppure dovevano rappresentare luoghi o oggetti naturali con carattere unitario, venendo in tal modo denominate Riserve speciali.

Le zone di protezione, secondo Bourdelle, erano territori delimitati, posti alla periferia di alcune Riserve naturali ed aventi caratteristiche intermedie tali per cui vi sarebbe stata possibile l’attività umana142.

Nel 1961 l’IUCN compilò il primo elenco mondiale su Parchi Nazionali e Riserve equivalenti. A questo si aggiunse nel 1966 una seconda lista che divideva le aree protette in Parchi Nazionali, Riserve Scientifiche e Monumenti Naturali143.

Nel 1969 a Nuova Delhi, in occasione della X Assemblea Generale dell’IUCN, emerse una nuova definizione di Parco Nazionale quale “area relativamente ampia nella quale uno o più ecosistemi non sono materialmente alterati dallo sfruttamento e dall’occupazione umana” e si esortarono gli Stati a non definire Parchi Nazionali aree non corrispondenti a tale definizione.

La definizione dell’IUCN rendeva inapplicabile l’etichetta di Parco Nazionale alla gran parte dei Parchi europei, provocando non poche polemiche. In Italia, tale definizione, fu utilizzata dagli organi provinciali di Trento e Bolzano in contrapposizione con il Governo di Roma per tentare di far abolire il Parco Nazionale dello Stelvio.

Nel 1972, in occasione del Secondo Congresso Mondiale sui Parchi Nazionali, Ray Dasmann, ecologo dell’IUCN, propose un contributo sullo sviluppo di un sistema classificatorio. Tale sistema prevedeva sei grandi categorie:

1. le aree protette antropologiche che consistevano in aree biotiche naturali, paesaggi coltivati, siti d’interesse speciale.

2. Le aree archeologiche o storiche protette, divise in siti archeologici e storici.

3. Le aree naturali protette comprendenti aree completamente naturali, aree naturali gestite ed aree di wilderness.

4. Le aree ad uso multiplo.

5. I Parchi Nazionali.

141 Questa tipologia veniva definita: Riserva parziale. A seconda dell’elemento posto sotto tutela

le riserve parziali prendevano il nome di riserve botaniche, zoologiche, antropologiche o geologiche.

142 Pedrotti F., op. cit., pp. 356-357.

143 Holdgate M., The Green Web: a union for world conservation, London, Earthscan, 1999, pp.

6. Le aree protette affini, che includevano un grosso numero di siti quali Parchi provinciali, Riserve a tutela integrale, Riserve naturali gestite, foreste nazionali, Riserve ad uso multiplo e Riserve archeologiche o storiche.

La classificazione di Dasmann non venne adottata, ma dal secondo congresso mondiale sulle aree protette emerse una raccomandazione (la decima) indirizzata a sviluppare un sistema uniforme di categorie di aree protette.

In risposta a questa esortazione, la Commissione sui Parchi Nazionali e sulle aree protette (CNPPA)144 pubblicò, nel 1978, un rapporto sulle categorie, i criteri e gli obiettivi delle aree protette.

In questo rapporto viene ripresa la definizione del 1969 sui Parchi Nazionali, ma viene sottolineato che:

“The National Parks was the most common method for the management of conservation areas… (but it) can be complemented by other distinct categories, which when taken togheter, can provide land managers and decision makers with a broad set of legal and managerial options for conservation land management”.145

Il sistema elaborato nel 1978 divideva le aree protette in tre gruppi: le categorie dei primi due si basavano sugli obiettivi di gestione, mentre il terzo considerava le aree facenti parte di programmi internazionali.

Schematicamente il sistema era così diviso:

Gruppo A: Categorie per le quali la CNPPA si assume una speciale responsabilità: I. Riserve scientifiche:

II. Parchi Nazionali

III. Monumenti Nazionali/ Attrazioni Nazionali IV. Riserve per la conservazione della natura

V. Paesaggi Protetti

Gruppo B: Altre categorie importanti per l’IUCN, ma non nelle finalità esclusive del CNPPA.

VI. Riserve di risorse

144 Il lavoro fu finanziato dalla fondazione Rockefeller ed eseguito dal comitato del CNPPA sui

criteri e la nomenclatura.

145IUCN, Categories, Objectives and Criteria: Final Report of the Commitee and Criteria of the

VII. Riserve antropologiche

VIII. Aree a gestione d’uso multipla

Gruppo C: Categorie che sono parte di programmi internazionali IX. Riserve di Biosfera

X. Siti Patrimonio dell’umanità

In tale classificazione la V, la VII, l’VIII e la X categoria sono quelle che negli obiettivi di gestione contemplano la presenza antropica permanente.

Il sistema di categorie proposto nel 1978, sebbene fosse stato adottato a carattere provvisorio, fu la base per la compilazione della lista delle aree protette editata dalle Nazioni Unite nel 1993. Come riporta Dillon146, l’Environmental Law Center (ELC) dell’IUCN ha condotto un’ampia ricerca su come le legislazioni nazionali siano state influenzate dal sistema di categorie IUCN, rilevando che 22 diversi Stati ne sono stati fortemente influenzati.

Phillips147 sottolinea alcuni punti di debolezza di tale classificazione che possono essere così riassunti: non vi era una definizione di area protetta in quanto tale e questa mancanza rendeva confuso l’insieme al quale le dieci categorie avrebbero dovuto appartenere; conteneva due categorie (IX e X) di designazione internazionale.

Tali categorie, in particolar modo la X (Riserve di biosfera) spesso contengono al loro interno altre categorie di aree protette e di conseguenza non possono essere considerate come categorie discrete. Infine Phillips evidenzia la necessità di riferirsi in maniera più esplicita anche all’ambiente marino, in modo da rendere il sistema universalmente applicabile.

I precedenti punti di debolezza portarono, nel 1984, alla creazione, da parte del CNPPA di una task force finalizzata alla revisione del sistema. La nuova classificazione fu discussa al IV Congresso Mondiale sui Parchi Nazionali ed aree protette, nel seminario specificatamente dedicato alle categorie e fu definitivamente approvata all’assemblea generale dell’IUCN, nel 1994 a Buenos Aires.

146 Dillon B., The use of categories in national and international legislation and policy, in

"Parks", 2004, 14, 3, pp. 15-22.

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 56-62)