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Il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 109-113)

Capitolo 4 Il concetto di sviluppo sostenibile 4.1 The world conservation strategy (WCS)

4.5 Il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile

Dieci anni dopo la conferenza di Rio, l’assetto geopolitico e geoeconomico mondiale era radicalmente cambiato. Ai nostri fini è importante focalizzare l’attenzione sullo sviluppo di un episodio che introdusse un altro modo di pensare alla tutela ambientale ed allo sviluppo sostenibile e che determinò una nuova fase nella storia del commericio mondiale ed una nuova era della globalizzazione neoliberista229: la nascita della World Trade Organization (Organizzazione Mondiale del Commercio, WTO), come organizzazione di garanzia degli accordi negoziati durante il cosiddetto Uruguay round230.

Lo scopo del WTO è la liberalizzazione del commercio tra gli Stati, facendo sì che siano rimosse tutte le possibili restrizioni al movimento di beni e servizi. Rispetto alle restrizioni, una polemica aperta suggerisce che le restrizioni da rimuovere potrebbero riguardare la protezione dell’ambiente o della salute umana, mettendo in pericolo il possibile raggiungimento dello sviluppo sostenibile; inoltre che la crescita del commercio internazionale farebbe crescere la produzione ed il conseguente consumo di risorse e aumento di agenti inquinanti.

Tutte le preoccupazioni sono legittime, ma nel preambolo dell’accordo di Marrakesh230, si dichiara che le Parti riconoscono che: “ le loro relazioni nel campo del commercio e delle attività economiche dovrebbero essere finalizzate ad innalzare il tenore di vita, a garantire la piena occupazione e un volume sostanziale e in continua crescita di reddito reale e di domanda effettiva, ad espandere la produzione e il commercio di beni e servizi, consentendo al tempo stesso un impiego ottimale delle risorse mondiali, conformemente all'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, che miri a tutelare e a preservare l'ambiente e a potenziare gli strumenti per perseguire tale obiettivo in maniera compatibile con le rispettive esigenze e i rispettivi problemi, derivanti dai diversi livelli di sviluppo economico” 231. In aggiunta, insieme al WTO nacque anche il Comitato sul Commercio e

229 Hartwick E. e R. Peet, Neoliberalism and Nature: The Case of the WTO, in "Annals of the

American Academy of Political and Social Science", 2003, 590, p. 192.

230 L’Uruguay Round si riferisce ad una lunga serie di trattative, iniziate in Uruguay nel 1986 e

concluse a Marrakech, in Marocco, nel 1995. Le trattative hanno coinvolto 123 Paesi ed oltre alla creazione del WTO si sono concretizzate in tre principali accordi: il GATT (General Agreement on

Tariffs and Trade), accordo generale sulle tariffe doganali ed il commercio; il GATS (General Agreement on Trade in Service), accordo generale sul commercio dei servizi; ed il TRIPS (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights) relativo agli aspetti commerciali dei diritti di

proprietà intellettuale.

231 Il testo dell’accordo di Marrakech in lingua italiana è disponibile al sito:

l’Ambiente, il quale mandato è identificare la relazione tra misure da prendere in campo ambientale e misure da prendere in campo commerciale per promuovere lo sviluppo sostenibile. Nella dichiarazione dei principi guida, in ogni caso, il Comitato dichiara che il WTO non è un’organizzazione per la protezione dell’ambiente, ma che è comunque nel suo interesse stabilire una relazione costruttiva tra il commercio e le questioni ambientali per lo sviluppo sostenibile.

In questo quadro generale, ulteriormente complicato dalla generale crisi dei Paesi dell’ex Impero Sovietico, fallito nel 1990, e dagli attentati negli Stati Uniti del 2001, s’inserisce il Summit mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nel 2002. Come il Summit tenutosi a Rio dieci anni prima, Johannesburg vide una grande partecipazione: 21.340 delegati in rappresentanza di 191 governi, organizzazioni non governative, rappresentanti della società civile, della comunità scientifica e del settore privato.

Durante il summit furono negoziati e in seguito adottati due documenti: il piano d’implementazione e la dichiarazione di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile.

La dichiarazione di Johannesburg riafferma i principi di Rio e le strategie dell’Agenda 21 come strumento per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Inoltre si focalizza sugli aspetti attuativi individuando alcuni obiettivi primari quali: lo sradicamento della povertà, la diffusione di modelli sostenibili di produzione e consumo e la salvaguardia delle risorse naturali da cui dipende lo sviluppo socioeconomico delle generazioni a venire.

Il Piano di implementazione di Johannesburg stabilisce che per invertire la tendenza attuale al degrado delle risorse naturali occorre attuare strategie volte a proteggere gli ecosistemi e a realizzare una gestione integrata del suolo, dell’acqua e delle risorse biologiche.

Il Summit entra nel merito del processo di globalizzazione, affermando che: “la globalizzazione ha aggiunto una nuova dimensione a queste sfide. La rapida integrazione dei mercati, la mobilità del capitale e i significativi aumenti dei flussi di investimento nel mondo hanno aperto nuove sfide e nuove opportunità per il conseguimento di uno sviluppo sostenibile, ma i benefici ed i costi della globalizzazione non sono distribuiti equamente, con i Paesi in via di sviluppo che incontrano speciali difficoltà nel sostenere questa sfida”232.

232 Paragrafo 14 della dichiarazione di Johannesburg, il testo della dichiarazione è disponibile al

sito: http://www.un.org/esa/sustdev/documents/WSSD_POI_PD/English/POI_PD.htm (accesso:

Capitolo 5. Aree protette e sviluppo: scale, progetti e connessioni.

5.1 Neoliberismo e conservazione.

La ripresa delle problematiche riguardanti lo sviluppo sostenibile, culminate nel Summit di Johannesburg, è avvenuta in un contesto mondiale completamente diverso rispetto a quello di Rio de Janeiro di dieci anni prima.

La fine dell’impero Sovietico, la progressiva comparsa di nuove potenze globali con la connessa fame di materie prime e l’affermarsi del processo di globalizzazione e di istituzioni globali finalizzate alla liberalizzazione dei commerci avevano rallentato il discorso sullo sviluppo sostenibile, ma avevano anche cambiato l’atteggiamento generale sulla visione della natura e sulle pratiche di conservazione, atteggiamento che aveva abbandonato i discorsi etici o morali e si era sempre più spostato sul fronte economico. In questa sezione si prenderanno in esame tali cambiamenti evidenziando come la visione neoliberista della natura ed il processo di globalizzazione abbiano inciso anche sul concetto di area protetta.

5.2 Natura neoliberista.

Le connessioni tra il neoliberismo, i cambiamenti dell’ambiente naturale e la politica ambientale rimangono a tutt’oggi poco studiati. La letteratura sulla geografia neoliberista che è emersa negli anni si focalizza principalmente su questioni relative alle nuove scale di governance233 oppure si concentra sugli effetti ambientali delle riforme neoliberiste, in particolare nei Paesi in via di sviluppo e l’espansione di discipline quali l’ecologia politica ne sono un esempio.

Le connessioni tra neoliberismo ed ambiente sono profondamente intrecciate: McCarthy e Prudham234 hanno analizzato tali connessioni e ne hanno identificate in particolare tre:

233 Ad esempio si veda: Kelly P. F., The geographies and politics of globalization, in "Progress in

Human Geography", 1999, 23, 3, pp. 359-400; Peck J., Geography and public policy: constructions

of neoliberalism, in "Progress in Human Geography", 2004, 28, pp. 392-406; Manssmall B., Beyond rescaling: reintegrating the 'national' as a dimension of scalar relations, in "Progress in

Human Geography", 2005, 29, 4, pp. 458-473.

234 McCarthy J. e S. Prudham, Neoliberal nature and the nature of neoliberalism, in

1. Il neoliberismo non solo tende a generare serie conseguenze ambientali ma, traendo origine dal liberismo classico, è significativamente costituito da cambiamenti nelle relazioni sociali con l’ambiente naturale;

2. Il neoliberismo ed il moderno ambientalismo sono emersi come i più seri fondamenti politico-ideologici del mondo post-fordista;

3. La questione ambientale rappresenta la più importante forma d’opposizione al neoliberismo.

Il neoliberismo si fonda sul liberismo classico che ha avuto una forte influenza nella ristrutturazione delle relazioni sociali verso la natura. Ciò si è esplicitato nella vicenda relativa alla sottrazione dei beni comuni, in particolare nel mondo anglosassone, per facilitare lo sviluppo dell’agricoltura capitalista, orientata all’esportazione.

Questa riconfigurazione territoriale liberalizzava la natura, in questo caso i terreni produttivi, staccandola da consolidati rapporti sociali e ponendola all’interno del sistema di libero mercato.

Parallelamente allo sviluppo di questi mutamenti, emergevano nuovi modi di pensare alla relazione uomo-natura e società-natura, nei quali si possono riconoscere degli elementi comuni con quelli propri degli atteggiamenti neoliberisti.

Figura fondamentale in questo senso fu John Locke,235 per il quale la negazione dell’accesso comune alla terra, a favore dell’uso individuale, fu una preoccupazione centrale.

Il discorso di Locke sulla natura si fondava sulla considerazione che la natura avesse un valore solo se “nobilitata” dal lavoro dell’uomo; di converso la natura non produttiva, selvaggia, era senza valore. Partendo da questo presupposto, Locke costruiva una nuova società liberale, basata sul controllo esclusivo della terra da parte di chi la lavorava, senza però porre un limite all’accumulazione della terra stessa, la quale poteva così essere proprietà di un singolo individuo ben oltre i limiti della capacità di lavorarla dell’individuo stesso.

La visione di Locke può essere paragonata alla visione neoliberista contemporanea di natura, la quale considera la sua commercializzazione come strumento per gestirla ed anche per tutelarla236.

Quest’atteggiamento si concretizza, nel mondo attuale, con l’acquisizione privata di aree

235 Filosofo inglese, considerato il padre dell’empirismo moderno, John Locke nacque nelle

vicinanze di Bristol nel 1632 e morì a Oates nel 1704.

236 McAfee K., Selling nature to save it? Biodiversity and green developmentalism, in

naturali (cfr. Par. 3.6.3), la concessione di licenze per la bioprospezione o la creazione di un mercato degli agenti inquinanti.

Le sopra citate strategie trovano una larga base di consenso sia tra i neoliberisti sia tra diversi gruppi ambientalisti e questo ci porta a considerare il terzo punto di collegamento tra ambiente e neoliberismo indicato da McCarthy e Prudham: il moderno pensiero ambientalista si pone in forte contrapposizione con il pensiero neoliberista.

Tale affermazione è certamente suffragata da fatti quali le affollate manifestazioni contro le istituzioni globali o le multinazionali, indicate come responsabili della crisi ambientale che spesso sfociano in violenti scontri, ma ad un livello più approfondito si può affermare che esiste anche una reciproca influenza tra le due componenti: alcuni gruppi ambientalisti, presenti sia nei movimenti sia nelle istituzioni eco-diplomatiche, hanno avvallato, in alcuni casi, nuovi meccanismi del libero mercato, quali la negoziazione delle quote d’emissioni, delle quote dei permessi di pesca, ecc., mentre i neoliberisti, impersonati da istituzioni globali quali la Banca Mondiale o dalle multinazionali, grazie alle pressioni della società civile, hanno fatto propri alcuni valori quali lo sviluppo sostenibile, la riduzione degli impatti inquinanti, la conservazione della biodiversità.

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 109-113)