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Il terzo Congresso mondiale sui Parchi Nazionali

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 45-48)

Capitolo 2 Le aree protette nella politica internazionale

2.5 Il terzo Congresso mondiale sui Parchi Nazionali

Il terzo congresso mondiale sui Parchi Nazionali si tenne a Bali, in Indonesia, nel 1982. Fu sponsorizzato dall’IUCN in collaborazione con l’UNESCO, il World Wildlife Found (WWF)112 statunitense, il Parks Canada ed il National Park Service americano.

In questo congresso s’intensificarono i contributi che suggerivano una nuova interpretazione delle aree protette e ciò si riflettè anche nelle raccomandazioni finali (riquadro 2.3) che per la prima volta presero in considerazione argomenti quali il ruolo delle aree protette nello sviluppo sostenibile, concetto che andava sviluppandosi in quegli anni grazie alla pubblicazione della World Conservation Strategy (vedi 4.1), ed il ruolo delle popolazioni tradizionali ed indigene.

Riquadro 2.3 Argomenti delle raccomandazioni più rilevanti del Terzo Congresso sui Parchi Nazionali, Bali, Indonesia, 1982. (tratto da McNeely J. A. e K. R. Miller (a cura di), 1984, cit. in Phillips)113.

112 Il WWF, fondato nel 1961, in Svizzera, è attualmente la maggiore organizzazione non

governativa per la conservazione dell’ambiente. Tra le altre attività gestisce autonomamente molte aree protette a livello mondiale. La sede centrale è a Gland (Svizzera) ed ha, oltre alla divisione internazionale, sedi in 90 nazioni. Per maggiori informazioni sulla storia del WWF si rimanda al

sito ufficiale: http://www.wwf.org.

113 Mcneely J. A. e K. R. Miller (a cura di), National parks, conservation, and development:

the role of protected areas in sustaining society, Washington, DC, Smithsonian Institution,

1984, pp. 825.

1. Informazione sulle aree protette.

2. Sistema globale delle aree protette terrestri rappresentative. 3. Aree protette marine e costiere.

4. Antartico.

5. Ruolo delle aree protette nello sviluppo sostenibile. 6. Minacce alle aree protette.

7. Lotta al bracconaggio.

8. Pianificazione ambientale ed aree protette. 9. Aree protette e società tradizionali.

10. Conservazione del patrimonio genetico selvatico. 11. Assistenza allo sviluppo ed aree protette.

12. Gestione delle aree protette.

13. Personale delle aree protette: addestramento e comunicazione. 14. Sviluppo dell’assistenza pubblica per le aree protette.

15. Assistenza volontaria per le aree protette. 16. Convenzione sul patrimonio dell’umanità. 17. Riserve di Biosfera.

Il piano d’azione in dieci punti (riquadro 2.4), concordato al congresso, segnò un punto di svolta nella promozione delle aree protette come parte del processo di sviluppo socio-economico114.

Il problema di come trasferire benefici dalle aree protette alle popolazioni locali è stato originato proprio dal piano d’azione prodotto in seguito al Congresso, infatti il quinto obiettivo di tale piano era quello di promuovere il legame tra la gestione delle aree protette e lo sviluppo sostenibile115. L’applicazione del modello Yellowstone a scala mondiale stava per essere superata, in quanto non poteva più rappresentare la pluralità di situazioni in cui le aree protette si ritrovavano una volta che venivano prese in considerazione non solo dal punto di vista della fauna selvatica o della flora, ma anche dal punto di vista del loro contesto culturale, sociale e politico. In altre parole si può dire che con il congresso di Bali un’area protetta si stacca dall’essere il substrato per la conservazione di uno o più ecosistemi per diventare un particolare tipo di geosistema composto da più sottosistemi e definito dai loro rapporti. Tali rapporti sono d’interscambio anche tra l’interno e l’esterno dell’area protetta; i confini assumono un ruolo di filtro selettivo, di barriera semipermeabile.

Riquadro 2.4 Il Piano d’azione di Bali in dieci punti.

114 Mcneely J. A. e K. R. Miller, IUCN, national parks ad protected areas: priorities for action, in

"Environmental Conservation", 1983, 10, pp. 13-21.

115 Scherl L. M., Can Protected Areas Contribute to Poverty Reduction? Opportunities and

Limitations, Gland, Switzerland and Cambridge, UK, IUCN, 2004, p 5. 1. Inadeguatezza del sistema mondiale di aree protette terrestri. 2. Necessità di aumentare le aree protette marine e costiere.

3. Necessità di migliorare la qualità gestionale ed ecologica delle aree protette esistenti .

4. Necessità di definire un sistema coerente di classificazione delle aree protette per bilanciare conservazione e sviluppo.

5. Necessità di connettere le aree protette alle politiche di sviluppo sostenibile, in quanto la conservazione delle natura non si ottiene solamente con l’isolamento di alcune aree specialmente protette.

6. Sviluppo delle capacità gestionali delle aree protette.

7. Miglioramento degli strumenti economici, quali ad esempio l’analisi costi benefici, per stabilire il reale valore di un’area protetta.

8. Monitoraggio delle aree protette come strumento vitale per confermare che esse siano d’aiuto alla società ed efficacemente gestite.

9. Necessità di promozione dei meccanismi di cooperazione internazionale. 10. Utilizzo della rete dell’IUCN per la promozione di un programma globale.

Il modello spaziale che si sta affermando è quello che si basa sulla zonizzazione concentrica dove: “il centro (core) del parco sarebbe stato protetto, le necessità umane sarebbero state soddisfatte, la preservazione e lo sviluppo sarebbero co-esistite attraverso una serie di barriere per le quali ogni esigenza sarebbe stata degnamente soddisfatta”116. Da questo modello esce rafforzata l’immagine della zona tampone come principale filtro e luogo deputato ad attività produttive, ma ambientalmente sostenibili.

Dal modello “a zone” nacque anche l’idea di una pianificazione a scala regionale, ma questi primi approcci figurarono confusi. Il relatore che propose tale modello, infatti, non riuscì a specificare quali elementi, se non alcuni relativi all’idrologia, alla geologia, ed alla pedologia, avrebbero potuto caratterizzare una regione117.

Il superamento dei confini politici per la conservazione fece sì che il congresso di Bali fosse anche il punto di partenza per la creazione della rete globale dei Parchi Nazionali e delle aree protette. Su tale punto in particolare, il congresso vide la partecipazione del famoso biogeografo Miklos Udvardy, che propose la suddivisione in otto ecozone (figura 2.1) ognuna delle quali ulteriormente suddivisa in province biogeografiche.118

Tale suddivisione fu fatta per evidenziare quali fossero i biomi meno rappresentati nel sistema mondiale di aree protette119. Questo tipo di classificazione fu anche adottato dall’UNESCO che nel 1976 lanciò la rete mondiale delle Riserve di Biosfera, che contava già 208 siti nel 1982.

116 Hales D., Changing concepts of National Parks, in Western D. e M. Pearl (a cura di),

Conservation for the Twenty First Century, Oxford, Oxford University Press, 1989; cit. in Fall J.,

2004, op. cit.

117 Fall J., 2004, op.cit.

118 Udvardy M. D. F., A classification of the biogeographical provinces of the world, Morges,

Switzerland, IUCN, 1975, pp. 48.

Figura 2.1 Le ecozone nella suddivisione di Udvardy, le ecozone Oceanica ed Antartica non sono rappresentate. (fonte: http://en.wikipedia.org/wiki/Ecozone, modificata

dall’autore.)

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 45-48)