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Il primo Congresso Mondiale sui Parchi Nazionali

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 39-42)

Capitolo 2 Le aree protette nella politica internazionale

2.3 Il primo Congresso Mondiale sui Parchi Nazionali

Come si è evidenziato in precedenza, la nascita dell’IUCN fu il primo atto pratico che proiettò le istanze delle aree protette verso un piano internazionale e fu al congresso di Atene del 1958 che Tsuyoshi Tamara, architetto del paesaggio e “padre” del sistema dei Parchi giapponesi, lanciò l’idea per un Congresso mondiale sui Parchi Nazionali come prima importante occasione di confronto sulla loro pianificazione, gestione e classificazione.

Il congresso fu organizzato dall’IUCN e si tenne a Seattle dal 30 Giugno al 7 Luglio del 1962. Tale congresso fu co-sponsorizzato anche dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO), dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) e dal National Park Service americano.

Nell’introduzione agli atti della conferenza viene sottolineata, e ciò sarà fondamentale anche per lo sviluppo dell’ecodiplomazia a partire dagli anni ’70, l’universalità del problema relativo alla conservazione della natura:

“The problem of conserving nature is not a local matter because nature does not respect boundaries. (…) Nature takes no heed of political or social agreements particulary those that seek to divide the world in compartments. It has been - and always will be – all inclusive ”98.

Malgrado questo presupposto, che restituisce un’immagine ubiquitaria della natura, nessun delegato mise in dubbio la necessità di individuare le aree protette come isole separate dal territorio circostante.

Inoltre, non venne presa assolutamente in considerazione la presenza stabile dell’uomo nelle aree. L’uomo, eccezion fatta per i turisti, continuava ad essere una presenza nociva: fu addirittura suggerito che gli insediamenti umani all’interno dei Parchi non solo non sarebbero dovuti essere permessi, ma che quelli eventualmente esistenti sarebbero dovuti essere evacuati99.

98 Adams A. B., How it began, in A. B. Adams (a cura di), atti del Convegno: First World

Conference on National Parks, Seattle, 30 giugno - 7 luglio, 1962, National Parks Service, US Department of Interior, pp. 471; cit. in Fall J., Divide and rule: Constructing human

boundaries in "boundless nature", in "GeoJournal", 2002, 58, pp. 243-251.

99 Badshah M. A., National Parks: their principles and purposes, in A. B. Adams (a cura di), atti

del Convegno: First World Conference on National Parks, Seattle, 30 giugno - 7 luglio, 1962, National Parks Service, US Department of Interior, pp. 471; cit. in. Fall J., 2002, op. cit.

Se per quanto riguarda l’utilizzo antropico ci fu un generale accordo, lo stesso non si può dire per ciò che riguarda le finalità istitutive. Su tale punto emersero due visioni contrapposte.

La prima, erede della visione romantica, vedeva l’area protetta come area di wilderness scelta in virtù dei suoi valori estetici e per il godimento dell’uomo; la seconda, più pragmaticamente, era orientata a finalità protezionistiche di flora e fauna per scopi scientifici.

Tale contrapposizione risultò essere positiva per ciò che sarebbe avvenuto in futuro riguardo le strategie di pianificazione: le due finalità di utilizzo (ricreativa e scientifica) evidenziarono la limitatezza dell’area protetta come territorio di conservazione omogeneo ed alcuni relatori suggerirono la creazione di diverse aree per diversi usi100.

Le raccomandazioni più rilevanti emerse dal Congresso di Seattle (riquadro 2.1), non inclusero nessun tipo di riferimento alle popolazioni locali, a forme di partenariato, governance o pianificazione e sviluppo dei territori di conservazione a livello regionale. Esse confermarono nella sostanza quello che Phillips101 definisce il modello classico delle aree protette: aree poste al di fuori del sistema produttivo, stabilite principalmente con finalità scenografiche che puntano più sull’apparire della natura piuttosto che sul funzionamento reale dei sistemi ecologici; gestite per i turisti, gli interessi dei quali interessi prevalgono sui bisogni della popolazione locale; governate ed istituite dai governi centrali e sviluppate ad hoc, separatamente le une dalle altre, senza tenere in considerazione le aree circostanti.

Venne indubbiamente favorita l’espansione del modello Yellowstone a scala planetaria. Il National Park Service americano, infatti, nel 1962, istituì l’ufficio degli affari internazionali, che aiutò molti Paesi nella creazione di Parchi Nazionali. Tali Parchi furono creati per la maggior parte nei Paesi del terzo mondo e l’impostazione top-down che caratterizzava la dinamica della loro istituzione ben si adattava alla precedente politica autoritaria dell’esperienza coloniale.

100 Beltran E., Use and conservation: two conflicting principles, in A. B. Adams (a cura di), atti

del Convegno: First World Conference on National Parks, Seattle, 30 giugno - 7 luglio, 1962, National Parks Service, US Department of Interior, pp. 471; cit. in. Fall J., 2002, op. cit.

101 Phillips A., Turning Ideas on Their Head. The New Paradigm For Protected Areas, in "The

Riquadro 2.1 Argomenti delle raccomandazioni più rilevanti del Primo Congresso sui Parchi Nazionali, Seattle, USA, 1962. (tratto da Adams, ed. 1962, cit. in Phillips)102

Il continente africano fu particolarmente interessato alla creazione di Parchi Nazionali e l’Africa Convention on Nature and Natural Resources, del 1968, incrementò le politiche in tal senso. In questa Convenzione, inizialmente firmata da quaranta Stati, immediatamente ratificata da 5 di essi103 ed in parte modellata su quella di Washington del 1940, veniva data la definizione generale di aree di conservazione quali aree finalizzate alla protezione delle risorse naturali. Queste aree furono suddivise in due categorie: Riserve a tutela integrale e Parchi Nazionali o Riserve Speciali, che furono ulteriormente suddivise in sottocategorie104. In generale la Convenzione stimolò molto l’istituzione di aree protette dove le attività umane, al di fuori di quelle scientifiche e ricreative erano del tutto proibite105, continuando la tradizione coloniale di appropriazione delle risorse a scapito delle popolazioni locali.

102 Adams A. B., How it began, in A. B. Adams (a cura di), atti del Convegno: First World

Conference on National Parks, Seattle, 30 giugno - 7 luglio, 1962, National Parks Service, US Department of Interior, pp. 471.

103 Costa d’Avorio, Swaziland, Kenia, Ghana, Burkina Faso e Niger ratificarono la Convenzione

nel 1969.

104 Le riserve a tutela integrale furono definite come aree sottoposte al controllo statale, in cui

qualsiasi forma di caccia o pesca era proibita così come era proibito risiedervi, entrarvi, attraversare o campeggiare. I Parchi Nazionali furono definiti come aree sottoposte a controllo statale, create esclusivamente per la protezione, la propagazione e la gestione della flora e della fauna selvatica. La cattura e l’uccisione degli animali era proibita come lo era la distruzione o la raccolta delle specie vegetali; erano permessi l’ingresso a fini turistici e la pesca sportiva previa autorizzazione dell’ente preposto. Le “Riserve speciali” furono definite come ogni tipo di area protetta non classificata diversamente. In questa categoria, quella che più si prestava ad ambiguità, erano incluse le “Riserve di caccia”, i “Santuari naturali” e le altre forme di conservazione rivolte ad una specifica risorsa quale acqua, foreste o suolo.

Il testo integrale della Convenzione è disponibile tramite il portale di ricerca Ecolex al sito: http://www.ecolex.org/start.phpserver2.php/libcat/docs/TR2353E.txt (accesso: 15/04/08).

105 Kalamandeen M. e L. Gillson, Demything "wilderness": implications for protected area

designation and management, in "Biodiversity Conservation", 2007, 16, pp. 165-182. 5: Servizi di interpretazione del Parco

6: Attività di ricerca nei biotopi intatti

7: Gestione basata su metodologia di ricerca scientifica 8,9,10: Standards e definizioni delle aree protette

11: Esclusione di possibilità di sviluppo dannose

13,14: Inclusione in programmi di aiuto del supporto per le aree protette 15: Aree protette marine

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 39-42)