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Il quarto Congresso mondiale sui Parchi Nazionali e sulle Aree Protette

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 48-53)

Capitolo 2 Le aree protette nella politica internazionale

2.6 Il quarto Congresso mondiale sui Parchi Nazionali e sulle Aree Protette

Il quarto Congresso mondiale si svolse nel 1992 a Caracas, in Venezuela. Questo congresso vide la partecipazione di 2500 esperti ed il gran numero di materiali e di interventi produssero un corposo numero di documenti finali: una serie di riepiloghi dei workshop, la dichiarazione di Caracas ed il piano d’azione di Caracas che delineava gli obiettivi assunti dal congresso.

Già il titolo del congresso: “I Parchi per la vita”, dimostrava il completo cambiamento di mentalità nell’approccio alle aree protette ed i temi centrali, riguardanti tematiche sociali,

culturali e politiche, ne furono un ulteriore conferma. McNeely120 individua quattro principali questioni affrontate dal congresso:

1) cosa avrebbero potuto fare le aree protette per contribuire ad una strategia generale per lo sviluppo sostenibile, 2) come avrebbero contribuito ad un maggiore supporto per la società, 3) in che modo la gestione delle aree protette sarebbe stata più efficace relativamente alle condizioni economiche contingenti e future e 4) come si sarebbe potuto attivare un supporto internazionale più efficace.

Tali questioni, che si svilupparono in un momento storico nel quale l’attenzione ai Paesi in via di sviluppo ed alla crisi ambientale legata a cause antropiche era uno dei maggiori campi di ricerca, misero in netta minoranza l’idea di area protetta come isola, evidenziando vieppiù il bisogno di integrare le aree protette dentro approcci regionali più ampi. Il riconoscimento, ancora più forte di quello ottenuto nel 1982, rispetto al fatto che le aree protette fossero qualcosa in più rispetto ai Parchi Nazionali come definiti dall’IUCN nel 1969121, rese evidente la necessità di una nuova classificazione delle diverse tipologie di aree protette (Tabella 2.2), classificazione che fu preparata in tempi successivi dall’IUCN ed inserita nelle raccomandazioni del congresso (riquadro 2.5). Tale sistema classificatorio, embrione dell’attuale metodologia in uso, riduce le categorie delle aree protette da 10, come era stabilito dal vecchio sistema di Bali, a 6. Come si può notare, le diverse categorie hanno una crescente permissività per quanto riguarda l’interazione antropica (la tematica relativa alla classificazione sarà ripresa con maggiore dettaglio nel capitolo 3).

Secondo questo nuovo tipo di classificazione nel 1992 furono individuate 8641 aree protette che si estendevano su una superficie all’incirca equivalente a quella dell’India o pari al 5% della superficie delle terre emerse. La superficie riservata ai diversi territori di conservazione poteva ricoprire il 10% delle terre emerse prendendo in considerazione le circa 40.000 aree protette che non avevano trovato posto nel nuovo tipo di classificazione122.

Confrontando le aree più preservative (categorie I, II, III), con quelle di tipo più conservativo (categorie IV e V.; la VI categoria non era ancora rappresentata) si nota che,

120 Mcneely J. A., Protected areas for the 21st century: working to provide benefits to society,

in "Biodiversity and Conservation", 1994, 3, pp. 390-405.

121 Un’area relativamente estesa non alterata dallo sfruttamento e dall’occupazione umana e dove

la più alta e competente autorità dello Stato ha intrapreso azioni per eliminare lo sfruttamento o l’occupazione dell’area stessa.

da un punto di vista esclusivamente numerico, le aree del secondo tipo sono nettamente più rappresentate, contando 6.075 siti contro 2.156 siti delle altre. Questi pochi dati, riassunti nella tabella 2.3, sono esemplificativi del grande incremento quantitativo delle aree protette a livello mondiale e di come, ormai, la maggior parte di esse fosse gestita considerando anche la presenza antropica presente al loro interno.

Riquadro 2.5 Gli argomenti delle raccomandazioni del IV Congresso mondiale su Parchi Nazionali ed aree protette, Caracas, 1992. (tratto da McNeely J. A., 1993, op.cit.)

Nella dichiarazione di Caracas si afferma che la gestione delle aree protette: “deve essere portata avanti in maniera sensibile rispetto ai bisogni ed alle preoccupazioni delle popolazioni locali” ed inoltre si incoraggiano “le comunità, le organizzazioni non governative e le istituzioni private a partecipare attivamente nel sostegno e nella gestione dei Parchi e delle aree protette”123.

L’enfasi dimostrata nel tentativo di impiegare nuovi enti gestionali è stato un passo fondamentale per la futura proliferazione dei modelli di governance nelle aree protette

123 Mcneely, J.A. (a cura di), Parks for Life: Report of the 4th World Congress on National

Parks and Protected Areas, Gland, Switzerland, IUCN, 1993; cit. in. Scherl L. M., 2004, op. cit.,

p. 5.

1. Rafforzamento dei gruppi di sostegno delle aree protette. 2. Cambiamenti globali ed aree protette.

3. Sforzi globali per conservare la biodiversità. 4. Sistema legale internazionale per le aree protette. 5. Forze esterne che minacciano la sostenibilità. 6. Persone ed aree protette.

7. Supporto finanziario ed aree protette.

8. Aree protette ed utilizzo sostenibile delle risorse naturali. 9. Turismo ed aree protette.

10. Partenariati per le aree protette. 11. Aree protette marine.

12. Informazione, ricerca e monitoraggio. 13. Restauro ecologico.

14. Acqua ed aree protette.

15. Pianificazione dello sviluppo ed uso delle risorse naturali. 16. Espansione della rete globale delle aree protette.

17. Categorie di aree protette, efficacia gestionale e minacce. 18. Rafforzamento istituzionale delle aree protette.

19. Sviluppo delle professionalità delle aree protette. 20. Riserve di Biosfera.

(vedi 3.6).

La dichiarazione di Caracas, inoltre, esorta i governi a: “sostenere l'elaborazione di politiche nazionali sulle aree protette che siano sensibili ai costumi, alle tradizioni e agli interessi delle comunità autoctone, che tengano pienamente conto del ruolo e degli interessi di donne e uomini e che rispettino altresì gli interessi dei giovani e delle generazioni presenti e future”.124

Come nota Fall125, al congresso di Caracas venne anche introdotto un linguaggio nuovo, per il quale gli utenti di un’area protetta erano definiti “clienti” e la gestione era definita un “business”, un affare. McNeely sostenne addirittura il bisogno di essere maggiormente aggressivi nel marketing dei beni e dei servizi delle aree protette e di utilizzare le risorse delle stesse come base sopra la quale costruire la soddisfazione, l’interesse e gli investimenti dei clienti.126

Che le aree protette fossero, fin dalla loro origine, territori del turismo è evidente, ma questo nuovo linguaggio si può anche legare al modo in cui le tematiche economiche dell’epoca si interpolavano all’ambiente. Nel loro fondamentale testo del 1989 sull’economia delle risorse naturali e dell’ambiente127 Pearce e Turner differenziando i termini preservazione e conservazione legano il secondo termine alla figura dei Parchi Nazionali nei quali gli sforzi per mantenere l’ambiente al suo stato naturale hanno lo scopo di attirare i turisti e quindi finalità commerciali.128

Se si ripensa alle istanze portate avanti dai difensori della wilderness statunitensi (cfr. cap. 1) non si può far altro che prendere nota della loro sconfitta.

Il Congresso di Caracas ha segnato una definitiva svolta verso la direzione dell’integrazione tra sviluppo delle comunità locali e conservazione della natura, direzione che porterà alla diversificazione dei territori di conservazione così come li conosciamo oggi ed a quello che Phillips129 definisce il paradigma moderno delle aree protette. Quest’ultimo tenta di integrare agli obiettivi puramente conservativi obiettivi socio-economici e modelli gestionali che puntano ad incontrare i bisogni delle popolazioni locali, le quali diventano, culturalmente ed economicamente, i principali

124 La traduzione italiana della dichiarazione di Caracas è consultabile on line all’ indirizzo:

http://www.parks.it/federparchi/rivista/P06/11.html (accesso: 12/05/2008).

125 Fall J., 2004, op.cit.

126 Mcneely J. A., 1993, op. cit.; cit. in Fall, 2004, op.cit.

127 Pearce D. W. e R. K. Turner, Economia delle risorse naturali e dell'ambiente, Bologna, Il

Mulino, 1991, pp. 362.

128 Pearce D. W. e R. K. Turner, 1991, op. cit., p. 303.

beneficiari delle linee politiche. Inoltre, il nuovo paradigma descritto da Phillips evidenzia una governance gestita da partner differenti quali: comunità locali, gruppi indigeni, organizzazioni non governative, privati e governi.

In un contesto più ampio, sempre secondo Phillips, la pianificazione delle aree protette è parte di un sistema nazionale, regionale ed internazionale che si sviluppa come una rete, con le aree a tutela integrale che tendono a collegarsi tramite corridoi e che sono intercalate in un paesaggio gestito dalle comunità locali.

Tabella 2.2 Il sistema di categorie delle aree protette raccomandato al IV Congresso mondiale su Parchi Nazionali e Aree Protette, Caracas, 1992. (tratto da McNeely J. A., 1994., op. cit.)

I. Riserve a tutela integrale o aree di wilderness: aree di terra o di mare che possiedono qualche ecosistema o particolari caratteristiche geologiche o fisiologiche e/o specie eccezionali o rappresentative, disponibili per la ricerca scientifica o per il monitoraggio ambientale; oppure ampie aree di terra e/o di mare non modificate o scarsamente modificate che mantengono le loro caratteristiche naturali, senza abitazioni permanenti e che sono gestite e protette in modo da preservare le loro condizioni naturali.

II. Parchi Nazionali: aree protette gestite principalmente per la conservazione degli ecosistemi e per la ricreazione. Aree naturali di terra o di mare, istituite per (a) proteggere l’integrità di uno o più ecosistemi per questa e per le generazioni future (b) evitare lo sfruttamento o l’occupazione avverse ai propositi istitutivi dell’area e (c) provvedere ad una base di opportunità spirituali, scientifiche, educative o ricreative, le quali devono essere ambientalmente e culturalmente compatibili.

III. Monumenti Naturali: aree protette per la conservazione di specifiche caratteristiche. Aree che contengono una o più caratteristiche naturali o naturali/culturali specifiche, le quali sono eccezionali o uniche a causa della loro rarità, rappresentatività o qualità estetiche o significato culturale.

IV. Aree di gestione degli habitat e della natura: aree protette gestite principalmente per la conservazione attraverso interventi di gestione. Aree di terra o di mare soggette ad interventi attivi per finalità gestionali così da assicurare il mantenimento degli habitat e/o per incontrare le necessità di particolari specie.

V. Paesaggi protetti: aree protette gestite principalmente per la conservazione e la ricreazione di paesaggi. Aree dove l’interazione tra l’uomo e la natura ha prodotto aree con caratteristiche distintive di carattere estetico, culturale e/o ecologico. La salvaguardia dell’integrità di queste tradizionali interazioni è vitale per la protezione, mantenimento, evoluzione di tali aree.

VI. Aree protette di risorse gestite: aree protette gestite principalmente per l’uso sostenibile degli ecosistemi naturali. Aree contenenti in maniera predominante sistemi naturali non modificati, gestite per assicurare protezione e mantenimento a lungo termine della diversità biologica, provvedendo allo stesso tempo ad un flusso sostenibile dei prodotti naturali e dei servizi per venire incontro ai bisogni delle comunità.

Nel documento AREE PROTETTE E SVILUPPO SOSTENIBILE: (pagine 48-53)