In che modo viene utilizzata l’arte nell’innovazione sociale?
2. L’arte e la relazione: arte per riconciliare, arte per sensibilizzare
L’arte è fonte di relazioni e può essere utilizzata come ponte tra due realtà, come linguaggio comune. L’arte è un veicolo di grande forza per far emergere le criticità ed è anche utilizzata come strumento nella risoluzione delle stesse. È infatti nei contesti deprivati, che l’arte emerge come chiave promotrice di nuovi pensieri critici e come facilitatrice dell’interazione e del dialogo e, attraverso la stimolazione della creatività e dei membri della comunità, possono emergere nuove risposte (politiche, sociali, ambientali ed economiche) ai problemi (Campbell & Martin, 2006). Di più, la promozione di attività artistiche può diventare un banco di prova per la lotta all’esclusione, alla deprivazione e alle disuguaglianze, costituendo stimolo per l’innovazione sociale, aumentando la quantità e la qualità del personale nei progetti e la stima della collettività, nonché contribuendo all’eliminazione di pregiudizi e connotazioni negative associate a certe comunità, a luoghi fisici o a certe categorie socialmente costruite (Abreu, Andrè & Carmo, 2015: 245). L’arte per riconciliare
Proprio perché le forme artistiche aiutano nell’espressione del sé con gli altri e sono un linguaggio accessibile a tutti, queste vengono utilizzate da ponte tra gruppi etnici diversi, o per iniziative di inclusione nelle più svariate situazioni. Nella parte di ricerca verranno esposti due progetti volti proprio all’inclusione tra società di arrivo e migranti in Italia. In questo paragrafo, verrà esposto invece un progetto differente, che vede l’arte come strumento di una riconciliazione post-bellica, per riparare le due parti lese del conflitto. Come esempio si è preso lo Sri Lanka, ma come in questo paese, molti altri hanno usato l’arte per la riconciliazione.
Lo Sri Lanka è stato, per tre decenni, vittima di una guerra civile tra due etnie, quella Singalese e quella Tamil. Conclusasi nel 2009 la guerra, è iniziata la ricostruzione del paese sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista relazionale. Lo squilibrio è ancora tangibile, ma sono stati avviati diversi progetti, volti alla riconciliazione delle due parti. La maggior parte di questi, sono stati progetti artistici nelle scuole, per educare i bambini sin da piccoli a relazionarsi tra loro, nonostante le loro origini differenti, la presenza di tre lingue e quattro religioni praticate diverse.
In altre parole, riconnettere e riparare la frattura del conflitto, riconciliando tra loro i giovani, è stato possibile soprattutto attraverso progetti artistici, come il progetto orchestrale nato a Kurunegala, che ha visto il coinvolgimento di due scuole, una Tamil e una Singalese, per la creazione di un’orchestra comune. Solo questo progetto ha visto la presenza di 400 bambini (sia bambini che bambine) che, attraverso l’apprendimento dei rudimenti musicali e la creazione di questa orchestra, hanno avuto la possibilità di
46 conoscersi, abbattere i pregiudizi e crescere insieme. Così è stato anche per l’orchestra di cento giovani provenienti da diversi distretti (sia Tamil che Singalesi) diretta da Arunthathy Sri Ranganathan, che ha visto una fusion di strumenti asiatici tradizionali e strumenti occidentali e che ha lanciando il messaggio “uniti nella diversità”, riportato nelle locandine dei concerti. Decine sono stati i progetti simili sviluppatisi nelle scuole della Perla d’Oriente.
Questi progetti si sono ispirati ad uno schema progettuale venezuelano, chiamato “El Sistema”, il quale è nato con l’intenzione di migliorare la vita di bambini che non hanno avuto accesso ad un’educazione di qualità.
“La musica supera le divisioni etniche e predispone uno spazio neutro per incontrarsi, sviluppare le proprie capacità, far crescere l’autostima e i legami tra i ragazzi, perché come disse Jimi Hendrix - Se c’è qualcosa che può essere cambiato in questo mondo, allora questo può avvenire solo attraverso la musica -” (Shalini Wickramasuriya, educatore del progetto di Kurunegala)27
L’arte, che sia musica, pittura, poesia, prosa, danza, filmografia, fotografia o teatro può essere veicolo di vero dialogo interculturale, per comunità che parlano lingue diverse, anche in nazioni che hanno vissuto circostanze di guerra e deprivazione.
L’arte per sensibilizzare
L’arte può essere utilizzata come strumento, per far emergere dei bisogni o per portare alla luce criticità sociali, un veicolo che non è di per sé parte identitaria di un gruppo (com’è invece nella nascita e nello sviluppo di nuovi generi), ma che va a sensibilizzare su differenti tematiche. Metodi piuttosto utilizzati sono, per esempio, mostre fotografiche o di pittura su una determinata tematica sociale, o letture in pubblico di poesie o scritti, nonché brani musicali o spettacoli teatrali. Ma esistono anche delle vere e proprie metodologie creative per far emergere un problema e sensibilizzare la società, dei metodi di prevenzione e promozione. Tra questi, se ne nominano di seguito due:
- I complaints choirs (letteralmente, cori di lamentele), ovvero dei cori dove i cittadini si riuniscono per discutere di ciò che a loro avviso non funziona e, attraverso la musica, esprimono le loro lamentele. Quest’idea creativa di esprimere i bisogni di una città è nata in Finlandia, ma è stata sperimentata per la prima volta in Inghilterra (a Birmingham) e si è presto diffusa in tutto il mondo (esiste un intero sito dedicato ai diversi cori di lamentele presenti nel mondo28).
27 Al seguente link, l’intero articolo sull’orchestra di Kurunegala: https://www.irishtimes.com/news/world/asia-
pacific/healing-through-harmonies-in-post-conflict-sri-lanka-1.3048926. Accesso: 11/04//2019.
47 - Il Teatro degli Oppressi, una forma di forum teatrale dove si mettono in scena storie di oppressione appunto (dalle violenze domestiche, allo sfruttamento lavorativo, fino al bullismo nelle scuole). Gli spettacoli sono caratterizzati non solo dalla presenza di attori, ma dalla partecipazione dell’audience, che va, gradualmente, a prendere il posto in scena degli attori stessi, nella riproduzione di alcune parti dello spettacolo, per far immedesimare le persone nella situazione e vederne la reazione. Questa tecnica è stata sviluppata da Augusto Boal (in Brasile) e presenta anche delle varianti, come il Teatro ad Immagini, dove gli spettatori parlano invece attraverso immagini, producendo con i corpi delle vere e proprie sculture, sulle più svariate tematiche. L’interazione con il pubblico ne permette la continua partecipazione e rielaborazione dei concetti presentati, restituendone la voce.
Altre iniziative volte alla sensibilizzazione, alla raccolta fondi e alla lotta politica possono essere anche i diversi concerti di artisti famosi per le più svariate cause: si pensi al Live Aid (1985), uno dei più grandi concerti rock della storia, tenutosi al Wembley Stadium di Londra e al John Kennedy Stadium di Philadelphia, organizzato da Bob Gedolf e Midge Ure per ricavare fondi per alleviare la carestia etiope; o ancora a registrazioni di singoli quali “Domani” – Artisti Uniti per l’Abruzzo (2009) per il terremoto che investì l’Abruzzo in quegli anni; o “Do it Now”, singolo belga del 2012, diventato popolare nella marcia per il clima del 2019; o anche a gruppi artistici che hanno composto brani e videoclip per una determinata causa, come per esempio “Living Darfur” dei Mattafix (2007), per raccogliere fondi e sensibilizzare sul conflitto del Darfur, o “Gambia” di Sona Jobarteh (2018), prima donna a suonare la kora (strumento tradizionale), che ha devoluto i guadagni del video per l’educazione in Gambia.
Molte altre sono le iniziative simili, che investono il pubblico con musiche, videoclip, documentari, foto, film e via dicendo, senza contare tutti i contest sviluppatesi per le diverse iniziative. Da nominare anche l’utilizzo dei flash mob, assembramenti improvvisi di persone che mettono in scena un pezzo di danza (solitamente appreso in internet), come ad esempio quello del 2012 (portato avanti poi ogni 14 febbraio) contro la violenza sulle donne, “Break the Chain”, promosso da One Billion Rising, la più grande iniziativa nella storia per la lotta contro le violenze sulle donne appunto.
Tutte queste iniziative portano ad affrontare l’ultima macro-funzione dell’arte, ovvero la sua influenza nella politica.