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INTERVISTA JACARYA – ARTE MIGRANTE (partecipante richiedente asilo, origine: Mali), Rovereto, ciclabile Lungo Leno, 6 maggio

INTERVISTE ARTE MIGRANTE

8) INTERVISTA JACARYA – ARTE MIGRANTE (partecipante richiedente asilo, origine: Mali), Rovereto, ciclabile Lungo Leno, 6 maggio

Buongiorno, ti ho spiegato brevemente in cosa consiste l’intervista. Avresti piacere per iniziare, di presentarti? Sì, volentieri, innanzi tutto mi presento mi chiamo Jacarya, ho 26 anni, vengo dal Mali, sono qua in Italia da quattro anni. Per me è importante di conoscere le persone nuove. Faccio parte di Arte Migrante perché mi è piaciuto molto.

Ero curiosa di sapere a quali altre esperienze artistiche hai partecipato …

Facevo già in Mali altri progetti, non artistici. Però è diversissimo che in Italia. Per esempio, lì si guarda e si impara, qui in Italia si chiede lo studio, si chiedono un sacco di cose che dovresti fare. Prima di tutto devi per forza avere gli studi per arrivare al punto in cui vuoi arrivare e scegliere quello che vuoi fare in futuro. Da noi non è così. Allora … ci sono alcune parti che si studiano quando sono piccoli, cominciano di crescere. Da lì, alcuni scelgono di continuare gli studi, alcuni dicono no perché vogliono lavorare e non fare altro studio. Dipende a quello che vorresti fare anche lì, perché se uno vuol continuare agli studi vuol dire che ha un sogno per fare qualcosa in futuro sugli studi e se qualcuno no, esempio vuol essere un contadino, un allevatore o tipo di queste cose qua … anche i meccanici non studiano, si impara dove si lavora. Se io fosse oggi in Mali, volessi fare il meccanico, vado lì dove è il meccanico e se loro hanno bisogno di un lavoratore, mi prendono e mi insegnano. Non c’è tirocinio come qui. Ci sono tantissime cose molto importanti che da noi non ce le abbiamo. Ma se ci pensi sono molto importanti, avere qualche esperienza, svolgere quel ruolo. Da noi, non c’è.

Dal punto di vista artistico invece, ballavi o cantavi, facevi qualcosa già in Mali?

Allora, anche lì, da quel punto lì, ci sono alcune persone che lo vogliono fare e lo usano per lavoro, ci sono alcune persone lo usano non per lavoro ma per gioco. Qua, come ho visto, alcuni vanno a imparare balli per poter diventare un, come si dice, allenatrice. Noi no, la maggior parte lo si fa per divertirsi. Ci incontriamo, suoniamo i tamburi, balliamo, scherziamo, ridiamo e basta, senza nient’altro, senza insegnanti o studi. Ci sono anche alcune persone che mettono d’accordo e creano loro gruppo, impariamo bene bene il nostro suono, il nostro modo di ballo e vediamo se riusciamo a fare qualcosa. Però, alla fine, si comincia come un

197 gioco tipo. Crescono e diventano grandi … io ballavo, ballavo come un scemo … però non ballavo per diventare un allenatrice o ballerino tipo, no … solo per divertirmi.

In Italia, invece …

Qua in Italia invece sono entrato e non avevo idea di fare qualcosa, anche perché non sapevo nulla e, nel senso che come si muove prima di tutto e mi ero impegnato di imparare la lingua prima di tutto e ho imparato abbastanza. Poi quando ho iniziato a imparare la lingua, mi è venuto in mente di voler essere cuoco. Ma anche lì deve esserci qualche studio. Fare tipo dei tirocini e … da lì non sono riuscito ad arrivare come pensavo, però fino ad ora. Poi mi sono presentato a capoeira, a fare balletti con loro e mi piace, perché mi piace molto di ballare, tantissimo. E suonare … suonavo poco però, i nostri strumenti e quelli che ho cisto qua … abbiamo strumenti diversi, non come chitar o tamburi, ci sono altri. Allora li provavo, però non sono così bravo. Però li provavo lo stesso. Anche il nostro suono di ballo è diversissimo. È diverso per tutti, diversi come i balli che ho visto qui.

Come sei arrivato invece ad AM?

Tramite amici, perché io tengo molto agli amici, molto molto. E conoscevo qualche persone in giro e poi mi hanno presentato AM e sono andato lì due volte, tre volte, non riuscivo a capire neanche a cosa vogliono fare. Perché magari il problema di lingua, non so. O delle spiegazioni che non capivo bene. Ma alla fine, quando ho capito dove vogliono arrivare cosa vogliono fare è una cosa bella, veramente bellissima, che mi piace molto.

Mi racconteresti allora una cosa che ti piace di quest’esperienza?

Di Arte? La prima cosa che mi piace è che se qualcuno ti dà un messaggio che ti vuole bene, non c’è nessun altro cambio, devi voler bene da quello che ho capito … perché vado lì? Perché come che sono lì, innanzi tutto volevano conoscere i ragazzi come noi, di conoscere non solo i nomi, ma anche noi proprio, perché siamo qui, la nostra cultura, il modo di vivere, i loro comportamenti e tutte quelle cose là, cose bellissime. Soprattutto se riesci a far capire alle persone. E poi, fanno le serate, tutte quelle serate le loro radice è lì, di conoscere le persone e fare amicizia e di far stare bene assieme le persone che avevano paura anche di salutarsi, di parlarsi, problemi di conoscenza. Non è che non volevano conoscere noi, ma c’è qualcosa un po’ così che li impedisce di arrivare a quel punto e di conoscersi. Perché torniamo dalle serate … fanno le serate per questo motivo, le serate belle, si condivide, le cose belle che hai, diciamo. Una musica una canzone, un racconto, un ballo, qualsiasi cosa che va bene per il gruppo di AM. Che è bellissimo. E soprattutto, c’è un’altra serata che ci incontriamo per decidere come dobbiamo fare “secondo voi, cosa dobbiamo aggiungere o cambiare?”. Si decide tutto insieme, tutte queste cose qua.

198 Una cosa che non … mi fa un po’ così … ci sono piccole cose, anzi tutto che dovevamo capire e cercare di arrivare lì per migliorare ciò che stiamo facendo e a volte vedo che non siamo così impegnati ad arrivare a quel punto lì, nel senso che le serate sono belle e anche la conoscenza è … però come che ho capito io, se siamo lì solo per conoscere e fare amicizia, vicinanza e far capire alle persone che siamo allo stesso livello, secondo me ci sono cose prima che dovevamo impegnarci di capire. Perché se io … ti faccio esempio. Come che io sono nato in Africa e cresciuto lì, tu sei nata e cresciuta qui, abbiamo diversissimo non … come posso spiegarti questa cosa ma è molto importante … nel senso, voi avete i vostri gesti io ho il nostro. Gesti anche fisici e tutto quanti. Quindi magari a volte lo faccio e per voi mmm, è maleducato …

Un fraintendimento, perché tu esprimi le cose in un modo e per me hanno un altro significato magari …? Esatto. Soprattutto … anche la risata. Ricordi l’atro ieri, quando ho fatto una risata quando stavano parlando su di quelle storie delle donne (si parlava degli abusi delle donne migranti) … quella risata … sono due risate diverse perché in quel caso volevo fermare prima di cominciare, non hanno fermato … hanno cominciato di raccontare fino ad un certo punto e ho sentito una cosa sbagliatissima che non è bella neanche di dire, ho fatto quella risata. Ci sono certi casi che anche noi non li possiamo raccontare, perché scusa noi non li possiamo raccontare, perché non abbiamo le idee chiare, li sentiamo come li sentite voi. E allora non li possiamo raccontare in modo chiaro. Per quel punto dico, evitiamo di raccontare le cose che non sappiamo bene, raccontiamo le nostre storie, la nostra parte. Se intendiamo di parlare dell’altra parte c’è un gran sbaglio, raccontiamo le cose di cui parlano gli altri e non sappiamo se è vero o non è vero. Quindi se dobbiamo inventare le cose, dobbiamo ignorare le cose false che tutti sentono e raccontiamo le cose vere. Quindi io ho detto “fermiamoci a questo punto qua”. Tutti quei ragazzi che vedi, come me, parliamo tutti la stessa lingua. Non c’è nessun altro che parla altra lingua, ad esempio bambara, o wulof o pular, magari ci sono alcuni che capiscono quella lingua però non è un altro popolo. Le donne che vengono lì non sono da nostra parte, da nostra parte nessuna donna che viene qui, nessuna fino ad oggi. Ve lo dico io. Non c’è nessuna qui. Nessuna donna che passa in Mediterraneo venendo qui. Solo questi anni recenti, i nostri ragazzi hanno cominciato a viaggiare, anche su lì c’è motivo. Se raccontare la storia o un pochino la storia di Mamudu, perché siamo dalla stessa parte. Allora lì posso capire almeno qual è il motivo della sua partenza o se racconto le mie cose. Sono stessi motivi. Se racconto i miei, racconto la parte della Bambara, è una cosa diversa … vorrei farli capire che c’è una cosa che è un po’difficile da capire. Nel senso che se dici ad un africano vuol dire tutti, però non è così. Ci sono alcuni con cui nemmeno ci conosciamo o se esistono in Africa, giuro. Alcune lingue lì … se tu entri su internet trovi tutte le lingue parlate in Africa e poi chiedi ad un ragazzo africano e gli chiedi quelle lingue lì, ti assicuro che alcune lingue non le ha nemmeno mai sentite, figurati parlate. Capire che ci sono cose molto diverse, cose che non centrano proprio nulla …

199 Per questo ti sto dicendo, voglio far capire queste cose qui, però hanno poca concentrazione o interesse a dire la verità. Perché dovevamo impegnare di più per arrivare a quel punto lì e lavorare …

A livello artistico vi siete capiti?

Ogni tanto fanno canzoni e balli super importanti, vengono anche ragazzi bravi che sanno cantare e ballare e suonare anche tutto, entrambi. Anche se io non lo so fare. Ci sono bravissimi a cantare e ballare, anche cose importanti perché maggior parte danno messaggi, come dare un messaggio, a dare un’occhiata a quel punto lì. Ci sono a volte molti che mandano un messaggio per fare un passo più avanti, per capire dove vai. È proprio così.

A livello di lingua e comunicazione, mi racconteresti un momento dove la lingua, in questo caso l’italiano, ha rappresentato un ostacolo?

Per me non l’ho visto, un ostacolo.

Mi diresti una cosa che è cambiata in te, durante le serate?

Mi ha cambiato molto, molto moltissimo. Anche se non siamo arrivati al punto che volevo arriviamo. Aveva molta paura all’inizio, delle persone soprattutto e ci sono molte persone che hanno paura di noi. Anche io lo sentivo uguale, quando ero nei progetti mi dicevano “stai attento a questo, stai attento a questo … devi andare così e fare questo …” allora ho preso molto quelle parole lì e andando con la mia testa a controllare se è vero o non è vero, ci sono alcuni casi dove ho ricevuto come mi avevano detto e in quei casi lì mi hanno fatto paura molte persone e quindi … e dopo sono diventato anche timido … fino ad oralo sento ancora tanto, ma meno di prima. Quando mi sono presentato ad AM, mi ha aiutato proprio a tirarmi fuori.

Un esempio di come sono cambiare le tue abitudini da quando sei in Italia?

Dover cambiare moltissime cose. Non solo abitudini. Anche devo cambiare un po’ di atteggiamento, perché è diverso .se io rimango sempre come ero, mi metteranno in difficoltà. La gente qui è difficile di capire come siamo. Dobbiamo imparare tutto quando arriviamo, la lingua, la cultura e leggi e tutto. È tutto nuovo e quindi anche cambio il … cerco di livellarmi proprio come il livello che ho trovato qui. Anche il movimento … faccio un esempio, in cucina ... gli orari del mangiare e come si mangia … là mangiavo sempre con la famiglia, ora mangio sempre da solo. Abito a casa con altri ragazzi, ma anche se facciamo un’unica cucina, ognuno mangia il suo piatto. Anche se non è così bello lo facciamo lo stesso. Se sei abituato di quel punto lì, fai fatica a mangiare da solo anche. Perché prima avevo mangiare insieme.

Qualcosa che invece non è cambiato?

Sì, è un po’ di carattere. Quello è rimasto uguale.

200 Sì. Ho parlato, non con la famiglia. Ma a Pisa, con altri di AM, al campeggio. Ho sentito parole che ci hanno colpito molto, volevamo lavorare su quelle parole, volevamo scriver qualcosa. Siamo ancora a quel punto. Mi racconteresti un momento in cui l’arte ti ha aiutato ad esprimerti?

Allora, prima di tutto mi ha dato il coraggio di affrontare alcuni miei casi personali, perché sentivo veramente spesso da solo. Se vorresti conoscere qualcosa che non troverai mai soluzione di conoscerla. L’arte ti lascia un segnetto, ti aiuta con l’espressione, inizi a conoscere quello che volevi conoscere. Come realizzare un sogno, diciamo. Quindi ti lascia un segno bello.

Mi racconteresti di una persona che ti ha particolarmente colpito nelle serate?

Allora, le persone che mi colpiscono sono molte. Però, … nel senso che anche io sono un po’ particolare … aspetto … se vedo o incontro qualcuno che mi colpisce molto, i suoi movimenti i suoi gesti o il suo modo di essere, la prima cosa che mi piace molto, prima di tutto, è di conoscere. Nel senso di conoscere i nostri livelli, se sono vicini o uguali. Perché conosco tanto me stesso, cosa voglio dire? Il cuore mi fa un po’ così, non so cosa posso spiegarti …

Quindi a livello di gruppo si sono create delle relazioni positive?

Sì, spesso si creano relazioni super belle, bellissime, anche indimenticabili, diciamo. Perché soprattutto ci sono due cose che vogliono tutti incontrarsi nello stesso modo. Però avevano un problema, che non tutti sono riusciti ad arrivare, ma adesso si è arrivati. E il tempo risolverà.

E qualche legame negativo?

Quella non mi sono accorto. Qualcosa che non ha funzionato bene bene è che vogliamo avere più ragazzi, come noi. Però non siamo riusciti ad averli come vogliamo. Il motivo è che le persone più avanti nel gruppo non hanno capito come risolvere quel problema lì. Anche spiegare loro è a volte un po’ difficile, ma ci stiamo lavorando, spiegando ai componenti italiani alcune cose che non riesce loro di capire.

Mi spiegheresti se c’è differenza di rapporto con gli amici che frequenti fuori da AM?

Quella di AM ormai … c’è la parola Arte Migrante … l’amicizia e facilitare la conoscenza, lì anche se uno viene il giorno, abbiamo il coraggio di presentarla, di metterla a suo agio, di metterla nel nostro gruppo e tenerla come una familiare. Fuori AM non è così, c’è ancora paura di certi incontri.

Mi racconteresti un episodio positivo e uno negativo di relazione con gli italiani da quando sei arrivato? Conoscerli è difficile, soprattutto ci sono cose su di noi guardate e sentite che non sono assolutamente vere, ma che vengono prese vere poi nella realtà. Di affrontare certi casi, ti senti proprio … giudicato tipo. C’è stata una tua idea sugli italiani che è cambiata?

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