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Tenendo presente questo quadro di riferimento generale desideriamo ora concentrarci su tre aspetti specifici che evidenziano le scelte concrete su cui l’Ateneo veneziano sta lavorando per raggiungere gli obiettivi articolati nel Piano strategico, relativi al rinnovamento dell’offerta didattica. Tenendo come riferimento il documento di riflessione in preparazione al Convegno, i tre aspetti entrano specificamente in risonanza con i quesiti 4, 2 e 5:

- 1. (relativo al quesito 4): “Le attività didattiche devono fondarsi sulle conoscenze possedute dallo studente, facilitare la riflessione e la connessione fra concetti vecchi e nuovi, introdurre tali concetti in diversi contesti e diverse situazioni, creare ambienti di apprendimento diversificati, funzionali all’apprendere degli studenti” (penultimo paragrafo quesito n. 4). Nell’a.a. 2017-2018, “Ca’ Foscari”, primo Ateneo in Italia, ha introdotto i corsi Minor. Il Minor è un percorso tematico

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interdisciplinare, complementare al corso di laurea, costituito da tre insegnamenti da 6 CFU ciascuno, che permette di arricchire l’ambito di formazione prevalente dello studente con competenze complementari e trasversali utili sia per il proseguimento degli studi nelle lauree magistrali che per il mondo del lavoro. I Minor attualmente in offerta formativa sono 14 e spaziano da “Banche e risparmio, lavoro e fisco” a “Computer and Data Science” a “Energy, Climate Change and Environmental Risks” a “Europa orientale: contatti oltre i confini” a “Gli strumenti del pensare. Elementi di epistemologia e di filosofia del linguaggio per le discipline scientifiche ed economiche” passando per “Percorsi di educazione economica e finanziaria” e “Visual Asia: cultura visuale tra comunicazione, tradizione e mercato nell’Asia orientale e nel mondo arabo.” Con il percorso del minor, le conoscenze prevalenti possedute vengono fatte interagire con una nuova area di conoscenza distante disciplinarmente da quella scelta dallo studente; non si tratta semplicemente di mettere nello zaino una infarinatura di un’altra area disciplinare, ma venire in contatto con un vocabolario e delle metodologie critiche diverse. Humanities e scienze possono così fecondarsi a vicenda.

- 2. (relativo al quesito 4): l’introduzione e l’utilizzo di nuovi concetti in situazioni didattiche e disciplinari diverse sta alla base di un’altra iniziativa cafoscarina, gli Active Learning Lab (ALL), laboratori di didattica innovativa di 6 settimane, rivolti a studenti e laureati dei corsi di laurea magistrale di Ca’ Foscari e di altri atenei. (all’attivo 9 laboratori conclusi a partire dall’ottobre del 2015: https://www.unive.it/pag/29913/). I partecipanti, suddivisi in gruppi interdisciplinari, lavorano a stretto contatto con importanti soggetti del territorio (istituzioni, aziende, organizzazioni pubbliche e private partner di Ca’ Foscari), nell’ottica della condivisione di idee, networking e co-generazione di competenze. Gli studenti che partecipano ai laboratori devono pensare a soluzioni per questioni che interessano il territorio mettendo in gioco le loro competenze e imparando a fare lavoro di squadra. Si utilizzano metodologie innovative quali Design Thinking, Lego Serious Play, Lean Startup, Business Model Canvas e Teoria del Cambiamento. Nati da iniziative di didattica innovativa e volti anche all’auto-imprenditorialità, gli ALL si focalizzano in ambiti di innovazione quali Digital Transformation, Innovazione per il made in Italy, Sostenibilità, Creatives Industries, Innovazione urbana e sociale.

- 3. (relativo ai quesiti 2 e 5): l’innovazione didattica non succede da sola, ma richiede uno sforzo da parte dei docenti che devono rendersi disponibili a ripensare il proprio modo di interpretare il gesto didattico. Perché i docenti possano dare il meglio vanno accompagnati offrendo loro opportunità per il miglioramento delle loro competenze didattiche con percorsi ad hoc. È in quest’ottica di accompagnamento che nell’a.a. 2016-2017 è stato lanciato un progetto pilota di formazione docenti destinato a quei docenti che avevano già iniziato a cimentarsi con la didattica blended. Il contesto cafoscarino di riferimento più ampio vede l’utilizzo della piattaforma Moodle, l’esistenza di linee guida per la didattica innovativa e per e-learning (insegnamenti online e blended), nonché la presenza di un ufficio e-learning come sottosettore dell’ufficio offerta formativa. La peculiarità di questo percorso è stata quella di lavorare su piccoli gruppi di docenti disciplinarmente affini e partire dalle loro esigenze e dai lori quesiti specifici. I risultati hanno gettato le basi per il superamento da parte dei docenti partecipanti dello stereotipo tecno-centrico dell’e-learning (che, tra le altre cose, comprende la “dipendenza” da supporto tecnico), e alla scoperta dei fattori di regolazione dei processi interattivi sul piano comunicativo e organizzativo dei corsi. Il lavoro sui descrittori di competenze, tendenzialmente fonte di preoccupazione per i docenti, ha portato a una loro rivisitazione come vere e proprie risorse per la progettazione e per una maggior trasparenza nel patto formativo. La positività del progetto pilota ha spinto l’Ateneo ad assumere una risorsa dedicata alla formazione docente, sia per i neo assunti che per i docenti strutturati. Formazione docente, intesa non come mero utilizzo di questa o quella risorsa relativa

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alla piattaforma Moodle, ma come riflessione ampia sui modi migliori per collegare ricerca qualificata e didattica con una attenzione alle dinamiche dell’apprendimento degli studenti. Ca’ Foscari ha dimostrato, inoltre, di saper cogliere un punto delicato relativo all’innovazione didattica e al lavoro necessario da parte dei docenti per implementarla attraverso una delibera del Senato, che ci risulta essere unica in Italia. La delibera riconosce il lavoro aggiuntivo necessario alla progettazione di un corso interamente online in termini di carico didattico (nel primo anno un corso di 30 ore interamente online viene conteggiato come 60 ore) e di copertura contrattuale che eventualmente si renda necessaria per la copertura delle ore che rimangono scoperte. Il contratto a carico dell’Ateneo (e non del singolo dipartimento) è concesso in deroga al numero di contratti massimi concessi ai singoli dipartimenti. Qui si apre il discorso degli incentivi all’innovazione che non può naturalmente esaurirsi in delibere di questo tipo, ma richiede una riflessione ampia e condivisa sui modi migliori per premiare la didattica innovativa. In un contesto universitario che ci sembra, per certi versi comprensibilmente, focalizzato sulla ricerca, è necessario uno sforzo comune per misurare prima e premiare poi quegli atenei che dimostrano di sbilanciarsi concretamente in scelte che implementano l’innovazione didattica. Il Convegno di Bari è senz’altro un’importante occasione per riflettere concretamente su questo snodo cruciale per l’innovazione didattica. Gli atenei sono comunque chiamati a riflettere su modalità incentivanti a livello locale subito e in un certo senso in un’ottica di stimolo per una auspicata premialità per la didattica innovativa a livello ministeriale. I piccoli passi fanno le grandi distanze e la delibera del Senato accademico sopra accennata, come pure la possibilità di recuperare le lezioni perse per missioni con lezioni online (che si attengano alle linee guida per la didattica online) approvata l’anno scorso, vanno in questa direzione.

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Progetto Didattica per Competenze - Competency Based