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Il Progetto “Mentori per la didattica” nasce nel 2013 su iniziativa di alcuni docenti di Ingegneria. Il successo riscosso tra i partecipanti ha fatto sì che, nel corso degli anni, il numero di docenti coinvolti sia aumentato, fino a superare i cinquanta nel 2017, grazie al passaparola, estendendosi contemporaneamente anche a corsi di laurea non di ingegneria. La diffusione del Progetto in differenti aree del sapere è stato anche il frutto della proposta del Presidio di Qualità che ha chiesto e ottenuto dal Senato Accademico che il Progetto “Mentori per la didattica” venisse fatto proprio dall’Ateneo favorendone la diffusione tra tutto il corpo docente. Così un gruppo di lavoro55

, all'uopo costituito, ha provveduto a presentare il progetto a tutti i dipartimenti dell’Ateneo partecipando alle sedute dei rispettivi Consigli. Sin dall’inizio le attività sono state coordinate dal prof. O. Scialdone

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Composto dai proff. Anna Napoli, Francesco Pace, Gianluca Scaccianoce e Onofrio Scialdone e dalla prof.ssa Marcella Cannarozzo che ha avuto il compito di coordinarlo.

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negli anni coadiuvato da diversi colleghi e in particolare dai proff. G. Scaccianoce e M. Cannarozzo e, da quando l’Ateneo ha fatto proprio il Progetto, è stato istituito un Comitato organizzatore ed è stata anche assegnata un’unità di personale TA a supporto delle attività svolte dal Comitato. Nel 2018-2019 si prevede che parteciperanno al Progetto circa 80 docenti.

Il Progetto

Come precedentemente menzionato, il Progetto prevede essenzialmente due percorsi paralleli attraverso i quali raggiungere gli obiettivi ricercati: l’attività di mentoring; la partecipazione a incontri formativi.

L’attività di mentoring: i compiti e il ruolo del mentore

L’attività di mentoring prevede che ogni docente (mentee) abbia due mentori che hanno il compito di aiutarlo a migliorare la qualità della sua didattica. I mentori, individuati tra tutti i partecipanti al Progetto, devono assistere ad almeno due lezioni del mentee il quale non sa quando riceverà la visita dei propri mentori. I mentori possono recarsi in aula insieme o separatamente, ma è consigliabile che assistano insieme almeno a una lezione e che vi assistano sin dall’inizio. Durante la visita devono osservare il comportamento del mentee e quello della classe, ma devono anche fare attenzione all’ambiente in cui si svolge la lezione. Essi non sono interessati ai contenuti della disciplina ma alle modalità di erogazione della lezione, non devono pertanto essere esperti della disciplina insegnata dal

mentee, anzi è consigliabile che non lo siano. Durante le visite i mentori prendono nota, ciascuno per

proprio conto, dei punti salienti osservati. A questo scopo possono anche avvalersi di una scheda di osservazione appositamente predisposta. Quando il corso sarà quasi giunto a conclusione i mentori effettuano un’ultima visita, questa volta concordata con il mentee, e in sua assenza incontrano gli studenti. L’incontro prevede la somministrazione di un questionario anonimo, che i ragazzi possono compilare in aula dal proprio smartphone, e una chiacchierata molto informale con gli studenti durante la quale essi devono avvertire che è possibile parlare liberamente del mentee, dei punti di forza e di debolezza della sua didattica, ma anche di criticità non necessariamente imputabili al

mentee ma che in qualche modo influiscono sulla qualità dell’insegnamento. Successivamente i

mentori si incontrano per confrontarsi sulle impressioni ricevute durante le visite effettuate in aula e per esaminare i risultati del questionario e le indicazioni ricevute dagli studenti. In questa occasione, compilano una scheda riassuntiva in cui vengono sintetizzati in calce i punti di forza e di debolezza. Infine, concordano un incontro con il mentee. È di rilievo osservare che in quest’ultimo incontro il

mentee e i mentori sono in possesso di diversi punti di vista sulla qualità della didattica del mentee: i

punti di vista dei due mentori, i punti di vista degli studenti raccolti sia a voce che tramite il questionario, ma anche il punto di vista del mentee stesso. L’analisi di tutte queste informazioni consente ai mentori di individuare, con il consenso del mentee, alcune azioni di miglioramento che egli si impegnerà a portare avanti l’anno successivo e che vengono trascritte come promemoria nella scheda riassuntiva. Per garantire una certa continuità nell’azione di mentoring è buona norma che l’anno successivo almeno uno dei due mentori continui a seguire il mentee. Il mentore, per svolgere bene il proprio ruolo, deve avere chiaro in che cosa consista la propria attività: il mentore è un collega, un pari, che accumula informazioni (le osservazioni in aula, le risposte ai questionari degli studenti, il confronto con gli studenti alla fine del corso), che insieme all’altro mentore funziona da catalizzatore esterno per aiutare il mentee a riflettere criticamente sul proprio operato e avviarsi verso un percorso di miglioramento continuo.

175 Gli incontri formativi

Il Comitato organizzatore programma ogni anno un ciclo di incontri a cui i docenti che hanno aderito al Progetto sono invitati a partecipare. Gli incontri formativi prevedono una relazione introduttiva, svolta spesso da docenti esperti esterni al programma. Questa relazione serve da stimolo per un successivo momento di confronto tra i partecipanti i quali, sollecitati da quanto ascoltato, condividono dubbi, esperienze e considerazioni. I nominativi dei relatori e i temi da essi trattati nel corso degli anni da quando è iniziata la sperimentazione del Progetto “Mentori per la didattica” sono elencati alla pagina http://www.unipa.it/progetti/progetto-mentore/incontri-di-approfondimento/.

I risultati

Il Progetto “Mentore” ha ricevuto un significativo interesse sia nell’ambito dell’Ateneo, che in ambito nazionale. Il Progetto ha ricevuto un positivo apprezzamento nella relazione della CEV, relativa alla visita in loco per l’accreditamento periodico dell’Università degli Studi di Palermo, svoltasi dal 22 al 26 maggio scorso. Infatti, segnatamente al punto di attenzione R1.C.1 “Reclutamento e qualificazione del corpo docente” la CEV riconosce come l’Ateneo di Palermo “in particolare, si è posto l’obiettivo di favorire la crescita e l'aggiornamento didattico del corpo docente attraverso il progetto Mentori, che, per la didattica, se attuato in modo sistematico, potrebbe assumere notevole rilevanza non solo in campo nazionale”. I componenti del Progetto sono stati invitati a presentarlo in altri Atenei italiani, quali “La Sapienza” di Roma e l’Università degli Studi di Catania. Gli studenti intervistati durante gli incontri con i mentori hanno apprezzato il Progetto e ne hanno chiesto l’estensione ad altri corsi. I partecipanti al programma hanno espresso apprezzamento per il progetto. Di seguito si riportano alcuni risultati provvisori di un questionario proposto di recente ai docenti che partecipano al Progetto:

1.1) Sei soddisfatto di avere aderito al Programma Mentore? - Si (100 %)

- Più si che no (0%) - Più no che si (0%) - No (0%)

1.2) Ritieni che svolgere il ruolo di mentore possa consentire di migliorare la qualità della didattica del mentee?

- Si (73.7 %)

- Più si che no (26.3%) - Più no che si (0%) - No (0%)

1.3) Ritieni che svolgere il ruolo di mentore possa consentire di migliorare la qualità della tua didattica?

- Si (89.5 %)

- Più si che no (10.5%) - Più no che si (0%) - No (0%)

1.4) Ritieni che gli incontri di approfondimento siano stati utili? - Si (77.8 %)

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- Più si che no (22.2%) - Più no che si (0%) - No (0%)

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