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Aspetti sociolinguistici della variazione

Nel documento Lingua e società. La lingua e i parlanti (pagine 36-39)

La variazione si connette in maniera regolare con fattori sociali, alcuni di tipo demografico, come l’età e il sesso del parlante, altri di tipo sociale, come la classe, altri di tipo situazionale, associati ai diversi stili o modi di parlare. Naturalmente questa correlazione è alla base del cambiamento, cioè del fatto che sono certi tipi di realizzazione di una variabile (fonologica, morfosintattica o lessicale) a prevalere, nel momento in cui la loro frequenza si infittisce in corrispondenza delle giovani generazioni. Questo schema di variazione è riscontrabile nei casi in cui effettivamente certe strutture fonologiche, morfosintattiche o lessicali sono in via di sostituzione. Ad esempio, in (18) sono riportati i grafici relativi ai risultati dell’indagine di Trudgill (cf. Trudgill 1974, da Labov 1977:132) sulla stratificazione della realizzazione della variabile fonologica (e) davanti a [l] in parole come help ‘aiuto’, nell’inglese di Norwich (Inghilterra) che spazia da [e], a [ɛ] e [ʌ]. I due grafici in (18) mostrano le due facce di questa variazione. Il grafico in (a) mostra che le pronunce più aperte, cioè [ɛ] e [ʌ], caratterizzano le classi più basse (sottoproletariato, proletariato e classe operaia), addensandosi in corrispondenza degli stili più informali; il grafico di sinistra mostra invece la tipica curva legata al cambiamento in atto, in cui i valori più alti delle realizzazioni di tipo [ʌ], riportati sull’asse di destra, si concentrano nelle classi di parlanti più giovani, che quindi tendono a pronunciare in maniera identica hell ‘inferno’ e hull ‘guscio’, entrambi come [hʌl], invece che come [hel] e [hʌl] rispettivamente.

(18) (da Labov 1977:132)

a. b.

Il grafico in (19) (Chambers e Trudgill 1980) mostra i risultati di un’indagine svolta nella zona operaia protestante di Belfast, nell’Irlanda del Nord, su due pronunce variabili. La prima variabile riguarda la cancellazione intervocalica di D (th) in parole come mother ‘madre’, pronunciata quindi [mo:ər], mentre la seconda riguarda la pronuncia non arrotondata [ʌ] della vocale tonica di parole come took ‘prendevo’, pronunciato quindi [tʌk] invece dello standard [tuk]. Entrambe le pronunce sono indicatori del modo di parlare della classe operaia di Belfast.

(19) (da Chambers e Trudgill 1980:171)

[…] Sex and age differences for two variables in Ballymacarrett, Belfast […]

Il grafico in (19) mostra che sono gli uomini, e in particolare i giovani, a presentare con maggiore sistematicità queste pronunce. Le donne al contrario tendono verso pronunce standard, coerentemente con uno schema di variazione più volte osservato, che vede le donne più sensibili alle scelte linguistiche standard, cioè le scelte più influenzate dalle aspettative associate alla propria posizione sociale, come sintetizza Labov (1972:243):

There is a regular aspect of the social stratification of stable variables […] In careful speech, women use fewer stigmatized forms than men […] and are more sensitive than men to the prestige pattern. They show this in a sharper slope of style shifting, especially at the more formal end of the spectrum. This observation is confirmed innumerable times […] The pattern is particularly marked in lower- middle-class women, who show the most extreme form of this behavior. (Labov 1972b: 243)

Come nella discussione degli stereotipi relativi al linguaggio femminile al pf. 2.3.2, la correlazione tra identità di genere e proprietà linguistiche sembra rispecchiare differenze culturali e simboliche associate all’appartenenza e all’identità di gruppo socio-economico (classe media vs. classe bassa). Appare coinvolto cioè il diverso orientamento su ‘valori e comportamenti’ associato all’identità di genere in rapporto a classi sociali diverse. Nel complesso quindi la fluttuazione linguistica è più intensa in corrispondenza dei gruppi per i quali il valore fondamentale a cui mirare è l’avanzamento sociale, o meglio, l’adeguamento alle norme che essi considerano indicatori di uno status sociale elevato.

Questo modello di variazione, che correla variabili linguistiche e variabili sociali, può interessare non solo la pronuncia ma anche la scelta di strutture morfosintattiche o di elementi lessicali. Un esempio interessante relativo alla flessione verbale è fornito da fenomeni di cambiamento in atto, rilevati presso la comunità italo-albanese di Falconara, in provincia di Cosenza (Savoia 1994), dove l’imperfetto indicativo presenta due tipi di paradigmi. Come esemplificato in (20) per il verbo ‘rubare’, l’imperfetto conservativo in (20a) è privo di flessione specializzata di 1ps e alterna tra più tipi di base lessicale, mentre l’imperfetto innovativo in

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(20b) presenta flessione specializzata -ɲa di 1ps e il paradigma livellato sulla base lessicale con vocalismo –i- (originariamente di 3p). Il confronto con il paradigma del presente in (20c) mette in evidenza in particolare la coincidenza con la 1ps dell’imperfetto conservativo in (20a).

(20) Falconara Albanese

a. viɛD ‘rubavo’, etc. b. viDɲa ‘rubavo’, etc. c. viɛD ‘rubo’, etc.

viɛDɲɛ viDɲɛ viɛD

viD viD viɛD

viɛDm viDim viɛDm

viɛDint viDit viDni

viDin viDin viɛDənə

La distribuzione sociale di questi paradigmi dipende in particolare da due fattori, l’età e il sesso. Sono infatti parlanti giovani di sesso maschile a produrre più sistematicamente le forme innovative, come risulta dal grafico in (21). La dissociazione tra classi di genere e il ruolo conservativo delle parlanti riflette la collocazione socio-culturale dei ruoli femminili nella società di tipo rurale e ad economia chiusa, ancora espresse da queste piccole comunità tradizionali. Come osservato al pf. precedente questa dissociazione di comportamento, analogamente a quella collegata alle classi di età, rispecchia differenze culturali e differenti sistemi di valori e di risorse simboliche associati all’appartenenza a gruppi sociali diversi.

(21) Uso dell’imperfetto analogico per classi di età e sesso a Falconara Albanese (da Savoia 1994: 311)

Il grafico in (22) mostra un altro aspetto dei processi di variazione, che vale la pena di discutere brevemente, cioè che le variabili extralinguistiche influenzano l’uso di differenze morfolessicali la cui origine però è determinata da fattori grammaticali interni (cf. la discussione in Labov 1977, Savoia 1994; cf. capp. 4 e 5). Nel caso specifico si vede che le diverse persone del paradigma influenzano in maniera diversa la scelta dell’alternante con vocalismo della base lessicale –i-. In altre parole, la 1ps e la 2ps favoriscono la morfologia conservativa, mentre alla 1/2pp è selezionata preferibilmente la morfologia livellata –i- della 3p. In particolare, come mostra il confronto tra (20a) e (20b), nel paradigma conservativo la 1ps in alcune classi verbali coincide con la 1ps del presente e, in generale, la 1ps e la 2ps propongono una base verbale coincidente con quella del presente; al contrario, il paradigma innovativo propone una base verbale distinta da quella del presente, con vocalismo -i-, coincidente oltre che con il vocalismo di 3p, con quello delle forme medio-riflessive. In altre parole, il paradigma innovativo contrappone due basi verbali, quella del

presente e quella delle categorie aspettuali (imperfetto)/di struttura argomentale (medio-riflessivo) del verbo, a parte il perfetto.

(22) Distribuzione degli allomorfi tematici: [iɛ ɛ a ɔ] (colonna scura) /[i] (colonna chiara) a Falconara Albanese (da Savoia 1994: 311)

Una possibile spiegazione per la distribuzione statistica osservata rimanda alle diverse proprietà referenziali intrinseche delle persone. Seguendo Manzini e Savoia (2005, 2007, 2008), la 1ps e la 2ps introducono infatti il riferimento ai partecipanti al discorso e risultano quindi ancorate all’universo del discorso. Il riferimento di 3p è invece interpretato come partecipante all’evento. È un fenomeno diffuso tra le lingue che a questo diverso meccanismo corrispondano tipi di dissociazione morfosintattica tra 1/2p e 3p. Nei casi di dissociazione, normalmente la 3p registra le relazioni argomentali per mezzo di proprietà morfosintattiche specializzate, mentre la 1p e la 2p ammettono una morfologia non specializzata in quanto appunto interpretate in rapporto all’universo del discorso. Nel caso in esame la persistenza di forme di tipo conservativo alla 1/2ps si collegherebbe al fatto che il riferimento di 1/2ps non richiede flessioni specializzate per le proprietà eventive (aspettuali/struttura argomentale).

Nel documento Lingua e società. La lingua e i parlanti (pagine 36-39)