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Il ruolo dei parlanti nel cambiamento

Nel documento Lingua e società. La lingua e i parlanti (pagine 164-170)

I parlanti hanno percezione e coscienza delle differenze linguistiche e della variazione in atto (Iannàccaro 1972a; cf. pf. 5.1.1), come dimostrano i fenomeni legati agli stereotipi linguistici e alla stigmatizzazione di comportamenti linguistici. Nella storia delle comunità vi sono tratti linguistici che a seguito di processi sociali, comunque esterni, si associano a (gruppi di) parlanti caratterizzati da subalternità o marginalità socio-economica. Come osserva Iannàccaro (2002a) possiamo separare il riconoscimento della differenza o della mancata realizzazione di una proprietà appartenente ad una particolare lingua dalla coscienza che si ha delle strutture linguistiche (fonologia, morfosintattica o lessicale coinvolta). Quindi lo spostarsi da un modo di parlare (una grammatica) all’altro è un processo almeno in parte consapevolmente regolato dal parlante, sul quale il parlante ha opinioni e atteggiamenti che possono essere portati in superficie dalla ricerca sociolinguistica (cf. pf. 2.3.2). Si tratta quindi di un comportamento legato ‘all’agire concreto all’interno della comunità’ che mette in gioco ‘le informazioni di tipo sociale veicolate dal linguaggio, motori, a livello di coscienza del cambio linguistico’ (Iannàccaro 2002a: 213). Le scelte linguistiche del parlante rinviano a meccanismi di commutazione linguistica (code-switching, cf. 4.1.1) per mezzo dei quali modi di parlare diversi significano l’adesione a diversi sistemi di credenze e di valori attivati in corrispondenza di situazioni comunicative di diversa valenza sociale e psicologica:

[…] è vicino alle concezioni [dei parlanti] sostituire alle varianti del singolo item la variazione delle tradizioni del discorso: considerare perciò che esistono eventi linguistici nei quali l’assunzione di una tradizione del discorso rispetto ad un’altra possa assumere i caratteri di una scelta tra tratti in qualche modo [arcaici e innovativi]. (Iannàccaro 2002a: 213)

In merito al rapporto tra cambiamento e coscienza dei parlanti, Labov (1994) propone un’importante distinzione tra cambiamenti dall’alto (changes from above) e cambiamenti dal basso (changes from below). Nota infatti che i livelli di ‘social awareness’ sono correlati ai livelli della gerarchia socioeconomica:

Changes from above are introduced by the dominant social class, often with public awareness.

Normally, they represent borrowings from other speech communities that have higher prestige in the view of the dominant class. Such borrowings do not immediately affect the vernacular patterns of the dominant class or other social classes, but appear primarily in careful speech […] Frequently the newly borrowed linguistic features are inconsistent with the vernacular system, and their use involves correlated changes in other features. For example, the introduction of constricted [r] into an r-less dialect involves shifts in the realization of all the vowel nuclei before /r/[…] Changes from below are systematic changes that appear first in the vernacular, and represent the operation of internal, linguistic factors. At the outset, and through most of their development, they are completely below the level of social awareness […] It is only when the changes are nearing completion that members of the community become aware of them. (Labov 1994: 78)

I processi legati al cambio di lingua presuppongono quindi un code-switching funzionale e una rilessificazione via via più sistematici e si connettono ad atteggiamenti e scelte esplicite da parte delle classi dominanti. Si tratta di una variazione che si basa su una consapevolezza pubblica che si impone come norma. Un processo di questo tipo sarà quindi l’altra faccia della stigmatizzazione di forme sentite come desuete, di stereotipi che

segnalano il confine socioculturale. I cambi dal basso, in quanto risultato dei meccanismi intrinseci della lingua (cf. pf. 4.3) sono avvertiti dai parlanti quando fissano un diverso modo di parlare: a questo punto l’atteggiamento consapevole del parlante diviene rilevante.

Alcuni recenti lavori di Labov mettono in luce i meccanismi più fini del cambiamento in atto, cioè quelle particolari condizioni nelle quali una variabile linguistica è inizialmente trainata da dispositivi psicologici e identitari per poi associarsi a significati socio-stilistici di cui i parlanti sono coscienti. Una importante tendenza della differenziazione linguistica, sistematicamente notata in letteratura fin dai primi resoconti del cambiamento in atto, riguarda il fatto che nei processi di cambiamento le donne sono in generale una generazione in anticipo rispetto agli uomini. Le differenze di comportamento linguistico in dipendenza del genere del parlante mettono in luce quello che Labov considera in ultima analisi il meccanismo alla radice di qualsiasi cambiamento linguistico. Labov (2002) ricorda infatti che i cambiamenti linguistici sono guidati da forze sostanzialmente riconducibili a fattori di ordine sociologico e psicologico, piuttosto che a fattori funzionali come quello del minimo sforzo:

It should be noted that sound changes discussed so far are not governed by the principle of least effort, but are rather characterized by an increase in duration, energy and complexity of articulation. Experiments on cross-dialectal comprehension […] show that they do interfere with the communication of information, […]. (Labov 2002: 6)

La conclusione che il principio del minimo sforzo non possa essere considerato una spiegazione sufficiente dei fenomeni di cambiamento, sia fonetici che morfosintattici, si accorda quindi con le osservazioni ai pff. 4.4 e 5.2 in merito all’inadeguatezza delle spiegazioni funzionaliste dei fenomeni di variazione e di cambiamento. Secondo Labov, anche se la tendenza alla ‘massima dispersione’ all’interno di un sub-sistema sembra una delle condizioni all’origine di un cambiamento, i fattori trainanti sono quelli esterni.

I processi di cambiamento sono sensibili alle caratteristiche demografiche attinenti alla singola persona, di età, di classe sociale e di sesso (genere). Un interessante esempio di cambiamento in atto esaminato in Labov (2001, 2002) è l’anteriorizzazione del dittongo /aw/nella popolazione dei dintorni di Filadelfia. Lo schema in (24) illustra la progressione di questo processo in atto nella popolazione femminile e maschile in rapporto a classi di età raggruppate per decadi, in ascissa. Le donne più giovani realizzano quasi sistematicamente frequenze più elevate della 2° formante (i valori di F2 sono riportati in ordinata), corrispondenti a pronunce anteriorizzate, in direzione cioè di esiti del tipo [eo]; gli uomini hanno sistematicamente, in corrispondenza di ciascuna classe di età, valori più bassi.

(24) (da Labov 2001: 304)

Expected values by decade for the fronting of (aw) in the Philadelphia Neighborhood Study. Females: open circles; males: closed squares.

I MECCANISMI EStErNI DEL CAMBIAMENto LINGUIStICo 163

Nel cambiamento rappresentato in (24) la progressione in tempo apparente, costruito cioè sulla base degli usi di gruppi di età diverse, permette di comprendere il determinarsi del processo, tenendo conto che le trascrizioni disponibili provano che il processo è cominciato solo negli ultimi decenni:

However, most of the linguistic changes in progress studied in the 2nd half of the 20th century show a high degree of social differentiation […]. Figure 2 [(24)]shows the age distribution of the variable (aw)—the fronting of /aw/in south, out, down, now etc, which begins with the conservative value[æo] and ends with the advanced form [e:o]. This monotonic distribution in apparent time is coupled with data from phonetic transcriptions 30 years earlier that show only the more conservative forms. (Labov 2002: 6)

Per quanto riguarda la classe sociale, Labov (2002) nota che questo stesso cambiamento ha correlati sociali riconoscibili corrispondenti in particolare alle classi medio-alte, mentre le classi operaie hanno percentuali di realizzazione molto più basse, come indicato in (25)

(25) (da Labov 2002: 8)

[…] Social stratification of the fronting of /aw/in the Philadelphia Neighborhood Study [N=112]. Expected values of F2 calculated by adding social class regression coefficient to the constant.

Vi è una connessione significativa tra processi in atto e l’uso di classi sociali medio-alte; inoltre, all’interno di queste ultime, appare cruciale il ruolo trainante delle donne:

Social class distributions drawn from the same regression analysis are shown in [(25)], with the characteristic curvilinear pattern. The upper and middle working classes are in the lead, while the lower working class is significantly behind. The middle and upper classes show progressively lower values. […] This curvilinear pattern in Philadelphia was located as a test of the hypothesis that linguistic change stems from a group located in the center of the socioeconomic hierarchy, […]. In smaller communities, it has been found that sound changes can serve as symbols of local identity […]. […] More detailed studies of the social characteristics of the leaders of linguistic change show that they are female members of the highest status local group, upwardly mobile, with dense network connections within the local neighborhood, but an even wider variety of social contacts beyond the local area […]. (Labov 2002: 7-8)

In altre parole la spinta verso un cambio linguistico è data da ‘forme positive di motivazione sociale’, generalmente coperte, nel senso che i cambiamenti in atto sono molto al di sotto del livello di consapevolezza del parlante.

Il diagramma in (26) relativo alla desonorizzazione di /ʒ/a Buenos Aires, registra la tendenza delle donne verso una quasi pronuncia desonorizzata, che nelle classi più giovani raggiunge frequenze di realizzazione (riportate in ordinata) superiori all’80%, in contrasto con gli uomini più giovani che non superano un valore di frequenza del 60%. Il diagramma in (26) mostra in maniera chiara lo sfasamento temporale nella distribuzione del processo a seconda del sesso del parlante. In ciascuna delle classi di età, le donne hanno una posizione nettamente più avanzata nel processo mentre la posizione degli uomini coincide regolarmente con i valori di classi di età più elevata nelle donne. Ad esempio, in (26) la percentuale di realizzazioni di esiti desonorizzati di un maschio di 15 anni corrisponde alla percentuale di una donna di 36-55, quella di un maschio di 12 anni a quella di una femmina di 24-35, quella di un maschio di 9 anni a quella di una femmina di 15 anni.

(26) (da Labov 2001: 305)

Devoicing of /ž/in Buenos Aires by sex and age with generational parallels indicated

Come osserva Labov (2001), in letteratura non mancano esempi di cambiamenti in atto nei quali sono gli uomini più avanti delle donne, per cui:

The mechanism of change is therefore not linked to sex differences in any clear an simple way. Either sex can be the dominant factor. But the cases where men are in the lead form a small minority. Furthermore, the male-dominated changes are all relatively isolated shifts. They do not include chain shifts that rotate the sound system as a whole […]. (Labov 2001: 284).

L’asimmetria tra parlanti maschi e femmine nei processi di cambiamento in atto si combina con un fatto più volte osservato nelle indagini sociolinguistiche, per cui le donne sono comunque più attente alle forme di prestigio, e quindi in molti casi più conservative degli uomini (cf. pf. 7.2). Questa apparente contraddizione, chiamata da Labov Gender Paradox è riportata da Labov (2001) a due atteggiamenti correlati al genere:

One way of preserving a unified account is to argue that both conservative and innovative behaviors reflect women’s superior sensitivity to the social evaluation of language. In stable situations, women perceive and react to prestige or stigma more strongly than men do, and when change begins, women are quicker and more forceful in imployng the new social symbolism […]. (Labov 2001: 291)

I MECCANISMI EStErNI DEL CAMBIAMENto LINGUIStICo 165

A proposito delle condizioni rappresentate in (24), (26), Labov (2001) riconduce il ritardo dei maschi nei processi di cambiamento ad un primitivo in parte biologico e in parte antropologico, cioè al fatto che generalmente la prima lingua che il bambino acquisisce come propria lingua nativa è quella parlata dalla madre.

For all occupational groups, men are a generation behind women: more specifically men show levels of fronting similar to women of the previous generation. […] The logical inference is difficult to avoid: men are at the level of linguistic change characteristic of their mothers because they acquired their first use of these variables from their mothers. Even more simply: the vernacular that we speak, the first language that we have mastered perfectly and use without doubt or hesitation – is our mother’s vernacular. (Labov 2001: 306-307)

Quindi il bambino acquisisce il livello di cambiamento fissato nell’uso corrispondente alla classe di età della madre, restando indietro di una generazione, per quanto, naturalmente, i bambini siano attenti anche a usi presenti nella comunità diversi da quello della madre. Le asimmetrie di genere sono quindi riportate da Labov (2002) al meccanismo dell’acquisizione. Questo spiega la ragione per cui gli uomini sono arretrati di una generazione e, d’altra parte, la maggiore lentezza di un processo di cambiamento dominato dai maschi. Questi ultimi infatti lo acquisiranno solo dopo avere sviluppato la grammatica della madre, priva di quel cambiamento:

The mechanism responsible for this quantitative pattern seems clear. We begin with the asymmetry of first language acquisition in regard to gender. The vast majority of language learners acquire their first language in close contact with a female caretaker, not a male. […] At the outset, girls and young women will advance the change in a linear fashion in a mechanism still to be determined. Males, on the other hand, will not participate but remain at the base level that they acquired from their mothers. After 25-30 years, the first children will enter the speech community whose mothers were affected by the change, and they will inevitably acquire that phonetic level in their first steps of language learning—boys and girls at essentially the same level. Again, the girls will increment their level of the variable throughout pre-adolescence, adolescence and to some undetermined degree, in early adulthood, while males again remain at the level of first acquisition. In the third generation, males acquire the level of women of Generation II. At this point the change may be close to completion, and differences between males and females begin to shrink. […] The same logic that will accelerate and bring to completion a female dominated change will retard and even eliminate a male-dominated change. In the case of the male-dominated change, the second generation of males will not acquire advanced forms at first acquisition, but will instead begin at the low level of their mothers. Though they may acquire some incremented forms from their peers, the progress of the change will inevitably be slower than for female-dominated changes and may in fact be terminated at an early stage. (Labov 2002: 15)

Labov osserva che nel momento in cui una certa caratteristica è acquisita dal bambino a partire dal linguaggio della madre, questa non viene più sentita come un marcatore di genere ma viene percepita come un tratto neutro, col risultato che nel progredire del cambiamento il legame con il genere tende a attenuarsi. In conclusione il meccanismo di cambiamento che agisce più in profondità sembra quello determinato dal genere, inteso come categoria sociale e non come categoria biologica (cf. pf. 2.3.2). Labov (2002) parla di ‘Gender Salience’:

In support of this position one can begin with the now generally accepted view that gender as it affects language is not a biological but a social category. Furthermore, gender is the largest and most comprehensive social category that a community can have, dividing the population into two equal halves. It is even more important to note that gender is the most salient category from a child’s point

of view. In the years of early language acquisition, it is quite possible that a child will see very little of social class or ethnic differences, meet people from the level of urban organization as itself, and remain within a closed network of people with mutual obligations. The only social category that will inevitably obtrude upon the child’s consciousness is gender, and there is considerable evidence that gender is the most salient and important category for young children. (Labov 2002: 22)

Il cambiamento linguistico utilizza quindi la variazione spontanea, legata a dispositivi interni alla grammatica, ed è trainato da fattori esterni, di tipo socio-antropologico: l’associazione di un tratto linguistico alla riconoscibilità di particolari gruppi; la tendenza ad adattarsi al modo di parlare degli adulti e in generale delle persone di cui si ha considerazione; la reinterpretazione di differenze di categoria sociale come differenze di genere. Il risultato è che, come abbiamo appena visto, le caratteristiche linguistiche legate al genere sono rilette come il livello neutro della comunità.

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lettura

e scrittura

Scrivere e leggere sono abilità che hanno un ruolo fondamentale nella società moderna, e su di esse si concentra in particolare l’apprendimento del bambino durante il periodo scolare. Scrittura e lettura rappresentano le due facce di uno stesso meccanismo cognitivo, basato sulla capacità della nostra mente/cervello di abbinare segni scritti con significati tramite il linguaggio. Infatti scrittura e lettura mettono in gioco la conoscenza linguistica del parlante, cioè quel tipo di conoscenza fonologica, morfosintattica e lessicale che abbiamo chiamato grammatica mentale o lingua interna. Specificamente si collegano alla struttura degli elementi lessicali, di cui riflettono le proprietà fonologiche (scrittura), morfosintattiche e semantiche (lettura). Lettura e scrittura implicano infatti, almeno nei sistemi alfabetici, la conoscenza di un insieme di regole di corrispondenza tra le proprietà fonologiche degli elementi lessicali di una lingua e i segni scritti (simboli grafici), consistenti ad esempio in (successioni di) lettere. La lettura comporta non solo il riconoscimento della singola parola ma la comprensione del testo in cui essa ricorre (McShane 1994[1991]).

L’apprendimento delle abilità di lettura e scrittura ha uno statuto separato dall’acquisizione del sistema linguistico. Infatti, come abbiamo visto, il naturale processo di acquisizione della lingua nativa da parte del bambino dipende da un dispositivo innato, biologicamente predeterminato; non a caso si tratta di un processo spontaneo, nel senso che non richiede un addestramento esplicito, ma segue un ritmo e modalità regolate da strutture cognitive specializzate per il linguaggio. L’apprendimento della scrittura e della lettura è invece il risultato di un insegnamento ad hoc che mette in gioco le capacità generali di apprendimento del bambino. Scrivere e leggere sono quindi un prodotto dell’evoluzione culturale dell’uomo (McShane 1994[1991]). Ciò spiega perché la scrittura (e la lettura) compare nel corso della storia dell’uomo solo molto tardivamente rispetto al linguaggio, che invece appartiene alla dotazione cognitiva che caratterizza la nostra specie fin dalla sua comparsa in epoca preistorica. Lettura e scrittura si pongono come abilità ‘secondarie’ ed ‘esterne’ rispetto al linguaggio, e specificamente alla lingua o alle lingue native del parlante; ad esempio, la conoscenza di ciò che si chiama ‘italiano’ è indifferente rispetto allo sviluppo della lettura e scrittura. Inoltre, queste abilità non si connettono in maniera significativa con un particolare livello di lingua: si può scrivere- leggere una varietà non standard, un dialetto, una lingua inventata, morta o non parlata.

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